Trilogia con Sergio Ramos

By Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... More

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Capitolo 3.37
Capitolo 3.38
Capitolo 3.39
Capitolo 3.40 - ULTIMO

Capitolo 2.26

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By Corneliahale94

L'erba verde del campo di Valdebebas era illuminata da un timido sole primaverile. L'inverno si era definitamente chiuso, portando dietro di sé una fredda brezza e un sole pronto a scaldare Madrid con i suoi raggi.

Il quartier generale del Real Madrid era stato preso d'assalto dai fans e dalla stampa arrivata ad assistere all'allenamento in vista di una delle ultime partite del campionato. E così, tra flash, schiamazzi, cartelloni e applausi, i Blancos continuavano l'allenamento.

"Ma vi rendete conto che anche questo campionato è quasi finito?" constatò Pepe, in fase di riscaldamento.

"E tu non hai fatto neanche un gol Pepe!! Pensa te.." scherzò Higuain sorridendo al portoghese.

Il calciatore corrugò la fronte facendogli una smorfia.

"Non ti mando dove vorrei perchè ci sono i giornalisti!!" esclamò mischiando la sua lingua allo spagnolo.

Gonzalo si mise a ridere. "Anche io ti voglio bene!!" sorrise fingendo di mandargli un bacio da lontano.

Il ragazzo scosse il capo e si mise a correre quasi volesse scappare da quel finto "corteggiamento" della stella del calcio argentina.

"Fossi in te non mi vanterei troppo, nemmeno tu hai brillato quest'anno Pipa" intervenne Cristiano arrivato di corsa dal fondo campo.

Gonzalo si voltò, perplesso. "Ha parlato l'Umiltà del Real.."

"Il Signor Umiltà" commentò annuendo "E io non mi vanto. Presento fatti, io sono il miglior..."

La sua solita frase che finiva con "giocatore del mondo", venne interrotta dall'arrivo di una scarpa da calcio in pieno collo.

I ragazzi, in cerchio per il riscaldamento, scoppiarono a ridere.

Dietro di lui, Sergio e Iker, fermi con le braccia conserte a guardarlo con aria alquanto perplessa.

"Chi è stato di voi due?!" domandò Cristiano, ferito nell'animo dal gesto.

I due si guardarono. "Lui" dissero, in coro, indicandosi a vicenda.

"Avete interrotto la mia frase... pagherete per questo!!" fece, con sguardo assassino.

"Ronnie" sorrise Sergio prendendolo in giro, sapendo che quel brutto soprannome da orsacchiotto di peluche gli dava sui nervi. "Smettila di vantarti del nulla! Non ti si può più sentire con questa farse Il miglior giocatore del mondo, il miglior goleador, il miglior questo il miglior quello!"

"Non ti uccido adesso solamente perché è triste morire il giorno del compleanno...ma sappilo brutto sivigliano che non la passerai liscia!!" lo minacciò fingendosi serio.

Sergio alzò le spalle sorridendo prima di essere travolto, a sorpresa, dai suoi compagni di squadra che volevano fargli gli auguri "a loro modo".

"Allora!?!" tuonò il mister avvicinandosi, interrompendosi il momento di affetto tra i ragazzi "Vi metto ad allenarvi con le cheer-leader o lavoriamo per la partita?!"

Mister José Mourinho, lo "special one" com'era meglio conosciuto, era il loro Mister da tempo ormai. Per loro era come un padre, anche se il suo incorreggibile modo di trattarli, lo faceva sempre assomigliare ad un capitano dei Marines. Anche quel giorno, in tuta firmata Real e fischietto alla mano, li aveva ripresi non vedendoli lavorare e scaldarsi ma vedendoli scherzare tra di loro tutti addosso a Sergio.

"Ramos, Ronaldo, Higuain...ma sempre voi?!" aveva sbuffato riprendendoli con il fischietto in mano.

I ragazzi sciolsero l'abbraccio, lasciando il povero Sergio respirare.

"Scusi mister!" intervenne l'argentino "ma è il suo compleanno! Non se ne ricorda?!"

Il mister li guardò corrugando la fronte - nella sua espressione più nota. "Ramos vieni qui" fece, serio.

Sergio sospirò, sicuro di prendersi un rimprovero come al solito per il suo comportamento.

"Quanti giri del campo mister?" tagliò corto il ragazzo, sospirando.

"Oggi è il tuo compleanno mi dicono..." fece senza ascoltarlo.

"Sì Mister."

"Ormai ho perso il conto dei tuoi anni anche perché sembra che in questa squadra avere trent'anni o dodici non faccia una differenza.."

Dietro Sergio, gli altri ragazzi radunati ad ascoltarlo, se la ridevano divertiti.

"Tuttavia, ti faccio i miei auguri Ramos." fece, sorridendogli. Uno dei pochi sorrisi che "Il Mou" riusciva a condividere con gli altri.

"Grazie mister." disse lui chinando il capo in avanti. "Per un attimo ho pensato che mi avrebbe punito per qualcosa..e invece vedo che sorride pure!!"

"Disturbo del lavoro di gruppo Ramos" riprese subito recuperando la serietà leggendaria "fai cento giri del campo senza lamentarti, ad ogni lamento i giri raddoppiano!"

"Ma sono loro che mi hanno abbracciato!"

"Hai ragione...Higuain, Ronaldo e pure tu Casillas...pensavo fossi l'unico a posto in questa squadra!!" sospirò l'allenatore portoghese "Avanti a correre!!" ordinò indicando con il braccio la direzione.

I ragazzi sbuffarono e si misero a correre senza obbiettare: non appena passarono sotto la curva, i fans accorsi a vedere l'allenamento a porte aperte iniziarono ad urlare e ad applaudirgli.

Questi continuarono a correre senza fermarsi.

"Che cosa facciamo stasera?" domandò Gonzalo a Sergio, affiancandosi a lui.

"Non lo so. Ho un sacco di problemi per la testa che organizzare qualcosa..."

"Vuoi che chiamo Guti? Dovrebbe essere ancora qui..."

"No! Guti no!" tuonò Sergio rapidamente.

Gonzalo corrugò la fronte.

"Perchè?! Non dirmi che l'ultima volta al Barroque non ti sei divertito!!"

Sergio sospirò. Il Barroque. In un flash, ripercorse la sera di due settimane prima. Si ricordò di quella sconosciuta, di cosa era successo, delle stramberie inventate dalla mente perversa del suo amico Guti.

"Sì sì divertentissimo" tagliò corto, privo di entusiasmo.

"Non mi hai raccontato cosa è successo! Chi ha vinto la sfida?"

"Quale sfida?"

"Ma dai ! Tra te e Guti... come ai vecchi tempi ricordi? Io sono arrivato a quota quattro...ma solo perchè poi il locale chiudeva.."

Sergio sgranò gli occhi - probabilmente non era più abituato a parlare di quelle cose con i suoi amici, come invece era all'ordine del giorno qualche anno prima.

"E tu?" continuò l'argentino. "Ho sentito che Guti.......insomma, non sarà molto contenta la fidanzata!" commentò annuendo.

Sergio scrollò la testa, continuando la corsa, provando a controllare il respiro.

"Gonza se ti dico una cosa prometti che domani non la trovo stampata su tutti i quotidiani?" fece ad un certo punto, determinato a togliersi quel peso che gli opprimeva lo stomaco da settimane.

Il ragazzo si fermò fingendo di prendere fiato all'angolo del campo. Sergio si fermò di fronte di lui: erano soli, abbastanza lontani da tutto e da tutti, specialmente dalle orecchie indiscrete della stampa.

"Che succede?" domandò l'argentino all'amico.

Sergio sospirò guardando verso il cielo. "Ecco...quella sera..."

"Hai battuto Guti? Accidenti Ramos! Lo sapevo che infondo non eri così arrugginito come pensavamo!" si esaltò subito.

Sergio si fece serio, guardandolo con gli occhi socchiusi. "Ce la fai a stare zitto e soprattutto ad ascoltare per più di due minuti?"

"Sì scusa. Parla."

"Ecco. Dunque.. dicevo, quella sera..ho...ecco..conosciuto una ragazza...."

Gonzalo ci pensò poi allargò lentamente un sorriso.

"...Quanto conosciuto?" rise dandogli una gomitata.

Sergio sospirò. "Hai capito insomma."

"Wow! E chi era? O meglio, com'era?!"

"Aveva la mascherina che ne so!"

"Come che ne so? Sei andato a caso?? Ma che modo è Ramos?!"

"No non sono andato a caso, era...bella...mi..ricordava...Victoria."

"Oh, vedrai che quando questa tizia parlerà ai giornali di quanto è successo, Victoria te la farà ricordare ancora più...dandoti fuoco all'Audi!" scherzò il ragazzo.

"Sei sempre così rassicurante!" sbottò il giocatore guardando l'amico.

"Infondo è come se tu l'avessi tradita, no? Anzi..l'hai tradita. Sei andato con un'altra."

"Sì ma lei...ha baciato Cesc!!" si difese, sapendo benissimo che quella non era una scusante e soprattutto che Cesc l'aveva baciata non il contrario.

"Devi dirglielo. Almeno questo tira e molla continuo finisce. In un modo o nell'altro."

"Io sono innamorato di mia moglie, l'ho capito dopo aver.....conosciuto quella ragazza...non ha significato nulla!"

"Lo sappiamo tutti." sospirò Gonzalo "Però se vuoi ricominciare con lei devi dirglielo, far sì che lei se ne dimentichi e poi ricucire il rapporto. Solo così puoi...espiare la tua colpa."

"Che poi è colpa vostra, siete voi che mi avete trascinato! Io ero..ubriaco e..volevo solo dimenticare."

"Prenditela con Guti! E poi scusa infondo dovresti ringraziarci! Questa esperienza ti ha fatto vedere le cose in modo più chiaro...lo ha detto tu che ora sai che ami e amerai solamente tua moglie."

Sergio ci pensò. Poteva anche lui vederla in quel modo, osservando il bicchiere mezzo pieno: da quel momento aveva capito che nessuna contava per lui più di Victoria. Quella ragazza non aveva significato nulla perché lui nella confusione generale aveva sempre davanti l'immagine di sua moglie e nessun'altra.

"Tanto per cambiare sono nei guai di nuovo..." sospirò riprendendo a correre.

"Se ti da fuoco all'Audi te la ricompri" fece ottimista.

"Victoria non darebbe mai fuoco alla mia macchina! Sa quanto ci tengo!"

"Sì sì, prova a dirgli che l'hai tradita con una sconosciuta...poi vedi.."

"Secondo te devo dirglielo?"

L'argentino sorrise. "Se vuoi ricominciare sì. Un modo per..buttarsi il passato alle spalle, senza segreti. Come se ripartissi da zero...secondo me. Io non ci capisco molto di donne anche se ci so fare" si vantò ridendo.

Sergio inarcò un sopracciglio. "Sai che ti dico Gonza? Che proverò a dirglielo...forse capirà.."

"Sì certo" fece lui "al massimo facciamo una colletta e ti ricompriamo l'auto!!" sorrise prima di superarlo e correre più veloce verso il centro del campo.

Sergio riprese il suo ennesimo giro del campo cominciando a pensare ad un modo per parlare con sua moglie, quella sera stessa prima di pensare a come festeggiare il suo compleanno.

Victoria continuava a spostare avanti e indietro sul tavolino il regalo che aveva di fronte agli occhi.

Sebbene il suo rapporto con Sergio era sempre alla stessa situazione di stallo, dopo il casino con Cesc, Victoria aveva deciso di fargli il regalo di compleanno che aveva sempre avuto in mente.

Era lì, dentro quel pacchetto bianco e nero, con un fiocco in cima. La ragazza teneva Sofia tra le braccia parlando con lei che sembrava capirla e ascoltarla provando a emettere qualche suono simile ad una parola.

"Che ne dici, a papà piacerà?" le chiese guardandola.

Sofia rimase in silenzio allungando una piccola mano verso il fiocco che vedeva lì davanti e che l'attirava particolarmente.

"Speriamo gli piaccia.." sospirò tra sé e sé. Magari chissà, quel regalo avrebbe potuto contribuire a trovare un punto di incontro tra i due, di dialogo, magari avrebbe potuto cambiare le cose.

Dopo aver fatto pace con Ines le due avevano parlato tanto, Victoria si era confidata con lei come un tempo, raccontandogli timori e paure che in quelle settimane aveva tenuto sempre per sé fino ad esplodere. Come se non bastasse c'era ancora quel piccolo particolare del Barroque da discutere.

Non riusciva a smettere di pensarci, si chiedeva se Sergio l'avesse riconosciuta e facesse finta di nulla aspettando che Victoria parlasse per prima, oppure fosse all'oscuro di tutto.

I pensieri vennero interrotti dall'apertura della porta di casa. Sofia iniziò ad agitarsi sulle ginocchia della madre, capendo che era arrivato suo padre.

Sergio si mostrò, poco dopo, avanzando in salotto. Corrugò la fronte, vedendo Victoria lì seduta.

"Non dovevi andare al lavoro?" le domandò, mantenendo sempre il solito tono di voce incolore che aveva da quel famoso giorno a casa di Ines.

"Ehm..no. Cioè...oggi no." si alzò, tenendo in braccio Sofia. "Sergio..ecco...io volevo...darti questo."

Allungò una mano verso di lui, tremando come se fosse di fronte al Bernabeu intero gremito di gente con gli occhi puntati tutti su di lei. Non sapeva perché ma quell'ennesimo tentativo le era sembrato il più sbagliato del mondo non appena il pacchetto aveva raggiunto la mano di Sergio.

Il ragazzo, più sorpreso che arrabbiato o scettico, rigirò la scatola tra le mani.

"Che..cos'è?"

Victoria sospirò. "Un...regalo. Da parte mia e di..tua figlia." sorrise, cercando di non dare a vedere la sua agitazione che intanto le aveva bloccato al bocca dello stomaco.

Il calciatore lo aveva guardato e poi scartato rapidamente. Infondo, aveva sempre adorato i regali.

Un'espressione impressionata aveva raggiunto il suo volto non appena aveva visto cosa fosse.

Non ci poteva credere. Poi, un ricordo riemerse dentro di lui.

"Questo non è...?"

Victoria sospirò. "Era l'orologio che avevi visto quella volta, a Siviglia."

"Accidenti, lo vendevano solo in quella gioielleria....come hai fatto?" domandò, corrugando la fronte.

Victoria lo guardò negli occhi un momento poi parlò. "Tua madre è una incredibile donna. E anche tua sorella. E poi...sapevo che ti piaceva e...buon compleanno."

Sergio rimase serio poi, per la prima volta in tutte quelle settimane, le sorrise.

"Grazie." disse, sincero. La sua voce aveva ripreso un tono, non era più "vuota" come in quei giorni.

"Prego." rispose lei, incerta se fosse la risposta giusta oppure no.

Il ragazzo sorridendo allacciò il nuovo orologio al polso, allargando un primo sorriso.

"Oh grazie anche a te Sofia." soggiunse guardando la figlia.

"Lei lo sapeva che ti sarebbe piaciuto io ne ero un po' meno sicura." confessò Victoria.

"Ah sì? Perché?"

"Perché..non..pensavo potessi accettarlo così dopo...tutto."

Sergio abbassò un momento gli occhi.

"Victoria, io e te dobbiamo parlare." disse.

La ragazza incrociò per un attimo lo sguardo del marito e le sembrò di essere tornata indietro di qualche settimana, a quella notte, a quel segreto.

Qualcosa dentro di lei iniziava a dirle che dopo quella conversazione sarebbe cambiato tutto, di nuovo.

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la prima fan fiction su Olly, buona lettura😚