Trilogia con Sergio Ramos

De Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... Mais

Capitolo 1.01
Capitolo 1.02
Capitolo 1.03
Capitolo 1.04
Capitolo 1.05
Capitolo 1.06
Capitolo 1.07
Capitolo 1.08
Capitolo 1.09
Capitolo 1.10
Capitolo 1.11
Capitolo 1.12
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Capitolo 1.15
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Capitolo 1.20
Capitolo 1.21
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Capitolo 1.27
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Capitolo 1.30
Capitolo 1.31
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Capitolo 1.33
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Capitolo 1.36
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Capitolo 3.36
Capitolo 3.37
Capitolo 3.38
Capitolo 3.39
Capitolo 3.40 - ULTIMO

Capitolo 2.19

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De Corneliahale94

"Sparisci!! Sparisci dalla mia vista!!" urlò Victoria, con uno sguardo gelido, spalancò la porta intimandogli di nuovo di uscire e di sparire dalla sua vista.

Il ragazzo non poté fermarsi né dare ulteriori spiegazioni.

"Ti prego fammi spiegare...!"

"Tu non mi spieghi proprio niente!!" esclamò furente la ragazza "e sei fortunato che io sono contraria alla violenza altrimenti un bel calcio non te lo levava nessuno!!" esclamò chiudendo la porta dietro di sé. Il rumore violento di tutta la sua rabbia rimbombò alle sue spalle mentre la ragazza correva verso camera sua per cercare di diminuire la rabbia che stava per farla impazzire. Prese un cuscino ci piazzò la faccia dentro e premendo contro il viso iniziò a urlare per sfogarsi. Lo faceva sempre, era un rimedio efficace.

Odiava Cesc, si odiava, odiava tutto in quel momento. Odiava soprattutto se stessa: se lo sentiva, quella era la fine ed era tutta colpa sua.

Due ore prima.

Il rientro dalle terme era stato alquanto "traumatico". Dopo aver passato dei giorni così rilassanti senza pensare a niente, riprendere a lavorare in vista del numero speciale di Natale era davvero difficile. Le vacanze di Natale però erano ancora lontane, nonostante il freddo attanagliasse Madrid da un paio di giorni.

Così, mentre Sergio era in ritiro con i suoi compagni per le ultime partite dell'anno, Victoria aveva deciso di concentrarsi solo sul suo lavoro per prendersi avanti.

Dopo aver dato da mangiare a Sofia e averla messa a giocare tranquilla nel suo box, si era rimessa a scrivere e ad organizzare le sue bozze al computer. Sembrava non riuscirle niente in quei giorni: mancava l'ispirazione e soprattutto la sua testa era altrove.

Da quando era tornata, aveva sempre in mente il messaggio di Cesc. Le aveva chiesto di parlare, di capirsi, di rispiegarsi meglio - quel messaggio l'aveva eliminato dal cellulare ma non dalla sua mente. Non poteva dirlo a Sergio, né rischiare di parlarne con Ines anche se avrebbe avuto davvero voglia di farlo. Tenersi tutto dentro non faceva bene, in più non era abituata. Aveva sempre detto tutto a Ines, la sua migliore amica oltre che sua cugina e quasi sua sorella. Ma non poteva. Il piccolo particolare era che l'uomo che aveva sconvolto ogni suo piano e ogni sua idea di tranquillità era proprio suo marito Cesc. Si morse un labbro, pensandoci per l'ennesima volta lasciando un'altra volta il suo lavoro sull'articolo incompleto.

Ad un tratto i suoi pensieri vennero scossi dal suono del campanello. Si alzò, si strinse nella felpa avvertendo un brivido percorrerle la schiena: era come se avesse un presentimento come se sapesse chi trovarsi di fronte una volta aperto.

Aprendo la porta infatti ogni sua aspettativa venne confermata: Cesc.

Indossava un cappellino bianco, un paio di jeans, il giubbotto pesante. Era ben nascosto per evitare ogni foto dei paparazzi e anche per il freddo che faceva.

"Ciao." disse con voce bassa.

"Ciao." annuì Victoria seria.

Aveva paura persino di farlo entrare, paura di complicare ancora di più le cose.

"Tutto bene?" le domandò mentre la ragazza lo faceva entrare e chiudeva la porta.

Cesc si accomodò in salotto, si sedette sulla poltrona e Victoria di fronte a lui: in mezzo a loro la debita distanza di un tavolino rettangolare di vetro.

"Tutto bene. Tu?"

"Freddo. Stress..."

"Non giochi questa settimana?"

"Ehm no. Ho un problema con il polpaccio destro meglio fermarmi.."

"Oh. Ti fa male?"

"Non tanto. Ad ogni modo non sono qui per questo." commentò.

L'espressione di Victoria si fece più dura sul volto. Lo sapeva bene perché fosse lì.

"Sergio è in ritiro?"

"Sì."

"Bene. Possiamo parlare con calma."

"Non ho molto da dirti Cesc."

"Ma io sì."

"Lo so però...quello che è successo..quello che mi hai detto.. non può esistere." lo interruppe Victoria.

Cesc inspirò prima di parlare. Alzò di nuovo gli occhi scuri verso i suoi e rispose.

"Lo so. E' assurdo ma è così credimi è quello che penso. Non fraintendermi! Io amo Ines, lei è la mia vita e l'idea del bambino ora non mi spaventa più...e poi...e poi ci sei tu, è come se vivessi la vita su due binari paralleli. Uno è la realtà delle cose, amo Ines e nostro figlio e poi...e poi c'è questo sentimento che c'è sempre stato e non si può cancellare. Lo capisci?"

"Cesc tu non puoi venire qui, adesso, a dirmi che sei innamorato di me."

"Io sono attratto da te." precisò annuendo.

"Qualunque cosa tu sia, non va bene. Io sono sposata come ben sai, e ho una figlia e una vita e Sergio è l'amore della mia vita. Io non provo nulla per te."

"Sai a volte vorrei essere arrivato prima.." confessò a cuore aperto.

"Oh Cesc ti prego!!"

"Lo sapevo che lui era la tua anima gemella, lo sapevo che avresti scelto lui."

"Sceglierei lui ogni giorno. Sceglierei lui sempre, e lo sai bene."

"E io sceglierei Ines. Lei è la mia anima gemella ma c'è sempre un ma...."

"Togli quel MA Cesc! Perché non esiste, perché non può esistere!"

"E se esistesse?? Voglio dire se solo..."

"Se solo nulla! Cesc mi sembri impazzito che ti prende?! Dici di amare Ines e tuo figlio e poi mi chiedi una possibilità?"

Victoria non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione simile, era tutto così...surreale.

"Non ti chiedo nulla! Io...sentivo il bisogno di dirtelo e basta."

"E di sconvolgere tutto!"

"Sei tu che stai facendo una tragedia!"

"Scusami se mi preoccupo di quello che può succedere se qualcuno scopre qualcosa!!" sbottò Victoria infastidita.

Si alzò in piedi di scatto e così fece Cesc. La lite fu inevitabile: uno di fronte all'altro come quella notte sopra il tetto dell'ospedale.

"Non devono scoprire nulla! E' una cosa tra me e te!"

"No! E' una cosa tua!! Io non ci voglio entrare! Ho già sofferto abbastanza quest'anno!"

"Probabilmente non è destino se vi siete separati!"

"Non devi mettere bocca sulla mia storia con Sergio!! Tu non sai nulla!!"

"Lui ti non ti ama abbastanza forse!"

"Cesc è troppo! Stai straparlando, o per lo meno me lo auguro per te! E ora sparisci! Questa conversazione è finita. Come ogni tuo intento di distruggere tutto. E se ti azzardi a dirlo a Ines senza che io lo sappia ti trovo e ti uccido!!" esclamò avvicinandosi alla porta.

Cesc camminò rapido verso di lei.

"Me ne vado sì, tanto non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire!"

"Io non sono sorda proprio per niente! Ci sento benissimo e sento che tu stai dicendo un sacco di cazzate perciò è meglio finirla qui!"

Cesc si fermò di fronte a lei prima che Victoria potesse aprire la porta di casa e farlo uscire.

"Stai spaventando Sofia urlando così."

"Non sto urlando. Sei tu che mi fai urlare!!"

"Allora smettila!"

"Smettila tu! Smettila di complicare tutto! Sergio si è accorto che c'è qualcosa di strano tra noi due!"

"Forse c'è.....!!"

"Non in quel senso Cesc! Ma che ti prende?! Non ti riconosco più!"

"Beh nemmeno io! La Victoria che conoscevo io non era così...menefreghista!"

"Ah io sarei menefreghista!?! E tu? Egoista che non sei altro?! Vieni qui, pensi che tutti cambino da un momento all'altro per te solo perché tu hai voglia di dirmi che sei attratto da me?!"

"Lo sono sempre stato! E...hai idea di quanto ci ho messo a dirtelo?!? A trovare anche solo la forza per formulare questo pensiero nella mia testa?!"

"No non ne ho idea ma nel frattempo ti sei sposato con mia cugina a Las Vegas, io mi sono sposata con mio marito, ho avuto una figlia, tua moglie è incinta..."

"E ti ho detto che la amo!! Amo mio figlio o mia figlia quella è una parte della mia vita...e tu sei ugualmente importante!"

"Anche tu lo sei ma come amico! Amico comprendi?!?! Niente di più! Non è possibile! Io non provo nulla più che affetto amichevole...capsici?"

Cesc abbassò gli occhi un momento prendendo fiato.

"Rimaniamo così allora." disse cambiando tono di voce guardandola negli occhi "Tu non provi niente ed io ti amo."

Quella sentenza cadde sulla testa della ragazza come un incudine di 100 tonnellate. No, non poteva essere, era un incubo. Doveva esserlo.

Il nodo in gola era diventato più grande della sua gola e del suo stomaco insieme, il sangue le ribolliva.

"Cesc esci e non dire mai più una cosa del genere." sillabò per farsi capire.

Il ragazzo continuò a fissarla negli occhi, senza muoversi. Victoria mise la mano sulla maniglia della porta, ancora furente, fece per aprirla ma Cesc appoggiò la sua mano sulla sua bloccandola.

Si avvicinò, le prese il viso con l'altra mano si avvicinò annullando la distanza tra loro e la baciò.

L'espressione "prendere in contropiede" non riusciva a rendere l'idea.

Victoria non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa stava facendo che si era ritrovata incollata alle labbra di Cesc, con un bacio. Un bacio vero.

Appena la sua parte razionale totalmente sotto shock lo realizzò, scaraventò il ragazzo con tutta la forza che aveva in corpo contro il muro e una nuova carica esplosiva si impadronì di lei. Lo avrebbe ammazzato se solo non fosse stata...lei.

Non poteva capire in quel momento cosa stava provando: un grande tsunami, un'onda che si preparava ad alzarsi prima di travolgere tutto - questo sentiva.

Se prima erano sull'orlo di un burrone profondissimo e senza ritorno, in quel momento vi erano caduti dentro entrambi e Cesc l'aveva spinta con lui nel baratro.

"Dovevo farlo. Sei troppo bella anche da arrabbiata." disse lui semplicemente, ancora contro la parete, col fiato corto.

"Sparisci!! Sparisci dalla mia vista!!" urlò Victoria, con uno sguardo gelido, spalancò la porta intimandogli di nuovo di uscire e di sparire dalla sua vista.

Il ragazzo non poté fermarsi né dare ulteriori spiegazioni.

"Ti prego fammi spiegare...!"

"Tu non mi spieghi proprio niente!!" esclamò furente la ragazza "e sei fortunato che io sono contraria alla violenza altrimenti un bel calcio non te lo levava nessuno!!" esclamò chiudendo la porta dietro di sé. Il rumore violento di tutta la sua rabbia rimbombò alle sue spalle mentre la ragazza correva verso camera sua per cercare di diminuire la rabbia che stava per farla impazzire. Prese un cuscino ci piazzò la faccia dentro e premendo contro il viso iniziò a urlare per sfogarsi. Lo faceva sempre, era un rimedio efficace.

Odiava Cesc, si odiava, odiava tutto in quel momento. Odiava soprattutto se stessa: se lo sentiva, quella era la fine ed era tutta colpa sua.

Finita la partita, Sergio rincasò verso mezzanotte e mezza a casa, trascinando il trolley nel corridoio.

La casa era silenziosa. Probabilmente Victoria dormiva, come succedeva quando rincasava tardi dalle conferenze stampe.

Aprì la porta della camera da letto, perplesso: il letto era perfettamente in ordine. L'unica che dormiva tranquillamente era Sofia, il suo angioletto aveva quasi il sorriso mentre dormiva supina nella sua culla, al buio della sua cameretta.

Le accarezzò una guancia sorridendo poi uscì cercando Victoria.

La trovò, sveglia, in cucina, illuminata dalla luce della lampada alogena di fronte a sé un bicchiere vuoto.

"Che fai qui?!" domandò alquanto inquietato.

Victoria si voltò, senza dirgli nulla. Cercò di tenere strette dentro di sé le lacrime che le bruciavano gli occhi come acido - vederlo, dopo quello che era successo, si sentiva così in colpa che avrebbe preferito morire piuttosto che incontrare il suo sguardo.

"Ti..aspettavo." commentò con un nodo allo stomaco.

Si alzò dal tavolo e sorrise allagando le braccia. Sergio, perplesso, la prese a sé abbracciandola.

"Ti senti bene vero?"

Victoria non rispose, chiuse gli occhi un momento, appoggiando la testa al suo petto.

"Sì" mentì.

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