If you don't know l.h.

By Lollasmiao

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" E a quelle parole mi rendo conto che è ricominciato tutto, che tutti i misteri che aleggiavano intorno a Lu... More

I 'Involuzioni'
II 'Rimpatriate'
III 'Disordine'
IV 'Miller'
V 'Perchè?'
VI 'Il nostro posto speciale'
VII 'Andiamo a casa mia'
VIII 'Cattive notizie'
IX 'Che problemi hai?'
X 'Station Rd, York YO24 1AB'
XI 'Cosa diavolo sta succedendo?'
XII 'Numero zero'
XIII 'Sconosciuto'
XIV 'Numero indefinito'
XV 'E Whitby sia'
XVI 'Empatia'
XVII 'Cambiamenti'
XVIII 'Benvenuta all'inferno'
XIX 'Diciannove anni'
XX 'Buon Compleanno'
XXI 'Il primo dell'anno'
XXIII 'Che si mangia per cena?'
XXIV 'Da oggi, sarà diverso"
XXV 'Ciao Jenna'
XXVI "Mezze promesse"
XXVII 'Non credo di saperlo gestire'
XXVIII "Ribaltare le situazioni"
XXIX 'Direzione York'
XXX 'If you don't know'
XXXI "Beside you"
Epilogo
EXTRA Che se poi ci pensi il tempo è relativo
EXTRA - Molti anni dopo

XXII 'Occhi a me'

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By Lollasmiao

Il The Social è un locale decisamente osceno e questo piccolo particolare lo si intuisce già da fuori. Mi sento totalmente a disagio. Alzo lo sguardo, cercando di inquadrare a pieno il gusto opinabile di ciò che si presenta sotto al mio sguardo. E' un semplice palazzo in mattoni rossi, in una via decisamente omonima e banale, contornato da macchine e da cicche di sigarette. Il che sembra essere in linea con l'entrata del locale, che consiste in un'unica porta decorata con disegni e scritte dai colori fatiscenti e poco entusiasmanti. Hanno bisogno di un dannato designer. Assolutamente. Mia madre mi ha insegnato, o forse obbligato, a non dire mai 'mi fa schifo' ed ho sempre seguito questo suo insegnamento più o meno, ma ora, in questo preciso istante, vorrei gridare quanto faccia schifo questo posto.  Inspiro profondamente e fisso ancora stralunata e parecchio disgustata la porta. Sono le dieci del mattino di una giornata di fine agosto, il clima è banale, l'aria è fottutamente umida e si dice che 'sta sera piova. Nulla di entusiasmante, noi inglesi siamo fottutamente abituati a questo tempo del cavolo. 

Sto davvero pensando al tempo?! Dovrei pensare al fatto che tra meno di una settimana, inizierò l'università, che devo prendere la patente, magari tornare a York da Cass e Calum, invece no. Sono fuori ad un locale ad aspettare qualcosa. Non so bene cosa però. Forse una manna dal cielo? Un'illuminazione? Qualcosa di tangibile sicuro.

Stringo le bretelle dello zaino, come se stessi per esplorare un ambiente esotico. Ho dovuto aspettare così tanto per venire qui, perchè i proprietari nonché geni del business hanno deciso di andare in vacanza ad agosto. 

Ci rendiamo conto?

Il mese in cui si possono fare più soldi, in cui le persone disperate che non vanno in vacanza sono qui, loro vanno in ferie. Dei geni del commercio. 

Scuoto la testa, già sono nervosa e nemmeno ho posto le domande che mi servono. Necessito delle risposte e magari cercare anche di non prendermi qualche malattia infettiva, dato lo scarso livello di igiene che aleggia in questa via malfamata. Siamo dietro a King's Cross, quasi al centro di Londra, ma di sofisticato ed elegante in questo posto non ha niente. 

Con una strana forza di volontà apro la porta colorata, rimanendo di sasso. 

Questo posto è un fottuto incubo. Le pareti sono ricoperte in legno, il pavimento è in legno e qualsiasi oggetto di arredamento è in fottuto legno. Sembra un corridoio adibito a locale, quello che dovrebbe essere il palco consiste in un ammasso di strumenti abbandonati e luci colorate.

Dove diavolo siamo negli anni settanta?! Sedie marroni in pelle sono impilate in un angolo, il bancone, che dovrebbe essere l'attrazione serale, consiste in un ammasso di bottiglie e bicchieri sporchi. 

Questa è la mia nuova concezione di inferno. 

Una ragazza sbuca dal nulla, facendomi perdere dieci anni di vita. Credo che fosse piegata sotto al bancone a fare non so cosa, mi auguro a pulire questo scempio. Intravedo anche una macchina per il caffè. 

-Ciao, posso fare qualcosa per te?- chiede stanca, portandosi un canovaccio dietro le spalle.

-Una pulita?!- alzo un sopracciglio, avanzando lentamente verso di lei. Le mie Dottor Martens quasi stridono sul pavimento. Mi porto una mano sul cuore. Sto morendo.

-E' quello che stavo per fare?!- alza un sopracciglio. 

Sospiro cercando di immaginarmi su qualche isola deserta a sorseggiare frullati esotici. 

-Sono qui per delle informazioni, devo farti qualche domanda e devi rispondermi molto chiaramente.- sorrido fintamente.

-Chi sei una della polizia?!- sembra quasi spaventata.

-Ringrazia il cielo che non lo sono! Se fossi un poliziotto vi farei chiudere questa baracca, le darei fuoco e non ricostruirei nulla!- quasi grido. -Avete al meno i permessi per vendere alcolici?!- sibilo.

-Sei seria?- 

-Sei fatta?!- sbotto vendendo le sue pupille dilatate e gli occhi lucidi.

-No, no.- risponde velocemente, sta trattenendo una risata e vorrei prenderla a schiaffi.

Non solo sono in una bettola scadente, dove l'unica cosa salvabile è il secchio della spazzatura, ma dovevo beccare anche la barista fatta. Di bene in meglio. Lucas me la paga cara, mi conosce, sa quello che odio e dove doveva mandarmi?! Altro che aritmia cardiaca, lo strozzo con le mie mani. Gli faccio vedere io cosa voglia dire non avere ossigeno. 

-Ho trovato casualmente questa locandina per questo evento.- mi schiarisco la voce passandole il foglio. -Vorrei sapere, chi sono gli artisti emergenti.- spiego scandendo le parole.

Corrucciata, la ragazza dai capelli ossigenati e di un biondo palesemente finto, legge ciò che è scritto. Ci sta mettendo troppo tempo e la cosa mi disturba. Sbatto il piede per terra, per farle cenno di muoversi. Sarò anche maleducata, ma in questo luogo è concesso comportarsi così. 

-Ah si, Tini si occupa di queste cose. Io servo i clienti, non sono un'organizzatrice di eventi.- farfuglia restituendomi la locandina.

Alzo gli occhi al cielo e cerco di contare almeno fino a tre.

-Dove posso trovare questa Tini?- chiedo velocemente.

-Viene la sera.- alza le spalle.

-La sera.- ripeto le sue parole. -Non hai un numero di telefono? Un indirizzo?! Ti sembro una che possa passare almeno dieci minuti qui dentro?! Di sera?!- 

-No, non ho nessun contatto. So solo che viene sta sera.- farfuglia alzando le spalle.

Sbuffo, cercando di mantenere una sana dose di pazienza.

-Bene, mi auguro che questa sera, questo posto..- indico il locale con una mano. -Sia pulito.- sputo andando verso la porta. 

-La consumazione è obbligatoria!- grida acutamente. 

Quando esco in strada inspiro profondamente, cercando di dimenticarmi l'odore acre di alcolici e vomito. Non ci tornerò mai 'sta sera. Cerco il telefono dentro lo zaino, è inutile che divago dicendo che non ci verrò mai, devo avere delle risposte e a quanto pare l'unica persona che sappia qualcosa è questa fantomatica Tini. Ma da sola di certo non ci ritorno.

Chiamo Nathan velocemente, sbattendo il piede a terra.

-Pronto?- farfuglia assonnato.

-Sono appena uscita dal The Social, è un luogo infernale, non credo nemmeno che abbia la licenza per ospitare più di cinque persone, spiegami tu come ci si possa organizzare un concerto.- sbotto camminando verso la fermata della metro.

Vi rendete conto? Prendo anche la metropolitana. 

-Sei il mio prototipo di buongiorno preferito.- borbotta ironico.

-Dobbiamo tornare qui questa sera Nathan.- sorvolo le sue parole.

-Lavoro.- sento il rumore delle coperte che vengono scalciate. -Ma sei fortunata, appena stacco ti vengo a prendere.-

-Mi porterò lo spray al peperoncino.- farfuglio timbrando il biglietto.

-Questo rumore che sento.. E' per caso la metropolitana?!- chiede il moro sbigottito.

-Ti sorprenderà sapere che ho scelto di venire con i mezzi pubblici.- annuncio mentre seguo il fiume di persone dirigersi verso la banchina.

-Quanti passi avanti, la mia giovane Alice.- 

-Sì a dopo, ciao.- alzo gli occhi al cielo ed attacco il telefono. 

Quando mi siedo sul sedile sporco mi rassegno al fatto che sono destinata a vivere in un limbo. Ho raccontato a Cass ed a Calum quello che ho trovato, pensano che sia da pazzi incontrollati lasciare una locandina così. Gli ho promesso che, a costo di andare all'inferno e tornare, avrei scoperto di più riguardo a questo evento. Ed è proprio quello che voglio fare. 

C'è qualcosa di strano in questa situazione, ma una stranezza che assomiglia ad una strana verità. Come se, ovunque fosse, stesse andando avanti con la sua vita. Forse è proprio questo il fulcro del problema, io non posso accettare che vada avanti con la sua vita senza aver prima chiarito i nostri conti in sospeso. 

Ho promesso così tante volte a me stessa che l'avrei trovato e io mantengo sempre le promesse. Quindi il problema non sono io, il problema è lui. Non puoi trovare qualcuno che non vuole farsi trovare, non puoi smascherare segreti di cui non sai nemmeno la provenienza. 

* * * 

-Alice, dobbiamo parlare.- mi richiama mia madre dall'uscio della porta. 

Resto di spalle, cercando qualcosa da mettermi per 'sta sera. 

-Stile da tossica o da ragazzina che non mette mai piede fuori casa?- farfuglio fissando i vestiti.

-Mi vuoi ascoltare?!- brontola mia madre.

-Non ho nulla da dirti, madre. Se non quando ritirerai i panni dalla lavanderia? Non ho niente da mettermi.- sibilo tastando alla rinfusa i troppi vestiti che ho. Non ho mai niente da mettermi ma ho l'armadio pieno di vestiti. 

La sento entrare e alzo gli occhi al cielo, credo si stia sedendo sul letto ma continuo a rimanere di spalle.

-E' più di una settimana che non mi parli.. Sai da dopo quello che mi hai detto sul tuo amico..- quasi sussurra e mi domando per quanto tempo andrà avanti questa sceneggiata da madre che concerne sentimenti.

-Lui non è mio amico.- sussurro scandendo ogni singola vocale e consonante. 

-Lo sai che puoi sempre parlare con me, vero?- ritenta apprensiva. 

-Certo, ogni giorno.- parlotto sarcastica. Conto mentalmente i secondi, le do cinque secondi, poi tornerà ad essere la donna dispotica di sempre.

-Perchè fai così? Che cosa abbiamo sbagliato con te!- piagnucola e qui mi volto, stringendo con troppa forza il vestito che ho in mano.

Ve l'avevo detto.

-Che cosa avete sbagliato? Forse vorrai dire cosa non avete sbagliato! Non sai chi sono, non sai cosa mi piace, cosa faccio nel tempo libero. L'unico amico che ho viene considerato come un tossico!- grido perdendo la pazienza.

Resta di sasso, ormai sono abituata a questa sua espressione sbigottita.

-E' stata colpa di quel collegio, da quando sei tornata sei diversa.- sputa alzandosi.

-Diversa? Forse sono semplicemente me stessa.- utilizzo lo stesso tono duro. -E ti ricordo, che mi ci hai spedito come se fossi uno scatolone di vecchi vestiti destinati alla chiesa.- sputo.

Mi guarda dall'alto verso il basso, la sua strafottenza è uguale alla mia, il suo modo di criticare e giudicare dallo sguardo è così tagliente da mettermi quasi in soggezione. 

-No, sei semplicemente confusa. Quando avrai passato questa fase..- mi indica con la mano. -Potremmo anche discutere civilmente.- sibila amaramente uscendo dalla mia stanza.

Resto in silenzio a fissare la scia immaginaria di parole non dette. Scuoto la testa e chiudo la porta con un calcio, la voglia di gridare e ribellarmi a questa sottospecie di volontà imposta, mi manda il sangue al cervello. 

Voglio essere davvero diversa, quella che tutti vogliono. Quella intoccabile, inarrivabile, ma non lo sono. C'è questo fiume, dentro di me, di sentimenti repressi che mi porta a comportarmi come una psicopatica indecisa. 

Cerco di spegnere ogni pensiero, vestendomi. Dato lo stile eclettico e disgustoso del locale, punto ad un abbigliamento poco normale. Mi fisso allo specchio, è la tutina che ho indossato al compleanno di Lucas. 

Sospiro pesantemente, non posso collegare ogni cosa che faccio a lui, non posso più. 

Infilo i miei stivaletti neri con il tacco, pettino i miei capelli che ricadono impassibili lungo il mio seno quasi inesistente e prendo la mia borsa. 

-Siamo pronti.- ripeto al mio riflesso scarno. 

Infilo tutto il necessario alla rinfusa dentro alla piccola borsa a tracolla nera e scendo le scale, pronta allo scontro tra titani.

-Dove vai?- chiede mio padre spostandosi gli occhiali sul ponte del naso. Sta leggendo qualcosa di improponibile e dannatamente noioso.

-Leggi Diritto Pubblico per la terza volta?- alzo un sopracciglio portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Te lo consiglio, impareresti molte cose. Comunque dove vai?- sorride appena.

-In un locale con Nathan.- rispondo tranquilla.

-Non fare tardi.- mi guarda serio.

-Non mi dici di non bere e di non drogarmi?- sorrido.

-Abbiamo già fatto questo discorso, non sei quel tipo di ragazza.- ritorna a leggere e alzo gli occhi al cielo.

Troppe volte ho sentito la frase 'non sei quel tipo di ragazza' e mi domando perchè. Voglio essere quel tipo di ragazza. Voglio essere una diciannovenne normale, che esce di nascosto e che si ubriaca alle feste. Magari avere un fidanzato apprensivo, divertente e soprattutto presente. Quello che ti riaccompagna alla porta, che cerca di farti sentire speciale. Invece no, mi tocca rimanere sospesa emotivamente nella vana speranza di trovare quello che in un passato lontano, ho definito come il mio ragazzo.

-Vado.- annuncio e vedo con la coda dell'occhio mio padre annuire. Apro la porta e come al solito mi siedo sui scalini, nell'attesa che Nathan arrivi con quel catorcio che chiama macchina. 

Come ogni giorno da quando l'ho conosciuto, si ferma di fronte al cancello abbassando il finestrino, stringendo tra le labbra sottili una sigaretta spenta. Sorrido e corro entrando in macchina. Quando i miei piedi finiscono sul cruscotto, lo vedo sospirare.

-Anche i tacchi? Sono sorpreso.- sorride mettendo in moto.

-Non avevo altro.- alzo le spalle. -Otille?- chiedo fissando la città da dietro il finestrino, istintivamente le mie mani sfiorano i due ciondoli che porto al collo. 

-E' partita, credo sia in Spagna con i genitori.- 

-Vi siete lasciati?- spero in una risposta affermativa.

-No e dovresti smetterla di chiederlo, è una ragazza simpatica.- brontola.

-Simpatica? Reputi la tua ragazza simpatica? Simpatica non è abbastanza in una relazione.- 

-Io almeno ho una relazione.- replica pungente.

-Se si può definire tale.- sussurro ironica.

-Sta sera sei molto simpatica noto.- 

-Vero?- sorrido mostrandogli i denti. 

Dopo almeno dieci minuti di imprecazioni varie e di sorpassi illegali, ci ritroviamo di fronte al The Social. Sono le undici e ventisette minuti, fisso il cielo preoccupata ma sospiro quando vedo che è sereno. 

-Doveva piovere.- annuncio mentre mi accosto al moro.

-Deve piovere sempre ma poi non lo fa mai.- alza anche lui lo sguardo al cielo.

-Il riscaldamento globale.- sussurro ansiosa.

Nathan stringe dolcemente il mio gomito e osserviamo confusi, cioè solo io sono quella confusa, il marasma di adolescenti e ragazzi fermi sul marciapiede a sorseggiare birra e a fumare sigarette.

-Mi sento quasi a casa.- sussurra al mio orecchio il ragazzo.

-Io mi sento all'inferno.- brontolo. Scuote la testa e mi trascina all'interno, resto di nuovo sorpresa dalla disposizione caotica dell'arredamento. I bicchieri sporchi, le sedie impilate e l'ammasso informe di strumenti sono sistemati ordinatamente. La musica che proviene dalle casse è sopportabile, l'odore di vomito è sparito. 

E' sempre l'inferno certo, ma meno sporco.

Intravedo la ragazza di questa mattina servire velocemente i clienti e mi avvicino, trascinando con me Nathan, al bancone. Porto la testa di lato mentre la fisso insistentemente, quando alza lo sguardo e lo incrocia con il mio sussulta, ma si avvicina lo stesso.

-Cosa posso prepararvi?- sorride impaurita. 

-Per me una pinta, per te?- chiede Nat fissandomi.

-Anche.- sorrido.

-Non è ancora arrivata.- alza lo sguardo da ciò che sta preparando e annuisco. -Tra un'oretta sarà qui.- 

-Chi?- sussurra il ragazzo al mio fianco.

-Una persona con cui devo parlare.- rispondo vaga. Nat si allontana, credo che stia salutando qualche suo amico. Ovviamente resto seduta sullo sgabello a sorseggiare la birra, non mi presenterò mai a nessuna persona. Percorro con il dito la parte superiore del bicchiere in vetro. Sono decisamente troppo annoiata persino per bere.

Il mio orologio suona, segno che è passata solamente mezz'ora da quando sono qui. Mi volto, sempre rimanendo seduta, per osservare e studiare questo luogo. C'è chi balla in maniera molesta e sicuramente ubriaca, chi invece si limita a rimanere seduto e a chiacchierare. 

Cerco di immaginarmi Lucas suonare sul palco, sorrido per una frazione di secondo. E' bravo, decisamente bravo. Credo di essermi innamorata di lui, non solo per il suo modo dispotico e confusionario di fare, ma anche per il suo modo ipnotico di suonare e cantare. Quando suona è un'altra persona, nessuna ansia o paranoia lo disturba, è solamente lui con la sua musica. 

-Ehi.- sussulto quando un ragazzo si presenta al mio fianco. -Sei sola?- sorride e sento odore di alcool provenire dalla sua figura.

-Si e vorrei rimanerci.- non lo guardo.

-E perchè?- sussurra lascivo. Un'espressione schifata si fa spazio sul mio viso.

-Potrei elencarti tutti i motivi per cui vorrei rimanere sola, ma mi limito a dirti che sono bipolare con tendenze suicide omicide.- mi volto sorridendo.

-Cosa?- farfuglia quasi spaventato. Vorrei scoppiare a ridere, non pensavo di essere così credibile.

-Sto scherzando, sono con il mio ragazzo.- ritorno a fissare il palco.

-E ti ha lasciata tutta sola?- continua.

Maledetti ubriachi.

-Si perchè sono davvero bipolare con tendenze omicide, ora sento una voce nella mia testa, vuoi sapere cosa mi sta dicendo?- porto di nuovo la testa di lato e lo fisso senza batter ciglio. Annuisce non convinto. -Che potrei romperti il bicchiere sulla testa e vedere quanto tempo ci metti a morire dissanguato.- sibilo.

-Tu sei pazza!- grida confuso, allontanandosi. 

-Hai finto di nuovo di essere pazza?- Nathan si avvicina, fissando il tipo molesto correre via.

-Si.- alzo le spalle.

-Vuoi fare qualcosa?- poggia il bicchiere vuoto sul bancone.

-No.- sibilo.

-Un'altra pinta?- ritenta.

-Perchè sei così paziente nei miei confronti?- parlo velocemente. Resta sorpreso.

-Perchè tu non sei così, cioè almeno credo e spero.- sorride. 

-E come sarei?- chiedo seriamente. 

-Diversa.- sussurra.

-Tutti dicono che sono diversa.- fisso un punto indefinito.

-Sei speciale, no nel senso che sei ritardata.- farfuglia. -Nel senso che hai un modo diverso di vedere le cose che ti invidio, capisci qualsiasi cosa gli altri vogliano dirti. Non ti dai mai per vinta, a costo di metterti il mondo contro, fai quello che pensi. Credi in quello che pensi e fidati, sono doti che ti invidio.- si siede al mio fianco.

-Sono una cattiva persona?- 

-No.- 

Annuisco senza sapere bene il perchè delle mie domande, rimaniamo per un'altra mezz'oretta a chiacchierare seduti. Una mano mi tocca la spalla e mi volto velocemente.

-E' arrivata.- bisbiglia la ragazza dietro al bancone. Mi indica con un cenno del capo una ragazza seduta ad un tavolo.

Mi alzo velocemente, trascinando Nathan con me. 

Mi schiarisco la voce, cercando di attirare attenzione, quando vedo che non si gira, mi siedo al tavolo con lei, senza chiedere il permesso.

-Ciao, sei Tini vero?- chiedo lentamente. 

Ma poi che diavolo di nome è Tini?!

-Si?- mi squadra. -Tu sei?-

-Una persona curiosa, vorrei farti qualche domanda.- sorrido istericamente.

-Quello che vuoi.- sorride lasciva, mandando occhiatine al ragazzo dietro di me. Pesco dalla borsa la locandina piegata e gliela passo.

-E cosa vorresti chiedermi?- fissa la locandina.

-C'è un nome.. Quel Lucas, voglio sapere chi è.- 

-Perchè?- chiede curiosa.

Alzo le spalle. 

-E' un ragazzo simpatico, un po' strano. Un mesetto fa, abbiamo allestito un contest, una sottospecie di gara tra cantanti.. Chiunque l'avesse vinta, avrebbe avuto la possibilità di esibirsi qui.- spiega.

-Quanto tempo  fa?- mi anticipa il moro. La ragazza sorride. Vorrei alzare le braccia al cielo.

-Non mi ricordo.- sussurra schioccando le labbra impregnate di lucidalabbra. 

-Ed era da solo?- aggiungo. La ragazza non mi degna di uno sguardo. Schiocco le dita di fronte al suo volto. 

-Occhi a me e poi puoi anche passare tutta la notte con lui.- sibilo e sobbalza. 

-Oh io...- sussurra imbarazzata. Prima fa la gattina e poi arrossisce? Seriamente? -Mi sembra che fosse accompagnato da una ragazza.. Non vorrei dirti qualcosa di non vero.- ride forzatamente.

-Dovrete fare qualche prova no? Per vedere se tutto vada bene, prima del concerto.- 

-Si, certo. Almeno un mese prima.- spiega osservandomi.

-Hai un contatto di questo Lucas?- chiedo ancora.

-Forse..- farfuglia cercando qualcosa sul suo iPhone costoso. La fisso attentamente. -Ho un numero telefonico, può servirti?- 

-Certo.- parlo velocemente. Me lo detta e lo salvo.

-Ti ringrazio.- mi alzo.

-Perchè proprio lui? Ci sono un sacco di musicisti su quella locandina..- domanda richiamandomi.

-Mi piace il nome Lucas.- sorrido fintamente. 

Trascino Nathan fuori dal locale e respiro a pieni polmoni, godendomi un po' di silenzio.

-E' un buon inizio no?- sorride felice il moro.

-Per niente, accompagnami ad una cabina telefonica per favore.- sibilo fissando le cifre salvate sul mio telefono. -Anzi no.- 

-Che hai in mente?- chiede il moro aggrottando le sopracciglia.

-Rintracciare il numero.- spiego.

-E come pensi di fare?- chiede velocemente.

-Conosco qualcuno che mi deve un favore.- sibilo andando verso la sua macchina.

-Andiamo già via?- chiede richiamandomi.

-Certo, a meno che non vuoi passare davvero la notte con quella.- sorrido.

-Le nostre serate, sempre piene di avvenimenti importanti.- scuote la testa prima di seguirmi verso la macchina.

Che la caccia al tesoro abbia inizio, di nuovo. 

-E se andassimo a quel pub del tuo compleanno?- chiede mettendo in moto.

Ci penso su e fisso il mio orologio, è presto. Non mi sono messa i tacchi per tornare a casa così presto.

-Andata.- mi metto la cintura di sicurezza. -Ma non berrai.- 

Brontola e mette in moto.

-Posso bere e posso riaccompagnarti a piedi?- mette quasi il broncio.

-Ci devo pensare.- arriccio le labbra stringendo il telefono.

Ho bisogno che mi dica di restare, ho bisogno di sentire di nuovo la sua voce. E' come se fosse una dipendenza da cui non posso scappare. Siamo da capo a dodici, penso poggiando la testa sul finestrino. Perchè per ogni passo avanti che faccio, ci sono conseguenze abissali che non riesco a comprendere a pieno.

<('')

E' un capitolo di passaggio. 

Spero vi piaccia. 

Vi adoro.

xX

p.s. non tutto è facile come sembra!!!!!!!!!!!! ma che belli sono i punti esclamativi?!?!?!?!?!!??!?!!??!?! 

:3


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