Survivors || The 100

By iamintothestorms

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[SEQUEL DI ALIVE] • Alexis e i suoi amici sono scampati alla minaccia dei Terrestri. Ma riusciranno a vivere... More

Camp Jaha
Vera
I Want My Father Back
I've Found You
Leave or Die
Rebirth
I'll be strong for both
Funeral
Training
Tondc
Now We Fight
It Hurts
Magic Wood
Hachiko
Abyssum
Patrol
Azgeda
Fight Test
Mala tempora currunt
Lies
I'm sorry
You killed him
They think they can
Lincoln
What's the right thing?
Alie
Provocation
Emerson
Harper&Monty
The end of Alie pt.1
The end of Alie pt.2
SEQUELLL

Amos

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By iamintothestorms

Nel tragitto verso Polis, Alexis si lasciò trasportare dai suoi pensieri. Ma uno tra tutti spiccò sul resto: i suoi incubi. Iniziavano sempre in una foresta, e poi finivano in altro luogo. Sembrava sempre che qualcuno la stesse seguendo e le frasi erano sempre in latino.

Abyssus abyssum invocat.
Mala tempora currunt.
A fronte praecipitium, a tergo lupi.

Queste erano le frasi che fin ora i suoi sogni avevano deciso di mostrarle. Ma che collegamento potevano avere fra loro, oltre che l'oscurità?

L'abisso invoca l'abisso. Questa poteva significare qualsiasi cosa, ma forse andava interpretata semplicemente come la si leggeva. Il male porterà il male. Il bene porterà il bene. Quindi, se farai del male riceverai del male; se invece farai del bene riceverai del bene. Ma cosa poteva centrare con tutti loro? Forse voleva avvisarla sulle scelte che avrebbero preso da lì in avanti?

Corrono brutti tempi. Questa era facile da interpretare, visto la situazione in cui lei stessa era. Ma oltre a questo, anche la situazione generale non era delle migliori. Forse era solo un avviso che tutto questo potrebbero ancora peggiorare, o che potrebbe comunque prendere una piega sempre più oscura.

Un precipizio di fronte, dietro i lupi. Solitamente vorrebbe dire essere in pericolo in ogni verso. Perciò forse Alexis non si sbagliava, forse sia Pike che Azgeda erano una minaccia per Arcadia. Purtroppo però, suo padre non aveva la minima intenzione di ascoltarla e Pike sarebbe stato la loro rovina. Il suo sesto senso non si sbagliava mai. Oltretutto, anche i suoi sogni lo dicevano, dunque doveva esserci un motivo a tutto ciò. Doveva esserci per forza qualche collegamento tra una cosa e l'altra. Altrimenti, perché avere quegli incubi?

***

Quando arrivò a Polis, Amos l'accolse calorosamente. «Alex!» urlò, non appena la vide, correndole incontro con gioia ed entusiasmo.

L'abbracciò, ed Alexis fu alquanto stupita da quel gesto tanto improvviso ma non ci badò molto: avevano legato abbastanza durante il loro viaggio e la loro permanenza a Polis. «Che fai qui?» chiese quindi.

Alexis fece spallucce. «Niente. Lexa aveva detto che potevo tornare quando volevo, quindi eccomi qua.» mentì lei.

Amos le arrivò una leggera gomitata, con un sorrisetto tanto provocatorio quanto beffardo stampato in volto. «Non dirmi che ti mancavo, eh?» la canzonò quindi lui. Alexis, con la sua solita finezza, gli arrivò un pugno dritto in pancia. Il ragazzo si piegò in due, tenendosi l'addome con le braccia.

«Così impari a dire un'altra cosa del genere.» l'ammonì lei, mentre Amos alzava un braccio facendole il segno dell'"okay" con le dita, in segno di comprensione.

Tutt'un tratto poi, delle braccia andarono a circondare le spalle di Alexis. «Trattalo bene, povero Amos.» ridacchiò lo sconosciuto. Tuttavia Alexis capì subito di chi si trattava: avrebbe riconosciuto quell'irritante voce ovunque.

«Ciao anche a te, Roan.» disse, mentre l'uomo le scompigliava i capelli in modo scherzoso. Alexis borbottò qualcosa d'incomprensibile, andando a sistemarseli. Nel frattempo Roan interagiva col fedele compagno di Alexis, sotto lo sguardo guardingo di Amos.

«Ci vediamo più tardi, Alex.» dichiarò quindi Amos, salutando anche Roan con malavoglia e uscendosene di scena. Alexis non capì il motivo per cui Amos se n'era andato così di fretta, solo dopo l'arrivo di Roan.

«Che cos'ha contro di te?» domandò quindi Alexis, inarcando le sopracciglia. Roan diede l'ultima carezza ad Hachiko tutto felice, per poi alzarsi e tramutare la sua espressione da divertita a severa.

«Molti hanno qualcosa contro di me. Questione di abitudine.» confessò infine Roan, lasciando quel senso di mistero che attrae sempre i più curiosi. Alexis decise di non fare più domande a riguardo, capendo che era un argomento alquanto toccante per Roan e oltretutto l'uomo non la lasciò nemmeno parlare, prendendo in pugno lui la conversazione.

«So che non sei qui solo perché Lexa te l'ha detto. Cos'è che non va?» le chiese tranquillamente Roan, mentre i due — accompagnati dal lupo — prendevano a passeggiare per le vie del mercato cittadino.

Alexis rimase in silenzio per qualche secondo, non sapendo se dirgli la verità o meno. D'altronde, non era la sua persona preferita. Ma alla fine che cosa ci perdeva a confessarsi con lui? Roan non era la persona che andava a spifferare in giro gli affari altrui, questo lo percepiva chiaramente Alexis. Anche se la sua aura non era così definita, era un misto tra l'oscurità e la luce, e Alexis non riusciva a decifrarla fino in fondo. Tuttavia, in fondo, non aveva nulla da perdere ed andò a liberarsi con Roan di quel peso che tanto la opprimeva.

Gli spiegò ciò che era successo con Bellamy, cercando di tralasciare i dettagli poiché non avevano tempo in eterno e non gliele avrebbe comunque detti. Quindi andò dritta al punto, raccontandogli solo il succo di tutto, ma Roan afferrò bene la situazione in cui si trovava Alexis.

«Avete sbagliato entrambi.» a quell'affermazione Alexis stava per controbattere, ma Roan non la lasciò intervenire. «E tu dovresti smetterla di scappare dai problemi. — le schioccò un dito sulla fronte, come per ammonirla — So che sei una ragazza forte, ma a quanto pare davanti ai sentimenti ti chiudi a riccio. Ricordati: è solo la paura che inquina ed uccide i sentimenti.»

«Mh..» Alexis rifletteva sulle parole di Roan, cercando di trovarci un senso; cercando di trovarci una risposta. Ma c'era veramente una sola risposta a tutto?

«Ora devo andare. Un duello mi aspetta.» e, com'era arrivato di colpo, Roan se n'era anche andato, lasciando Alexis con una nuova questione irrisolta: quale duello lo stava aspettando?

Portò le mani sui fianchi, sbuffando e dando uno sguardo al suo fedele compagno, che piegò leggermente il capo, emettendo una specie di mugolio. «Non guardarmi così.» sbottò la padrona, sapendo benissimo che il lupo puntava ad una sola cosa: il banco di carne poco più in là.

Hachiko però insistette, ma non servì Alexis per dargli la carne. Fu invece Amos ad apparire dal nulla e porgergli quel prezioso ben di Dio. «Te ne ho dato il permesso?» ringhiò Alexis, provocando però solamente una risata nel ragazzo.

«Qualche volta se la merita anche lui dai.» confessò Amos, andando ad accarezzare amichevolmente il lupo che, come per riconoscenza, andò a leccargli la mano. «Buono, buono.» gli sorrise lui.

Alexis guardava la scena irritata ma al tempo stesso felice, iniziando a capire che forse erano le piccole cose come quelle di cui doveva tenere più conto. «Cos'è questo duello che deve fare Roan?» gli chiese poi, curiosa di sapere di cosa stava parlando l'uomo poco prima. Amos si alzò, facendosi improvvisamente serio e prendendo a camminare. Sia il lupo che la ragazza lo seguirono.

«È un duello fino alla morte tra la Nazione del Ghiaccio e la Comandante. La Regina del Ghiaccio, Nia, l'ha voluto. Diciamo che si può chiamare un colpo di stato. Per Nia però duellerà suo figlio, Roan. Mentre per la Comandante.. Beh.. La Comandante stessa.» confessò infine Amos, sembrando sempre più severo.

«Lexa?! E Roan?!» esclamò Alexis, non avendo mai pensato ad una eventualità del genere. Amos annuì con un gesto del capo, senza però proferire parola. «E dove si sta svolgendo?» domandò ancora lei.

Amos sospirò pesantemente. «Continua per questa via, ci arriverai da sola, io devo partire.» ammise lui tristemente. Alexis corrugò la fronte, non capendo cosa volesse dire. «Faccio parte dell'esercito di Indra e quindi andrò a proteggere il tuo popolo da Azgeda. Ci vediamo quando torni.» si spiegò meglio lui, parendo però sempre più malinconico.

«Ah... — Alexis abbassò lo sguardo, giocando con la terra sotto ai suoi piedi — Ci vediamo quando torni.» alzò poi di nuovo lo sguardo, sorridendo al ragazzo. Quest'ultimo ricambiò, ma non poté far a meno di abbracciare calorosamente l'amica. Si conoscevano da poco, ma lui già le voleva bene.

«Ci rivedremo.» disse lui.

«Ci rivedremo.» rispose lei.

***

Alexis percorse quindi tutta quella via fino alla fine, ma purtroppo arrivò quando il duello era ormai terminato. Clarke le spiegò che al posto di uccidere Roan, Lexa aveva ucciso la Regina del Ghiaccio e con quest'atto aveva portato giustizia agli Skaikru, senza dover uccidere alcun innocente. Perciò, il giorno dopo avrebbero marciato verso Arcadia col corpo di Nia, la ormai defunta Regina del Ghiaccio.

Alexis spiegò in breve e con malavoglia il motivo per cui si trovava lì a Polis a Clarke, e si rifiutò di tornare con loro. Le avrebbe aspettate lì e così fece.

Purtroppo per lei, Roan non l'avrebbe però lasciata rimanere a Polis: senza la Comandante era in pericolo. Non teneva così tanto a lei, tuttavia non voleva vedere un'innocente morire per niente.

«Alexis kom Skaikru.» la richiamò lui, andando a sedersi vicino a lei su di un muretto. «Lexa e Clarke sono partite stamattina. Puoi ancora sempre raggiungerle. Magari puoi anche risolvere con Bell..» ma Alexis non lo lasciò finire, lanciandogli un'occhiataccia da brividi. Roan capì quindi di dover cambiare soggetto. «Beh, in ogni caso non c'è motivo per cui tu debba rimanere. Questo non è posto per degli Skaikru.» Roan cercò di convincerla in qualsiasi modo, ma non c'era verso di farla ragionare. Alexis aveva ormai fatto la sua scelta, e non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo. Perciò, avendo ormai provato di tutto a parole, decise di puntare sui fatti: la sfidò a duello, corpo a corpo. Se vinceva lui lei andava ad Arcadia, se vinceva lei lui le avrebbe dovuto un favore. Era l'unico modo che avrebbe avuto per convincerla ad andarsene.

Trovarono una zona della città abbastanza isolata, dove avrebbero potuto combattere con tranquillità. Si misero quindi uno di fronte all'altra, mentre il lupo si sedette in disparte ad osservare. Nessuno dei due osava attaccare, aspettando entrambi la mossa dell'altro. Dopo qualche minuto, ormai spazientita, Alexis decise di andare a sferrargli un pugno in piena faccia. Roan però, agilmente, gli prese la mano e gliela girò in un colpo solo, facendo completamente ruotare il corpo della ragazza. «Troppo avventata.» commentò.

Purtroppo per lui, Alexis aveva appena iniziato ad essere avventata. Sfruttando quindi quella posizione, andò a dargli una gomitata nello stomaco, che lo fece piegare in due dal lancinante dolore: ora era Alexis ad avere il comando della situazione. Tuttavia, anche Roan aveva appena iniziato a fare sul serio.

Lei andò dritta ad arrivargli un calcio nel ventre, ma questo la bloccò all'istante. Le prese la gamba, gliela storse e la buttò a terra in un solo colpo. «Non ci andrò piano solo perché sei una ragazza.» ammise Roan, mentre Alexis si rialzava, pulendosi il labbro dal leggero rivolo di sangue che le stava uscendo.

«Non ho mai detto di andarci piano.» rispose prontamente lei, ripartendo all'attacco. Roan gli parò quasi tutti i suoi calci e pugni, ma ricevette qualche colpo anche lui. E proprio quando andò lui ad attaccarla, fu lei a sorprenderlo: gli bloccò il pugno, arrivandogli velocemente un calcio negli stinchi. Roan stava quasi per cadere, ma si fece forza — non volendo assolutamente perdere la scommessa e doverle un favore — e nonostante il dolore andò a prendere entrambe le braccia della ragazza, bloccandogliele dietro alla schiena. Subito dopo le fece cedere entrambe le ginocchia, mandandola a terra.

«Ho vinto.» ammise infine lui, ma per Alexis il combattimento non era ancora terminato: non si sarebbe arresa così facilmente. Riuscì a liberare un braccio per scagliargli l'ennesimo pugno, ma purtroppo Roan la bloccò subito. «Te l'ho detto.. Sei troppo impulsiva.» Alexis roteò gli occhi, mentre Roan le lasciava le braccia.

«Ora vai.» Roan si ripulì un rivolo di sangue, indicandole le strada del ritorno con l'altro braccio. Alexis sbuffò, ma fece come le era stato detto: una scommessa era pur sempre una scommessa.

Prese il suo cavallo, che avevano già fatto preparare prima dello scontro, e si diresse verso Arcadia insieme al suo fedele compagno di viaggi Hachiko.

***

Stava quasi per arrivare a destinazione, quando in lontananza avvertì uno strano odore di morte. Decise quindi di scendere da cavallo, continuando a piedi. Anche Hachiko aveva sentito lo stesso odore, e non solo: entrambi avevano una brutta sensazione.

Man mano che si avvicinavano, l'odore si faceva sempre più intenso e insopportabile. C'era qualcosa che non andava e, sconvolgendo tutte le aspettative di Alexis di trovarsi un semplice animale morto o qualcosa del genere, lei e Hachiko si ritrovarono di fronte ad un enorme distesa di cadaveri. «Cosa diavolo...» i suoi occhi si spalancarono, le lacrime presero a rigarle il volto imperterrite e il suo sguardo si spostava da un cadavere all'altro.

Tra tutti quei corpi inermi e ormai in un posto migliore, stava cercandone uno soltanto e purtroppo lo trovò. Amos era lì, la bocca schiusa e gli occhi leggermente aperti. Non appena lo vide, scavalcò tutti i cadaveri che si trovava davanti in men che non si dica e lo raggiunse a corse. Il lupo le andò dietro, come preoccupato di lasciarla da sola. Lo prese tra le sue braccia, andando a constatare che fosse veramente morto. E purtroppo, lo era. Andò ad accarezzargli una guancia, mentre le lacrime continuavano a rigarle il suo volto. «Cosa diavolo ti è successo..» pronunciando quelle parole fece scivolare pian piano la sua mano sulla ferita di Amos, e notò che quella era una lesione da arma da fuoco: erano stati gli Skaikru ad averlo ucciso. Ci mise un attimo per assimilare il tutto, ma alla fine comprese che era stato proprio il suo popolo a fare questo ai Trikru. Come diavolo si erano permessi? Loro erano venuti solo ed esclusivamente per aiutarli, nient'altro.

Lasciò poi delicatamente il corpo di Amos a terra, ma nel farlo si accorse di qualcosa all'interno della sua tasca. Era una piccola busta. La girò tra le mani, notando che su di essa v'era scritto "Per Alexis". Deglutì amaramente, estraendo il contenuto della busta: un braccialetto di fili, fine e delicato, probabilmente un qualcosa di tradizionale del villaggio di Amos. Ma lei non avrebbe mai potuto saperlo. E perché? Perché la sua gente l'aveva ucciso.

Si alzò in piedi, di fronte a quella distesa infinita di cadaveri. Strinse nella sua mano sinistra il bracciale, mentre osservava il macabro spettacolo che si trovava di fronte con occhi amari, tristi ma al tempo stesso pieni di ira. «*Ai na baman yu.» dichiarò infine, mentre la rabbia verso chiunque avesse compiuto questo massacro prendeva a ribollire nel suo sangue.

*Ti vendicherò.

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