Capitolo 19

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Danny percorse il corridoio centrale della scuola, svoltando a destra ed entrando in mensa. Osservò la situazione, sospirando. C'era il solito tavolo della squadra di football, dove Stefan non smetteva mai di dare spettacolo, raccontando aneddoti o esperienze di vita che, forse, nemmeno erano vere. Non importava, i ragazzi della squadra pendevano dalle sue labbra, rumoreggiando ad ogni colpo di scena e urlando commenti che tutta la sala udiva. Ma quello era normale, loro erano i re di quella scuola, e nessuno avrebbe mai messo in discussione quel fatto. Il suo sguardo passò tra gli altri tavoli di gruppi: i nerd, le ragazze della squadra di atletica, e diversi insiemi di persone non meglio definite. A quel punto, vide anche Liam, e il cuore gli sussultò nel petto. Notò come quella sensazione lo colpisse, cosa che invece non accadeva più quando incontrava o guardava Stefan. Liam sembrava tranquillo: mangiava da solo, non aveva più quegli evidenti lividi sul volto. Dopotutto, era passata una settimana da quando avevano avuto quella discussione dolorosa. Serrò la mandibola, mettendosi in fila con un vassoio. Dopo poco, fu il suo turno, e si fece depositare i piatti con l'orrenda minestra "stile ospedale" e il panino. Alta cucina. Superò tutti i gruppetti, senza che nessuno chiaramente lo notasse, quindi si accomodò ad un tavolo vuoto. Lindsey non era a scuola quel giorno, quindi avrebbe pranzato totalmente da solo. Iniziò a mangiare, scorrendo instagram sul cellulare mentre degustava la buonissima minestra propinatagli dalle gentili cuoche stellate della scuola. Passò qualche secondo, poi la sedia accanto a lui si scostò. Danny alzò lo sguardo, rimanendo attonito per un momento. Corrugò la fronte, fissando i bellissimi occhi azzurri di Melissa Wright.
«Ciao. Danny, giusto?» domandò la ragazza, sorridendogli. Danny deglutì. Cosa ci faceva Melissa "il genio" Wright al suo tavolo? Come conosceva il suo nome? Aveva la sensazione che ci fosse lo zampino di Stefan, ma non poteva fare supposizioni più precise.
«Uhm... sì. Ciao, Melissa, giusto?» scherzò lui. Lei scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i lisci capelli neri.
«Sei simpatico. E hai degli occhi che... wow, assurdi» commentò la ragazza. Danny aggrottò la fronte. Punto primo: perché lo trattava come se fossero grandi amici? Punto secondo: i suoi occhi? Davvero? Stava parlando di quei due orrendi buchi verdi, nei quali lui riusciva solo a vedere un velo di nulla? Non brillavano, come quelli di Stefan, non erano profondi come quelli di Liam, e non erano perfetti come quelli di Melissa. Erano solo... verdi. Schifosamente verdi.
«Grazie, credo. Io... scusa, ti serve per caso qualcosa?» cercò di capire. Lei continuò a sorridere, scuotendo il capo. Era decisamente bella, anzi, stupenda. Anche lui, dall'alto della sua omosessualità, credeva che sarebbe riuscito ad andare a letto con una ragazza bella come lei. E non era tutto: sapeva che era dannatamente intelligente, e quello lo rendeva invidioso come non mai.
«No, io volevo solo parlarti. Conoscerti un secondo, e farti qualche domanda» rispose, misteriosa, Melissa. Danny corrugò la fronte, preparandosi a rispondere, quando un ragazzo giunse al loro tavolo. Lei si voltò verso di lui e scosse il capo, quindi il giovane si girò e tornò indietro. Danny lo seguì con lo sguardo, salvo poi notare gli occhi grigi di Stefan posati su di lui. Lo stava fissando con un'intensità tale da mettergli i brividi.
«Okay, sono attento. Dimmi tutto, prima che il tuo ragazzo mi sbricioli con lo sguardo» la invitò Danny. Lei rise ancora, senza nemmeno voltarsi verso Stefan.
«Ho capito cosa ha trovato in te, tu hai qualcosa. Lo sento, sei... speciale. Volevo appunto farti una domanda, se non sono indiscreta» annunciò. Danny sentì il proprio cuore battere più velocemente. Cosa aveva raccontato Stefan a Melissa? Le aveva detto che erano stati a letto insieme? Così, l'avrebbe saputo tutta la scuola, e Danny sarebbe stato il ragazzo gay che ci aveva provato con Stefan Perkins. Le mani iniziarono a sudargli. Era il momento in cui, di solito, Brent arrivava a salvarlo. Ma Brent non c'era, e lui era lì, solo, e doveva gestire quella situazione.
«Spara» confermò, incrociando le braccia. Lei distolse lo sguardo per un momento dai suoi occhi, poi tornò a fissarlo in volto.
«Cosa gli hai fatto? Ho bisogno di capire come hai fatto a fare breccia così in lui. Io... ti sembrerò patetica, ridicola. Ma lo amo, tantissimo, e so che lui ricambia. Ho sempre chiuso un occhio sulle sue tresche con altre ragazze, perché sapevo che erano necessarie a far sì che lui stesse bene. Alla fine, l'importante era che continuasse ad amare me, e non cercasse da qualcun altro quel sentimento. Ma con te... non so, sei riuscito a dargli qualcosa che, in parte, me l'ha portato via. Lui nemmeno se ne rende conto, ma io sì. E ho bisogno di capire cosa è successo» confessò. Danny si prese qualche secondo per elaborare quel concetto. Aveva fatto breccia in Stefan? A lui non pareva proprio, dato il freddo distacco dell'ultimo periodo.
«Io ti apprezzo tanto, Melissa, e credo tu sia una persona estremamente sveglia e intelligente. Ma penso che, su questo, tu stia sbagliando. Vedi, io non ho fatto assolutamente nulla, e Stefan è freddo con me da tempo ormai. È stato solo sesso, almeno per lui. L'unico patetico sono io, che speravo ci fosse altro» chiarì il ragazzo.
«Non è stato solo sesso, Danny. C'è stato di più, lo sento. Quando lo bacio, quando sto con lui, mi accorgo che ho perso qualcosa. E che tu l'hai guadagnata. Perché credi che, prima, ti stesse fissando? Di cosa dovrebbe aver paura, dal momento che lui stesso mi ha raccontato la vostra notte assieme? No, è diverso, c'è qualcosa. Non te ne faccio una colpa, ci mancherebbe. Hai seguito i tuoi sentimenti, e sono certa che hai sofferto tanto anche tu. Vorrei solo capire, tutto qua» ribatté. Danny si soffermò su un punto della sua frase. Aveva detto "la vostra notte", ma loro erano stati assieme due volte, non una. Come mai Stefan, se era vero che raccontava tutto delle sue avventure sessuali a Melissa, aveva omesso la loro seconda volta?
«Potevi parlarmi in qualsiasi momento, hai scelto di farlo ora perché lui ci vedesse. Ho capito il tuo obiettivo, e so che sei sincera nelle cose che mi dici. Ma credo che alcune cose tu debba fartele spiegare da lui, non tanto da me. Se c'è qualcosa – e ne dubito – che è accaduto, oltre al sesso, io non ne sono direttamente responsabile. Non ho fatto nulla di particolare, né ho cercato di ottenere di più. L'avrei voluto, certo, ma conoscevo la situazione e, anche quando gli ho parlato, non ho certo preteso nulla. Alla fine, lui mi ha manipolato e io ho scelto di farglielo fare. Questo è tutto» spiegò Danny.
«Grazie della sincerità, la apprezzo molto. Ma non hai tu la colpa per essere stato manipolato. Lui fa così, è il suo essere» asserì Melissa, facendo per alzarsi.
«Solo una cosa: ti ha detto dove l'abbiamo fatto?» chiese. Lei corrugò la fronte, poi annuì.
«A casa tua» rispose. Danny chiuse gli occhi un secondo. Quindi non aveva omesso la loro seconda volta, ma la prima. Come mai non le aveva parlato di quella notte alla villa di North Hampton? Era forse vero che aveva provato qualcosa, in quel momento? A Danny non sembrava, ma Melissa sicuramente lo conosceva meglio. Il ragazzo annuì, sorridendo. Lei si voltò e si allontanò, mentre Stefan stava ancora fissando la scena. Rimase con gli occhi puntati su Danny, che rabbrividì ancora. Quello sguardo gli leggeva dentro, e aveva paura di ciò che avrebbe potuto intuire. Si alzò dal tavolo, lasciando lì il vassoio, e proseguì lungo il corridoio, allontanandosi dalla mensa il più possibile.

Il Tempo di una SigarettaWhere stories live. Discover now