Trilogia con Sergio Ramos

By Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... More

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Capitolo 2.33

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By Corneliahale94

Il giorno della finale di campionato era arrivata.

Il sole splendeva nel cielo, alto e fiero, illuminava Madrid con i suoi raggi. Sembrava che tutta la città si stesse preparando per il grande evento - si respirava l'aria dei Mondiali di Calcio, quella solidarietà tra tifosi, quell'amore per questo sport che si sente solamente quando tutti assieme si riuniscono di fronte al televisore uniti per una notte di fronte al grande spettacolo.

Quella mattina, Ines era arrivata a Madrid in poche ore e si era letteralmente trasferita con i gemelli a casa di Victoria. Tutto era pronto per la sfida al Santiago Bernabeu che avrebbe incoronato la regina del campionato spagnolo.

Era la prima partita che Ines e Victoria rivedevano insieme dopo tanto tempo, ed era anche la prima partita che vedevano Victoria e Carlos che sembravano emozionati.

"Guarda" fece Ines tirando fuori dalla borsa le due micro-magliette del Barça con il cognome del loro papà stampato sulla schiena.

"Oddio!! Ma sono adorabili!" sorrise Victoria prendendo quella di Victoria tra le mani.

"Non so dove Cesc le ha tirate fuori, ma sono bellissime..."

"Davvero! Anche se fossero bianche sarebbero bellissime" sorrise. "Ma meno male che c'ho pensato io!" e da dentro un sacchetto tirò fuori due magliette del Real Madrid con i nomi dei suoi nipotini.

Ines sgranò gli occhi sorpresa. "Oddio!!! Ma tu sei una donna fantastica!!!" esclamò entusiasta.

"Victoria Fabregas non può portare il mio nome e la maglietta del Barça." scherzò la cugina "Così nel caso tifassero Real Madrid com'è giusto che sia....puoi sempre mettergliele di nascosto da Cesc sia chiaro!"

Ines si lasciò cadere sul letto vicino a Victoria, ridendo.

Le due tornarono per un momento quindicenni quando entrambe in camera di una o dell'altra, si distendevano una vicino all'altra a parlare per ore e per ore guardando il soffitto cercando di lasciare problemi e vita quotidiana fuori da quello spazio ricavato solo per loro e per i loro pensieri.

"Ma ci pensi...stiamo andando alla partita a vedere i nostri mariti giocare..." sospirò Ines incredula.

"Chi l'avrebbe mai detto quando avevamo quindici anni!"

"E pensare che tu non sapevi nemmeno chi giocava in quale squadra!!" esclamò ridendo Ines che invece era sempre stata appassionata di calcio assieme a suo padre.

"Se ce l'avessero raccontato dieci anni fa non ci avremmo mai creduto probabilmente."

"E invece..." fece di nuovo Ines prendendo la mano della cugina "tu ti sei sposata, hai avuto una figlia bellissima..e hai un marito fantastico. Io mi sono sposata, ho due gemelli meravigliosi e un marito straordinario."

"E vivi a Barcellona."

"Odiavo Barcellona." scherzò Ines "ricordi quando andavo a Pasqua da mia zia a Barcellona??"

"E quando parlavano quella lingua strana" rise Victoria al suono dei suoi ricordi che lentamente affioravano "e nessuna dei due capiva cosa stavano dicendo!"

"Oh ho migliorato il mio catalano sai?? Sono molto brava adesso so dire...per favore, grazie, prego e...ragazzi!"

"Perché sai dire "ragazzi"??" rise Victoria divertita dall'entusiasmo di Ines.

"Perché una trasmissione che guardo sempre il mercoledì sera dicono "Ragazzi" e io ho imparato a dirlo!!"

Le due scoppiarono a ridere. "Era da tanto che non sentivo le tue cazzate Ines"

"E io che non ero così felice di dirle e ridere con te.."

"Giurami che ci sarai sempre" fece Victoria "Lo ricordi?"

"E come dimenticarlo..." disse Ines, con una punta di malinconia improvvisa nella voce. Quel "Giurami che ci sarai sempre" se lo erano dette di fronte ad un albero, fuori dalla casa della zia di Ines proprio a Barcellona. Avevano giurato di esserci sempre, l'una per l'altra, a soli otto anni e così era stato, quasi vent'anni dopo.

"Ti voglio bene sorella." fece Victoria mettendosi seduta e abbracciando la cugina.

"Anche io, sorellina." fece Ines ricambiando l'abbraccio pieno d'affetto.

Iniziarono a piangere, commosse da quel profondo legame che le univa e che non le avrebbe mai divise.

"Anche se stasera vinciamo noi!!" esclamò Victoria per sdrammatizzare l'evento.

"Oh! Non penso proprio!!" fece Ines inseguendola per la casa con il cuscino in mano.

Cominciarono a lottare, rincorrendosi proprio come quando erano piccole, facendosi scudo con i mobili e le porte, ridendo, tornando per un momento bambine.

Ad un tratto Victoria col fiato corto si ritrovò spalle al muro, non potendo più correre e ridere nello stesso momento, Ines si avvicinò a lei minacciosa.

"No piano! Ti prego piano! Non vale fare il solletico!" esclamò la cugina.

Ines ci pensò. "Non mi sembra di aver istituito regole prima di cominciare l'inseguimento. Però sei fortunata, non posso sforzarmi più di tanto."

"Eh nemmeno io..." fece Victoria appoggiando il cuscino a terra, e rimanendo di fronte alla cugina.

"A proposito, non è che hai una terza maglietta per bambini nel sacchetto?" domandò Ines sorridendole.

Victoria alzò gli occhi, ci pensò, li sgranò spalancandoli completamente assieme alla bocca nella faccia più incredula che potesse fare. Ines si mise a ridere, senza potersi fermare, la felicità nei suoi occhi brillava di una luce particolare. La stessa che Victoria aveva notato in quei giorni nei suoi, guardandosi allo specchio.

"Oddio...te ne serve una terza???"

Ines ci pensò. "Molto probabilmente!"

"Vedrò cosa posso fare allora..." fece entusiasta "...anche perché mi sa che ne dovrò ordinare una anche io!"

Ines fece la stessa identica espressione che aveva fatto pochi minuti prima la cugina. Poi si saltarono addosso a vicenda, abbracciandosi forte.

"Non ci posso credere!! Saranno coetanei proprio come noi!!"

"Proprio come noi! Per sempre!" esclamò Victoria riabbracciandola forte.

No hay doctor que me retenga

No hay dolor que me detenga

No hay planeta que me eclipse

O de tu lado me desvíe

La partita sarebbe iniziata in pochi minuti. Victoria Ines Sara Irina e tutte le altre mogli e fidanzate di entrambe le squadre erano sedute eccezionalmente in un'unica tribuna. Tutti gli occhi, prima della partita, erano puntati su di loro. Interviste, speciali, reportage, domande, fans - tutti volevano inquadrarle, tutte volevano fotografarle, tutti volevano sapere chi sarebbe stata la squadra nazionale.

Victoria e Ines salutavano qui e là i giornalisti e lo staff tecnico del Bernabeu che avevano imparato a conoscere in tutti quegli anni. Gli amici e i parenti si avvicinavano alla tribuna per vedere i piccoli "eredi", Nicolàs Casillas, Sofia Ramos, Carlos e Victoria Fabregas e tutti gli altri, anche loro fieri ed orgogliosi dei propri padri che sarebbero scesi in campo a minuti.

"Hai la maglietta vero?" domandò Ines togliendosi la giacca e mostrando la sua maglietta blu e rossa.

Victoria fece lo stesso movimento, mostrandole la sua "nuova maglietta" del Real. Apparentemente uguale, ma con una scritta sul cuore. Il numero 4 mi ama sul cuore, Ed io amo il numero 4 sulla schiena all'altezza della scapola.

Ines si mise a ridere. "Solo tu potevi avere una cosa del genere!!" esclamò divertita.

Victoria annuì. "E' favolosa, la adoro!"

Pochi minuti dopo un boato si espanse nel Bernabeu impazzito: il blaugrana da una parte, i merengues dall'altra: arrivavano i giocatori.

Del clamor yo no dependo

Del halago me desprendo

No hay error que me resigne

Ni un porqué que me empecine

Nonostante alcune occasioni per un goal di una squadra e dell'altra, il risultato era stabile sullo zero a zero alla fine del primo tempo.

Ines e Victoria erano diventate degne concorrenti della curva sud di entrambe le squadre, tifando i loro uomini in campo e le loro squadre di amici. Ines si era anche prodigata in incoraggiamenti e cori in catalano che avevano divertito così tanto Victoria da non poter smettere di ridere per tutta la pausa tra primo e secondo tempo.

Tuttavia la tensione si iniziò a sentire ancora di più quando i giocatori rientrarono in campo. Se non ci fosse stato un risultato che avesse assegnato la vittoria si sarebbe dovuto andare ai rigori, la parte più "sofferente" forse, di una partita.

Il silenzio calò solenne e il fischio di inizio fece riprendere il confronto.

Victoria seguì la partita con gli occhi puntati su Sergio in difesa, più volte colpito dall'avversario e caduto in malo modo. Con lei, "soffriva" Sofia, nel passeggino, applaudendo e chiamando suo padre con il sorriso non appena lo vedeva nel mega schermo.

Il cronista, poco distante, faceva la telecronaca per la trasmissione sportiva che seguiva "il classico" e scandiva i minuti che sembravano non finire mai di quella partita.

Ad un tratto la palla arrivò alla linea della difesa del Barcellona, di fronte al portiere, Gonzalo, Cristiano e Sergio, arrivato dal centro-campo. Victoria puntò gli occhi sulla palla e così fecero tutti, Gonzalo la passò rapidamente a Cristiano che però la perse in un passaggio e questa continuò a rotolare veloce fino ad arrivare ai piedi di Sergio. Il ragazzo non esitò, si voltò guardando Cristiano si scambiarono un rapido cenno poi caricò il destro e voltandosi calciò la palla.

Questa arrivò come un fulmine dentro la rete avversaria. Era gol.

Il suo Sergio aveva segnato. E Madrid era impazzita.

No hay rencor que me de frío

No hay amor como este mío

Tus acciones te definen

El destino es quien camine

No hay temblor que me delate

No hay distancia que esté lejos

Sergio aveva saltato per tutto il campo, divertendosi anche a ballare con i suoi compagni per esultare al massimo. Aveva reso possibile quel sogno di vincere il trofeo, ed ora era solo questione di minuti. Iker saltava di fronte alla porta, Sergio era stato sommerso dai tutti i suoi compagni come quando Iniesta aveva fatto il gol decisivo per il mondiale e aveva reso possibile il sogno di tutti gli Spagnoli. In tribuna, esultavano il grande amico Fernando Torres tornato dall'Inghilterra per vedere la partita.

Ad un tratto Sergio corse verso la tribuna, Victoria applaudiva entusiasta, non potendo più contenere la sua gioia esplosale nel cuore appena la palla aveva toccato la rete. Avrebbe voluto correre in campo e saltargli in braccio ma ci pensò il ragazzo.

Si affiancò alle tribune dei commentatori, tra lo sgomento e la sorpresa di tutti. Victoria si alzò in piedi, guardando che cosa stesse cercando di dirgli: indicava qualcosa, in alto, verso i megaschermi. Ritornò in campo, correndo all'indietro per poter vedere la sua faccia.

Victoria alzò gli occhi e quando incrociò il mega schermo di fronte a lei non ci poté credere.

Desde lejos nos tenemos en el fuego

Desde lejos nos tenemos en los mares

Desde lejos yo te siento amor

Desde lejos nos tenemos en los huesos

Desde lejos nuestros cuerpos se hacen aire

Desde lejos yo te puedo amar

Desde lejos nuestro amor será leyenda

Desde lejos hablarán

De este amor que es de leyenda van a hablar

"Il nostro amore sarà leggenda".

Questa frase campeggiava a caratteri cubitali sullo schermo gigante sopra le teste di tutti. Il Bernabeu impazzito aveva ora girato gli occhi e aveva esultato anche per quella frase dedicata da Sergio a Victoria.

La ragazza iniziò a piangere, guardandolo mentre la partita era ripresa regolarmente. Ines l'abbracciò forte sorridendo. Non ci poteva credere, stava sicuramente sognando.

In quel momento, ritornando a vedere la partita, realizzò.

Realizzò che l'amore arriva una volta sola e che poi esiste per sempre; che un amore poteva avere salite e discese di ogni tipo e che solo la sua forza avrebbe potuto trasformarlo in una leggenda. Una leggenda che sarebbe risuonata nel vento: in quello stadio, nella loro casa, per le strade di Madrid, in quella notte particolare e fantastica, nei loro cuori.

No hay honor en esta guerra (ni en ninguna guerra)

Ni fervor que la merezca

No hay un fin que me de brío

No hay bufón que me divierta

Il risultato finale era di uno a zero su gol di Sergio Ramos. Così aveva concluso la telecronaca ogni commentatore presente al Bernabeu.

La festa era impazzata per le strade, allo stadio, nelle case - quasi al pari della vittoria mondiale.

Il mondo del Real Madrid aveva intenzione di scuotere la terra con i festeggiamenti che si sarebbero protratti per tutta la notte.

Finita la partita, e i festeggiamenti allo stadio di rito, Victoria e Ines consegnarono i bambini ai genitori di Sergio e di Cesc presenti alla partita, perché li portassero a casa, e raggiunsero di corsa il campo dove i due giocatori erano rimasti a vederlo ormai quasi vuoto.

"Accidenti bella partito amico" sorrise Cesc abbracciandolo.

"Avete giocato bene anche voi, e per noi...è stato un successo."

"Se non ci fossi stato tu!" sorrise Iker comparendo alle spalle, e saltando in braccio all'amico quasi fraterno.

Sergio ricambiò l'abbraccio, felice. "Oh ho dato solo un calcio al pallone infondo!"

"Se la prossima volta non lo dai contro la porta avversaria ci fai un favore!" intervenne Ines alle sue spalle, tra Sara e Victoria.

I tre ragazzi si voltarono, sorridenti.

"Avete visto bene l'azione?" fece entusiasta Sergio.

"Benissimo" sorrise Victoria saltandogli in braccio e baciandolo come avrebbe voluto fare a metà partita.

"Hai visto anche il messaggio?"

"Certo. E ho pianto fino a cinque minuti fa."

"Oh! No non volevo farti piangere.....volevo solo che lo sapessi."

"E lo so. L'ho sempre saputo e lo saprò sempre" disse, prima di dargli l'ennesimo bacio. "Sei stato formidabile in campo. Il tuo sogno si è realizzato."

"Tutti i miei sogni" corresse guardandola negli occhi. "Tutti."

"Ragazzi" li interruppe Ines "Io e Cesc andiamo...dobbiamo consolare i nostri compagni di squadra in giro per Madrid ad ubriacarsi" scherzò la moglie.

"Fantastico" sorrise Sergio "salutami gli altri "digli che.....sarà per la prossima volta" rise.

Cesc fece una smorfia, poi li salutò e uscì con la moglie verso il parcheggio.

Rimasti soli, Victoria Sergio Iker e Sara, si guardarono intorno. Ormai il Bernabeu era vuoto e rimanevano a terra solo i rimasugli dei festeggiamenti dei tifosi, cartelloni, striscioni, trombette da stadio e quant'altro.

Victoria si guardò intorno osservando il mega schermo ormai chiuso. Se lo sarebbe ricordato per sempre.

"Allora andiamo o no a festeggiare?" domandò Iker affrettandosi all'uscita.

"Cibeles ci aspetta!" fece entusiasta Victoria.

"Verrete anche voi?" domandò Sergio, mentre s'incamminavano verso l'uscita.

"Sì. Perché non ci volete?" chiesero le due donne in coro.

"Sarà uno spettacolo non gradevole, probabilmente saranno già tutti ubriachi..."

"Oh niente di diverso dal solito!" fece Victoria prendendo per mano il marito. "E poi tranquillo, io non posso bere perciò ti porto a casa io se sei totalmente ubriaco!"

Sergio la guardò. "Perché non puoi bere? Non si può festeggiare senza bere!"

Victoria sorrise prima di dargli la notizia che il mondo stava aspettando.

Si eres fe yo me convierto

Tu existencia me da aliento

Te lo digo convencido

No hay amor como este mío

Y eso siento más o menos

Y por eso mismo muero

Dime si no merecemos

Dar la vida en intentar

Si he de amarte desde lejos

Quiero hacerlo hasta el final... final, final.

"E' meglio che per un po' l'alcol non lo beva. Almeno per.....nove mesi..?"

Sergio ci pensò poi sgranò gli occhi.

"Oddio..sei..???" non riuscì nemmeno a finire la frase.

"A quanto pare. E non solo io. Anche Ines."

"Davvero?! Ma è fantastico!!" sorrise abbracciandola "Quando l'hai scoperto?"

"Il giorno che hai iniziato il ritiro...magari se sei fortunato nasce un piccolo Ramos.."

"Finalmente posso iscriverlo alle giovanili del Real!!!" fece entusiasta progettando già grandi cose.

Victoria si mise a ridere.

"Non cantare vittoria prima del tempo!!" fece la ragazza prima che il marito la baciasse dolcemente.

"Vicky!! Sergio!!! Stiamo aspettando solo voi!!" li interruppe Iker dal parcheggio.

I due si voltarono guardandosi.

"Cibeles ti aspetta." sorrise Victoria abbracciando il marito e camminando con lui verso i festeggiamenti di quella sera che era proprio come loro: magica e indimenticabile.

Sergio le prese la mano guardandola. "Cibeles ci aspetta." corresse.

Desde lejos yo te quiero con el fuego

Desde lejos yo te tengo con los mares

Desde lejos yo te siento amor

Desde lejos nos tenemos en los huesos

Desde lejos nuestros cuerpos se hacen aire

Desde lejos yo te puedo hablar...

Desde lejos nuestro amor será leyenda

Desde lejos hablarán

De este amor que es de leyenda y tú te vas.

* FINE *

NdA: A domani con la terza e ultima parte della trilogia di QueenA. Dato che questa storia non ha ricevuto pochi VOTI e NESSUN COMMENTO, mi piacerebbe sapere se siete interessate a leggere la terza parte oppure no. *Bea

27.06.17... Avviso: purtroppo per un mese sarò a lavorare in Abruzzo quindi non potrò continuare a pubblicare la terza e ultima parte della trilogia. La trovate già pubblicata in un altro volume sul mio profilo. Si chiama LOVE ME LIKE THE FLOOD e conta altri 40 capitoli.

Grazie a tutte coloro che stanno leggendo e commentando questa FF

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