✓ Seoul, Why Do You Sound Lik...

נכתב על ידי amemipiaceilcocco

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{COMPLETA} «Pensaci, saremmo proprio una bella coppia. Tu la brava ragazza della porta accanto e io il bastar... עוד

intro
prologo
uno
due
tre
quattro
cinque
sei
sette
otto
nove
dieci
undici
dodici
tredici
quattordici
quindici
sedici
diciassette
diciotto
diciannove
venti
ventuno
ventidue
ventitré
ventiquattro
venticinque
ventisei
ventisette
ventotto
ventinove
trenta
trentuno
trentadue
trentatré
trentaquattro
trentacinque
trentasei
trentasette
trentotto
trentanove
quaranta
quarantuno
quarantadue
quarantatré
quarantaquattro
quarantacinque
quarantasei
quarantotto
quarantanove
cinquanta
cinquantuno
cinquantadue
cinquantatré
cinquantaquattro
cinquantacinque
cinquantasei
cinquantasette
cinquantotto
cinquantanove
epilogo
the end

quarantasette

594 29 8
נכתב על ידי amemipiaceilcocco

è breve, ma spero vi piaccia!

**

I nostri respiri affannati erano l'unico suono udibile all'interno della stanza. Le nostre braccia erano alla continua e disperata ricerca del corpo dell'altro, mentre le nostre labbra erano impegnate a lasciare baci umidi e marchi violacei sulla nostra pelle. Non mi era mai capitato, in vita mia, di sentirmi così piena. Piena di emozioni, piena di sentimenti, di affetto, di bisogno e, purtroppo, di angoscia. Da quando entrambi avevamo deciso di lasciarci andare al momento, non ci eravamo preoccupati di nient'altro, se non di recuperare tutto il tempo perduto. Eppure, sapevo che in un angolo remoto della nostra mente lo stesso timore stesse cercando di farsi spazio ed emergere. Ci stavo mettendo tutta me stessa per contrastarlo, ma a lungo andare, sapevo che avrei ceduto. Era questione di secondi.

Quando la sua mano si insinuò tra i miei capelli, avvicinando il più possibile il mio viso al suo, sentii il cuore martellarmi nel petto. Non mi ero mai resa conto, o forse non avevo mai voluto accorgermene, di quanto avessi desiderato tutto ciò. Ogni volta che lo avevo respinto, lo avevo fatto ascoltando il mio cervello. Sapevo che fosse sbagliato, fin dall'inizio, quando io ero una persona qualunque. Ma ora, che entrambi facevamo parte di quel mondo crudele, mi stavo rendendo conto di quanto tutto ciò fosse totalmente e irreparabilmente impossibile. Non c'era via di uscita. Era una strada a senso unico verso il nostro patibolo. Ad aspettarci alla fine del tunnel, non c'era la luce, come succede nei film o nei libri, ma solo dolore.

Posizionai entrambe le mani sul suo petto e, dopo aver assaporato per qualche altro secondo le sue labbra tra le mie, mi costrinsi ad allontanarlo da me. Non aprii gli occhi immediatamente. Afferrando la sua maglietta in due piccoli pugni, cercai di ristabilizzare il mio respiro affannato. Lui fece lo stesso, appoggiando delicatamente la sua fronte contro la mia.

«So cosa stai per fare.» sussurrò dopo qualche minuto di silenzio. Sollevai le palpebre, per incontrare il suo volto a pochissimi centimetri dal mio. I suoi occhi erano ancora chiusi e le sue mani erano poggiate sul mio collo, con i pollici che continuavano ad accarezzare le mie guance. Sospirò profondamente. Tutto ciò ci avrebbe uccisi. Non potevamo continuare a farci del male e lo sapevamo entrambi.

«Non...» cominciai a parlare, con voce tremante, ma lui mi fermò immediatamente.

«Non farlo. Ti prego.» mormorò, con voce implorante. Mi faceva quasi più male vederlo così, supplicante, piuttosto che la paura di ciò che sarebbe successo in seguito. «Non respingermi. Non respingere questo

«Questo cosa?» domandai con un filo di voce, afferrando i suoi polsi, ma non per fargli allontanare le mani dal mio viso. Volevo solo sentirlo più vicino a me. Non rispose. «Non sappiamo nemmeno come definirlo, questo

Risi amaramente, nonostante ci fosse qualcosa nella mia gola che bloccasse il mio respiro.

«Qualsiasi cosa sia, è sbagliato. Lo sai anche tu.» continuai, aumentando la presa sui suoi polsi. Il mio cervello mi diceva di andarmene, ma il mio cuore e il mio corpo erano in completo disaccordo.

«Qualsiasi cosa sia, non voglio rinunciarci!» rispose lui, aprendo finalmente gli occhi per guardarmi in volto, staccando la fronte dalla mia per avere maggiore visuale. 

«Smettiamo di farci del male a vicenda.» scossi leggermente la testa, abbassando lo sguardo sul suo stomaco. Non riuscivo a confrontarlo. Averlo così vicino mi mandava in confusione. Sentire il suo respiro sulle mie labbra mi faceva perdere la ragione. Percepire ancora il suo tocco su di me, mi mandava in estasi. La pelle bruciava ancora, laddove aveva poggiato le sue labbra fino a pochi secondi prima. Dovevo allontanarmi da lui per ragionare con mente lucida. Il problema era che non volevo farlo.

«E come?» chiese, poggiando il suo palmo sulla mia gota per accarezzarmi dolcemente. Non riuscii a non abbandonarmi anche a quel tocco e spinsi il mio viso verso la sua mano. Era come se non ne avessi mai abbastanza. «In ogni caso, ci faremo del male.»  Mi morsi il labbro per impedire alle lacrime di uscire. «Tanto vale continuare a ferirci stando insieme, piuttosto che soffrire l'uno lontano dall'altra.» 

Sorrisi involontariamente, nel sentire quell'ultima frase.

«Mi hai appena chiesto di diventare la tua ragazza?» lo presi in giro, tornando ad alzare lo sguardo su di lui. Per un attimo i suoi occhi si spalancarono. Sapevo che non fosse quello il significato delle sue parole. Il suo "stare insieme" era una metafora con cui intendeva dire di non allontanarci l'uno dall'altro. «Sto scherzando.»

Gli rivolsi un lieve sorriso, sospirando. In un'altra dimensione, mi sarebbe piaciuto avere la possibilità di quantomeno prendere in considerazione un'idea del genere. Purtroppo, in quella vita non potevamo nemmeno permetterci di immaginare certe cose.

«No.» disse seriamente dopo un po', guardandomi dritto negli occhi.

Corrugai la fronte, perplessa.

«No?»

«Non scherzare.» sussurrò e alzai un sopracciglio. Gli sembrava forse il momento di riprendermi?

«Ma...»

«Diventa la mia ragazza.» lo vidi deglutire a fatica, quando il pomo d'Adamo si mosse su e giù estremamente lentamente. Io, dal mio canto, sgranai gli occhi. Di certo non mi aspettavo che dicesse quelle determinate parole.

«C-Che?» balbettai, alternando lo sguardo tra entrambi i suoi occhi. «Tu non scherzare!»

«Sono serissimo!»

Una risata amara fuoriuscì dalle mie labbra senza che io potessi impedirlo. Mi stava assolutamente prendendo in giro. Come poteva anche solo parlare seriamente di certe cose!

«Jungkook, ti rendi conto di quello che hai appena detto?» domandai attonita.

«Ti ho chiesto di diventare la mia ragazza.» rispose con decisione e io lo osservai come se gli fossero spuntate delle corna d'alce sulla testa.

«Sei completamente impazzito?» gracchiai, allontanandolo malamente da me e fissandolo inorridita.

«Se non vuoi basta dirlo.» mormorò lui, facendo qualche passo indietro, assumendo un'espressione addolorata in viso. Credeva che io lo stessi respingendo perché non volevo stare con lui.

«Non si tratta di volere o meno.» risposi velocemente, ancora incredula che stessimo avendo quel tipo di conversazione.

«E di cosa, allora?» alzò leggermente il tono di voce, facendomi sussultare lievemente.

«Cristo, Jungkook!» esclamai sconcertata. «Lo sai benissimo! Fai parte di questo mondo da molto tempo in più di me! Non possiamo semplicemente fare quello che ci pare e piace! Non ci è permesso!»

Il suo sguardo, improvvisamente, si ammorbidì quando comprese che il mio rifiuto non fosse dovuto ad una mia scelta personale. Banalmente, ci era impedito avere relazioni sentimentali con altre persone. Il suo corpo di mosse in avanti, andando ad appoggiare le sue mani sui miei fianchi, attirandomi leggermente a sé.

«Lo so.» mormorò, annuendo comprensivo. «Ma io non posso più stare lontano da te. Ho bisogno di saperti vicina. Anche se ciò significa doverci nascondere dal mondo intero.»

«Jungkook...» mormorai, ma alzò un palmo della mano per zittirmi.

«No, ascoltami.» sussurrò, tornando a posare le mani sul mio viso, avvicinandolo al suo in modo tale che i nostri nasi si sfiorassero. Chiusi gli occhi, inebriata da quel semplice tocco. «Io non so dirti esattamente cosa provo. So solo che ogni volta che ti vedo e ti stringo fra le mie braccia sento qualcosa di potentissimo dentro di me. È qualcosa che parte da qui.» gentilmente, afferrò una mia mano e se la portò contro il petto, sul lato del cuore. «E si espande in tutto il corpo. Non so cosa sia, so solo che è la prima volta che mi capita di provare qualcosa del genere e mi fa stare così bene da non volerci rinunciare, non a priori. Voglio ridere con te delle battute stupide di Jin-hyung! Voglio piangere insieme a te quando credo di essermi esibito male. Voglio essere al tuo fianco, ora che hai iniziato questo percorso nel mondo della musica. Voglio sostenerti nei momenti di sconforto, ma voglio anche riprenderti quando commetterai un errore. Voglio essere la persona da cui ti rifugi quando stai male. Ma, soprattutto, voglio vederti sorridere, Chaeng, e voglio anche essere la causa del tuo sorriso.»

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