Trilogia con Sergio Ramos

By Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... More

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Capitolo 3.37
Capitolo 3.38
Capitolo 3.39
Capitolo 3.40 - ULTIMO

Capitolo 1.08

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By Corneliahale94

La riunione tecnica prima dell'amichevole in vista all'inizio di Settembre, sarebbe iniziata alle dieci e mezza della mattina. Sin dalle prime ore del mattino, nella sede della federazione calcistica c'era un via vai di persone che organizzavano, preparavano e si assicuravano che tutto fosse perfetto prima che i "grandi capi" arrivassero per la riunione e per la successiva conferenza stampa con i giornalisti.

Victoria avrebbe assistito ad entrambi gli appuntamenti, per tutto il giorno, e osservando la preparazione impeccabile di quella sala allestita per l'evento non poteva fare a meno che ricordarsi quando - da semplice assistente - preparava tutto con la massima minuzia affinché il capo redazione non trovasse nessun errore e si congratulasse con lei a fine evento.

Erano passati solo due anni ma si ricordava tutto il suo percorso come se fosse ieri.

"A che stai pensando?" disse qualcuno sedendosi accanto a lei. Era Gerard.

"Ricordi...ma tu che ci fai qui?" rispose Victoria perplessa. Erano rimasti solo loro due nella stanza già pronta e mancava mezz'ora all'inizio.

Gerard era vestito già con l'uniforme ufficiale, la giacca la teneva in mano, la camicia arrotolata ai gomiti. "Mi stavo preparando per un'altra noiosa riunione tecnica."

"Non ti devi mettere la giacca e..sistemare quella camicia?" fece lei, inclinando il capo.

"Sì ma fa caldo qui dentro se non l'hai notato...e poi volevo venire a salutarti."

"Oh grazie, che onore! Il principe del Barça che viene a salutarmi..." scherzò, chinando il capo in segno di ringraziamento.

Gerard si mise a ridere. "Invece di apprezzare prendi in giro? Brava..molto professionale signorina Sanz" disse leggendo il cartellino affisso sulla giacca della ragazza.

Victoria gli sorrise: era facile notare la differenza tra Sergio e il resto dei suoi compagni di nazionale. Con gli altri, riusciva a chiacchierare e a scherzare senza problemi, con lui c'era qualcosa di strano che glielo impediva - più parlava con Gerard o chi per lui, e più si rendeva conto che con Sergio non era mai stato uguale.

"Ah-ah beccati!" li interruppe Cesc balzando dietro l'amico.

"Oh! Ci stavo arrivando sempre a rompere tu!! Inopportuno che non sei altro!" protestò Gerard.

"Stavi arrivando a cosa?!" domandò Victoria dandogli una leggera spinta: poteva fare ben poco per quel metro e novanta di muscoli che aveva seduto vicino, lei con il suo metro e settanta scarso e poca forza nelle braccia.

"All'invito.."

"Un altro?!" ribatté la ragazza guardando allusiva Cesc.

Il calciatore sfoderò un sorriso divertito, rimanendo in piedi vicino all'amico ad ascoltare.

"No niente serate dove ti puoi ubriacare.."

"Le notizie corrono eh.." fece imbarazzata.

"Sei uno degli aneddoti dello spogliatoio!" sorrise Cesc convinto.

Victoria arrossì all'improvviso - sul serio Sergio aveva raccontato proprio tutto agli altri?

"Grazie, che onore." disse sarcastica.

"Beh comunque" riprese Gerard "sei invitata alla partita amichevole."

"Alla partita? Davvero?"

"Sì, un posto d'eccezione.."

"Le partite non rientrano nel mio reportage..."

"Io non sto invitando la giornalista Sanz, ma sto invitando Victoria."

"Porta anche tua cugina, è troppo simpatica!!" esclamò Cesc ridendo.

Victoria lo guardò, scuotendo il capo. "Finisco sempre per combinare guai quando vengo con voi da qualche parte fuori dall'orario di servizio.."

"E cosa vuoi che sia una sbronza in discoteca? Dico, hai visto i festeggiamenti per la coppa del mondo?"

"Lui ha sputato a un tecnico!" rise Cesc divertito.

Victoria li guardò - quei due erano li Stanlio e Olio della Nazionale, solo belli giovani e sportivi.

"E dovevi vedere Iniesta all'intervista..." fece divertito Gerard "non vedeva nemmeno il microfono"

"Chiudo il becco Piqué! Almeno io camminavo in linea retta!" esclamò Iniesta entrando nella sala. Si aggiunse ai due ragazzi sorridendo a Victoria.

Lui era uno dei più calmi e timidi della nazionale, grande amico di Puyol e di Iker, erano i più "saggi e diplomatici" in quel gruppo scatenato.

"Ragazzi sentite, vedo cosa posso fare...grazie per l'invito."

"Invito dove?" l'ultima voce che si aggiunse al crocchio formatosi intorno a Victoria e a Gerard, fu proprio quella di Sergio.

La ragazza alzò gli occhi chiari incontrando lo sguardo interessato del ragazzo. "Partita." rispose Andres guardandolo.

Sergio mise le mani nelle tasche dei pantaloni scuri. Victoria lo squadrò studiando il suo movimento: anche lui non aveva la giacca ancora addosso, portava la camicia perfettamente stirata aderente a quel fisico scolpito, e dalle maniche leggermente sollevate si scorgevano i segni dei suoi innumerevoli tatuaggi. Un altro flashback fermò per un attimo Victoria: il tatuaggio dietro l'orecchio, mentre erano in macchina gli chiedeva il significato : lentamente stava ricomponendo i pezzi di quella serata confusa.

"Vieni anche tu a vederla?" le domandò, sempre serio.

Victoria alzò le spalle. "Vedo se posso venire, come stavo dicendo."

"Non puoi vivere con noi per settimane senza vederci giocare almeno una volta."

"E poi Sergio deve farti vedere come sbaglia i goal, e Gerard come non passa la palla.." sorrise Andres guardandola.

Victoria si mise a ridere mentre i due ragazzi chiamati in causa guardarono nello stesso momento e allo stesso modo il loro compagno di squadra.

"Non ti rispondiamo solo perché hai fatto il goal decisivo alla finale."

Gerard si alzò marcando assieme a Sergio la differenza di altezza tra loro due e il "piccolo" Iniesta.

"Eh lo so, sono un idolo che volete farci?" disse lui scherzando.

"Su su che se non era per me non arrivavate nemmeno alla finale." intervenne Iker sorridendo a Victoria.

"Ricordiamo al signor Casillas la partita con la Svizzera?!" ribatté Cesc.

"No, preferisco pensare ai tuoi passaggi sbagliati.."

"Vince chi è più modesto? Fatemi capire.." sospirò Victoria appoggiando la schiena alla sedia sulla quale era seduta.

"Ragazzi" la voce di Del Bosque, l'allenatore della nazionale, tuonò nella sala interrompendo le risate e gli scherzi dei ragazzi che mano a mano si aggiungevano al gruppo.

Tutti si voltarono, scattando sull'attenti. "Salve mister" sorrise Iker, sempre educato.

Il mister però non sembrava essere di buon umore, o forse, come pensava Victoria, era solamente agitato per l'arrivo del "grande boss" cioè del Presidente della Federazione, un uomo che si vedeva poche volte in tutto l'anno e solo in occasione di partite importanti o celebrazioni particolari.

Victoria strinse a sé la cartellina con i suoi appunti, pronta a cominciare a seguire la riunione.

"Mettetevi seduti ai vostri posti e per cortesia, un po' di decoro!!" protestò Del Bosque "Ramos, Piqué e mettetevi quelle giacche non siete alla sfilata di Armani!!"

Victoria allargò un sorriso, divertito da quei rimproveri, assomigliava tanto a sua mamma quando c'erano ospiti che dovevano arrivare a casa.

"Che ridi tu?" sbottò Sergio ancora accanto a lei, indossando la giacca e sistemandosi le maniche della camicia.

"Il mister vi tiene in riga eh.." commentò inarcando le sopracciglia.

Sergio sorrise: il primo sorriso della giornata, era come una molla che faceva scattare il battere più veloce del suo cuore. Victoria non poté fare a meno che ricambiare quel sorriso, con uno un po' più imbarazzato e difficile - doveva ancora capire come controllare le sue reazioni.

"Si preoccupa che tutto venga bene.." spiegò poi il calciatore.

"Immagino. Come mai tutti questi preparativi? Non è una riunione tecnica?"

"Sì ma è la prima dell'anno per le qualificazioni..dopo i Mondiali..tutti gli occhi sono su di noi sai com'è.." spiegò lui, con grande tranquillità.

Victoria annuì. "Beh ti conviene andare prima che...."

"Ramos Garcìa!!" tuonò di nuovo arrabbiato e agitato Del Bosque. Sergio si voltò a guardarlo. La riunione sarebbe iniziata in due minuti esatti e che lo chiamasse con il nome completo, non era mai stato un buon segno. "Smettila di provarci con lei tanto è al di sopra delle tue possibilità!! Vieni a sederti e fai il bravo che ti caccio dalla nazionale!! Ribelle che non sei altro!"

Victoria trattenne a stento una risata, cercando di darsi un tono prima della riunione, mentre Sergio come un bambino richiamato dalla maestra, raggiunse il suo posto vicino a Iker, sospirando.

Del Bosque controllò i suoi ragazzi da lontano, li contò due volte.

"Ma ne manca uno!" parlò di nuovo "ma non è possibile! Ma che ho fatto di male per prendere sti ragazzi!!!" protestò. Victoria osservò la scena, ed era meglio di un film comico. Mancava Cesc sparito poco prima dell'arrivo del mister chissà dove assieme a Gerard. Del Bosque in realtà amava lavorava con "i suoi ragazzi" ma in quel momento era abbastanza irritato e ogni minimo errore lo mandava in fibrillazione.

"Piqué! Dove si è cacciato Fabregas!??" esclamò adirato.

Gerard si mise a ridere indicando la cabina di Juan, il tecnico del suono pronto a regolare foto e microfoni. Fabregas era chiuso lì dentro da chissà quanto, altro scherzo dei suoi compagni ovviamente, e specialmente di quella peste di Gerard che gliene faceva passare di terribili al povero amico d'infanzia. Era buffo vedere Cesc battere sul vetro spaventato e quasi sofferente.

"Ma non lo sai che è claustrofobico!!" esclamò arrabbiato Del Bosque correndo a liberare il giocatore. Aprì la cabina di Juan, facendo rientrare il tecnico che divertito vedeva la scena di Cesc bianco in volto che cercava di riprendersi mentre il resto dei ragazzi rideva divertito.

"Delinquenti!! Vi siete guadagnati cento giri del campo oggi pomeriggio!"

Tuttavia nemmeno il mister resisteva a non ridere a vedere la faccia di Cesc come se avesse appena preso un treno in piena fronte. Victoria osservava divertita: era esattamente questo che avrebbe dovuto documentare nel suo articolo, più passava i giorni con loro più capiva che taglio avrebbe dato al suo reportage più importante.

Scambiò una rapida occhiata con Sergio seduto composto assieme agli altri, i loro occhi si incontrarono ancora, parlandosi, come avevano fatto quella volta a casa sua. Vennero interrotti dall'arrivo di manager, responsabili, delegati e ovviamente del presidente accolto con grandi applausi e riverenze. Victoria si alzò in piedi, al lato della stanza, guardando i grandi capi disporsi sul palco dove lei la settimana prima aveva parlato per la prima volta.

"Oh abbiamo compagnia" sorrise il presidente a Victoria accorgendosi dell'unica presenza femminile lì dentro. Del Bosque, teso accanto a lui, volse gli occhi verso Victoria.

"Buongiorno signor presidente" disse intimorita la ragazza alzandosi ancora in piedi.

"Siediti cara, non sono mica il giudice supremo."

Si levò una risata da parte dei giocatori, Victoria obbedì tornando seduta.

"Lei è una giornalista dal permesso speciale.." spiegò il suo assistente "è qui per conto di un giornale importante, deve fare un reportage.."

"Capisco. Beh lo leggerò con piacere, mi raccomando mi dipinga come una persona gentile."

"Sarà fatto." rispose Victoria sorridendo. "Ci sarà posto anche per lei nel mio articolo."

"Accidenti l'avete presa molto bella.." commentò lui rivolgendole di nuovo un sorriso. Victoria sentì l'attenzione di tutti e mille occhi su di lei. Gli unici che sentiva di più però, erano sempre quelli di una persona sola che la stava di nuovo guardando ascoltando i complimenti del presidente. "Se perdiamo le partite di qualificazioni, sappiamo a chi dare la colpa vero ragazzi?"

I giocatori sorrisero. "Riusciremo a concentrarci signor presidente" rassicurò Iker, portavoce della squadra, mentre la riunione cominciava tra tattiche di gioco e presentazioni.

Victoria abbassò gli occhi sui suoi appunti, lasciando passare l'imbarazzo di quel momento. Il presidente era davvero una persona simpatica, e lei che se lo immaginava terribile come i cattivi dei film...

La riunione finì dopo due ore. Se non fosse per il caffé che le segretarie offrivano a intervalli regolari, Victoria si sarebbe addormentata. Aveva ascoltato tante di quelle cose incomprensibili come tattiche di gioco e parole strane che non era certa nemmeno loro sapessero veramente spiegare. La pausa venne segnata dalla fine del lungo intervento del presidente, Juan abbassò le luci e spense i microfoni. Subito gli assistenti cominciarono a montare i cartelloni di sponsor per trasformare il palco in una sala per la conferenza stampa mentre nel corridoio c'era già la folla di giornalisti ansiosi di entrare.

"Tutto bene Cesc?" disse Victoria ripensando alla scena dell'inizio, mentre il ragazzo ancora provato finiva il suo bicchiere d'acqua vicino a lei.

"Maledetto Gerard, un giorno gliela farò pagare!"

"Oh non c'è di che tesoro!" scherzò l'amico sentendolo lamentarsi. "Se vuoi fare un altro giro in una stanza angusta dimmelo che ti chiudiamo nello sgabuzzino delle scope!"

Victoria si voltò verso di lui, scuotendo il capo. "Ma quanto sei dispettoso Gerard!!" lo riprese.

Il ragazzo si mise a ridere versandosi il caffè.

"Non preoccuparti Cesc, arriverà il giorno della tua vendetta.."

"Lo spero. Allora, ci sei alla partita?"

"Oh, non ho avuto modo di pensarci."

"Cosa c'è da pensare? Sei o non sei una fan della Roja?" chiese, orgoglioso.

Victoria sospirò: in quella settimana era passata dalla totale ignoranza sul calcio spagnolo e non, al conoscere tutte le squadre, tutte le tattiche, tutti i nomi e tutti i segreti di quello sport che non le sembrava più tanto astruso e ignoto. "Sì certo che sono una fan della Roja" sorrise al giocatore. "Allora vedrò di esserci."

"Hey ragazzi! L'ho convinta!!" esclamò voltandosi verso il gruppo.

Tutti si voltarono all'unisono, guardandola. "Era ora!" protestò Pepe "due ore per pensarci signorina Sanz?" Victoria gli rispose con una smorfia mentre tutti tornarono a sedersi ai propri posti. A turno avrebbero dovuto essere intervistati. I primi a salire erano i titolari che avrebbero giocato nella partita di qualificazione, ossia Iker, Xabi, Cesc e..Sergio.

Appena i giornalisti presero posto, assediando tutta la sala stampa, il ragazzo salì i tre scalini del palco sedendosi accanto all'amico portiere.

Sistemò alla sua altezza il microfono, schiarendosi la voce. "Cominciamo con le domande" disse l'addetto stampa della nazionale. Victoria spostava gli occhi dai giornalisti ai giocatori che rispondevano di tattiche, speranze, sogni e iniziative. A metà della conferenza, finalmente qualcosa di "interessante". Niente partite, niente tattiche, solamente l'altra parte della vita dei giocatori della nazionale: il gossip. "Come fate a coordinare la vostra vita privata e gli impegni della nazionale? Tutti quanti avete fidanzate e famiglie giusto? Immagino che loro vi appoggino e siano parte integrante del vostro essere motivati prima della partita..."

Victoria guardò verso Sergio - avrebbe ottenuto la conferma di quel pettegolezzo sentito al bar e in base a quello avrebbe forse potuto fare chiarezza dentro di sé.

Il ragazzo appariva abbastanza tranquillo, abituato a rispondere anche a quel tipo di domande.

Dopo aver risposto gli altri, fidanzati e sposati ormai da tempo, fu la sua volta.

Victoria incrociò le braccia, ascoltando curiosa. Il cuore le batteva più veloce, di nuovo il nodo allo stomaco. "Io posso saltare la domanda visto che hanno risposto loro?" scherzò intanto Sergio.

"Nel tuo caso non si capisce mai se c'è qualcuna che ti da motivo di giocare e di vincere e di essere parte di questa squadra.." sorrise la giornalista.

"Beh..non è vero. La mia famiglia è importantissima per me ed è anche per lei che gioco e che cerco di dare il massimo" spiegò "significa molto per me il loro appoggio, forse non sarei qui se non fosse per loro davvero. E poi...la motivazione può venire da un sacco di fonti.." in quel preciso momento, rivolse un rapidissimo sguardo a Victoria la quale se ne accorse: rimase immobile sulla sedia, ad ascoltarlo. "Non necessariamente dev'esserci una persona accanto a te, o potrebbe esserci...la motivazione non manca, in sostanza. C'è sempre qualcosa per cui combattere e a cui dedicare le tue vittorie, ci sarà sempre." La giornalista non chiese altro ringraziando per la risposta. Sergio si alzò lasciando il posto ad altri due giocatori e salutando i giornalisti sgattaiolò nel corridoio verso gli spogliatoi.

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