Trilogia con Sergio Ramos

By Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... More

Capitolo 1.01
Capitolo 1.02
Capitolo 1.03
Capitolo 1.04
Capitolo 1.05
Capitolo 1.06
Capitolo 1.07
Capitolo 1.08
Capitolo 1.09
Capitolo 1.10
Capitolo 1.11
Capitolo 1.12
Capitolo 1.13
Capitolo 1.14
Capitolo 1.15
Capitolo 1.16
Capitolo 1.17
Capitolo 1.18
Capitolo 1.19
Capitolo 1.20
Capitolo 1.21
Capitolo 1.22
Capitolo 1.23
Capitolo 1.24
Capitolo 1.25
Capitolo 1.26
Capitolo 1.27
Capitolo 1.28
Capitolo 1.29
Capitolo 1.30
Capitolo 1.31
Capitolo 1.32
Capitolo 1.33
Capitolo 1.34
Capitolo 1.35
Capitolo 1.36
Capitolo 1.37
Capitolo 1.38
Capitolo 1.39
Capitolo 1.40
Capitolo 2.01
Capitolo 2.02
Capitolo 2.03
Capitolo 2.04
Capitolo 2.05
Capitolo 2.06
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Capitolo 2.22
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Capitolo 2.30
Capitolo 2.31
Capitolo 2.32
Capitolo 2.33
Capitolo 3.01
Capitolo 3.02
Capitolo 3.03
Capitolo 3.05
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Capitolo 3.26
Capitolo 3.27
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Capitolo 3.30
Capitolo 3.31
Capitolo 3.32
Capitolo 3.33
Capitolo 3.34
Capitolo 3.35
Capitolo 3.36
Capitolo 3.37
Capitolo 3.38
Capitolo 3.39
Capitolo 3.40 - ULTIMO

Capitolo 3.04

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By Corneliahale94

Le porte scorrevoli dell'ingresso dell'aeroporto di Heatrow si aprirono e Victoria subito venne investita da una pioggia torrenziale.

Guardò il cielo: di azzurro come quello lasciato a Madrid tre ore prima, non aveva proprio niente. Grossi nuvoloni neri minacciavano di esplodere e rovesciare acqua fino a sera, le previsioni sulla colonnina lì vicino non erano rincuoranti. Sbuffò, aprì l'ombrello e si strinse nella giacca troppo leggera per proteggerla dal freddo.

Fortunatamente il taxi era già lì. E lì c'era anche Marisol, la sua assistente e cara amica. Almeno un viso amico, che sarebbe rimasta con lei per la trasferta e con la quale avrebbe condiviso l'appartamento che le era stato affidato per quel mese di permanenza in Inghilterra.

Salirono entrambe in taxi e si abbracciarono felici di rivedersi visto che Marisol era lì già da qualche giorno.

"Finalmente qualcuno che mi capisce quando parlo!!" sospirò la ragazza abbracciandola.

"Oh ti posso capire. Ma non ti preoccupare il tuo inglese è perfetto per sopravvivere"

"Lo spero. Anche perché mi viene già da piangere..hai visto che tempo c'è fuori?" esclamò prima che un tuono squarciasse il cielo e rimbombasse per tutta la città.

"Hanno detto che pioverà per il resto della settimana..." sospirò Marisol pulendo con la mano il finestrino appannato e bagnato.

"Tutta la settimana???" domandò perplessa Victoria.

"Eh sì. Una perturbazione dall'Irlanda...si sta spostando..arriverà anche in Spagna se ti può consolare!"

"Cominciamo bene......" commentò sospirando la ragazza sempre più infreddolita.

Il taxi corse per le vie di Londra già illuminate a sera. Lì il sole sembrava non voler proprio splendere e la pioggia iniziava ad allagare le strade scorrendo rapidamente nei fiumi, colpendo i tetti, le grondaie, le macchine ferme in coda.

"Come va in Spagna?" domandò Marisol, curiosa.

"Oh bene, tutto tranquillo sono passata ieri in redazione per le ultime cose..."

"Il capo è sempre isterico?"

"Come sempre. La rivista di Ottobre gli interessa particolarmente e il reportage deve venire benissimo. Me l'ha ripetuto cento volte, ormai!"

"Fantastico, altra pressione. Ci mancava!" sospirò ironica Marisol. Ad un tratto il cellulare le squillò in borsa e Victoria si ricordò di dover chiamare Sergio.

Frugò nella borsa, prese il blackberry e compose rapidamente il numero. Tre squilli....quattro....cinque...a vuoto. Guardò l'ora, contando che erano un'ora indietro rispetto alla Spagna a quell'ora avrebbe dovuto già essere a casa o forse c'era una sessione straordinaria di allenamenti. Riappese promettendosi di riprovare appena arrivata a casa.

Marisol riattaccò poco dopo.

"Chi era?" domandò sentendo che aveva parlato in inglese fino a quel momento.

"Oh, era Jamie."

"Jamie..." ripeté Victoria "Chi è?"

"Giornalista del The Sun che ci segue nel reportage" spiegò annoiata.

"Fantastico. E' simpatica questa Jamie?"

Marisol non rispose, limitandosi a sorridere. Victoria non seppe come interpretare quell'enigmatico sorriso ma non ebbe il tempo di pensarci poiché il taxi le aveva fatte scendere, caricate di bagagli ed era ripartito dopo averle cordialmente salutate.

La pioggia sembrava essersi fermata, ora c'era un arcobaleno luminoso che si stagliava nel cielo grigio della capitale.

Victoria arrivò all'ascensore, uno stretto ascensore rivestito di moquette che portava al quinto piano di un palazzo alto e lungo in stile vittoriano - un classico nelle strade di Londra.

"Questo è uno dei quartieri migliori di Londra." spiegò Marisol come una guida turistica "Vedrai l'appartamento ti piacerà."

Victoria si limitò a sorridere, ripensando alla non-risposta dell'amica su Jamie.

L'appartamento era un attico di chissà quanti metri quadri, enorme, all'ultimo piano del palazzo.

Le finestre davano su un grande parco verde a qualche passo, Victoria si fermò a guardarlo quasi ipnotizzata. Non aveva mai visto così tanto verde quand'era in Spagna.

"Puoi anche fare jogging" sorrise Marisol ferma alla finestra vicino all'amica.

Victoria si guardò intorno: la cucina era dotata di ogni diavoleria tecnologica potesse esistere, e le camere da letto erano enormi.

La sua, nella quale arrivò guidata da Marisol, aveva un letto a una piazza e mezza con tanti cuscini colorati. Un armadio enorme, la televisione appesa al muro, uno stereo ultimo-modello.

Victoria ci passò affiancò, guardandolo. "Sergio impazzirebbe a vederlo" disse appoggiandoci una mano sopra.

"E' dolby sorround, come stare al Royal Albert Hall...solo in camera tua." una voce maschile fece trasalire entrambe le donne che si voltarono di scatto.

Un ragazzo, biondo, con due grandi occhi azzurri che ricordavano tanto quelli di Andrés, comparve all'improvviso appoggiato allo stipite della porta. Portava una felpa bianca e un paio di jeans chiari abbinati a delle Nike Air fluorescenti.

Victoria lo squadrò un momento poi si rivolse a Marisol che sembrava averlo riconosciuto.

"Jamie!!! Eccoti!"

Jamie era un uomo? Victoria aveva sempre pensato che Jamie fosse una donna, una giornalista del The Sun e invece di essere "una" era "un" giornalista. Aveva probabilmente qualche anno più di lei ed era sicuramente inglese. Tuttavia il suo accento spagnolo non era male e nemmeno la sua pronuncia.

"Jamie, o meglio..James, lei è Victoria, la vice-capo redattore della rivista."

"Oh, la giornalista...ti conosco..leggo sempre i tuoi articoli" sorrise lui in perfetto spagnolo.

Victoria lo guardò, quasi impressionata. "Se preferisci parliamo in inglese..non c'è problema."

"No" sorrise Jamie "adoro la vostra lingua, è così...melodica. Mi piace parlarla. Parlami in spagnolo, con l'accento più stretto che puoi!" sorrise ironico.

Victoria guardò Marisol - era un tipo davvero particolare, molto estroverso ed esuberante per essere un inglese.

"Victoria, lui è James Sullivan, giornalista del The Sun."

"Piacere." fece lei, continuando a parlare in spagnolo.

"Molto piacere" annuì lui sorridendole. "E così lei è la terza inquilina.."

"Oh siamo in tre?" domandò inconsciamente Victoria curiosa di sapere chi fosse la terza ragazza con cui dividere l'appartamento.

Marisol e Jamie si guardarono.

"Ehm..sì. Uno..due..tre." contò Marisol per poi abbassare subito gli occhi.

Victoria sgranò gli occhi: Jamie avrebbe dormito con loro? E vissuto con loro?

"Ah..bene allora..siamo..al completo.." balbettò cercando di correggersi.

"Non preoccuparti io sono fidanzato." chiarì Jamie capendo la preoccupazione della ragazza "Anche se devo dire che tu sei molto bella..."

Victoria arrossì leggermente scuotendo il capo. Alzò una mano mostrandole la fede. "..E molto sposata." soggiunse.

"Te l'ho detto Jamie!" sorrise Marisol "E' inavvicinabile! E poi sono convinta che Alexandra non apprezzerebbe!"

"E nemmeno mio marito" soggiunse Victoria annuendo.

Marisol lo guardò di nuovo. "Oh! Soprattutto suo marito! Non hai idea di che armadio muro abbia sposato!"

"Beh sono pronto a battermi con onore" disse plateale come sempre.

Victoria si mise a ridere - infondo era davvero buffo specialmente quando faceva quelle battute.

"Bene, detto questo...chi vuole un po' di thè con i biscotti?" domandò Marisol. "L'avevo preparato appena prima di venirti a prendere.."

Victoria annuì, qualcosa di caldo avrebbe aiutato a scaldarsi un po' dopo il gelo che l'aveva investita appena arrivata.

Si spostarono nel grande salone, sedendosi al tavolo di legno rotondo vicino al televisore.

Marisol servì tazze, thé fumante e biscotti e i tre iniziarono a chiacchierare.

Nell'altra stanza intanto, il cellulare di Victoria suonava.........

"Non risponde?" domandò Iker guardando Sergio che provava a telefonare a Victoria.

"No" disse il ragazzo riattaccando. Mise il cellulare in tasca e si alzò dalla panca raggiungendo l'uscita dello spogliatoio con l'amico.

"Starà disfando i bagagli. Vedrai che ti chiamerà appena vedrà la chiamata."

"Lo spero..." disse, improvvisamente preoccupato.

"Hey! Sbaglio o l'hai spinta tu a partire?"

"Certo certo..era giusto che lo facesse però sai..è sempre un viaggio in aereo e..." chiarì Sergio.

"Ti manca non è vero?" disse Iker guardando negli occhi l'amico.

Sergio smise di cercare giustificazioni e sospirò.

"Ogni santo secondo. Ed è solo il primo giorno."

"Oh dovresti trovarti un hobby per non pensarci, hai mai pensato di giocare a calcio? Non a livello agonistico, magari con qualche amico al parco..o all'oratorio..." scherzò il portiere.

Sergio lo guardò. "Ma come sei simpatico!"

"Infondo non sei male, potresti rivelarti anche un talento del pallone..."

"Ok allora ci vediamo all'oratorio, io sto in porta ok?"gli sorrise Sergio, prendendo la palla al balzo.

"Eh no! Quello è il mio ruolo!"

"...E poi tu scherzi ma tra un po' saremo così vecchi che ci vorranno solo all'oratorio..." soggiunse Sergio

"E da! Non abbiamo mica 90 anni! Ci difendiamo ancora bene"

"Sì ma hai visto quelli della primavera? Hanno un fiato che a volte mi manca..." commentò rivolto all'amico.

"Forse perchè sulla banda fai schifo" una terza voce si aggiunse alla conversazione nel parcheggio di Valdebebas.

I due si voltarono trovandosi davanti Marcelo, Pepe e Cristiano.

"Guarda qua, Athos, Portos e Aramis!" esclamò Iker indicandoli.

Sergio si mise a ridere. "Portoghesi, cosa volete?" domandò guardando Cristiano.

"Hey porta rispetto, siamo i numeri uno" chiarì Marcelo "Comunque, pensavamo...oggi comincia la tua libertà Ramos, perciò onde evitare che tu ti rammollisca a casa in pantofole, andiamo a festeggiare."

"Io non mi rammollisco!!!" esclamò toccato nel vivo.

I ragazzi si misero a ridere. "Gonzalo ha già prenotato, non puoi scappare. Cena e discoteca."

"Non lo so ragazzi...i bambini e.."

"C'è tua madre ben felice di tenerli no?"

"Sì ma che c'entra.."

"E dai!" provò di nuovo Pepe "Prometto che poi ti lasciamo a casa a guardare le telenovela brasiliane per tutto il mese!"

"Hey cos'hai contro le telenovela brasiliane?!" protestò Marcelo "Sono bellissime!"

Sergio ci pensò...infondo si trattava solo di una sera e sapeva che non avrebbe potuto dire di no ai suoi amici perché avrebbero insistito fino allo sfinimento.

Così, presi accordi per la sera, risalì in auto, tornando a casa.

Il telefono squillò sul comodino mentre Sergio si preparava per uscire.

Finalmente Victoria.

"Amore" sorrise lui rispondendo. Il cuore aveva accelerato nel petto.

"Amore ciao..scusa se non ti ho risposto però non ho sentito il telefono e.."

"Oh tranquilla. Avevo trovato la tua chiamata...come stai?"

"Bene. Qui piove, mi annoio...mi manchi. Mi mancate."

"Anche tu mi manchi. E manchi anche ai tuoi figli."

"Come stanno?"

"Bene. Mia madre li sta viziando. Dice che sono denutriti."

"Oh addirittura?!" rise divertita.

"Sì, ma ci pensa lei a farli tornare in forma..così ha detto."

"Prevedo di ritrovarmi due figli diversi quando torno.."

"Farò in modo che non accada" sorrise. Dopo una pausa di silenzio riprese. "Stasera che fai?"

"Dormo. Sono troppo stanca. E domani sveglia presto. Tu?"

"Esco con Marcelo, Cristiano e gli altri."

Victoria rimase un momento in silenzio poi parlò.

"...Io parto e tu il giorno stesso organizzi una festa?!" protestò.

"Non è una festa! Andiamo a cena."

"Uomini?"

"Sì amore, solo noi. Li conosci tutti i miei amici." la rassicurò lui.

Victoria rimase in silenzio un momento, poi sospirò. "Fai il bravo."

"Non serve nemmeno che me lo dici!"

"Giuramelo!"

"Amore...smettila! Dopo tutti questi anni ancora ti preoccupi?"

"Non mi preoccupo di te, mi preoccupo dei tuoi amici svitati!" ribatté lei, ansiosa.

Sergio si mise a ridere, finendo di sistemarsi il maglioncino sopra la camicia.

"Senti non preoccuparti, tu riposati così domani cominci alla grande... io vado, torno presto e faccio il bravo."

"Se sei andato con qualcuna, tua madre me lo dirà" lo minacciò.

Sergio si mise a ridere: la gelosia perenne di Victoria lo aveva sempre divertito.

"Non andrò con nessuna. Ora vado, buonanotte amore ti amo.."

Victoria ci pensò in silenzio. "...Anche io ti amo. E ti amo ancora di più se non esci con i tuoi amici in crisi ormonale!"

Sergio si mise a ridere rassicurandola di nuovo prima di chiudere la conversazione.

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