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By leavesofwilde

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Harry Styles ha deciso che la vita non ha più alcuna importanza. Rinnega le emozioni, concedendo tutto se ste... More

Prologo
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Epilogo

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By leavesofwilde

Everywhere Fleetwood Mac
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Harry è felice.

Il vento soffiò dolcemente, quella mattina. Anziché scuotere le punte degli alberi, parve cullarle come volesse addormentarle. Le foglie si muovevano nell'aria, più forti, più verdi, e il cielo chiaro rispecchiava la luce di un sole finalmente libero da ogni nuvola. I fili d'erba danzavano soffici e i primi, piccoli fiori cominciarono a fare capolino nei prati. I boccioli erano colorati e profumati, gli uccellini cinguettavano e la brezza leggera si insinuava nelle case, attraverso gli spifferi e le finestre aperte, muovendo lentamente le tende e sollevandole da terra al ritmo di una musica diversa, una musica nuova.

Harry la sentì.

Seduto sul letto, con le gambe piegate contro al petto e le braccia incrociate sulle ginocchia, il ragazzo osservava a labbra schiuse il cielo azzurro oltre i pannelli di vetro della finestra, le coperte morbide avvolte intorno al corpo pallido. L'aria leggera sibilò nella stanza, muovendo delicatamente i capelli sul suo viso, arricciandoli ancora di più e facendolo sorridere dolcemente. I suoi occhi brillarono nel verde primaverile, forse persino più luminosi del sole. Li chiuse lentamente, beandosi del fresco che il vento aveva portato con sé, assaporando sulle proprie labbra la sensazione della felicità più genuina. E quando li riaprì, lasciando che il cielo si insinuasse nelle sue iridi verdi, la prima cosa che desiderò fare fu quella di voltarsi per guardare la stanza alle proprie spalle.

Perché proprio lì, dall'altra parte del letto, riposava un Louis ancora addormentato.

Ed Harry sorrise come sorride chi ama.

Osservò la figura del ragazzo al suo fianco, il corpo nudo avvolto dalle coperte soffici, bianche e silenziose, la gamba piegata sotto le lenzuola, l'altra rilassata sul materasso, scoperta e ancora dormiente. Sospirò serenamente quando vide la sua schiena alzarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro, così delicato. Sorrise quando fece correre lo sguardo sulle sue spalle, forti e sicure, e poi sulle sue mani, avvinghiate dolcemente al cuscino e, ancora una volta, nate per sfiorare. E poi c'era quel suo viso, così bello e così buono, con le labbra sottili sincere, con gli occhi nascosti nel sonno e i morbidi ciuffi castani sulla fronte.

Harry avrebbe detto che Louis gli ricordava la primavera.

Sorrise ancora di più.

Quella era stata la prima mattina in cui il riccio si era svegliato al fianco del castano. Nessuna sagoma invisibile, nessun letto vuoto. Nessun gelo, nemmeno nessun solco ancora caldo. Nessun cuscino sgualcito, nessuna mano che scivolava sul materasso in cerca di un qualsiasi particolare che potesse confortare il battito del suo cuore. Nessun sospiro quando si scopriva il letto freddo, nessun sorriso quando sentiva il calore permeare le lenzuola. No, quella volta fu diverso.

Perché Harry si svegliò al fianco di Louis.

L'aveva guardato dormire, così, incapace di fare altro. Era dolce e soffice, che se una nuvola avesse potuto toccarlo, si sarebbe sciolta. Ed il minore aveva sfiorato il suo braccio e quella sua pelle così calda, trattenendo un respiro emozionato e finalmente felice. Poi si era alzato, mettendosi a sedere e dandogli le spalle, osservando il mondo svegliarsi oltre la finestra, cullato dai morbidi sospiri provenienti da un Louis addormentato. Si era coperto le gambe con le coperte, lasciando che il vento fresco pizzicasse le spalle, le schiena ed il petto ancora nudi, mentre la sua mente viaggiava all'indietro, ricordarsi di come, la sera prima, lui e Louis si fossero di nuovo amati, addormentandosi insieme, i vestiti aggrovigliati ai piedi del letto, la pelle scoperta, le mani leggere, i sorrisi contenti.

Era bello amare.

Ed Harry desiderò non smettere mai.

Così si voltò, portandosi le coperte sulla schiena e sdraiandosi nuovamente al fianco del castano, le labbra arricciate e gli occhi felici. Si avvicinò alla figura addormentata quanto bastava per poter sentire il suo sospiro sulla propria pelle, socchiudendo le palpebre e lasciandosi cullare. Quando riaprì gli occhi, Harry fece scivolare le dita sul suo volto, scostando i ciuffi castani dalla fronte di Louis e ridacchiando silenziosamente quando lo sentì sospirare nel sonno. Fece poi correre la mano sulle sue spalle, e poi sulla schiena scoperta, accarezzando le pelle nuda e sentendo il suo calore sotto i polpastrelli.

Si bloccò quando vide il naso del maggiore arricciarsi dolcemente, prima che prendesse un sospiro profondo. Le sue palpebre cominciarono a muoversi delicatamente, per poi aprirsi, piano piano, inondando il viso di Harry di quel blu così bello. Si riprese lentamente, prendendo piccoli respiri e schiacciandosi ancora di più nel cuscino. Quando fu sveglio, la prima cosa che Louis fece fu quella di guardare il riccio al suo fianco, per poi di richiudere gli occhi e sorridere, così tanto che Harry non poté fare altro che ricambiare.

"Ciao," sussurrò, le labbra arricciate. Il castano prese un respiro profondo, per poi darsi una leggera spinta. Quando si fu voltato, la schiena calda ora contro il materasso, Louis non proferì parola, limitandosi a coprirsi gli occhi con una mano, facendo scattare il braccio libero in direzione di Harry ed attirandolo a sé improvvisamente, facendolo sussultare divertito e strappandogli una risata delicata. Strinse le sue spalle, mentre il minore portava le mani sui suoi fianchi, appoggiando il viso sul suo petto e lasciandosi cullare dal calore della sua pelle, dal rumore distante del battito del suo cuore.

"Ehi," rispose quindi Louis, spostando la mano dai propri occhi e portandola tra i ricci di Harry, sorridendo il sua direzione. Arricciò le labbra ancora di più quando lo vide alzare il volto per poterlo guardare meglio, portando le dita sulla sua guancia e sfiorandola dolcemente. "Mi guardavi dormire?" mormorò con la voce impastata dal sonno, e lo sguardo di Harry cadde immediatamente sul movimento della sua bocca.

"Hmhm," sorrise. Louis ricambiò, esalando una risata sospirata.

"Maniaco."

"Ehii –" tentò il minore, ma si bloccò quando il castano portò le proprie dita sotto al suo mento, avvicinandolo a sé il suo viso per far collidere le loro labbra in un bacio lento e soffice, dolce e sereno, senza tempo e senza segreti. E anche quando Louis intensificò il bacio, Harry si ritrovò a sorridere, spostandosi per schiacciare la schiena contro il materasso, mentre il maggiore saliva su di lui, abbandonando le mani ai lati del suo volto e continuando a baciarlo, assaporando ogni parte di quella bocca che aveva desiderato per settimane.

Quando si staccarono, Louis abbassò lo sguardo in direzione del riccio sotto di lui, sorridendo dolcemente e mordendosi il labbro inferiore per trattenere una risatina quando Harry cominciò a riordinare i suoi capelli, spostando i ciuffi castani dietro le orecchie e accarezzandolo lentamente.

"Dobbiamo alzarci," disse improvvisamente, senza mai smettere di far correre le dita sottili sul volto del maggiore.

"Perché?" domandò Louis imbronciandosi, inclinando il capo da un lato e spingendo il labbro inferiore all'infuori. Harry scosse la testa divertito, sorridendo così tanto da non riuscire a controllare le farfalle nel suo stomaco.

"Dobbiamo andare a lavoro," spiegò, e Louis alzò gli occhi al cielo.

"No," brontolò facendosi cadere sul petto del riccio, che sussultò appena, ridacchiando subito dopo.

"Non credo tu abbia scelta," lo riprese, facendo scivolare le mani intorno alla sua schiena, stringendolo a sé e depositando baci morbidi tra i ciuffi castani. Sentì il maggiore sospirare sulla sua pelle, e quindi chiuse gli occhi, beandosi del momento.

"Voglio stare qui," mormorò sul suo petto con voce stanca, ma rilassata. "Mi sei mancato," sussurrò subito dopo, lasciando Harry senza parole, incapace di reagire. Continuò a coccolarlo in silenzio, anche quando Louis si alzò per poter guardare il suo viso, sorridendo dolcemente. "Starei così tutto il giorno," disse serenamente, ed il riccio inarcò un sopracciglio.

"E cosa faremmo tutto il giorno?" domandò, mentre il castano si portava una mano sul mento, come stesse riflettendo sulle varie possibilità, facendo ridere dolcemente il minore.

"Mi vengono in mente un paio di idee," sogghignò.

"Solo un paio?"

"Non mi istigare," disse Louis chinandosi per baciare le sue labbra velocemente, prima di spostarsi sulla mandibola, ed infine scendere fino alla parte più morbida del suo collo, sfiorandola con le labbra bollenti ed obbligando Harry a chiudere gli occhi ed inspirare profondamente, stringendolo a sé ancora più forte. Non si accorse quando Louis depositò un bacio sul piccolo ciondolo a forma di aeroplanino di carta.

"Dobbiamo seriamente andare," disse trattenendo un sussulto quando sentì la lingua del maggiore sulla propria pelle, schiudendo le labbra e tremando sotto il tocco, realizzando quanto gli fosse mancato. "Questa sera puoi venire da me," gli propose quando il suo corpo si irrigidì a causa del calore sul suo collo, tentando di calmarsi ed aprendo gli occhi nel momento in cui Louis si allontanò, alzandosi leggermente per guardarlo negli occhi.

"Dopo lavoro?" domandò. Harry sorrise.

"Dopo lavoro."

"Okay," disse il castano arricciando le labbra, prima di abbassarsi una seconda volta per baciare dolcemente le sue labbra soffici. Quando si staccò, spostò un ciuffo arricciato dalla fronte del minore, senza mai smettere di sorridere. "Ti amo," sussurrò.

Ed il cuore di Harry si accese come il cielo stellato.

"Ti amo anche io," mormorò prendendo il suo viso tra le mani, avvicinandosi per baciarlo di nuovo. Quando si fece ricadere sul cuscino, Louis lo guardò sorridente, prima di fargli l'occhiolino e alzarsi di scatto dal suo corpo, facendolo ridacchiare.

"Andiamo a fare colazione?" disse saltando giù dal letto e piegandosi per riprendere i vestiti abbandonati sul pavimento, cominciando ad indossarli senza mai smettere di osservare Harry, che annuì stirandosi.

Si alzò a sua volta trascinando le lenzuola con sé per coprirsi e chinandosi per raccogliere i boxer. Li indossò velocemente lasciandosi cadere la coperta dalle spalle, prendendo poi la maglietta e gli skinny jeans. Una volta pronto, si passò una mano tra i capelli spettinati, cercando di riordinarli alla meno peggio. Quando fu soddisfatto, il riccio si voltò in direzione di Louis, osservandolo infilarsi una delle solite camice che usava per andare a lavoro al pub, incrociando le braccia al petto e sogghignando quando lo vide arrotolarsi le maniche fin sotto il gomito.

"Sai," disse inclinando il capo. "Così sembri un po' un hipster."

"E tu sembri uno che ha voglia di essere colpito in faccia," rispose Louis alzando le sopracciglia e sorridendo ironicamente in direzione del minore, senza mai smettere di aggiustarsi la camicia. Harry ridacchiò, scuotendo la testa, prima di mordersi leggermente il labbro inferiore.

"Provaci," lo istigò. "Magari scopriamo che lo trovo interessante," mormorò avvicinandosi a lui. Quando vide il maggiore bloccarsi nel processo di allacciarsi i pantaloni, il volto privo di ogni espressione e le labbra schiuse, il riccio lo superò, ma non prima di tirargli una pacca convinta sul culo, avviandosi successivamente in direzione della porta come niente fosse.

"Non l'hai fatto sul serio," disse il castano con tono piatto, voltandosi per guardare Harry, ora sulla soglia, con un piede nel corridoio. Quando vide il ghigno cominciare a formarsi sul suo viso, Louis fece cadere le mani lungo i fianchi. "HARRY STYLES!" ringhiò, incapace di trattenere un sorriso, scattando in avanti, mentre il minore gridava trionfante, cominciando a correre per raggiungere la scalinata. Scese i gradini velocemente, saltando gli ultimi due e sfrecciando attraverso l'atrio, mentre Louis continuava ad inseguirlo.

"Sei troppo lento!" gridò Harry quando lo vide scivolare sul pavimento in marmo, appoggiando le mani in terra per darsi la spinta necessaria.

"Tu hai le gambe troppo lunghe!" gli fece eco senza mai rallentare. E continuarono a correre, mentre il riccio fuggiva, ridendo fin troppo e rischiando di inciampare sui tappeti sparsi per il salone all'interno del quale era appena entrato, aumentando velocità in direzione della cucina. Louis lo seguì, rallentando quando riuscì finalmente a raggiungere il ragazzo, afferrandolo per i fianchi e stringendolo a sé. Arrancarono ridendo fino alla soglia della porta, mentre Harry si attaccava allo stipite per reggersi in piedi e Louis gli mordeva la spalla.

E poi dovettero fermarsi.

Perché Alice, Elle e Timmy li stavano ora fissando.

I ragazzi si staccarono, ricambiando lo sguardo e cadendo nel più imbarazzante dei silenzi, che venne riempito solamente dal rumore della zip dei pantaloni che Louis provvide a chiudere.

Alice, seduta a tavola con la bocca piena e la forchetta a mezz'aria, smise improvvisamente di masticare, le sopracciglia così alte da raggiungere quasi l'attaccatura dei capelli, mentre Timmy batté ripetutamente le palpebre, incredulo, con la schiena attaccata al vetro della portafinestra e una sigaretta in procinto di essere accesa stretta fra i denti. Seduta sul bancone della cucina, Elle stringeva una tazza di tè, osservando prima Louis, poi Harry, incapace di trattenere un sogghigno soddisfatto. Quando il fratello se ne accorse, fu veloce a schiarirsi la gola.

"Buongiorno," disse e, come niente fosse, i due si allontanarono, mentre il maggiore prendeva posto a tavola di fronte alla sorella ed il riccio raggiungeva la cucina per prendere qualcosa da bere. I ragazzi si guardarono sorridenti tra loro, scambiandosi occhiate d'intesa e chinando il capo per nascondere i sogghigni.

Quando Alice indicò prima Harry e poi Louis con la propria forchetta, alzando le sopracciglia e sghignazzando silenziosamente, il castano si corrucciò, portando il dito indice alle labbra e pregandola di non dire nulla. Eppure, quando la vide sorridere non riuscì a trattenersi, scoprendosi a ricambiare, sussurrando un "Dopo," che nessuno, a parte lei, sentì. Scosse la testa subito dopo, sporgendosi sulla tavola per rubarle la tazza di tè e cominciando a bere senza preoccuparsene.

"Di cosa stavate parlando?" chiese Harry rompendo il silenzio e tentando di cambiare argomento. Deglutì rumorosamente il sorso di tè appena preso quando le quattro paia di occhi presenti nella stanza si voltarono in sua direzione.

"Oh, giusto," disse Elle scuotendo la testa, passandosi una mano sulla fronte. "Sabato è il mio compleanno," – ed Harry si sentì in colpa per essersene dimenticato, ma, viste le circostanze, pensò di non farne un dramma – "E stavamo pensando di organizzare una festa. Qui?" domandò voltandosi in direzione di Louis, che alzò le spalle, annuendo subito dopo.

"Mi sembra un'ottima idea. Quando torna Alfred?"

"Zayn dice che starà a Londra per le prossime due settimane," rispose Alice alzandosi da tavola e portando il piatto con sé. "Non dovremmo avere problemi."

"Allora è deciso."

"Posso vestirmi elegante?" domandò Timmy voltandosi in direzione della ragazza.

"Certo che sì."

"Per forza," si lamentò Louis indicandolo. "Tu sei un damerino. Sei sempre elegante."

"Per questo mi piace," sorrise Elle saltando giù dal bancone e avvicinandosi per baciargli la guancia, prima di guardare Harry e fargli l'occhiolino. "Vengo a trovarti durante la pausa pranzo," sussurrò, in modo tale che solo lui potesse sentirla. Annuì, arricciando le labbra tra sé e sé e tentando di apparire disinvolto.

"Merda," soffiò Alice controllando l'orologio appeso al muro. "Dobbiamo andare," disse alzandosi da tavola e lisciandosi la gonna dell'uniforme, raggiungendo la cucina per abbandonare il piatto ormai vuoto nel lavabo. "Mi accompagni a scuola?" domandò voltandosi in direzione di Timmy.

"Come sempre," rispose il ragazzo afferrando un toast ed incastrandolo tra i denti, infilandosi velocemente la giacca e prendendo le chiavi dell'auto dal bancone.

"Vengo con voi," si affrettò Elle. "Ci vediamo questa sera," disse distrattamente, alzando lo sguardo in direzione di Louis e sorridendo.

"Uhm, in realtà –" si bloccò lui. "Questa sera non ci sono," disse schiacciando le labbra in una linea sottile, dondolandosi sui talloni come farebbe un bambino imbarazzato. Quando la ragazza dai capelli rossi lo fissò, per poi spostare lo sguardo su Harry, sorrise, annuendo soddisfatta.

"Meglio così," fu quello che disse, per poi seguire Alice e Timmy fuori dalla porta, lasciando i ragazzi soli, avvolti da un silenzio così improvviso da apparire assordante.

"Beh," soffiò il riccio. "È andata bene."

"Hmhm," constatò il maggiore fissando la stanza vuota. Sbuffò lievemente, passandosi una mano tra i ciuffi spettinati. "Dovremmo andare anche noi," disse dirigendosi verso il tavolo, avvinghiando le dita alla tazza ancora calda e prendendo un lungo sorso di tè fumante. E mentre Louis si preoccupava di terminare la sua colazione, Harry fece correre lo sguardo sulla sua figura, le spalle leggermente curve e le sopracciglia alzate, gli zigomi sporgenti e le guance scavate. Quando il castano si rese conto di essere osservato, staccò le labbra dalla tazza, fissando il minore. "Cosa c'è?" domandò confuso.

Ma Harry sorrise, così dolcemente che il suo cuore sospirò.

"Niente," mormorò scuotendo leggermente la testa. Lo guardò ancora, senza riuscire ad impedire alle proprie labbra di arricciarsi sempre di più. Quando Louis appoggiò la tazza sul tavolo, il riccio alzò le spalle. "Mi sei mancato anche tu," sussurrò leggero, come l'aria che scuoteva gli alberi proprio oltre la portafinestra alle loro spalle.

E fu bello poterlo dire. Fu bello perché non si sarebbe mai permesso di farlo, ma ora poteva, non è così? Ora che aveva finalmente detto la verità, ora che sapeva che anche Louis provava lo stesso e non aveva intenzione di tirarsi indietro, Harry poteva essere se stesso. Poteva essere sincero e mostrarsi vulnerabile, perché il castano lo amava.

Così sorrise ancora di più quando lo vide arrossire leggermente, chinando il capo e distogliendo lo sguardo, dirigendosi verso la porta della cucina. Appoggiò la mano allo stipite in legno prima di voltarsi ed osservare il maggiore, ancora immobile, alle sue spalle.

"Andiamo?" disse senza smettere di sorridere.

E Louis ricambiò, illuminando persino il sole.

"Sì," mormorò. "Andiamo."

-

Era la notte del venerdì, e Louis si era appena addormentato tra le lenzuola calde del letto del riccio, sospirando dolcemente sul cuscino morbido, mentre i ciuffi castani cadevano sulla sua fronte, sfiorandola delicatamente come fossero spifferi di vento fresco. E nonostante anche Harry fosse tremendamente stanco, si scoprì incapace di prendere sonno. Per quel motivo si alzò dal materasso lentamente, tentando di non svegliare il maggiore, camminando in punta di piedi fino alla scrivania, prima di sedersi sulla superficie. Si sporse per prendere il pacchetto di sigarette, sfilandone una ed incastrandola tra i denti. Sorrise quando, una volta accesa, il fumo si levò di fronte ai suoi occhi come un velo sottile, arricciandosi lentamente ed elegantemente fino al soffitto.

Fumò silenziosamente, senza mai staccare gli occhi dalla figura addormentata di Louis.

Ed Harry era felice.

Perché il resto della settimana era sembrato passare con la stessa velocità di un istante. I giorni e le notti si erano amalgamati in un'unica onda di sospiri e di baci e di parole finalmente così sincere da far sorridere persino la pioggia. Perché quando Harry si svegliava, lo faceva nelle braccia di Louis. Quando baciava la sua pelle, il maggiore si svegliava, arricciando dolcemente le labbra prima di avvicinarsi al suo viso, coccolandolo come fosse porcellana finissima, così delicata da temere di romperla persino sfiorandola. Ed il riccio ridacchiava, mentre Louis mordeva la sua guancia e baciava la sua bocca, così, lentamente e dolcemente, come se non ci fosse tempo, non ci fosse spazio, non ci fosse nulla.

Erano rimasti insieme in ogni momento, in ogni occasione che si presentasse, come stessero cercando di recuperare i momenti persi. Parlavano e parlavano e parlavano finché il cielo non si tingeva di una tonalità di azzurro fioca e delicata, la stessa che mormorava ai ragazzi che fosse ora di andare a riposare. E allora lo facevano, incastrando le loro dita e baciandosi dolcemente, spogliandosi degli abiti di troppo e cadendo sul materasso, lasciando che le lenzuola avvolgessero i loro corpi e ovattassero i loro sussurri, accarezzando le membra piacevolmente doloranti fino a farle addormentare.

E poi avevano parlato anche di loro. Avevano parlato dei primi mesi, di cosa avessero pensato l'uno dell'altro, di come si fossero sbagliati. Avevano parlato della notte di fine anno, delle prime settimane di gennaio, del compleanno di Louis. Harry aveva raccontato dell'incidente e avevano parlato dei giorni passati in ospedale e, infine, del ritorno a casa Tomlinson. E si erano spiegati, confessando l'uno all'altro cos'avessero provato, per quale motivo si fossero allontanati. Harry aveva detto a Louis quanto fosse terrorizzato dall'idea di farlo soffrire. Aveva raccontato come fosse stata la ricaduta, e cos'avesse provato quella sera all'SWX, quando si erano rivisti e il castano l'aveva accompagnato a casa. Del fatto che, la mattina successiva, il riccio era corso in strada per cercarlo e che l'aveva trovato, la sera, in quel pub così triste. Gli disse di averlo visto piangere e di essere fuggito, pensando, ingenuamente, di allontanarsi per sempre perché, solo così, Louis sarebbe stato bene.

"Ero disperato," aveva mormorato il maggiore osservando il modo in cui le loro mani si incastrassero alla perfezione e come le loro dita apparissero ancora più soffici quando insieme. "Volevo che sapessi cosa provavo, ma... temevo di spaventarti e allontanarti definitivamente," aveva continuato stringendo tristemente le labbra. "E quando Elle mi ha detto che volevi parlarmi, ma che alla fine non eri venuto, io non... non potevo affidare ogni cosa al caso."

"Per questo sei venuto da me?" aveva quindi domandato Harry, trattenendo il respiro quando Louis aveva silenziosamente annuito.

"Sì," sussurrò. "Non volevo che le cose andassero a finire così. Senza parlarsi e senza essere sinceri. Sarebbe stato tremendamente incompleto," aveva mormorato sorridendo leggermente. "E quindi ho pensato... non so. Di dirti la verità," aveva alzato le spalle. "Così, se davvero fosse finito tutto, almeno avrei avuto la certezza che fosse per un motivo reale, e non per colpa di cose che non ci eravamo detti. Non so se mi spiego."

"Sì," aveva velocemente annuito Harry. "Nessuna presa in giro," aveva continuato in un bisbiglio, facendo arricciare dolcemente le labbra del maggiore.

"E nessun segreto," aggiunse. "Avrei preferito vederti andare via sapendo la verità, piuttosto che vederti sparire a causa di parole mai dette per paura. E quindi... sì. Sono venuto da te," aveva mormorato avvicinandosi a lui per depositare un bacio caldo sulla sua fronte, facendolo sorridere. "Ma non ha più importanza," aveva sussurrato sulle sue labbra. "Ora sei qui."

E aveva ragione.

Perché Harry c'era davvero. C'era quando sorrideva con la stessa semplicità con cui il sole sorge al mattino. C'era quando si svegliava al fianco di Louis e c'era quando si faceva stringere fra le sue braccia. C'era quando facevano collidere i palmi delle loro mani, prima di incastrare le dita e baciarsi lentamente, e c'era quando sentiva le labbra del castano sulle sue. C'era quando si scambiavano sguardi, finalmente onesti, privi di parole mai dette, perché – no. Non più. Perché ora si amavano, e lo sapevano, e se lo ricordavano ad ogni momento, persino quando rimanevano in silenzio.

Ed Harry c'era, perché Harry amava ed era amato.

Non aveva più bisogno di godersi i momenti per timore che potessero finire, un giorno. Non pensava più di vivere ogni istante, sicuro che, prima o poi, sarebbe finito tutto. Al contrario, il riccio esisteva in ogni attimo perché, semplicemente, aveva il coraggio di farlo. Non ebbe paura di essere ferito, non ebbe paura di rimanere solo e, Dio, non ebbe paura di amare. Non ebbe paura di nulla, perché Louis era con lui. Poteva finalmente parlargli, essere così sincero da arrossire dolcemente e da condividere persino il silenzio. Poteva finalmente vederlo, senza veli di terrore o di incertezza, ammirandolo, semplicemente, per quello che era. Poteva finalmente concedersi di esistere, perché andava bene così.

Tutte le paure che l'avevano lentamente annientato si erano ora sgretolate in sabbia finissima, cadendo ai suoi piedi, dove Harry avrebbe potuto dominarle a suo piacimento. Prendeva rigorosamente le pillole che Zayn gli aveva procurato per contrastare le crisi d'astinenza, assistito da un Louis curioso, ma rispettoso. E anche quando gli sbalzi di umore sembravano farsi eccessivi, il castano sapeva di dover avere pazienza e mantenere la calma.

Perché Harry non temeva più che lo vedesse. Non temeva che avesse paura e finisse con l'andarsene, terrorizzato da quei suoi momenti così bui. Non temeva nemmeno di poterlo ferire, perché era sicuro che, nonostante tutto, Louis lo amasse. Non temeva più che le cose potessero cambiare, perché, questa volta, avrebbe fatto di tutto, lottando fino all'ultimo respiro, per fare in modo di stare finalmente bene.

Ci sarebbe riuscito.

Perché ora era tutto più chiaro. Come il sentiero per il più triste dei parchi, ora improvvisamente illuminato dagli alti lampioni e dal cielo stellato. Sapeva quale strada prendere e dove andare per poter finalmente tornare a casa. E casa non sarebbe più stata una via di fuga – Dio, no. Casa sarebbe stato quel posto in cui Harry sentiva il suo cuore farsi così grande da riversarsi dai suoi occhi come piccoli coriandoli dorati, spargendosi per ogni angolo ed ogni fessura, riempiendo ogni cosa. Casa sarebbe stato quel posto in cui Harry sentiva di aver fatto la cosa giusta.

Casa sarebbe stato Louis.

Perché Louis era soffice come una nuvola, dolce come il sapore delle sue labbra. Louis aveva gli occhi del colore del mare più calmo, illuminato da un sole affascinato dai riflessi dei suoi raggi sulle onde, un mare in cui la luna scendeva per baciarne la superficie, mormorando lentamente le note di una melodia silenziosa. Louis aveva le mani sicure e decise, e stringevano Harry come potessero confessargli i segreti del mondo. Louis aveva i sorrisi luminosi come le stelle, e batteva le palpebre lentamente, come se il tempo non potesse vincere contro i suoi sguardi. Louis parlava le parole più belle, sussurrandole nel silenzio e gridandole nel giorno. Louis sospirava i respiri più soffici, e baciava i baci più dolci.

E ogni ricordo, ogni attimo, ogni istante, riempì il suo viso ed il suo petto come fosse un profumo, appena percettibile, ma così buono e rilassante da sfiorare la sua pelle e renderla propria. Perché Harry era finalmente vivo nel presente, e voleva esserlo, nonostante le mille paure riaffiorassero, di tanto in tanto, minacciandolo di farlo cadere in ginocchio. Ma non aveva importanza, non è vero? Perché Harry, per la prima volta, voleva davvero cambiare le cose. E quindi esisteva e combatteva la vita stessa, coraggioso, deciso, forte. Non doveva faticare.

Perché non era più solo.

Ed ogni volta che il riccio se ne rendeva conto, il suo cuore pareva spiccare il volo in direzione del cielo, fondendosi con la distesa di blu, desiderando di non fare mai più ritorno alla terra, mentre i fuochi nel suo petto si espandevano come un incendio, infiammando ogni parte del suo corpo, dalla punta del naso a quella delle dita, dalle guance morbide alle labbra rosse come frutta matura, dalle spalle magre al verde nelle sue iridi, così cristallino e trasparente da rendere visibile persino quella porzione di anima che Harry si era concesso di avere.

Così sorrise.

Perché Louis era nel letto, di fronte a lui, dolce e silenzioso, morbido e innamorato, e sospirava sulle melodie di una notte che leccava la pelle del minore attraverso i pannelli di vetro della finestra. Una notte tinta di un blu eterno, come il colore contenuto nelle iridi del castano. Sorrise perché, ora, si sentiva parte di qualcosa di più grande persino della vita stessa. Sorrise perché era a casa, e casa dormiva nel suo letto.

Sorrise, perché Louis lo guardava come si rivedesse nei suoi occhi.

-

Erano passate ormai un paio d'ore dall'inizio della festa organizzata in onore del compleanno di Elle. Fuori dalle vetrate del salone, la notte era calata silenziosa, senza che nessuno se ne rendesse conto. Il vento aveva smesso di soffiare e le nuvole avevano abbandonato il cielo, rivelando la distesa scura e le pennellate di stelle, accompagnate da una luna pallida, ma dolce. All'interno della villa, al contrario, la musica aveva cominciato a riempire ogni angolo, e le luci erano state spente. Gli invitati correvano da ogni lato, stringendo sigarette e bicchieri pieni fino all'orlo di drink colorati e saporiti e, con loro, si trovavano anche Harry, Liam e Niall. Avevano esultato quando Elle aveva fatto la sua entrata nel salone, all'inizio della serata, nascondendosi in cortile per fumare insieme quando i primi ospiti avevano cominciato ad arrivare.

"Ad un nuovo inizio," aveva brindato Niall sorridendo in direzione di Harry.

"Ad un nuovo inizio," gli avevano fatto eco lui e Liam, bevendo in un solo sorso i bicchieri di cola che avevano preparato. Dal momento in cui il riccio non poteva bere alcolici, i due ragazzi avevano pensato che gli avrebbero tenuto compagnia.

E quando Elle era uscita per chiamarli, pregandoli di rientrare e di andare a ballare insieme al resto del gruppo, Harry si era alzato dagli scalini umidi, sorridendo quando aveva visto Louis alle spalle della sorella, le braccia incrociate al petto e i bicipiti sporgenti, il ghigno sempre presente sul viso morbido, gli occhi vivaci, lesti e brillanti. Così si era avvicinato, arrossendo violentemente quando il castano gli aveva teso la mano, incastrando le loro dita e portandolo con sé all'interno nel salone.

Quando arrivarono, i sensi di Harry parvero inebriarsi fino a stordirlo.

Si perse nelle pareti bianche che stavano ora riflettendo le luci ad intermittenza dai mille colori, sul pavimento tremante a causa della folla in movimento, sui ragazzi con le bottiglie di vodka in aria e i capelli fluenti e luminosi, sulle grida estasiate, su quella canzone così bella che Harry sentì entrargli nelle ossa, scuotendo il suo corpo fino a risvegliarlo. Si perse su Niall, che aveva raggiunto Alice di corsa, afferrandola per i fianchi e alzandola dal suolo, facendola ridere di gusto, prima di riportarla a terra e stringerla dolcemente, cominciando a ballare lentamente, nonostante il ritmo della musica fosse deciso e continuo. E si perse anche su Timmy ed Elle, ora in piedi sul tavolino al centro della sala, sugli applausi, sui sorrisi, sui brillantini a coprire i volti dei presenti. Si perse ancora nella musica, sorridendo senza potersi controllare.

E si perse negli occhi di Louis.

Perché era lì, davanti a lui. Era lì e sorrise a sua volta nel vedere Harry illuminarsi, allungando la mano per poter prendere le sua, sfiorando il suo palmo con la punta delle dita, facendole scivolare per incastrarle alle sue, muovendo il braccio a ritmo di musica per permettere al minore di girare su se stesso nella più maldestra delle piroette, facendolo ridere di gusto, stringendo gli occhi e mordendosi il labbro inferiore. Continuò a farlo volteggiare, finché non l'attirò a sé, contro il proprio petto, circondando i suoi fianchi senza mai lasciare la sua mano. Rise quando Harry cominciò a muoversi a ritmo di musica, trascinandolo con sé.

"I got a feeling," cantarono insieme. "That tonight's gonna be a good night!"

Risero ancora, prima che Louis stringesse la sua mano con più decisione, cominciando a muoversi in direzione del centro della sala. Lì, Harry vide Liam fare cenno a Niall ed Alice di avvicinarsi, battendo le mani a ritmo di musica ed esultando quando Elle e Timmy improvvisarono una coreografia, senza mai scendere dal tavolino. Harry fischiò, portandosi le dita alle labbra, nel momento in cui Timmy si sfilò il cravattino per circondare le spalle della ragazza dai capelli rossi, attirandola sé, mentre lei lanciava i pugni in aria e rideva come non aveva mai fatto.

"Pensi che sia ubriaca?" domandò Louis gridando per sovrastare il rumore assordante della musica. Harry rise leggermente, scuotendo la testa ed osservando la scena, completamente allibito, senza mai smettere di sorridere. Si voltò poi in direzione del maggiore, che stava a sua volta fissando sconcertato la sorella ed il ragazzo al suo fianco, battendo le mani a ritmo di musica.

Ed il riccio sentì il suo cuore farsi come i fiori in primavera.

Perché Louis era così bello, illuminato dalle luci di tutti i colori. Era così brillante, come i cristalli, con quel suoi occhi profondi ed importanti, ora blu, ora azzurri, ora grigi, ora più scuri, ora più chiari. Con quei suoi zigomi taglienti e la camicia di jeans sulle spalle, la maglietta bianca splendente, i capelli acconciati alla perfezione, i ciuffi castani spettinati alle estremità, soffici e affascinanti. Con le mani unite a tempo di musica, il sorriso divertito, spontaneo, così genuinamente felice da rendere Harry morbido come una nuvola.

E quindi si illuminò ancora di più, facendo scivolare le dita sul suo braccio per attirare la sua attenzione. Quando il maggiore si voltò, entrambi sorrisero, ancora prima di far collidere i loro sguardi, senza mai smettere, nemmeno un istante, nemmeno quando Harry si chinò lentamente, avvicinandosi al viso di Louis per schiacciare le proprie labbra contro le sue, baciandolo dolcemente e lentamente, come se non si trovassero alla festa, come ci fossero solo loro, come non esistesse il tempo, come non esistesse il mondo.

Ed i baci divennero labbra, e poi denti, e poi sorrisi, entrambi incapaci di trattenersi, mentre il castano faceva scivolare le braccia intorno ai fianchi di un Harry estasiato, che vagò fino al viso soffice e rilassante, schiacciando le lunga dita sottili su quegli zigomi affilati, desiderando di non staccarsi mai più. Ridacchiò appena nel bacio quando sentì le mani di Louis incastrarsi tra i suoi ricci, tirandoli appena e spettinandoli com'era solito fare, approfondendo il bacio e trasportando il minore con sé. Si staccarono ed Harry chiuse gli occhi quando Louis fece correre le labbra sul suo collo, baciandolo lentamente e stuzzicandolo nei punti giusti, mentre il minore inclinava il capo da un lato e sospirava dolcemente.

Nel momento in cui si chinò, lasciandosi sfuggire un piccolo lamento sulla guancia del maggiore, questi sorrise, facendo cadere le proprie mani in direzione di quelle di Harry, stringendole saldamente e attirandolo a sé. Ed il riccio sorrise a sua volta, seguendo Louis attraverso la folla, fino all'ingresso, e poi in direzione della scalinata, cominciando a correre insieme, leggeri e felici. Una volta arrivati in cima, il castano lo prese per la maglietta, tirandoselo addosso e ricominciando a baciarlo voracemente.

Voleva sentirsi una cosa sola con lui.

E quindi continuarono a baciarsi, senza mai staccarsi, arrancando per il corridoio e sbattendo contro i muri, mentre Harry sfilava la giacca dalle spalle di Louis, lanciandola a terra ancora prima di raggiungere la camera da letto, spettinando i suoi capelli e assaporando la sua bocca, senza mai smettere, incapace di fare altrimenti.

Quando il maggiore aprì la porta della propria stanza distrattamente, Harry entrò dietro di lui, chiudendosela alle spalle e lasciando che lo schiacciasse contro la superficie in legno, aggrappandosi ai suoi bicipiti e ansimando silenziosamente, mentre Louis stringeva fra le dita i lembi della sua maglietta, sfilandola velocemente e lanciandola lontano, avventandosi sul suo petto e sul suo collo, baciando quella pelle così soffice da inebriare ogni senso.

"Ti amo," sussurrò sulle sue labbra quando raggiunse la cintura dei suoi pantaloni, sbottonandoli quasi di scatto ed incastrando le dita nell'elastico dei suoi boxer, facendoli cadere in direzione del pavimento e liberando la sua erezione così improvvisamente che Harry si ritrovò a schiacciare un gemito sulla sua spalla, baciandola subito dopo.

"Ti amo anche io," mormorò cercando le sue labbra, facendo scivolare le mani sulla sua schiena per togliergli la maglietta e poter finalmente sfiorare la pelle calda con le propria dita. La lanciò al suolo, senza mai smettere di baciarlo, mentre Louis si preoccupava di slacciare i propri pantaloni e sfilarli velocemente, prima di circondare i fianchi di Harry e stringerlo a sé, petto contro petto.

Si avvicinarono al letto, sul quale si adagiarono lentamente, mentre il minore indietreggiava facendo correre le mani sulle lenzuola, prima di far cadere il capo sul cuscino, sorridendo e sfiorando il viso di Louis quando lo vide salirgli sopra, chinandosi immediatamente per far collidere le loro labbra. Non smise di baciarlo nemmeno quando si insinuò tra le sue gambe, stringendo la pelle tra le sue cosce per fare in modo che le divaricasse ancora di più, per poi staccarsi lentamente e cominciare a scendere fino alla sua vita, mentre Harry chiudeva gli occhi e sospirava nel cuscino, le guance rosse come non mai. Incastrò le dita nei capelli del castano quando lo sentì sfiorare la sua erezione, baciandola dolcemente, e si coprì la bocca quando lo sentì prendere la sua lunghezza fra le proprie labbra, stuzzicandolo con la lingua bollente.

"Lou..." mugolò passandosi una mano tra i capelli, abbandonandola successivamente sul materasso, stringendo violentemente le lenzuola quando il maggiore cominciò a muovere le dita sulla sua fessura, senza mai smettere di occuparsi della sua erezione.

"Shh," sussurrò leccando la punta, facendo inarcare la schiena di Harry. "Rilassati," continuò guardando il ragazzo in estasi con occhi lucidi e brillanti. "Ci penso io," disse poi nel momento in cui riprese la lunghezza del minore tra le labbra, continuando a muoversi senza interrompersi mai. Si staccò leggermente per poterlo vedere meglio quando infilò un dito nella sua fessura, beandosi del grido che Harry si lasciò sfuggire dalle labbra rosse e carnose.

"Lou – Dio..." mugolò abbassando lo sguardo per poter stabilire il contatto visivo con il castano. Parve la scelta migliore, perché, solo il gesto, fece in modo che il maggiore cominciasse a muoversi più velocemente al suo interno, inserendo un secondo dito e portandolo al limite. E quando il riccio gemeva, Louis pensava che fosse decisamente uno dei suoni migliori al mondo.

Non quanto la voce di Harry al mattino, ancora impastata dal sonno, giovane e dolce.

Era così bello.

Così bello che il castano si alzò, salendo sul suo corpo e portando le mani ai lati del suo viso, osservandolo ansimare rumorosamente e chiudere le palpebre. Così bello che non riuscì a trattenere un sorriso, così bello che si chinò su di lui per poterlo baciare lentamente, senza fretta, senza voracità. Lo baciò perché Harry si meritava tutti i baci e tutte le carezze, tutti i sorrisi e tutti l'amore.

Quando si staccò, non fece altro se non accarezzare i suoi capelli, senza mai smettere di osservarlo. Non smise nemmeno quando il minore aprì gli occhi, portando una mano sul suo viso e facendo correre le dita sui suoi zigomi.

"Cosa c'è?" sussurrò. Ma Louis sorrise, scuotendo la testa.

"Niente," mormorò continuando a sfiorare i morbidi ricci. "Ti amo," disse ancora una volta. E allora il riccio arricciò le proprie labbra, così tanto da illuminare la notte, accarezzando il viso di Louis tra le mani e avvicinandosi per baciarlo velocemente, prima di cadere nuovamente sul cuscino e battere lentamente le palpebre.

"Ti amo anche io," sussurrò, stringendo le braccia intorno alle spalle del maggiore quando questi si chinò per baciare il suo collo. "Lou," si lamentò nel momento in cui sentì il suo bacino sfregare contro il proprio, e trattenne un respiro quando lo sentì rallentare per poter entrare dentro di lui, lentamente e dolcemente. Si aggrappò alla sua schiena con ancora più forza quando Louis cominciò a muoversi, dapprima lentamente, per poi aumentare la velocità delle stoccate. "Ti amo così tanto," gemette nel suo orecchio, mentre il maggiore continuava a baciare il suo collo.

"Ti amo anche io," sorrise alzandosi per raggiungere le sue labbra, baciandole dolcemente. Ed Harry ricambiò, mugolando nella sua bocca e avvinghiando le dita alla sua pelle, beandosi di ogni istante e digrignando i denti quando i movimenti dei loro bacini si fecero ancora più veloci. Nel momento Louis assestò una stoccata particolarmente decisa e precisa, Harry venne gemendo il suo nome, seguito a ruota dal maggiore, che si avvicinò per far collidere la propria fronte contro la sua.

E poi rimasero così. Il riccio continuò ad accarezzare la sua schiena ad occhi chiusi, riprendendosi dall'orgasmo e sospirando silenziosamente, mentre il petto di Louis si alzava ed abbassava velocemente contro quello del più piccolo, il viso nascosto nell'incavo della sua spalla.

Ed era bello, non è vero? Era bello che il sesso fosse diventato una carezza, un modo per prendersi cura l'uno dell'altro. Era bello che i baci fossero diventati labbra sorridenti, ed era bello che la loro pelle si cercasse non più per fuggire, ma per rimanere. Era bello che i segreti fossero stati finalmente liberati, e che i loro sguardi fossero ora sinceri. Era bello aver visto Louis amarlo, ed era stato ancora più bello amarlo a sua volta. Era bello sapere di esserci, ed era bello vedere gli occhi del castano brillare come se il mondo non conoscesse l'oscurità..

E allora Harry sospirò.

"Vorrei che fosse sempre così," sussurrò con un sorriso stanco, i ricci sparsi per il cuscino. E non si preoccupò di apparire vulnerabile, né di aver detto la verità. Non ebbe paura del battito del suo cuore, improvvisamente così vivace e veloce, e non ebbe paura di credere nelle parole che aveva appena detto ad alta voce. Non ebbe paura nemmeno quando il maggiore ridacchiò leggermente contro la sua pelle, prima di sospirare ed alzarsi.

"Quando vuoi, piccolo," mormorò arrancando fino al comodino per afferrare il pacchetto di Marlboro ed il posacenere straripante, prima di lasciarsi nuovamente cadere sul materasso, coprendosi con le lenzuola e facendo cenno al minore di avvicinarsi. Si sedettero uno di fronte all'altro, incastrando le gambe senza mai smettere di guardarsi sorridenti, nemmeno quando Louis gli offrì una sigaretta. Accese la propria, per poi passargli l'accendino. Quando sbuffò la nuvola di fumo, Harry lo vide corrucciarsi, pensieroso. "Potrebbe esserlo, però."

"Cosa vuoi dire?" domandò il minore, confuso. Ma Louis schiacciò le labbra in una linea sottile, scuotendo la testa e alzando le spalle.

"Così," disse indicando prima il riccio e poi sé stesso. "Potrebbe essere sempre così," specificò osservandolo attentamente. Harry alzò un sopracciglio, sogghignando leggermente e picchiettando la sigaretta nel posacenere, prima di sbuffare il fumo lentamente.

"Intendi noi due?" domandò sorridendo. Louis alzò nuovamente le spalle, chinando il capo e arricciando le labbra, quasi... imbarazzato? Il minore tentò di capirlo, ma il ragazzo strinse le palpebre.

"Senti," disse prendendo un lungo tiro. "Non ho mai creduto in tutte quelle cazzate 'fidanzato e fidanzato' per intenderci," spiegò gesticolando più del necessario. "Insomma, guarda Elle e Timmy. Nemmeno loro hanno mai ufficializzato niente, eppure funzionano alla perfezione," continuò alzando le sopracciglia. "E... potrà suonare smielato," disse sorridendo. Alzò lo sguardo, incatenandolo a quello emozionato di Harry. "Ma io credo in noi," mormorò.

Per un istante, ci fu solo silenzio. Un istante in cui nella mente del minore nacque un cielo, e in quel cielo sorse il sole, illuminando i prati e gli alberi ed ogni cosa, fino ad arrivare al suo viso e risvegliandolo dolcemente, aprendo i suoi occhi e facendoli brillare di una luce mai vista prima. Un istante in cui ogni lacrima sembrò sorridere, sussurrando ad Harry. Ne è valsa la pena, fu quello che dissero. Un istante in cui ogni momento sembrò prendere vita dietro alle iridi verdi, scorrendo veloce e rotolandosi come una pellicola, ma non ci fu nulla, se non gli echi delle risate e la dolcezza dei baci, le lenzuola soffici e le parole inaspettate, il calore dei fuochi nel suo petto e l'amore che ne era derivato.

E allora Harry sorrise.

"Vuoi che ti chiami fidanzato?" domandò sogghignando e sbuffando il fumo dalla bocca arrossata. Si morse il labbro inferiore per trattenere una risata quando vide Louis alzare gli occhi al cielo, lasciandosi comunque sfuggire un sorriso.

"Puoi chiamarmi come cazzo ti pare," disse facendo ridere il riccio di gusto. Quando si riprese, il castano scosse la testa divertito, mormorando un piccolo 'Pft' che fece sciogliere il cuore di Harry. E quindi inclinò il capo da un lato, sorridendo raggiante, senza mai smettere di osservare Louis. Il modo in cui i ciuffi scivolavano sulla sua fronte fece arricciare le sue labbra ancora di più.

"Mi piacerebbe che fossi il mio ragazzo," mormorò poi, facendosi serio. Lo sguardo del castano scattò in sua direzione, quasi come non se lo aspettasse, fissandolo privo di espressione, in attesa. Per quel motivo Harry sorrise ancora di più, alzando le sopracciglia. "Vuoi essere il mio ragazzo?"

"Te l'ho chiesto prima io."

"Lewis," lo bloccò il minore sgranando gli occhi.

"Okay, okay!" esclamò il castano alzando le mani in segno di difesa. Fissò i propri occhi in quelli di Harry, e solo la vista di quel verde fece cedere le sue braccia, obbligandole a cadere sul suo grembo, lasciandolo senza parole, senza fiato. Annuì lentamente, ed il viso del minore si fece come le stelle. "Sì," disse sicuro. "Sì, mi piacerebbe essere il tuo ragazzo," mormorò sorridendo ancora di più. "E tu vuoi essere il mio?" domandò sottovoce, prima che Harry sorridesse dolcemente, così tanto da far sospirare il suo cuore.

"Sì," sussurrò lentamente. "Sì. Mi piacerebbe."

"Perfetto," arricciò le labbra contento. "Non avrei accettato un no come risposta."

"Oh mio Dio," sbuffò Harry ridacchiando, coprendosi il viso con le mani e scuotendo la testa. Louis rise insieme a lui, schiacciando le palpebre e sbuffando il fumo con un sorriso, per poi aggiustarsi i ciuffi spettinati, spostandoli sulla fronte con la punta delle dita. Quando Harry lo guardò, mordendosi il labbro per trattenere la felicità straripante da ogni lato, il maggiore inclinò il capo, sospirando lentamente.

"Sono felice," mormorò poi. Ed Harry si illuminò ancora di più, sporgendosi quanto bastava per potersi avvicinare al suo volto e baciare le sue labbra, così, senza nessun tipo di timore o di pensiero. Lo baciò semplicemente perché voleva farlo.

"Anche io sono felice," rispose accarezzando la sua guancia. Ridacchiò tra sé e sé prima di far correre la dita sottili tra i capelli del maggiore, mentre questi chiudeva gli occhi, beandosi del tocco, senza mai smettere di sorridere. "Il mio ragazzo," sussurrò sovrappensiero, quasi come non si fosse reso conto di averlo detto ad alta voce. E quando le palpebre di Louis si schiusero teneramente, il blu nei suoi occhi parve farsi ancora più blu.

"Il mio ragazzo," ripeté, più serio, portando le dita al mento del minore e sfiorandolo delicatamente, prima di avvicinarlo una seconda volta per far collidere le loro labbra, baciandolo a lungo e senza fretta. "Ti amo," mormorò Louis coccolando i ricci soffici e disordinati. "Non credo smetterò mai di dirtelo," ridacchiò.

"Bene," sorrise Harry. "Non voglio che tu lo faccia," disse abbassando lo sguardo sul suo volto. "Ti amo anche io."

E si baciarono ancora, perché il mondo continuava a girare, ma non per loro. Si baciarono ancora, perché il vento cessò di soffiare, solo per poter ascoltare il suono delle loro voci mescolarsi e creare una melodia ancor più musicale della primavera. Si baciarono e la luna li guardò felice, tremando per il loro sussurri, ma senza rispondere. Si baciarono ancora, perché la notte si inchinò al loro cospetto, proprio lì, oltre i pannelli alla finestra, e si baciarono ancora, perché quando Louis guardava gli occhi di Harry, non vedeva altro se non loro, così belli, e giovani, e felici.

Non ci fu nulla.

O forse – no.

Forse ci fu tutto.

In fondo, ad Harry piaceva, il tutto.

Sperò che il suo cuore potesse provarlo per sempre.

-

S

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