BROKEN - Il passato tra noi

By ValeKoto

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(EX EVERY STEP I TAKE) | È possibile guarire dalle ferite del passato? È questa la domanda che continua a tor... More

Booktrailer (NUOVO) ❤
Cast - Personaggi principali
Cast - Personaggi secondari
Copertine e Bookjacket
Prologo - Don't forget about me
1. Hallelujah
2. The smile on your face
3. Solo due satelliti
4. Everything has changed
5. Hello
6. Healing hands
7. Home
8. When she loved me
9. Hero
10. Between the bars
11. Sound of silence
12. Il diario degli errori - Parte I
12. Il diario degli errori - Parte II
13. The scientist - Parte I
13. The scientist - Parte II
AVVISO
Votazione COPERTINA (conclusa)
Nuova Copertina
#CHALLENGE
14. Let's hurt tonight - Parte II
15. Photograph - Parte I
15. Photograph - Parte II
15. Photograph - Parte III
16. Incomplete - Parte I
16. Incomplete - Parte II
17. I was made for loving you - Parte I
#SONDAGGIO (concluso)
17. I was made for loving you - Parte II
Risultato #SONDAGGIO
18. The lonely - Parte I
18. The lonely - Parte II
18. The lonely - Parte III
19. Here without you - Parte I
19. Here without you - Parte II
19. Here without you - Parte III
#SONDAGGIO - Logo per i Kaleidoscope (chiuso)
RISULTATO #SONDAGGIO - Logo dei Kaleidoscope
20. All I've ever needed - Parte I
20. All I've ever needed - Parte II
21. Where the river bends - Parte I
21. Where the river bends - Parte II
22. Saturn - Parte I
Avviso
22. Saturn - Parte II
23. Memory - Parte I
Pagina Instagram e Facebook
23. Memory - Parte II
24. With me
25. Numb - Parte I
25. Numb - Parte II
Falco personaggio #maiunagioia
26. What about us - Parte I
26. What about us - Parte II
26. What about us - Parte III
27. Fix you - Parte I
27. Fix you - Parte II
La cosa più importante
28. Take on the world - Parte I
28. Take on the world - Parte II
29. I won't give up - Parte I
Disegni per BROKEN
29. I won't give up - Parte II

14. Let's hurt tonight - Parte I

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By ValeKoto


Cari amici e lettori, eccoci qui con un nuovo capitolo di BROKEN - Il passato tra noi ^-^ Spero davvero che vi piaccia :)

E come al solito voglio ringraziare tutti voi che continuate a leggere la mia storia, a seguirla, a commentarla e a votarla! 

Vi ADORO 

Un bacione e buona lettura


"Tell me something that I can explain, oh 

I'll hit the lights and you lock the doors 

Tell me all of the things that you couldn't before 

Don't walk away, don't roll your eyes 

They say love is pain, well darling, let's hurt tonight"

Let's hurt tonight - OneRepublic



Era domenica pomeriggio, ed Eleonora era sotto casa di Aurora con una busta in mano. La lettera di Marco. Quando era passata da casa del ragazzo per prenderla, lui le aveva fatto giurare che l'avrebbe consegnata il prima possibile ad Aurora. Ed eccola lì, ad assolvere al suo compito.

Premette il pulsante sul citofono e dopo alcuni secondi rispose una voce maschile.

«Chi è?»

«Sono Eleonora, un'amica di Aurora. Devo consegnarle una cosa. »

«Sali pure. Terzo piano» rispose la voce maschile, seguita dal suono della serratura del portone che si apriva.

Quando Eleonora raggiunse il pianerottolo del terzo piano, trovò un ragazzo sull'uscio della porta. Ci mise alcuni secondi a riconoscerlo.

«Ciao. Aspetta, ma tu sei il nuovo barman del Music Time, vero?» chiese Eleonora, stupita di rivederlo lì.

«Sì, esatto, e tu devi essere la compagna di studi di mia sorella. Piacere, io sono Falco» disse lui, porgendole la mano e sfoggiando un sorriso da mozzare il fiato.

Eleonora rimase imbambolata a fissarlo, poi si decise a ricambiare la stretta e a presentarsi.

«Sì, sono Eleonora. Mi dispiace piombare qui senza preavviso, ma avrei bisogno di vedere Aurora. È in casa?»

E proprio in quel momento la ragazza comparve alle spalle del fratello. «Ciao Ele. Non sapevo saresti passata, altrimenti sarei venuta io ad aprirti. Vieni, accomodati.»

Eleonora oltrepassò Falco, ancora sull'uscio di casa, ed entrò.

«Vedo che hai già conosciuto mio fratello. Seguimi, andiamo in camera mia, lì potremo stare tranquille.»

Eleonora diede un ultimo sguardo a Falco, ancora incredula di averlo rivisto al di fuori del locale, e per di più a casa della sua nuova amica. Poi gli sorrise e si voltò per seguire Aurora, che le fece strada fino alla sua camera.

Quando entrarono, Eleonora notò che c'era una ragazza alla scrivania.

«Eleonora, ti presento la mia sorellina minore. Lei è Isabella.»

La ragazza minuta e dalla chioma nera come quella di Aurora si voltò verso di loro, si alzò e andò a salutarla.

«Piacere di conoscerti» disse sfoderando un sorriso timido.

Le due sorelle si somigliavano molto. Ma la minore aveva gli occhi grigi e un fisico più esile, ancora acerbo.

«Piacere mio.»

«Senti Isa, ti dispiacerebbe trasferirti in salotto e lasciarci la camera per un po'?» le chiese Aurora, in tono persuasivo.

«Certo, nessun problema.»

Raccolse un album da disegno e un astuccio con delle matite dalla scrivania e poi le lasciò sole.

«Allora Eleonora, dimmi, come mai questa visita improvvisa? Spero non sia niente di grave» esordì Aurora, in evidente apprensione.

«No, tranquilla, niente di grave. Sono passata per consegnarti una cosa» disse porgendole la busta contenente la lettera.

«Di cosa si tratta?» chiese l'amica, evidentemente disorientata.

«È una lettera. È da parte di Marco.»

A quelle parole Aurora sgranò gli occhi e serrò le labbra. Era rimasta spiazzata.

«Perché mi ha scritto?» chiese con un filo di voce.

«Non saprei dirti perché, non ho idea di cosa contenga la lettera, so solo che ci teneva che la ricevessi il più presto possibile. Voleva portartela lui, ma ho pensato che in questo modo lo avresti preferito. Così nel caso tu non abbia più voglia di vederlo, non saprà dove venire a cercarti.»

Aurora rimase ammutolita per un lungo momento, ma nella sua testa fu molto grata all'amica per aver scelto di non svelare a Marco il suo indirizzo di casa.

«Ti ringrazio Eleonora, mi dispiace che ti abbia coinvolta in questa storia...»

«Ma cos'è successo venerdì? Ti aspettavo a lezione, ma non sei venuta. Eri con lui?»

Aurora esitò, poi decise di raccontarle com'era andata.

«Sì. Mi ha trovata sull'autobus, ha chiesto di parlarmi. Siamo andati nel parco del suo dipartimento e mi ha detto che aveva scoperto dell'incidente. All'inizio ho pensato che glielo avessi detto tu, non perché non mi fidassi di te, ma non immaginavo che potesse avere altre fonti. E invece mi ha detto che suo fratello mi ha riconosciuta, ero stata qui al conservatorio anni fa per un concorso. Non ho idea di come abbia fatto a ricordarsi di me, non ci avevano neanche presentati. E poi un suo collega con cui avevo stretto amicizia e mantenuto i contatti gli ha detto del mio incidente.»

«E tu come hai reagito?»

«Ero sconcertata, non avrei mai immaginato che lo potesse scoprire. Ma a quel punto dovevo risolvere la situazione. E così gli ho fatto toccare la cicatrice, e gli ho detto che quel bacio era stato un errore, e che sono troppo incasinata per costruire qualcosa, con chiunque. E poi sono scappata» concluse Aurora, lo sguardo basso rivolto al pavimento.

«Accidenti, ecco perché ieri era ridotto così male...» commentò Eleonora.

«Perché, cos'è successo ieri? L'hai visto?» chiese la ragazza, incalzando l'amica a raccontarle l'accaduto.

Eleonora ripensò a quello a cui aveva assistito la sera prima: Marco ubriaco, Marco che balla con Federica, Marco e Federica che si baciano... E si domandò se fosse il caso di raccontare proprio tutto. Non era sua abitudine mentire, specialmente alle persone a cui teneva. E nonostante conoscesse Aurora solo da poco tempo, sentiva di essersi già affezionata a lei.

Era perfettamente consapevole di quanto fosse stato difficile per la sua amica parlarle dell'incidente, della cicatrice, quanto fosse dura per lei aprirsi con le altre persone.

Ed era per questo che Eleonora era anche certa che, se le avesse raccontato di quel bacio, Aurora si sarebbe ancora una volta chiusa a riccio, senza dare a Marco la possibilità di riparare al danno che aveva combinato.

Lei era stata presente, aveva visto chiaramente che il ragazzo non era in sé la sera precedente. E Federica mirava ad avere le sue attenzioni da anni ormai; avrebbe approfittato di qualunque occasione per poter raggiungere il suo scopo, e lei lo sapeva bene.

Così decise di tacere e di tenere la faccenda del bacio per sé, sperando che Marco non avrebbe più commesso un errore di quella portata.

«Sì, ci siamo incontrati al Music Time, ieri i ragazzi suonavano lì. Lui era ubriaco fradicio, cosa insolita per lui. Era la prima volta che lo vedevo ridotto così. E anche gli altri sono rimasti stupiti, di solito è sempre molto calmo e controllato. Credo che stesse davvero male. Per questo ho voluto esaudire il suo desiderio oggi.»

«Capisco. Grazie mille Eleonora, per essere venuta a portarmi la lettera.»

«Figurati. Ora vado, così ti lascio leggerla con calma. Ah, e comunque sono arrabbiata con te» aggiunse infine, mettendo il broncio. Poi vedendo lo sguardo interrogativo di Aurora, continuò. «Avevi il dovere di dirmi che il barista super sexy era tuo fratello. Mi sarei messa in tiro prima di venire.»

Aurora scoppiò a ridere, divertita dal commento dell'amica su Falco. «Hai ragione, dovevo dirtelo. Ma all'inizio non lo sapevo nemmeno io, l'ho scoperto lunedì sera tornando a casa.»

«Va be', per questa volta sei perdonata, ma al prossimo sgarro non saremo più amiche, d'accordo?» replicò Eleonora, mantenendo un'espressione scherzosamente seria.

«Okay, mi sembra giusto» concordò Aurora, con espressione divertita.

Dopo aver riaccompagnato la sua amica alla porta, Aurora tornò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle, sperando che nessuno andasse a disturbarla.

Rimase un po' seduta sul suo letto, con la schiena poggiata contro il muro, soppesando la lettera che aveva fra le mani e domandandosi se fosse il caso di aprirla oppure no. Una parte di lei desiderava gettar via quella busta e cancellare ogni cosa successa tra lei e Marco, per poter tornare a nascondersi nel suo rifugio sicuro, lontano da tutti, dove nessuno avrebbe potuto ferirla.

Ma le parole di Eleonora l'aveva colpita.

"Lui era ubriaco fradicio...", "Era la prima volta che lo vedevo ridotto così...", "Credo che stesse davvero male..."...

E Aurora si domandò se il malessere del ragazzo fosse interamente colpa sua. La risposta a quella domanda era tra le sue mani, sotto pochi millimetri di carta bianca.

Tenne la busta in mano ancora per qualche secondo, prima di raccogliere il coraggio necessario e aprirla. Poi fece un respiro profondo e cominciò a leggere.

Cara Aurora,

ti sembrerà strano ricevere questa lettera da me, ma come ti ho detto scrivere è il mio modo per sfogarmi. Oggi però non lo faccio solo per questo. Solo per questa volta sarò uno scrittore, e questa lettera sarà il mio modo per comunicare con te. Ho già provato a parlarti, ma non mi pare che sia andata granché bene... Quindi voglio fare quest'ultimo tentativo. 

Durante il nostro ultimo incontro, sono rimasto senza parole. E quando sei andata via, non ti ho seguito. E volevo che tu sapessi perché. Toccare la tua cicatrice mi ha disorientato, lo devo ammettere. Non perché mi abbia impressionato, ma semplicemente perché non immaginavo che dietro il tuo atteggiamento schivo si celasse qualcosa di così doloroso. E mi sono sentito un imbecille per non aver avuto più tatto, per averti fatta sentire costretta a rivelarmi qualcosa che ovviamente non eri pronta a condividere con me. 

Ed è per questo che non ti ho rincorsa quando sei andata via. Nonostante ogni fibra del mio essere volesse seguirti, e stringerti a me, e farti sentire che sarebbe andato tutto bene, ho avuto paura. Paura di ferirti con un mio tocco, una parola di troppo, una domanda inopportuna. Avrei voluto chiederti un milione di cose, ma sei stata chiara a riguardo. 

Non sei pronta. E lo rispetto. 

Ma non posso nasconderti che il desiderio di capire cosa ti stesse succedendo mi ha spinto a fare alcune ricerche su di te. Avevo bisogno di risposte, spero che tu lo possa capire. E ora che so la verità sul tuo incidente, o almeno una parte, comprendo la tua diffidenza nei miei confronti. Sei stata ferita, e ora cerchi di tenere il mondo lontano per evitare che accada ancora. Non ti dico questo per forzarti, l'ultima cosa che voglio è farti anch'io del male.

Voglio solo che tu sappia una cosa. Ho provato a non pensarti, ad accettare il tuo rifiuto e a lasciarti andare per la tua strada. Ma dal primo momento in cui ti ho vista ho saputo che mi sarei innamorato di te. E non posso farci niente, ormai è successo. Per questo sarò qui, ad aspettarti. E quando sarai pronta ad aprirti con me, io sarò pronto ad ascoltarti. Perché niente di quello che mi racconterai potrà cambiare quello che provo per te. Tantomeno una brutta cicatrice.

Spero che queste mie parole non ti abbiano turbata troppo. E soprattutto spero di poter sentire presto la tua voce.

Marco

Aurora lasciò cadere la lettera sul letto. Lui sapeva. Aveva fatto delle ricerche su di lei. Ma dove aveva trovato quelle informazioni? E poi quanto effettivamente sapeva di quella notte? Sapeva che era stata in coma? Che era lui al volante? Che aveva quasi perso un braccio? Il cuore prese a batterle all'impazzata. Perché aveva scavato nel suo passato? Glielo aveva detto che non era pronta. 

Anche solo il pensiero che lui si fosse aperto uno spiraglio su quell'abisso di dolore la terrorizzava. Ora l'avrebbe guardata come tutti gli altri. Con quello sguardo pietoso che la nauseava. Neanche scappare dall'altra parte del paese sembrava essere servito. Il Destino sembrava costringerla ad immergersi in quel torrente in piena che sapeva l'avrebbe travolta. Nessun giubbotto di salvataggio avrebbe potuto impedirlo.

Era l'ultima cosa che desiderava, ma sapeva che doveva affrontarlo. Doveva chiudere quella storia una volta per tutte.

E così la mattina dopo si avviò alla fermata, determinata nel suo intento. Non appena l'autobus accostò e aprì le porte, si affrettò a salire e si guardò intorno, alla ricerca di Marco. Dopo un po' notò la sua chioma castana dai riflessi dorati in fondo al mezzo. Era seduto vicino ad un finestrino, con la fronte appoggiata al vetro, gli auricolari a isolarlo dal caos che lo circondava, lo sguardo perso sul traffico per strada.

Aurora si fece largo a fatica tra i pendolari che affollavano il mezzo, finché non gli fu davanti. Ma lui era perso nei suoi pensieri, e non l'aveva notata. Quindi lei si chinò leggermente su di lui e gli tolse l'auricolare destra.

«Ciao. Dobbiamo parlare» disse Aurora in tono asciutto.

Marco era evidentemente sorpreso di vederla lì, davanti a lui. Impiegò alcuni secondi per reagire.

«Ciao. Hai ricevuto la mia lettera?» chiese lui, con voce incerta.

«Sì. Per questo dobbiamo parlare. Ma non qui. Conosci un posto dove possiamo parlare senza che orecchie indiscrete possano ascoltarci?»

«Sì, casa mia a quest'ora è libera e non tornerà nessuno prima dell'ora di pranzo. Se per te va bene...» le propose istintivamente Marco.

«D'accordo, l'importante è chiudere questa storia» replicò lei, i muscoli del viso rigidi e lo sguardo più scuro che mai.

«Allora dobbiamo scendere alla prossima e prendere l'autobus che va nel senso contrario.»

Mezz'ora dopo Aurora e Marco erano sotto casa del ragazzo. Lui la precedeva di qualche passo, le chiavi in mano, pronto ad aprire prima il cancello e poi il portone del palazzo.

«Vieni, prendiamo l'ascensore. Sto al quinto piano» disse lui, mantenendo la porta dell'ascensore aperta per farla entrare.

Lui la seguì all'interno della cabina e poi spinse il pulsante contrassegnato dal numero cinque. Il viaggio in quello spazio ristretto sembrò durare un'eternità ad Aurora. Così vicina a lui sentiva il suo profumo, quell'irresistibile miscuglio di fresco e dolce che le faceva perdere ogni controllo. Aurora chiuse gli occhi e inspirò, tentando di recuperare il controllo. Quando raggiunsero il piano, il ding dell'ascensore la fece sobbalzare. Lui la precedette e inserì le chiavi nella toppa della porta in fondo al pianerottolo.

«Vieni, accomodati. Stai tranquilla, non c'è nessuno. Mio fratello è in conservatorio e mio padre è a scuola. Ha lezione tutta la mattina» disse Marco, facendole strada verso la cucina.

Aurora si guardò attorno. La casa sembrava molto grande e arredata in modo elegante. A sinistra dell'ingresso si affacciava un ampio salone, con un divano angolare in tessuto grigio e sulla parete di fronte una grande libreria con gli scaffali colmi di testi di cui non riusciva a leggere il titolo. Di fronte alla porta, invece, un lungo corridoio dalle pareti piene di fotografie mostrava le diverse stanze, con le porte di legno chiaro come il parquet che sembrava ricoprire la superficie dell'intero appartamento. Alla loro destra, invece, un'altra porta conduceva in cucina.

Aurora seguì Marco in quest'ultima stanza e si sedette su una delle sedie bianche intorno al tavolo.

«Posso offrirti qualcosa, prima che cominciamo?» disse lui, aprendo il frigo. «Ho caffè, succo di frutta, una birra, ma dato l'orario direi che non è il caso...» scherzò lui.

Lei rimase seria, troppo concentrata su quello che l'aspettava per potersi abbandonare ad uno scambio di battute.

«Un bicchiere d'acqua andrà bene, grazie» replicò Aurora, in tono asciutto.

Marco indugiò con lo sguardo sul volto della ragazza per qualche secondo, nel tentativo di leggere nei suoi occhi o nella sua espressione ciò che le passava per la mente, ma lei era imperscrutabile.

Così riempì un bicchiere d'acqua, glielo porse e poi prese posto al tavolo, di fronte a lei.

Rimasero in silenzio per diversi minuti, ciascuno in attesa che l'altro prendesse la parola per primo. Fu Marco a rompere gli indugi.

«Allora, Aurora, hai detto che hai ricevuto la mia lettera. Spero non ti abbia infastidita. Non era assolutamente quello il mio obiettivo.»

Lei sollevò lo sguardo e lo puntò negli occhi di lui.

«Ah no? E allora qual era il tuo obiettivo? Perché mi sembrava di essere stata chiara. Non avevo voglia di parlarne. E questo non ti autorizzava a fare ricerche sul mio conto. Cosa sei? Uno stalker?» lo accusò lei, il volto una maschera di rabbia.

Marco rimase impietrito. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe reagito in quel modo. Era convinto che le sue intenzioni fossero chiare. Ma evidentemente non lo erano per lei. Doveva assolutamente rimediare a quel disastro.

«No che non sono uno stalker. Volevo semplicemente capire...»

«Tu non devi capire proprio niente! Il mio passato non è affar tuo, okay? Credevo di essere stata chiara, tra noi non ci può essere niente, e tu dovevi rimanerne fuori!» replicò lei, sempre più alterata.

E a quel punto anche Marco non riuscì a trattenersi. «Non è affar mio, eh?» sbottò lui. «Ma l'hai letta quella lettera? Anche a me pareva di esser stato chiaro! Non posso starne fuori Aurora, non ci riesco. E non sono pazzo, se ti ho scritto è perché so che quel bacio ha significato qualcosa anche per te. E non provare a negarlo ancora. L'hai voluto anche tu, mi hai baciato anche tu! E ho fatto quelle ricerche perché sapevo che non volevi parlarmene ancora, ma volevo disperatamente capire cosa avevi passato, così da poterti stare vicino senza costringerti a parlarmene. E forse sì, ho sbagliato ad impicciarmi, ma non l'ho fatto con cattive intenzioni.»

«Non puoi starmi vicino Marco, come fai a non capirlo? Ora che sai tutto dovrebbe esserti ancora più chiaro, no? Quell'incidente mi ha distrutta. Di me non rimangono che cocci rotti. Come puoi volere al tuo fianco una messa così male?»

Aurora ormai aveva la voce tremante e le lacrime cominciavano a scendere silenziose sulle gote arrossate.

Marco fece un respiro profondo e riacquistò la calma; poi si alzò e andò a sedersi su una sedia accanto a lei. Le poggiò delicatamente una mano sull'avambraccio destro e l'altra sulla nuca. Non appena la mano entrò in contatto con la sua pelle sotto i capelli, la sentì irrigidirsi.

«Aurora, non devi avere paura di me. Vorrei che tu potessi guardarti con i miei occhi. Perché quello che vedo è una ragazza bellissima, che ha attraversato un inferno che non posso neanche immaginare e ne è uscita. E io non desidero altro che essere al tuo fianco, per aiutarti a rimettere insieme quei meravigliosi cocci di cui sei fatta.»

«Bellissima dici?» sbottò lei. Poi si alzò e si sfilò il maglione, lasciando scoperte le braccia. «Pensi davvero che anche con questa io sia bellissima?»

Marco notò subito la lunga cicatrice sul braccio sinistro. Era spessa e lucida, di un rosa intenso, e le attraversava metà arto, fin giù sull'avambraccio.

Si alzò anche lui, lo sguardo ora fisso in quello velato dalle lacrime di lei. Si avvicinò piano, asciugandole una guancia con la mano sinistra e posando piano la destra sul braccio ferito. Accarezzò piano la pelle lucida, mentre lei chiudeva gli occhi e tremava al suo tocco.

«Aurora, guardami» le sussurrò piano.

Lei rimase così ancora per qualche secondo, poi aprì gli occhi e li fissò in quelli lui.

«Sei bellissima. Non importa quante cicatrici tu abbia, per me sei e sarai sempre stupenda. Come fai a non capire che ti amo?» disse Marco in tono dolce, la voce calma e sicura.

Aurora era senza parole. 

Se vi piace la storia lasciate un commento e una stellina, grazie ❤ 

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