Trilogia con Sergio Ramos

By Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... More

Capitolo 1.01
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Capitolo 1.03
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Capitolo 1.06
Capitolo 1.07
Capitolo 1.08
Capitolo 1.09
Capitolo 1.10
Capitolo 1.11
Capitolo 1.12
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Capitolo 1.21
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Capitolo 3.01
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Capitolo 3.34
Capitolo 3.35
Capitolo 3.36
Capitolo 3.37
Capitolo 3.38
Capitolo 3.39
Capitolo 3.40 - ULTIMO

Capitolo 3.28

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By Corneliahale94

"Non ci posso credere!! Non ci posso credere!!" esclamava Victoria nervosa, camminando da una parte all'altra della casa.

Ines, arrivata a Madrid per qualche giorno, era seduta sul letto in camera sua e cercava di calmare l'amica furente. Di fronte a lei, tra i cuscini, le maledette carte del divorzio..... non firmate.

Sergio le aveva rimesso nella busta delle lettere le carte intonse, così come le aveva ricevute: senza firmarle.

Lo shock era così grande che Victoria aveva perso la pazienza non appena Ines aveva varco la soglia di casa sua - approfittando del fatto che i bambini fossero tutti al parco con la mamma di Victoria e quella di Ines.

"E dai calmati! Pensa al perché l'ha fatto! Non penso si sia dimenticato di firmarle!"

"Non mi interessa perché non l'ha fatto!! Io voglio quella firma!" esclamò gesticolando "Dopo tutto quello che abbiamo passato, ancora si permette di fare questi scherzi!?"

"Dopo tutto quello che tra di voi in questi mesi non se l'è sentita di firmarli. Ha voluto lasciare una finestra aperta...nella speranza che.."

"Nella speranza che niente!!" la interruppe la ragazza "Non mi interessa a che gioco vuole giocare, io sono stanca di corrergli dietro! Ti ricordo, visto che lo difendi sempre, che è lui che ha causato tutto quanto! E così ha...negato ogni speranza di divorziare e di mettere fine a tutta questa sofferenza!"

Ines corrugò la fronte. "Ma tu davvero pensi che divorziando legalmente, tu possa smettere di soffrire!? Non è che l'inizio se divorzi mia cara!" sospirò la cugina, sincera.

Victoria si arrestò. In cuor suo avvertiva un fondo di verità nelle parole dell'amica.

"Non è vero. Ormai il passato è passato. Io non torno mai indietro, lui mi ha tradito e io mi separo da lui. E' già tanto che gli permetto di vedere i miei figli dopo quello che ha fatto!" esclamò nervosa.

"Victoria, calmati che ti parte un embolo!!" esclamò Ines alzandosi e fermando la cugina dalla sua corsa frenetica per le spalle. Victoria si fermò, col fiatone, nervosa come una tigre in gabbia.

"Sai cosa faccio adesso!?!?" fece socchiudendo gli occhi.

"Oh no" disse Ines, conoscendo bene quella faccia da piano malefico.

"Oh sì" fece lei convinta, aprì l'armadio prese la giacca e la sciarpa e indossò le scarpe. "Sai dove vado ora?! A casa di Sua Maestà Faccio come mi pare e gliele faccio firmare con il sangue!!" esclamò.

Ines cercò di fermarla aggrappandosi a lei. "Victoria!! Peggiori solo le cose! Ragiona!"

Victoria si liberò rapidamente della presa, senza sentire ragioni. Aprì la porta.

"Se torna mia madre dille che sono uscita a comprare qualcosa!" e richiuse la porta dietro di sé senza diritto di replica.

Ines si abbandonò sul divano lì vicino, sbuffando. Era la fine. Un'altra catastrofe, tanto per cambiare.

La Seat Leòn nera di Victoria, inchiodò rapidamente di fronte al cancello scuro di casa di Sergio.

Nessuno poteva immaginare la rabbia e il fastidio che aveva provato per quel gesto a sorpresa che aveva fatto il marito. Arrivò brandendo i documenti in mano fino al cancello, che stranamente risultava aperto. Lo spinse, quasi buttandolo giù e arrivò di fronte alla porta di casa. Nessun effetto particolare, ben diverso dalle ultime volte in cui c'era stata. Suonò insistentemente finché non fu lo stesso Sergio ad aprire sorpreso di trovarsela lì davanti.

"Che ci fai qui?" chiese, apparentemente impassibile.

Victoria lo spinse a lato, entrando come una furia.

"No ma entra pure eh!!!" protestò Sergio chiudendo la porta con un calcio. "Posso sapere che fai qui?!" domandò ancora.

"Posso sapere a che cavolo di gioco stai giocando?!" esclamò Victoria senza nemmeno ascoltarlo.

Si spostarono in salotto, quello stesso salotto dove tre settimane prima era successo ben altro che una lite furiosa come quella che si prospettava in quel momento.

"Scusami!?" domandò incredulo Sergio.

Victoria lanciò sul tavolo lì vicino le carte del divorzio, Sergio le guardò.

"Lo sapevo che avevi qualcosa da ridire"

"Beh direi!!!" esclamò "Perchè non sono firmate?! Spero vivamente per te che tu ti sia dimenticato!! Ora ti do l'opportunità di firmare le carte, fallo!" esclamò convinta.

Sergio alzò gli occhi verso Victoria e incrociò le braccia al petto. "No." disse, categorico.

Victoria dovette contare fino a dieci per non saltargli alla giugulare e strangolarlo. Conosceva quel modo di fare di Sergio, era lo stesso che aveva ereditato Andrés quando non voleva fare qualcosa. Se a quel modo di fare scontroso e prepotente si aggiungeva la testardaggine e l'orgoglio nel DNA dei Ramos, il risultato era a dir poco esplosivo.

"Sergio...Ramos...Garcìa...." fece a bassa voce per non esplodere da un momento all'altro "Firma...quelle...carte...."

"No." ripeté lui, con un mezzo sorriso strafottente.

Victoria si morse un labbro, avvicinandosi di qualche passo. Sembrava essere cambiato dall'ultima volta, sembrava aver indossato una maschera che non era da lui, sembrava essere più strafottente e meno...Sergio. Si ricordò in quel momento, il primo momento in cui si erano incontrati quell'irriverenza e scontrosità che aveva dimostrato mentre sondava il terreno intorno a Victoria, appena conosciuta.

"Perché?" domandò, calmando il tono di voce. "Almeno spiegamelo."

"Perché non è una cosa che voglio fare. Semplicemente. E io non la faccio."

"Mi sembra di sentire tuo figlio."

Sergio fece un mezzo sorriso. "E' la verità. Io non firmo perché non voglio."

"Ma io sì."

"Non hai diritto di dirmi cosa devo fare e non fare."

"Hai ragione" fece lei nervosa provando a mantenere la calma ugualmente per non cedere alle sue provocazioni. "Non posso dirti cosa devo fare ma...è una mia decisione e tu devi rispettarla."

"E invece no." ripeté ancora, mordendosi un labbro.

Victoria avrebbe voluto prenderlo a calci facendogli fare il giro di tutta Madrid, quel suo atteggiamento gli dava ancora più fastidio del fatto che non avesse firmato quei maledetti documenti.

Trasse un respiro, per calmarsi. "Ti do tre giorni..."

"Ah ah, le minacce...non sono ammesse."

"Sì invece. Evidentemente con te funziona solo così da un po' di tempo a questa parte!!" fece guardandolo negli occhi, avvicinandosi sempre di più.

In quel momento Sergio si avvicinò ulteriormente, rimanendo a un centimetro esatto dalle sue labbra. Victoria in quel momento notò come, dopo quella sera a Capodanno in cui anche l'ultimo filo di speranza si era spezzato definitivamente, le cose non erano cambiate solo per lei ma anche per lui.

"Io fossi in te proverei a chiedermelo con più gentilezza" disse, allargando un sorriso "Non mi sembra che l'ultima volta che sei venuta qui dentro hai usato le minacce....eppure ciò che volevi l'hai ottenuto." fece, allusivo.

Victoria capì esattamente in quel momento a che gioco stesse giocando: la stava provocando, e ferendo soprattutto, come lei aveva ferito lui mesi prima.

"Non ti do la soddisfazione di ferirmi Sergio. Non più di quanto abbia fatto tu. Anche perchè è impossibile." fece, a bassa voce.

Sergio rimase con gli occhi fissi nei suoi, inchiodati come spine alla pelle. Victoria li poteva sentire, fino infondo all'anima.

"Io non ti sto ferendo. Sto solo ricordando fatti realmente accaduti. Sei talmente sicura di questo divorzio, che alla prima occasione sei venuta a letto con me di nuovo."

Victoria sentì lo stomaco annodarsi. Non avrebbe resistito tanto.

"Tu non...."

"Non cosa?" fece di nuovo lui, con voce neutra "Non posso ricordarti cos'è successo? Beh invece posso perchè è successo. Che tu lo voglia o no, è successo. Vuoi quei maledetti documenti firmati? Prendi una penna e firmali per me. Divorzia da te stessa, perché da me non lo farai mai. La mia firma la sai fare, avanti..la penna è sopra il tavolo."

Victoria girò gli occhi verso il tavolo, fissò una penna ferma lì vicino. Non poteva. Non riusciva. Sergio riusciva ad annullare ogni santa volta ogni suo sforzo, di qualunque tipo.

Strinse la borsa al braccio, lo guardò di nuovo negli occhi.

"Lo stai solo facendo di proposito. Vuoi che io senta quello che hai sentito tu? Ebbene, non hai la minima idea di cosa io abbia sentito in questi mesi."

"Oh, hai sofferto così tanto che ti scopi un altro?" domandò lui, pungente.

"Io almeno ho aspettato di separarmi da te per farlo. Tu invece lo hai fatto mentre io ero a Londra ed ero ancora sposata con me."

"Hai scelto lui perché hai paura di cosa potresti provare tornando con me." confessò, e icosì, Victoria sentì, sotto la spessa coltre di orgoglio e rabbia che provava Sergio in quel momento, tutto il dolore che aveva provato quella sera quando lei gli aveva dato le spalle chiudendo definitivamente la porta in faccia alla loro storia.

"Io non ho paura proprio di un bel niente. Non vuoi firmare le carte? Bene. A me non cambia niente" si arrese indietreggiando di qualche centimetro, non riuscendo più a sopportare tale vicinanza "Io per te non firmo. Quando finalmente la smetterai di comportarti da bambino e firmerai quelle carte allora sarò ben felice di accettarle di nuovo."

"Non le firmerò nemmeno sotto tortura."

Victoria scosse il capo. Fece per rispondere ma dal piano di sopra, lungo le scale, la raggiunse una voce.

"SerSer...hai visto i miei stivali? Ero convinta di averli lasciati di sopra ma non ci sono..."

Sergio alzò gli occhi verso la scala, Victoria si voltò incredula. Una bellissima ragazza, forse della stessa età di Victoria, con un fisico perfetto celato solamente dalla camicia larga di Sergio, con lunghi capelli neri e gradi occhi verdi, si era fermata sul penultimo gradino, incredula almeno quanto Victoria.

"Salve..." balbettò, guardando Sergio.

Victoria abbassò per un momento gli occhi, si voltò verso il marito di nuovo.

"Victoria, lei è a Jasmine." disse, con un mezzo sorriso "Jasmine, lei è Victoria."

Jasmine fece per avvicinarsi per allungare una mano e presentarsi come si deve, quando Victoria indietreggiò scattosa verso la porta.

"Non provare ad avvicinarti" disse tra sé e sé e quel commento lo sentirono solo lei e Sergio.

"Scusate il disturbo." soggiunse verso Jasmine, guardò un momento Sergio e poi uscì rapidamente di casa.

Quando la porta si chiuse, Jasmine guardò Sergio impassibile di fronte a lei.

"Ma chi è?" chiese, curiosa.

Sergio sentì il cuore infrangersi di nuovo sul petto ma ricoprì anche quello di orgoglio e freddezza.

Prese Jasmine per i fianchi, baciandola.

"Ti ho mai detto quanto sei sexy con le mie cose addosso?" domandò sorridendo, cambiando discorso.

Jasmine non ci fece caso e sorrise ricambiando appassionatamente il bacio che le aveva appena dato.

"Un'altra?!"

"Sì. Mora, con i capelli lunghi, occhi verdi mezza...nuda.." commentò Ines impressionata, mentre faceva il giro della camera da letto, nervosa.

Cesc, che l'aveva raggiunta per il fine settimana, la guardava dopo aver saputo gli ultimi risvolti raccontati nel pomeriggio da Victoria alla moglie.

"Sexy?" domandò curioso azzardando un sorriso.

Ines lo fulminò con lo sguardo e Cesc si mise a ridere. "Ok, la smetto."

"Ecco bravo, se non vuoi che ti metta a dormire in balcone!!"

"Con questo freddo...preferisco evitare. Comunque, che pensi di questa storia?"

"Sergio si è chiuso in difesa, è ovvio. Victoria l'ha rifiutato a Capodanno e lui si è sentito...."

"Ha creato lui tutto questo casino però" soggiunse Cesc.

"Sì ma io sono dell'idea che errare è umano. Penso che Sergio non l'abbia fatto con cognizione di causa quella sera, penso che fosse in preda all'alcol e che infondo non abbia pensato a nessun'altra se non Victoria."

"Sì. Ma resta il fatto che l'ha tradita. E Victoria...non è tipo che perdona un tradimento. Di Sergio poi! Innamorata com'era... si sono spezzati il cuore a vicenda."

"Sì e con questo?!" protestò Ines "Non hanno risolto nulla!"

Cesc sospirò. "Forse è destino che..."

"Cesc! Non dire cazzate!" lo interruppe Ines sedendosi accanto a lui "Il destino è sempre stato dalla loro parte, non si possono arrendere così. Loro sono destinati a stare insieme non può essere altrimenti! Si completano a vicenda.."

"Sì ma mi sa che non è più così. Forse il destino ha cambiato le carte."

"Io la vedo come una spina e una presa. Qualcuno a tirato il filo e la spina si è staccata dalla presa. Ora basta che qualcuno rimetta la spina nella presa e la luce si accende di nuovo..." fece Ines.

Cesc la guardò. "Quanto hai pensato a questa metafora, dimmi la verità?!"

Ines si mise a ridere, quasi si fosse illuminata con la sua stessa metafora. "E' perfetta. E io sarò l'elettricista che metterà la spina al suo posto"

"L'ultima volta hai fulminato il frullatore. E questa non è un metafora." soggiunse Cesc, serio.

"Ti odio quando rovini i miei momenti di gloria"

"E io ti amo quando cerchi di sistemare ogni cosa nel mondo ma a volte non va così, a volte si prendono altre strade e..."

"Cesc! Non è il caso di Vicky e Sergio."

"E se lo fosse?"

"Stanotte dormi in balcone."

Cesc ci pensò, poi sospirò scostando le coperte per potersi mettere a dormire.

Ines fece lo stesso, accanto a lui.

"Non vale ricattarmi sempre, però! Io non posso mai avere una mia opinione!"

"Tu puoi averla Cucciolotto" fece Ines con voce melensa prendendogli le guance con la mano "....basta che non sia diversa dalla mia!" soggiunse dandogli un bacio e chiudendo la luce.

Cesc rimase immobile, sbuffando prima di arrendersi e mettersi a dormire.

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