Trilogia con Sergio Ramos

By Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... More

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Capitolo 3.38
Capitolo 3.39
Capitolo 3.40 - ULTIMO

Capitolo 3.08

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By Corneliahale94

"Hai già detto a Victoria che andrai a Londra?" domandò Iker seduto vicino a Sergio, nello spogliatoio.

Sergio si voltò, mentre si sistemava i parastinchi. "Sì.."

"Immagino non veda l'ora.."

"Praticamente. Mi dispiace però di non poterle portare i bambini.."

"Oh chiedo a Del Bosque, magari ti lascia.."

"Non penso...e poi non voglio che i miei bambini vivano in mezzo a....voi.." sorrise.

"Oh!! Voi chi?!" protestò Arbeloa dall'altra parte, tirandogli un asciugamano.

Sergio lo prese al volo mettendosi a ridere. "Seriamente, avete idea di cosa vuol dire portare Sofia o Andrés in mezzo a voi? Con Cesc, con Pepe, con tutti?! Rimarrebbero sconvolti...specialmente Sofia che è una bambina!"

"Se non ne è rimasta sconvolta tua moglie quando ci ha seguito...non si sconvolgono di certo le nuove generazioni!" commentò Iker guardando l'amico.

"Sarà, ma non voglio rischiare! Andrò solo io..tanto poi mancherebbero solo due settimane al suo ritorno.."

"Ah, quindi deduco che dobbiamo inventarci una scusa per coprirti mentre tu vai a Londra dal tuo amore..." commentò Raul alzandosi dalla panca e avvicinandosi alla specchiera dove intanto si era spostato Sergio a sistemarsi.

"Oh no, ho già parlato con lui.. ha deciso di avere pietà di me e di lasciarmi andare..prima della partita.."

"Fantastico! Però ti perdi il super torneo di poker!!" fece entusiasta Alvaro avvicinandosi ai due.

Prima che potessero iniziare a discutere sul da farsi, la porta dello spogliatoio si aprì.

Un sempre più serio e scuro Mourinho si affacciò con il fischietto in mano. La squadra al completo trasalì spaventata mettendosi in riga.

"Ma perchè ha il fischietto pure durante le partite?!" domandò Pepe a bassa voce verso Cristiano.

"Boh, fa anche da arbitro adesso!" commentò a bassa voce il portoghese all'amico.

"Zitti!!!" tuonò Mou. Proseguì poi camminando avanti e indietro di fronte alla schiera di giocatori sempre più seri.

"Concentratevi prima dell'inizio, siate all'altezza della maglietta che portate!" disse fermandosi di fronte a Sergio. "Mi raccomando" disse guardando i due capitani uno vicino all'altro.

Si voltò, uscì dallo spogliatoio recandosi alla sua postazioni. Pochi minuti e sarebbe iniziata.

I giocatori si disposero in fila, arrivarono nel tunnel accompagnati dai bambini mascotte più emozionati di loro per la vicinanza con i loro campioni.

Sergio sorrise guardando la bambina che teneva per mano. Aveva gli stessi occhi vispi e furbi di Sofia, gliela ricordò per un momento. Alzò la testa verso Iker, di fronte a lui, e trasse un respiro. "Iniziamo" disse il capitano voltandosi verso i suoi compagni prima di incamminarsi verso la bocca del tunnel fino al campo dove ad attenderli c'era il Bernabeu gremito.

"Pochi minuti e inzia!" esclamò Victoria richiamando di corsa Marisol.

Le sue si sedettero una vicino all'altra con la pizza di fronte e la coca-cola a lato.

"Pronti?" domandò Victoria che per l'occasione indossava anche la sua maglietta speciale del Real.

Marisol invece, con la sciarpa del Real al collo da perfetta tifosa, cominciava già ad agitarsi mentre la televisione riprendeva in sequenza tutti i giocatori schierati uno vicino all'altro per le foto di rito.

Quando inquadrarono Sergio, vicino ad un Iker più serio del solito, Victoria sorrise involontariamente. Nonostante fossero passati anni era sempre un'emozione vederlo lì, con la sua divisa, vicino al capitano, serio e concentrato. A questo poi, si aggiungeva il fatto che gli mancava da morire ogni secondo di più.

Mentre i commentatori spiegavano le tattiche usate nella partita, Jamie fece la sua apparizione in salotto, sedendosi sulla poltrona vicino alle ragazze distese invece sul grande divano di pelle.

"Shhhhhh!" fece Marisol prima che potesse parlare.

Jamie guardò Victoria che scoppiò a ridere. "Perdonala, è una tifosissima e se gli rovini il momento potrebbe impazzire per il resto della settimana" spiegò a bassa voce.

"Ti sento Sanz!!" protestò Marisol con gli occhi incollati alla tv.

Jamie aprì una birra sospirando. "Accidenti, ma allora Ronaldo gioca ancora nel Real?"

"Ce l'hai a morte con lui solo perché ha lasciato l'Inghilterra per lidi migliori" sibilò Marisol.

"No non è per quello, io tifo Arsenal perciò del Manchester o di dov'è stato non me può fregare."

"Shhhhhhhh!" ripetè ancora la ragazza accompagnando il rumore con il gesto della mano.

Jamie alzò le mani in segno di resa e bevve la sua birra in silenzio, vicino a Victoria appoggiata con un gomito sul bracciolo del divano.

Fischio di inizio, palla in gioco, i giocatori cominciarono a muoversi da una parte all'altra.

Marisol cominciava già a brontolare per i passaggi di Ronaldo, di Higuain o di chi capitava a tiro, arrabbiata perchè nei primi tre secondi non avessero già fatto un gol.

"Addirittura! Dagli tempo di scaldarsi!" esclamò Jamie ridendo.

"Sono già belli carichi! Vero Victoria?" le domandò guardandola.

Victoria socchiuse gli occhi, guardando attraverso i suoi occhiali da vista cercando con lo sguardo solo Sergio. Era sempre così, non poteva evitarlo, quando giocavano lei riusciva a vedere solo lui tra la preoccupazione che si facesse male e l'amore che provava per lui.

Ad un tratto lo inquadrarono durante una rimessa in campo laterale.

"Oh, è questo il principe azzurro?" domandò Jamie guardando il sorriso che si era improvvisamene allargato sul volto di Victoria.

"Sì." annuì lei "E' lui.."

"Non è quello che fa sempre le risse?!" chiese ancora, curioso.

Victoria alzò le spalle. "Oh no, è un bravo ragazzo. Ogni tanto si fa prendere dall'entusiasmo diciamo...ma non è irascibile per nulla."

"E' il ritratto dell'ottimismo e della tranquillità" confermò Marisol "E poi se si tratta di prendere a calci quelli del Barça ad esempio, va sempre bene un elemento così!!" commentò bevendo dalla cannuccia la sua coca-cola.

Jamie strabuzzò gli occhi "Ma voi siete più violenti di noi in Spagna, o che?" domandò curioso.

"No, è Marisol che si fa prendere...un po' come Sergio" sorrise Victoria.

Istintivamente, mentre la partita andava avanti, Victoria portò l'indice sull'anulare sinistro sentendo la fede, il cuore in quel momento cominciò a battere più rapidamente. Ogni paranoia e ansia dei giorni precedenti era sparita quando aveva saputo che presto l'avrebbe visto. Non stava più nella pelle, non vedeva l'ora di vederlo, di abbracciarlo, di baciarlo, di sentire di nuovo il calore del suo abbraccio che in quelle fredde notti le mancava davvero un sacco.

Mentre la telecamera li seguiva per il campo documentando un'azione e un'altra, Jamie continuava con le domande, curioso.

"Ma quanti tatuaggi ha?" domandò notando il disegno sul polso.

Victoria scosse il capo. "Ho perso il conto ormai."

"Vedo che anche tu non scherzi.." disse avendo notato la S tatuata dietro l'orecchio sinistro.

"Ne ho sempre meno di lui!" commentò "Non vado matta per i tatuaggi"

"Va matta direttamente per lui" la provocò Marisol ridendo.

Victoria arrossì rapidamente, mettendosi a ridere per l'imbarazzo del commento. Colpì l'amica con un cuscino. "Ma sentila!! Marisol!" la riprese "Ti ricordo che sono un tuo superiore!!"

"Beh non è vero? A proposito Jamie, dobbiamo lasciare libera la casa la prossima settimana.."

Jamie sgranò gli occhi. "Perché?"

Victoria sospirò scuotendo il capo. "Lasciala stare" fece guardando l'amica con occhiata allusiva "Niente, la prossima settimana viene Sergio." proseguì.

"Ah sì?" fece Jamie, sembrando felice della cosa. "Finalmente posso conoscerlo!!"

"Eh sì...c'è un'amichevole con la Scozia e lui viene a trovarmi.."

"Che tradotto vuol dire fuori per almeno un giorno intero!" la incalzò Marisol con la voglia di prenderla in giro.

Victoria la colpì di nuovo col cuscino. "Guarda la partita, grazie!!" ribatté ridendo.

In quell'esatto momento, su passaggio di Higuain, il Real Madrid segnava il primo gol della serata con grande soddisfazione di Marisol che era saltata in piedi festeggiando.

La partita era terminata con una vittoria di tre punti a zero per il Real Madrid.

Mourinho sembrava più felice e tranquillo ora che aveva conquistato la vetta della Liga, il Bernabeu soddisfatto e i ragazzi praticamente distrutti.

Sergio si era avvicinato alla macchina parcheggiata fuori dallo stadio, caricando in macchina il borsone, pronto a tornare a casa dalla sua famiglia quando qualcuno lo aveva fermato comparendo alle sue spalle.

"Gran bella partita" riconobbe subito la voce di Amaia.

Si voltò, sorridendo.

"Oh ciao! Eri alla partita?" chiese, sorpreso di vederla lì davanti, bellissima come sempre.

Amaia si ravviò i lunghi capelli biondi e sorrise di rimando. "Sì, con qualche amica..complimenti campioni.."

"Oh grazie, non abbiamo fatto nient'altro che il nostro lavoro"

Sergio la osservò mentre la ragazza avanzava verso di lui. "Ti va di andare a bere qualcosa?"

Il ragazzo ci pensò, si ricordò in un lampo delle parole di sua madre, e poi sospirò - non c'era niente nel comportamento di Amaia di sbagliato o di provocante, era solo una semplice richiesta di andare a bere qualcosa in amicizia.

Decise che sarebbe rientrato più tardi a casa e di seguire il suo istinto sorridendole. "Va bene, salta su andiamo con la mia..." fece aprendo la portiera della macchina.

Amaia la aprì dalla sua parte vicino al conducente, in quel momento un flash la colpì in pieno volto, troppo lontano perché riuscisse a distinguere da dove provenisse. Sergio era già salito in macchina e sembrava non essersene accorto, Amaia si guardò intorno per un attimo e non vedendo nessuno alzò le spalle e richiuse la portiera.

"Wow, erano anni che non entravo qui dentro!"

"Oh forse ti riferisci alla macchina vecchia" commentò mettendo in moto.

Amaia si allacciò la cintura di sicurezza e sospirò. "Vecchia?"

"Eh beh aveva un po' di anni la mia Audi bianca...ora ho questa."

"E non è Audi bianca uguale?"

"Sì ma è il modello dopo!" sorrise entusiasta uscendo in retromarcia dal parcheggio.

La potente macchina sportiva vibrò sull'asfalto raggiungendo il tronco principale, percorse la strada che portava nel centro di Madrid, attraversò il quartiere latino e proseguì velocemente.

"Accidenti corre eh.." commentò Amaia sorpresa.

"E' la mia terza figlia" sorrise orgoglioso toccando il volante in pelle. "Victoria non era molto entusiasta quando l'ho comprata, soprattutto uguale a quella che avevo prima però che vuoi che ti dica è stato..amore a prima vista."

Amaia lo guardò, ascoltandolo parlare. Amava quel suo modo di parlare, amava l'accento, amava i sorrisi che faceva tra una parola e l'altra, le era mancato da morire sentirlo così vicino. Il suo cuore continuava a battere forte. "Amore a prima vista...ho presente.." annuì sospirando.

La macchina si arrestò poco dopo vicino ad un locale, un bar che Amaia si ricordò bene non appena vide l'insegna luminosa fuori. Ci venivano sempre, quando lui soffriva per Elizabeth e lei lo consolava con i suoi consigli. Quando scese dall'auto e alzò gli occhi al nome del locale, un brivido le percorse la schiena.

"Oddio! Non ci credo!! Ramos te ne sei ricordato!" fece con la voce tagliata dall'emozione del momento.

"Non te lo ricordavi tu, invece?" chiese sorridendo il ragazzo. "Mi ricordo bene di questo posto" fece fermandosi con le mani nelle tasche dei jeans, vicino alla ragazza.

"Eh sì, pure io. Quante notti passate qui dentro..." ricordò nostalgica.

"Beh che facciamo, rimaniamo fuori?" fece lui avviandosi verso l'ingresso.

Non appena vi entrò, venne "aggredito" dal proprietario, il suo amico Pepe, che da un sacco di tempo non lo vedeva in circolazione. Di Siviglia anche lui, si conoscevano sin da quando erano bambini e Pepe era da sempre stato il suo fan numero uno.

"Sergio Ramos Garcìa non ci credo!!!!" aveva esclamato abbracciandolo e attirando l'attenzione di mezzo locale.

"Pepe!!!" esclamò lui di rimando, abbracciandolo a sua volta. "Che piacere rivederti! Come stai?"

"Bene grazie, e tu?"

"Bene non c'è male, appena finito di giocare.."

"Eh ti ho visto in campo campione! Gran bella partita!"

Amaia sorrise, al suo fianco, e per un attimo le sembrò di tornare indietro ad anni prima quando al suo fianco come fidanzata sorrideva ai suoi amici attendendo che la presentasse agli innumerevoli amici che sempre incontravano per la strada o nei locali.

Questa volta però, la presentazione fu diversa da come la ricordava la ragazza.

"E questa bella bionda chi è?" domandò Pepe accorgendosi di lei. "Ma tua moglie non era mora?" domandò curioso.

"Lo è ancora Pepe" sorrise Sergio "Lei è una vecchia amica che ho incontrato qui in giro..siamo venuti qui in onore dei vecchi tempi!"

"Oh! A questo proposito, madame..bentornata" disse, baciandole la mano. Amaia arrossì, lusingata prima di scambiare un'occhiata con Sergio.

I due si sedettero al solito tavolo, l'ultimo infondo a destra, dove Amaia conservava un sacco di ricordi che la inondarono con la forza di un tornado.

Si sedette, di fronte a Sergio, e sorrise.

"Se questo tavolo potesse parlare.."

"Oh sì! Ne avrebbe da dire!" annuì Sergio posando sul tavolo il suo blackberry.

Amaia lo guardò, girandoselo tra le mani. "Nuovo anche questo?"

"Sì, Victoria me lo ha regalato uno lo scorso Natale.."

In quel momento, col riflesso della luce, Amaia notò l'incisione dietro al cellulare: una scritta bianca, in stampatello, che si vedeva solo col riflesso diceva: Ovunque tu vada, per sempre. V.. Sospirò, abbassando gli occhi. Il modo in cui la nominava, il modo in cui i suoi occhi brillavano quando parlava di lei, era qualcosa che Amaia non aveva mai visto. Victoria era davvero il grande amore della sua vita, era davvero sua moglie, la madre dei suoi figli e la persona più importante che era stata in grado di cambiare Sergio e di farlo diventare ancora più straordinario di quanto già fosse. Rialzò gli occhi verso di lui che la guardava con la stessa intensità.

Si domandava, nel frattempo, che cosa stesse pensando.

"Come sta?" domandò all'improvviso.

"Chi?"

"Victoria" disse Amaia, indicando l'iscrizione dietro il telefono.

Sergio lo riprese tra le mani, iniziando a giocarci. "Bene. E' a Londra. Vado a trovarla tra una settimana."

"Oh che bello, Londra è una città meravigliosa. Come mai è lì?"

"Motivi di lavoro, ha un reportage da seguire e cose varie che non sono ben comprensibili se non sei del campo.."

"Capisco. Dev'essere impegnativo. E difficile per..voi che siete qui. Tu, i bambini.."

"Oh come hai notato c'è mia madre con noi. E se non ci fosse, starei impazzendo veramente."

"Sono tanto "dei Ramos" i tuoi figli?" chiese, curiosa.

"Che vuoi dire con "dei Ramos"?" protestò il ragazzo.

"Oh, tua madre mi raccontava che tu eri una peste, me lo ricordo ancora! Quando hai dato fuoco al divano, o sei salito in macchina a otto anni perché volevi guidare come tuo padre!"

"Eddai ero piccolo! Ora sono cresciuto, sono responsabile.." fece, dandosi un tono. Amaia non poté non ridere, vedendolo così serio. "Oh no ti prego! Non ci crede nessuno!" ribatté divertita.

Subito dopo, Pepe arrivò con un vassoio e due bicchieri che emanavano una fragranza particolare. Amaia se ne ricordò subito e a giudicare dagli occhi di Sergio, anche lui.

Era il loro "cocktail", non avevano mai saputo cosa c'era dentro ma era evidente che non c'era modo migliore che brindare ai vecchi tempi che con il vecchio intruglio di alcolici.

"A cosa brindiamo?" fece, sorridendo, Sergio.

Amaia ci pensò. "Ai vecchi tempi. E a quelli nuovi, sperando che sia meravigliosi come i vecchi."

I due bicchieri tintinnarono e in quel momento, gli occhi dei due si incrociarono...

NdA: Amaia... Secondo voi cosa succederà adesso??? Grazie a tutte le ragazze che seguono questa storia...

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