Trilogia con Sergio Ramos

By Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... More

Capitolo 1.01
Capitolo 1.02
Capitolo 1.03
Capitolo 1.04
Capitolo 1.05
Capitolo 1.06
Capitolo 1.07
Capitolo 1.08
Capitolo 1.09
Capitolo 1.10
Capitolo 1.11
Capitolo 1.12
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Capitolo 1.15
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Capitolo 1.17
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Capitolo 1.20
Capitolo 1.21
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Capitolo 1.30
Capitolo 1.31
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Capitolo 1.33
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Capitolo 2.02
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Capitolo 3.30
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Capitolo 3.36
Capitolo 3.37
Capitolo 3.38
Capitolo 3.39
Capitolo 3.40 - ULTIMO

Capitolo 2.24

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By Corneliahale94

Era quasi mezzanotte, mentre Sergio Gonzalo e Guti ballavano in pista tenendo in mano l'ennesimo drink. Ballavano insieme, circondati dalle solite ragazze in cerca di bei giocatori famosi a cui accollarsi. Sergio se n'era quasi dimenticato della presenza di quelle ragazze con le quali fino a due anni prima gli piaceva giocare per poi vincere improbabili scommesse con i suoi amici su quante conquiste fatte in una notte.

Quella notte era strana: era come se Sergio fosse lì, ma non ci fosse. Gonzalo e Guti si divertivano come sempre, ormai il proposito di rimanere fedele alla fidanzata era andato a farsi benedire almeno tre drink prima, Guti stava baciando l'ennesima ragazza incollata a lui in pista. Gonzalo intanto ballava con un'altra bella ragazza mora che sembrava particolarmente divertita dal modo in cui l'argentino si buttava in pista imitando Tony Manero.

Sergio, lì vicino, li guardava, muovendosi a tempo di musica. Solitamente, quando andava in discoteca, andava con Victoria, con Sara, con Ines, con Cesc, con Iker.

Cesc. Gli veniva il vomito solo a pensarci, non poteva nemmeno immaginarselo in testa.

Scosse il capo, buttando giù l'ultimo sorso di Manhattan. Ad un tratto, a mezzanotte in punto, qualcuno spense le luci nel club.

Guti si scollò dalla ragazza che sparì nella folla soddisfatta, e si avvicinò all'amico.

"Che succede?" domandò quando la musica si fermò del tutto lasciando in silenzio il locale.

"Succede che....inizia la vera festa amico!"

Improvvisamente, tra la folla, i camerieri del bar iniziarono a distribuire qualcosa in bustine di plastica.

Sergio ne prese uno, guardando cosa fosse quel sacchettino. "Su apri.." sorrise Guti.

Il ragazzo, perplesso, scartò il sacchetto mettendo il nylon in tasca. Rigirò tra le mani quella strana "idea" di Guti. Era una maschera. Una mascherina che copriva il volto all'altezza degli occhi.

Lo guardò. Lui l'aveva già indossata.

"Cosa...?"

"Bianche per le donne. Nere per gli uomini." spiegò Guti sistemandosi i capelli soddisfatto "..non importa chi é, basta che non ti faccia pensare e solo divertire."

Sergio lo guardò, scettico. Aveva uno strano presentimento.

"Andiamo Ramos, ti sei arrugginito in questi anni da sposato! Avanti, levati la fede e vediamo se alla fine della serata riesci a battermi...!"

Sergio guardò la mascherina, la rigirò di nuovo tra le mani guardò Gonzalo, guardò Guti, guardò il resto della sala piena di mascherine nere e mascherine bianche. Sospirò, alzò le spalle e indossò la mascherina. Era solo una notte, solo - una - notte.

La musica riprese. The club can't handle me right now di Flo Rida. Perfetta per iniziare.

Gonzalo e Guti sparirono tra la folla. Sergio rimase da solo, attorniato da una squadra di mascherine bianche che lo guardavano sperando che, il bel Sergio Ramos muscoloso e sensuale, scegliesse una di loro.

"Guti è pazzo" - disse tra sé e sé poi, spostandosi tra la folla iniziò a guardarsi intorno. Si fidò dell'istinto, come sempre. Ad un tratto la vide. Girata di spalle, l'elastico bianco della mascherina fermata sulla testa, i lunghi capelli color caramello lungo le spalle: le ricordava Victoria ma sapeva bene che non era lei. Chiuse gli occhi.

"Victoria." sussurrò tra il rumore della folla impazzita. Si avvicinò, appoggiò una mano sulla sua vita, come faceva sempre, stringendola a lui. La ragazza non oppose resistenza, si fece stringere, inclinò il capo. Sergio appoggiò le labbra sull'orecchio della ragazza.

Sì. Era lei. Lei le avrebbe fatto dimenticare tutto, e tutti. Forse.

Victoria scese dall'auto di Laura, affiancandosi all'amica.

"Scusa, ma...dove siamo??"

Si bloccò, la risposta era di fronte a lei. Il Barroque. Il locale di Guti.

C'era andata qualche volta, con Sergio, con Sara e Iker. E anche con Ines.

Il cuore le scese verso lo stomaco, sconvolta. "No. No." ripeté nel panico.

"Che c'è? Mi hanno detto che è favoloso!! Su andiamo!"

Non riuscì di nuovo ad opporsi, era come se qualcosa la attirasse lì dentro, per chissà quale motivo. Era mezzanotte e qualche minuto quando Laura la trascinò dentro tenendola per mano.

All'ingresso, il bodyguard passò loro due mascherine bianche.

"E queste??"

"E' un'iniziativa del locale. Ci si diverte di più. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore..." spiegò Laura, informata.

Victoria indossò la mascherina, perplessa - era sicura di non aver "capito bene" cosa stesse dicendo l'amica. Tuttavia aveva deciso, mettendo la fede nella pochette, di liberarsi di ogni problema.

Infondo era solo una notte, solo - una - notte.

Si sistemò meglio l'elastico della mascherina, si fermò in mezzo alla pista iniziando a ballare con Laura brindando con un alcolico preso al volo da un vassoio che passava.

"A questa notte dove i pensieri non ci sono!!" sorrise Laura.

Victoria sorrise, buttò giù il suo Tequila Sunrise e deglutì. L'alcol le bruciava in gola, era la prima sensazione "forte" che sentiva dopo le ultime settimane.

Vedeva poco con la mascherina, le fessure degli occhi erano ristrette - riusciva a notare che un bel gruppo di ragazzi si stava avvicinando guardandola.

"Sei bellissima" fece uno di questi.

Victoria guardò Laura che già era abbracciata ad uno sconosciuto e le sorrideva indicando quale potesse essere il miglior partito per passare quella serata.

La musica impazzava, il rumore anche, le casse, il dj, i balli, una fiumana di gente si muoveva a destra e a sinistra, tutti uguali nel buio, con le mascherine nere gli uomini, con quelle bianche le donne. Se dietro quella festa c'era Guti, era sicuramente l'idea più pazza e pervertita che avrebbe mai potuto avere.

Guti. - pensò un momento ferma immobile di fronte a Laura - chissà dov'era in quel momento. Se ci fosse stato lui nel locale, ci sarebbe stato sicuramente Sergio. E Gonzalo. Ma non aveva visto nessuno guardandosi intorno, e in più Sergio non aveva detto il nome del locale prima di uscire sicuramente se fosse stato il Barroque lo avrebbe nominato. Probabilmente ora era con qualche ragazza sconosciuta a dimenticarla o a ferirla come lei aveva fatto con lui. Forse, se lo meritava pure.

Ad un tratto un braccio forte le prese i fianchi, stringendola a sé. Victoria sobbalzò. In quella presa c'era qualcosa di familiare, era sicuramente un'allucinazione da alcol che cominciava a fare effetto.

Vedeva e sentiva Sergio ovunque ormai, era come un fantasma o forse era la sua speranza più viva che si faceva sentire.

Il ragazzo, ancora sconosciuto dietro di lei, appoggiò le labbra sul suo orecchio quasi all'altezza del tatuaggio. La S tatuata piena di ricordi che campeggiava lungo il collo. Victoria chiuse gli occhi, sospirò.

"Sergio." sussurrò prima di sciogliere i pensieri voltandosi e cingendogli il collo con le braccia.

Avrebbe tanto voluto che fosse lui, avrebbe tanto voluto sperare in un miracolo.

Ma lui era sicuramente con una spogliarellista da quattro soldi, e lei...perchè lei non poteva essere da meno? La fede non c'era e con lei il suo cuore, infondo si trattava solo di una notte.

Si scambiarono un bacio.

Ad un tratto però, mentre lo baciava, una sensazione strana la pervase. Come se un fuoco fosse divampato dentro di lei, all'improvviso, passando su una lastra di benzina. Era come aver buttato un fiammifero sull'alcol. Quel bacio...quel modo di baciarla, di stringerla, le sue labbra...Victoria inspirò. Il suo profumo.

Non ci poteva credere. Era lui. Era possibile? O stava sognando? Era lui? Era Sergio? Era suo marito e il suo unico grande amore?

Si staccò un momento, lo guardò ma con la mascherina sugli occhi non poteva vedere nulla. Eppure quel bacio, era sicura al novantanove per cento che fosse lui. Lo avrebbe potuto riconoscere anche a chilometri di distanza.

Lui invece, stordito da alcol e gente e musica, sembrava non averla riconosciuta.

Victoria non esitò, lo baciò di nuovo per provare a sentire se la sensazione era giusta o era solo un'allucinazione.

Più lo baciava, più sentiva che era lui - più ne era sicura. Quel ragazzo con la mascherina nera invece sembrava solamente divertirsi, nient'altro. Non sembrava provare qualcosa in particolare, o forse sì ma sapeva celarlo bene.

Si staccò, le prese la mano. E quando le loro dita si intrecciarono, il cuore di Victoria vibrò di nuovo di brividi. Sì. Era lui. Era il suo Sergio. Non era un'allucinazione, il destino li aveva fatti incontrare di nuovo in modo strano ma di nuovo.

Si spostarono, nel privet del locale, al piano di sopra. Poca gente, la musica più bassa, un po' più di tranquillità.

Victoria si lasciò guidare, non riusciva a vedere nient'altro che di fronte a sé con la mascherina che le copriva la visuale. E poi era tutto buio, con delle luci soffuse viola che non illuminavano nulla.

Si fermarono, in un corridoio vuoto parallelo al privet. Totalmente nero e si guardarono negli occhi.

Victoria sentì le fiamme dentro di lei, chiuse per un attimo gli occhi, lasciandosi andare ad un altro bacio. Il ragazzo di fronte a lei fece aderire il suo corpo a quello di lei, eliminando ogni distanza.

La baciò, quasi con violenza, quasi volesse dimenticare quei baci stessi.

Victoria era lì, contro il muro, e sapeva bene che cosa stesse facendo Sergio: stava provando a superarla, a dimenticarla. Tuttavia non sapeva che era impossibile perché la ragazza che aveva scelto d'istinto era proprio sua moglie.

Sentì le sue mani accarezzarle la schiena, arrivare fino alla cerniera del vestito che indossava. Victoria inarcò la schiena, rabbrividendo, lasciandosi baciare lungo il collo, sulla spalla. E ad ogni movimento, ad ogni momento, ad ogni tocco delle sue mani, Victoria aveva sempre più la certezza che fosse lui. Non si sarebbe mai lasciata andare così se dentro di sé non fosse certa che chi aveva davanti era suo marito. Lo baciò, di rimando, quanto le era mancato, solo Dio poteva saperlo.

Lo amava. Eccome se lo amava. Non disse nulla, lo lasciò fare, ad un tratto però lui parlò e non ebbe più dubbi. Riconobbe quel modo di parlare, di sussurrare all'orecchio.

"Io ti amo, Victoria.." disse.

Victoria chiuse gli occhi e, sotto la mascherina, iniziò a lacrimare.

"Anche io" lo disse in modo impercettibile, tra le lacrime che si confondevano col buio. Sergio non lo sentì. Fece l'amore con lui, lì, così, mentre in tutto il resto del mondo viveva una notte di sballo e confusione.

Quando Sergio si staccò dalla ragazza, lasciandola respirare per un momento, Victoria incrociò il suo sguardo sotto la mascherina.

Forse, in quel momento, qualcosa si mosse anche nella coscienza di Sergio - quasi per un momento si fossero riconosciuti entrambi nell'altro.

Poi il ragazzo indietreggiò, quasi fosse tornato in sé dopo un momento di follia. Indietreggiò, si sistemò il maglioncino malmesso e scese rapidamente le scale.

Victoria rimase lì, ferma immobile, a guardarsi intorno nel buio. Si strinse le braccia al petto, quasi si abbracciasse da sola, e sentì freddo per un attimo. Poi fu chiaro cosa doveva fare e dove Sergio stesse andando così "sconvolto".

Corse giù, si fece spazio tra la gente e arrivò all'uscita.

Inviò un messaggio a Laura.

Prendo un taxi torno a casa. Grazie della serata spero tu ti stia divertendo. A presto fermò un taxi in corsa: doveva tornare a casa a tempo record.

Salì nella vettura, diede l'indirizzo di casa al tassista.

"Perchè va in giro con una maschera? Non è mica Carnevale!" esclamò lui stranito.

Victoria si guardò riflessa nello specchietto e se la tolse. Inspirò mentre il taxi ripartiva verso casa.

Sergio aprì la porta, richiudendola con un calcio.

Si tolse il giubbotto, lo appoggiò all'appendi-abiti e avanzò lentamente verso la camera da letto.

Si fermò, a metà corridoio. Era stato uno stupido, un coglione, un deficente totale.

Come aveva potuto? Come aveva potuto tradire sua moglie con una perfetta sconosciuta?

Gli girava la testa, il troppo alcol l'aveva stordito così tanto da fargli perdere la direzione.

Aveva appena fatto sesso con una tizia che nemmeno conosceva solamente perchè Victoria l'aveva ferito non dicendole del bacio con Cesc.

No. Non era lui quello. C'era qualcosa di strano. Quello forse era il vecchio Sergio, non il nuovo, non il padre di Sofia, non il marito di Victoria...

Sbuffò, si stropicciò gli occhi, sospirò di nuovo, esasperato.

Aprì lentamente la porta della camera e lì la vide. Distesa dalla sua parte del letto, su un fianco come sempre, dormiva profondamente, non si accorse di nulla.

Sergio la osservò, in silenzio: avrebbe potuto rimanere lì a guardarla tutta la notte, per quanto bella e perfetta forse. Decise che non poteva farlo, non poteva dopo tutto quello che era successo quella notte, dormire accanto a lei. Era un peso troppo grande da sopportare.

Indietreggiò, chiuse la porta, si buttò sul divano e sentì qualcosa di fastidioso nella tasca dei jeans.

Si divincolò finché non estrasse dalla tasca la mascherina nera, piegata in quattro.

La guardò, la fissò per almeno due ore prima di chiudere gli occhi e addormentarsi profondamente con la mascherina in mano e un mucchio di sensazioni strane in testa.

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