Trilogia con Sergio Ramos

By Corneliahale94

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"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spag... More

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Capitolo 3.39
Capitolo 3.40 - ULTIMO

Capitolo 1.01

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By Corneliahale94

TRILOGIA CON SERGIO RAMOS - QueenA  

Allora, prima di cominciare questa FF devo scrivere alcune cose :)

Ho letto le FF di questo forum e devo dire che siete tutte molto brave così mi sono detta, perché non postare anche uno dei miei lavori? Scrivo FF da un po' di anni ormai nei vari forum che frequento, e non mi era mai capitato di avere l'ispirazione per ideare una FF "sportiva". :)

Questa FF ha come protagonista una ragazza di Madrid, Victoria, e il nostro adorato (spero) Sergio Ramos. Ovviamente con l'aggiunta di tutti i vari personaggi che ben conoscete ;)

Spero vi piaccia, metto il primo capitolo e...ditemi cosa ne pensate ogni commento è ben accetto :)

SPOILER ndr: Il titolo di questa FF è il titolo di una canzone di uno dei miei cantanti preferiti, Alejandro Sanz, che si intitola "Looking for paradise", per chi la volesse ascoltare:

http://www.youtube.com/watch?v=t_rtVqZxB7w

Altra nota, fatti - cose - luoghi - persone, tutto inventato frutto della mia fantasia. ovviamente.

***

Doveva essere "l'articolo del secolo".

Tutti avrebbero letto quell'articolo e tutti l'avrebbero trovato interessante. - era così che il suo capo aveva presentato a Victoria il lavoro che avrebbe dovuto scrivere entro un mese.

Non si era mai occupata di sport in vita sua, in due anni di carriera alla redazione, nessuno le aveva mai domandato niente di calcio,tennis,basket o quant'altro. Dopo la vittoria della Spagna agli ultimi Mondiali però, la nazionale spagnola sembrava essere diventata il mito di tutti e sembrava che tutta la nazione volesse sapere anche il minimo particolare riguardante "los campeones".

Victoria sedeva in metropolitana, mentre tornava a casa dopo la riunione in redazione con il suo capo che gli aveva spiegato per filo e per segno cosa avrebbe dovuto fare l'indomani.

Ci stava pensando, domandandosi perché la gente credeva che undici ragazzi che correvano dietro ad un pallone fossero degli eroi. E i soldati in Iraq? Non erano eroi? Però nessuno ne parlava come della nazionale. E coloro che salvavano la vita alle persone? Non erano anch'essi eroi? Se lo domandava,mentre sfogliava distratta il giornale dimenticato da qualcuno vicino a lei.

La metropolitana sobbalzò, svegliandola dal torpore di quei pensieri. Alzò gli occhi e notò quando la metro si arrestò di essere arrivata a destinazione.

La porte scorrevoli si aprirono rumorose, il brusio della gente si fece sempre più forte, le scale mobili affollate all'orario di rientro dagli uffici: odiava quella confusione - specialmente se nella sua testa ce n'era ancora di più. Era come se quell'articolo avesse innescato in lei una reazione strana, come di un presentimento che la stava invadendo partendo dalla bocca dello stomaco e arrivando ai suoi pensieri.

Si appoggiò allo scorri mano della scala mobile, schiacciata tra un funzionario di banca dietro di lei e un ragazzo con cane a seguito, di fronte. Non vedeva l'ora di tornare a casa, togliersi quelle maledette scarpe nuove che le facevano malissimo, e sdraiarsi sul letto senza pensare.

Il giorno seguente avrebbe iniziato il suo "lavoro" e sapeva che tutta la notte quell'idea le avrebbe dato il tormento.

Doveva documentarsi, fare ricerche, parlare con mille persone, intervistare gente che nemmeno lei non aveva mai visto. Il mese durante il quale la Spagna aveva giocato in Sudafrica, lei l'aveva passato a Londra a lavorare, non aveva seguito una partita, né si era mai interessata di calcio in vita sua. Non sapeva il perché della rivalità Barcellona - Real Madrid, non sapeva assolutamente niente di questi "nuovi eroi nazionali" né aveva voglia di pensare pure a loro. Come se non bastasse, il mondo dello sport e della gente montata che si credeva grandissimo fenomeno solo perché correva dietro ad un pallone, l'aveva sempre odiato.

Tutte queste preoccupazioni l'avevano accompagnata per tutto il tragitto fino a casa e quando finalmente arrivò di fronte alla soglia di casa e aprì la porta si sentì come liberata di un peso.

Quei pensieri si sciolsero rapidamente - quasi magicamente - mentre camminava per il suo appartamento, attraversava il salotto e la cucina, arrivava fino alla camera da letto. Si tolse le scarpe sentendo di nuovo il pavimento freddo sotto i piedi scalzi, le buttò in un angolo e sospirò. Aveva bisogno di una doccia e di un letto, nient'altro. Basta pensare, basta fasciarsi la testa prima di rompersela: lei era Victoria Sanz, non una reporter qualunque. Era nata per fare quel lavoro, per fare la giornalista, e non era di certo una sprovveduta: avrebbe affrontato anche quello, avrebbe fatto un ottimo lavoro in quel mese di ricerche e interviste, in un attimo ne divenne sempre più sicura mentre prendeva fuori dall'armadio comodi vestiti per dormire prima di abbandonarsi al relax totale nella sua vasca già piena di sapone e oli profumati.

Non sapeva da dove le stesse uscendo tutta quella sicurezza, ma la stava aiutando a superare le sue paure e a prendere la cosa nel giusto modo.

Sospirò, si liberò dei vestiti indossati per tutto il giorno, e si immerse nella schiuma, appoggiando la testa al bordo della vasca. Di sicuro non si sarebbe mossa da lì per un'ora abbondante - non le importava dell'acqua né delle bolle né di fare un bagno, le serviva a non pensare stare lì ad occhi chiusi.

Era ovvio però, che fuori dalla vasca di bagno c'era un mondo che ancora era in movimento e a ricordarglielo ci pensò lo squillò del suo cellulare, appoggiato sul mobiletto accanto alla vasca. Fu tentata di non rispondere, ma poi il telefono ebbe la meglio.

"Pronto?" disse senza nemmeno guardare chi fosse.

"Sei a casa?" la voce familiare di sua cugina Ines la travolse in mezzo a dei rumori di traffico infernale.

"Sì..appena tornata..tu dove sei?" disse tappandosi un orecchio sperando di riuscire a sentire meglio cosa stesse dicendo.

"Ho saputo del tuo nuovo incarico!"

"E da chi scusa?"

"Jennifer..." la segreteria di Victoria non riusciva mai a farsi gli affari suoi. "Posso venire a darti una mano domani??"

"Scusa?"

A differenza sua, Ines era una vera sportiva appassionata di calcio soprattutto. O forse, di calciatori. Li conosceva tutti, sapeva elencare a memoria tutta la squadra - riserve e titolari - del Real Madrid e del Barcelona senza sbagliare nemmeno una pronuncia. Leggeva sempre i giornali sportivi e guardava le partite in televisione con i suoi amici sfegatati la birra e i pop-corn.

Le due ragazze erano cresciute praticamente insieme, avevano frequentato le stesse scuole e vissuto anche nella stessa casa per qualche tempo; nonostante avessero due caratteri totalmente opposti, erano come sorelle e avevano praticamente condiviso tutto. Ines lavorava come fotografa professionista in uno studio, mentre Victoria, due anni prima, era stata assunta come reporter alla redazione di un mensile di attualità molto famoso a Madrid - avevano realizzato i loro sogni insieme, appoggiandosi e consigliandosi sempre proprio come fanno le vere amiche.

"Sì ti prego!!" la supplicò Ines "portami con te domani!!"

"Guarda ti cederei volentieri il posto" sbuffò Victoria ad occhi chiusi mentre cercava ugualmente di rilassarsi nella vasca "ma il capo ha scelto me per fare questa...cosa.."

"E lo dici così?!" protestò Ines con tono sconvolto.

"Non so niente di quel mondo! Ines non sono come te...veramente se potessi passerei il testimone a qualcun altro!"

"Oh andiamo! Domani non li conosci? E allora da domani saprai tutto!"

"Sì peccato che i nomi di quei tizi non sono ciò che vuole nell'articolo il mese prossimo!"

Ines ci pensò un secondo prima di risponderle, poi parlò ancora. Doveva essersi spostata in una stanza o da qualche parte dove non c'erano più assordanti rumori di strada.

"Non ti preoccupare ok? Sarai grandiosa come sempre! E farai un ottimo lavoro.."

"Lo spero proprio, anche perchè è la volta buona che mi buttano fuori dalla redazione...questo articolo sembra il più importante dell'anno!"

"E lo è! Tutti amano quei ragazzi...e come si fa a non amarli..." disse con voce sognante.

"Ines scendi sulla terra!" la riprese Victoria seria "mi avevi chiamato per chiedermi se potevi venire con me domani, o per chiedermi altro?"

"Era la notizia del giorno!" si giustificò Ines "non capita a tutti di conoscere quei ragazzi d'oro.."

"La finisci?! E poi scommetto che dal vivo sono quattro montati.."

"Non è vero!"

"Scommettiamo?"

"Senti domani mattina vengo da te per un corso accelerato..così almeno non vai lì senza sapere nemmeno come si chiamano ok?"

"Corso accelerato? Un moment...." non finì nemmeno di dire la frase che Ines aveva già deciso, salutato e chiuso la conversazione.

Guardò il cellulare e sospirò. Lo appoggiò nuovamente sul mobiletto e uscì dalla vasca avvolgendosi con un asciugamano.

Si guardò allo specchio di fronte a lei e sospirò.

"Ce la fai Vic, ce la fai. Ce la fai." ripeteva convinta guardandosi negli occhi allo specchio.

La mattina seguente, di buon ora, Ines si presentò con croissant e caffé caldo alla porta di casa di Victoria. Nell'altra mano brandiva una cartellina rossa fermata con un elastico.

L'appuntamento per conoscere la squadra e iniziare il suo reportage era alle due dello stesso pomeriggio, la mattina Ines aveva deciso di trasformarsi in una perfetta "coach" e insegnare alla ragazza almeno i nomi e le notizie principali sui ragazzi che avrebbe conosciuto a breve.

"Almeno i nomi ok?" disse Ines aprendo la cartellina che conteneva le foto dei giocatori al completo, mentre Victoria ancora tra l'assonnato e lo sconvolto, finiva il suo ottimo caffé dello Starbucks sotto casa.

"Non me ne ricorderò uno è inutile" fece.

Ines scosse il capo. "Bando alle chiacchiere mia cara! Iniziamo... il capitano."

Victoria si guardò intorno domandandosi perchè la cugina non continuasse a parlare. "Devo rispondere qualcosa?" disse, incredula.

Ines sospirò. "Nemmeno il nome del capitano?" fece, già esasperata.

"Te l'ho detto! Non mi è mai interessato né mi interesserà mai! E' solo..lavoro."

"Sì certo, bene...allora.." prese la prima foto.

Un ragazzo, vicino alla porta, maglia azzurra, occhi scuri, non male.

Victoria inarcò un sopracciglio.

"Ti do un indizio..lui si chiama..Iker."

"Iker? E che nome è?!" domandò perplessa.

Ines roteò gli occhi - era più difficile di quanto pensasse. La cugina era un caso disperato!

"Lascia stare. Assorbi la conoscenza!!" disse, seria, agitando la foto. "Iker Casillas." sillabò. "Il capitano."

"Non serve che sillabi, ti capisco-u-gual-men-te" la prese in giro Victoria appoggiando il caffé sul tavolo.

"Poi..passiamo agli altri lui chi è?"

Alto. Biondo. Occhi azzurri. Sorriso magnetico.

"Un modello?" domandò Victoria.

"No! Gerard Piqué."

Victoria scosse il capo. Si era già dimenticata come si chiamava il capitano.

"Bene. E lui?" disse mostrandole un altro ragazzo biondo con uno strano taglio di capelli.

"Non so chi siano!! Te l'ho detto!" protestò l'amica. Quel gioco la stava mettendo ancora più in crisi. Ines sospirò "Fernando Torres ti dice niente?"

"No." Victoria finì di masticare l'ultimo pezzo del suo croissant e abbassò le spalle in un sospiro. Mancavano cinque ore all'incontro e lei era in alto mare. Doveva preparare le domande da fare all'allenatore, doveva preparare una bozza della sua prima giornata, e doveva pensare a mille cose contemporaneamente. L'ansia stava per avere la meglio su di lei.

All'improvviso quella sicurezza accumulata la sera di fronte allo specchio, stava svanendo e accettare quell'incarico non le sembrò più una buona idea.

"Ok senti, i nomi li imparerai" tagliò corto Ines "e non ti preoccupare. Che vuoi che sia non sapere il nome del capitano! Te lo dirà di lui quando si presenta!"

"Figurati come se me lo ricordassi! Sai che io sono una frana con i nomi.."

"Se ce la fai mi ricordi di farmi un autografo?"

"Ines!! Non ci credo!" protestò Victoria "tua cugina sta morendo per questo incontro che sarà un fallimento e tu pensi all'autografo?"

"Hai presente la prima foto che hai visto? Il capitano..ecco...lui..dovresti.."

"L'autografo è l'ultima cosa a cui devo pensare! Ora aiutami qui..." fece alzandosi dal tavolo, andando verso il divano e prendendo il suo blocco degli appunti. Tornò a sedersi di fronte a Ines.

"Devo scrivere le prime domande..così per avere un'idea..che mi consigli?" forse un'appassionata di calcio sarebbe riuscita a darle una mano, almeno in quello.

Ines ci pensò. "Chi devi intervistare di preciso?"

"Tutti." disse guardando il foglio del suo capo con le indicazioni precise dei movimenti di ogni giorno.

"Beh, i numeri di telefono per cominciare."

Victoria sbarrò gli occhi, guardando la cugina. "E io che pensavo potessi aiutarmi!"

"Scusa Vic, sei l'unica che non è entusiasta di passare un mese intero con quei figoni!! Al posto tuo la Spagna intera farebbe festa alla sola idea e tu sei qui come se andassi al patibolo! Chi se ne frega di programmare, non sai niente? Meglio! Ti spiegheranno tutto loro! E tu sarai bravissima a riarrangiare tutto in forma di articolo. Il mese prossimo ci sarà il tuo pezzo, le foto tra i calciatori sorridenti, tu saprai qualcosa in più di calcio e...ti innamorerai di uno di loro."

Victoria sgranò gli occhi. L'ultima frase non le era ben chiaro.

"Scusami?!"

Ines cambiò espressione: i suoi occhi brillarono. "Succede sempre così! Consocerei uno di loro e...ti innamorerai perdutamente."

Victoria chiuse il blocchetto per gli appunti, rifiutandosi categoricamente di risponderle su una questione così stupida. Si alzò e sospirò.

"Ma perchè io continuo a parlare con te!!"

Ines si alzò seguendola divertita fino alla camera. "Quello che volevo dirti è..vai lì, fatti una cultura e..conosci tanti bei ragazzi..e chiedi l'autografo a Iker ti prego!" la supplicò con aria da cane bastonato.

Victoria si chiuse in bagno mettendosi a ridere per le scene teatrali di sua cugina.

"Prima di pensare alla trama del tuo telefilm mentale, che mi metto?" domandò attraverso la porta.

"A cosa pensavi?"

"Jeans e maglietta?"

Ines aprì di colpo la porta del bagno, sconvolta mentre Victoria si lavava i denti.

"Che c'è?" domandò con lo spazzolino in bocca.

"Sei sicura che io e te siamo parenti?"

"Perchè? Non va bene jeans e maglietta?"

"No. Non va bene. Non va bene per niente. Ti metti..." tornò in camera, aprì l'armadio, guardò un attimo tutti i vestiti che aveva Victoria e tornò nel bagno con la sua scelta.

Su un appendi abiti campeggiava una camicia bianca, una gonna nera e in mano teneva un paio di tacchi vertiginosi di vernice nera.

"No scusami ma non mi vesto così per andare..in uno spogliatoio!"

"Ma è il primo incontro! E poi...come vuoi vestirti? Come un fan? Ti prego! Mettiti questo.."

Victoria guardò i vestiti proposti dall'amica. Si ravviò i lunghi capelli color miele spostandoseli dal viso e sospirò.

"Mi metto i jeans."

"Niente t-shirt."

"Va bene va bene dammi qua!" esclamò prendendole i vestiti di mano.

Ines sorrise soddisfatta e la seguì in camera in attesa che si preparasse per dare un suo giudizio.

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