Survivors || The 100

iamintothestorms tarafından

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[SEQUEL DI ALIVE] • Alexis e i suoi amici sono scampati alla minaccia dei Terrestri. Ma riusciranno a vivere... Daha Fazla

Camp Jaha
Vera
I Want My Father Back
I've Found You
Leave or Die
Rebirth
I'll be strong for both
Funeral
Training
Tondc
Now We Fight
It Hurts
Magic Wood
Hachiko
Abyssum
Patrol
Azgeda
Fight Test
Lies
Amos
I'm sorry
You killed him
They think they can
Lincoln
What's the right thing?
Alie
Provocation
Emerson
Harper&Monty
The end of Alie pt.1
The end of Alie pt.2
SEQUELLL

Mala tempora currunt

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iamintothestorms tarafından

«Posso parlarle con Alexis quindi?!» Clarke iniziava ad infastidirsi sempre di più, sia perché di fronte a lei vi era Lexa sia perché quest'ultima non le permetteva di vedere l'unica ragazza del suo popolo presente a Polis.

Lexa sospirò pesantemente, mentre ripensava a come far ragionare Clarke: le aveva offerto di entrare a far parte della sua coalizione come tredicesimo clan, spiegandole bene le ragioni, ma Clarke non voleva proprio starla a sentire. Decise quindi di accontentarla almeno nel vedere Alexis, magari lei l'avrebbe convinta, ma dubitava. Aveva già capito com'era quella ragazza: fredda e chiusa in se stessa, se poteva farne a meno, se ne stava tranquillamente fuori da certe questioni.

Richiamò quindi le guardie al di fuori dalla porta, ordinandogli di portare Wanheda da Alexis. Clarke tirò un sospiro di sollievo, grata che alla fine Lexa avesse accettato di lasciarla andare.

***

«Alexis!» quando la diretta interessata avvertì il suo nome esclamato in quel modo e con quel preciso accento e tono, un brivido le percorse la schiena: odiava quella voce più di qualsiasi altra cosa. Ma doveva aspettarselo che prima o poi sarebbe arrivata anche lei.

E senza nemmeno accorgersene, si ritrovò stretta tra le braccia di Clarke. Inizialmente non ricambiò quel gesto, ma poco dopo si lasciò andare e accettò l'affetto della ragazza di cui solamente la presenza le provocava un fastidio interiore inimmaginabile.

«La grande Wanheda.» la canzonò quindi, portando le mani verso l'alto teatralmente. Clarke roteò gli occhi, prendendola per le spalle e tenendola ferma.

«Abbiamo cose ben più importanti ora. Ovvero, come uscire da qui.» dichiarò Clarke, sotto lo sguardo divertito di Alexis: sinceramente non le importava granché di andarsene.

«Perché invece non te ne stai buona e calma nella tua stanza, in attesa del summit?» le suggerì quindi, ma lo sguardo furioso di Clarke le fece capire che quella era una pessima idea. «Okay, forse no.. Allora perché non te ne stai arrabbiata nella tua stanza per due giorni?» Alexis cercava di buttarla sul ridere, deridendo un po' l'altra, tuttavia la reazione di Clarke fu ancora più brutta di quanto si aspettasse.

«È inutile parlare con te!» sbottò, uscendo dalla porta e sbattendola violentemente dietro di sé. Alexis fece spallucce, mentre tornava a distendersi sul proprio amato letto: perché Clarke non poteva starsene tranquilla per una buona volta?

***

Stavolta stava camminando, ma avvertiva comunque una presenza alle sue spalle. La foresta era simile a quella dell'ultimo incubo, ma quella volta incuteva ancora più terrore. Il silenzio che l'avvolgeva nel buio della notte la rendeva sempre più tenebrosa di quanto fosse già, e il velo di nebbia che la copriva la rendeva una peretta ambientazione per un film horror.

Le sue gambe si muovevano da sole, senza che lei potesse controllarle: come sempre loro sapevano già come procedere all'interno dell'incubo. Si voltò una sola volta indietro, ma fu lo sbaglio più grande che avesse mai commesso durante quei sogni. Quando si rivoltò, un enorme mostro le si presentava davanti. Era solo un'ombra, perciò non poteva capire cosa fosse esattamente, tuttavia incuteva un timore mai percepito prima dalla ragazza.

Alexis prese quindi a correre il più velocemente possibile, ma l'ombra non la seguì. Anzi, rimase ferma a guardarla da lontano finché non sparì all'interno della foresta. E anche se quel mostro non la inseguì, Alexis non riusciva a fermarsi. Cercava in tutti i modi di arrestare la sua corsa, ma purtroppo le sue gambe non obbedivano ai comandi. Era come se qualcosa di più grande di lei le stesse dando degli ordini, senza che lei ne fosse a conoscenza.

Tutt'un tratto però, inciampò su un arbusto e ricadde nel solito abisso oscuro e profondo. Tuttavia, stavolta, alla fine di quest'abisso non c'era una grotta, anzi, era un luogo che Alexis conosceva molto bene: Arcadia.

Avanzò quindi all'interno di Arcadia con fare lento e guardingo, in attesa del prossimo colpo da parte dell'incubo. E non dovette attendere molto. Su di una delle pareti del campo, una scritta rossa spiccava su tutto il resto: Mala tempora currunt. «Corrono brutti tempi...» Alexis fece passare il dito su quella scritta, traducendo la frase che v'era incisa. Ma quando avvertì il liquido essere caldo, capì che quello non era semplice inchiostro o vernice.. Era sangue.

Indietreggiò quindi di qualche osso —sempre più spaventata e inorridita dalla scena che le si presentava davanti —, si voltò dall'altra parte e di nuovo v'era un'altra scritta fatta con del sangue: a fronte praecipitium, a tergo lupi. «Un precipizio di fronte, dietro i lupi...» ripeté tra sé e sé, stupendosi anche di se stessa, poiché lei non sapeva così bene il latino. Non aveva idea di come aveva fatto a tradurla con così tanta facilità. E quell'incubo iniziava a farle fin troppa paura, mentre la schiacciava all'interno di quelle mura. Le lacrime iniziarono a rigarle il viso, e all'improvviso si risvegliò nel suo letto.

Hachiko era sdraiato accanto a lei, calmo e tranquillo: questo voleva dire che perlomeno l'incubo non si era fatto sentire anche al di fuori. Andò poi a tastarsi le guance, constatando che però stava veramente piangendo. «Devo capire cosa vogliono dire..» s'impose, per poi tornare a letto.

***

Per i successivi due giorni, non incontrò più Clarke ma venne a sapere che aveva deciso di accettare la coalizione della Comandante. Alexis se ne chiedeva il motivo, visto che era sempre stata così ostile nei suoi confronti. Ma alla fine, sapeva che era la cosa migliore che Clarke avesse fatto fin ora perciò non se ne lamentava per nulla. Se ora entravano a far parte della coalizione, avrebbero avuto l'appoggio della Comandante e soprattutto la sua protezione.

Anche se, ahimè, Lexa non avrebbe potuto proteggerli per sempre: se gli altri Clan non li avrebbero accettati presto, si sarebbero rivoltati contro la Comandante e avrebbero massacrato sia gli Skaikru che Lexa stessa. D'altronde, nemmeno lei poteva far nulla di fronte a dodici Clan riuniti.

«Sei pronta per il summit?» come faceva ormai ogni mattina, Roan fece irruzione nella stanza di Alexis con la stessa finezza di una balenottera azzurra.

Alexis sobbalzò leggermente, spaventata dall'improvviso arrivo di Roan. «Fallo di nuovo e non finirai bene. In ogni caso, più pronta di cos..» tuttavia Roan non la lasciò finire, scoppiando in una sonora risata.

«Lexa non ti lascerà venire con quei vestiti. Ha fatto preparare anche Clarke.. Non è una cerimonia qualunque tesoro.» le spiegò Roan, e subito dopo fecero irruzione nella stanza tre donne con in mano diversi vestiti e gioielli.

«Lexa ci ha mandato per prepararla al summit.» confessò una delle tre, mentre poggiava i vestiti sul letto. Alexis le guardò confusa e alquanto infastidita, mentre Roan la guardava con altezzosità e divertimento, sapendo di aver ragione come sempre.

«Vi lascio sole, signore.» Roan fece un piccolo inchino, uscendo dalla porta con fare educato. Le donne lo ringraziarono, mentre presero a preparare la ragazza per il summit, anche contro la sua stessa volontà.

***

Gli abiti che indossavano Clarke e Alexis erano molto diversi tra loro, l'uno l'opposto dell'altro: Alexis indossava un vestito che le ricadeva morbido sui fianchi, mentre la gonna di Clarke era molto più stretta. Entrambe le gonne però — sul davanti — erano corte, non arrivavano fino ai piedi.

Si vedeva che erano vestiti tipicamente tribali, com'era la cultura dei Terrestri. Alexis accompagnò nella sala del trono Clarke, mentre una Terrestre cantava una canzone nella propria lingua madre. Alexis le lasciò poi il braccio, lasciando che Clarke avanzasse verso Lexa e lei invece andasse vicino a suo padre e Abby.

Quando si posizionò in parte a Marcus, questo subito andò a stringerle la mano, sussurrandole un: «Sei bellissima.». Nonostante Alexis odiasse certe smancerie, stavolta fu grata di sentire quelle parole da parte del padre e i due si scambiarono un dolce sorriso.

«Salute, guerrieri dei 12 clan.» esordì Lexa, dall'alto del suo altare.

«Salute, Comandante del Sangue.» dissero in coro loro, piegandosi di fronte alla loro tanto devota Comandante.

«Alzatevi. Diamo il benvenuto al Popolo Del Cielo, in spirito di amicizia ed armonia. E salutiamo anche Clarke kom Skaikru, legittima Wanheda, uccisore di Mount Weather. Lo scopo di questo Summit è mutato. Non siamo qui per negoziare un trattato con il Popolo del Cielo, ma piuttosto per accoglierli nella nostra coalizione. — diversi commenti si alzarono dalla folla, ma furono subito zittiti dal continuo discorso della Comandante — Come simbolo di questa unione, il capo del Popolo del Cielo porterà il nostro marchio.» ammise infine. Marcus e Abby si scambiarono un'occhiata, ed Abby seppe fin da subito chi fosse il più adatto per quel ruolo. Quindi, gli concesse l'onore.

«Porgi il braccio.» gli disse Lexa, mentre dietro di lui un Terrestre preparava il sigillo da marchiargli sulla pelle. Quando il ferro caldo entrò in contatto con la pelle di Marcus, quest'ultimo dovette reprimere un gemito.

Tutt'un tratto però, Bellamy, Octavia e Pike — capo della Stazione Agricola, che era stata ritrovata qualche giorno prima —, fecero irruzione all'interno della sala armati. «Il summit è una trappola. Dobbiamo uscire da qui.» dichiarò Bellamy, fermamente convinto delle sue parole.

«Che sta succedendo?» Clarke si rivolse a Lexa, confusa. Ma Lexa era forse quella più disorientata lì dentro.

«Non lo so.» disse quindi.

«È la Nazione del Ghiaccio.» confessò dunque Bellamy, spiazzando chiunque in quella stanza.

«Questa accusa è un oltraggio. Non siamo stati noi ad interrompere il summit con le armi, infrangendo la legge. Sono stati gli Skaikru.» Ivon — il rappresentante della Nazione del Ghiaccio — si fece avanti, andando subito sulla difensiva. Ma c'era qualcosa che puzzava ad Alexis: sotto quella sua apparente innocenza si nascondeva qualcos'altro; sembrava quasi che tutto ciò stesse divertente Ivon, o almeno era quello che Alexis percepiva. E di solito non si sbagliava mai.

«Noi diciamo la verità. Due guardie che hai lasciato indietro sono già morte. Dobbiamo andarcene subito.» intervenne quindi Pike. Alexis volse lo sguardo verso quell'uomo, percependo la stessa aura maligna che percepiva in Ivon. Eppure, in teoria Pike doveva essere dalla loro parte.

«Come avete avuto queste informazioni?» chiese quindi Lexa, volendo far luce in tutto ciò. Bellamy si guardò alle spalle, ma mancava qualcuno all'appello, proprio quel qualcuno che gli aveva dato le informazioni: Echo. Una ragazza di Azgeda, ma di cui Bellamy si fidava. Eppure, ora era sparita.

Tutti erano in attesa di una risposta da parte di Bellamy e i suoi, ma non fu da loro che la ricevettero. Raven parlò alla radio. «Bellamy.. Rispondi... Hanno attaccato Mount Weather..» la sua voce era spezzata, come se fosse sul punto di piangere.

Alexis fece qualche passo avanti, allarmata da ciò che poteva essere successo. «Di cosa stai parlando?» le domandò quindi Bellamy.

«É finita. Sono tutti morti. Sinclair e io siamo gli unici sopravvissuti. Mi dispiace...» e in effetti, Raven scoppiò a piangere subito dopo questa dichiarazione. Chiunque altro invece ne rimase sconvolto, a parte la Nazione del Ghiaccio. I presentimenti di Alexis non erano sbagliati.

«Non avreste dovuto portare la vostra gente a Mount Weather. La Nazione del Ghiaccio ha fatto ciò che Lexa non ha avuto il coraggio di fare.» ammise quindi Ivon, rivelando quel suo sorriso beffardo e maligno che fino a pochi secondi fa nascondeva.

«Questo è un atto di guerra. Arrestate la delegazione del ghiaccio. Compreso il suo principe.» esordì quindi Lexa, mentre le guardie portavano via tutti quelli che appartenevano ad Azgeda.

Quando Roan incrociò lo sguardo di Alexis, quest'ultima avvertì un senso d'ingenua innocenza da parte sua, come se lui fosse stato contrario a tutto ciò.

Dopo tutto quest'immenso casino, Alexis tornò a casa con gli altri, ma Clarke dovette rimanere come ambasciatrice, nonostante Bellamy si opponesse.

Okumaya devam et

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