Always Together

By nikita82roma

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Raccolta di One Shot o FF di pochi capitoli ambientate dopo i fatti di Always Again. Castle e Beckett alle pr... More

After
Lock Back - UNO
Look Back - DUE
Look Back - TRE
Always Hope - UNO
Always Hope - DUE
Always Hope - TRE
Always Hope - QUATTRO
Always Hope - CINQUE
Always Us - UNO
Always Us - DUE
Always Us - TRE
Always Us - QUATTRO
Always Us - CINQUE
Always Us - SEI
Always Us - SETTE
Always Fighting - UNO
Always Fighting - DUE
Always Fighting - TRE
Always Fighting - QUATTRO
Always Fighting - CINQUE
Always Fighting - SEI
Always Fighting - SETTE
Always Fighting - OTTO
Always Fighting - NOVE
Always Fighting - DIECI
Always Fighting - UNDICI
Always Again - DODICI
Always Fighting - TREDICI
Always Fighting - QUATTORDICI
Always Again - QUINDICI
Always Fighting - SEDICI
Always Fighting - DICIASSETTE
Always Fighting - DICIOTTO
Always Fighting - VENTI
Always Fighting - VENTUNO
Always Fighting - VENTIDUE
Always Fighting - VENTITRE
Always Fighting - VENTIQUATTRO
Always Fighting - VENTICINQUE
Always Fighting - VENTISEI
Always Fighting - VENTISETTE
Always Fighting - VENTOTTO
Always Fighting - VENTINOVE
Always Fighting - TRENTA
Always Fighting - TRENTUNO
Always Fighting - TRENTADUE
Always Fighting - TRENTATRE
Always Fighting - TRENTAQUATTRO
Always Fighting - TRENTACINQUE
Always Yes - UNO
Always Yes - DUE
Always Yes - TRE
Always Yes - QUATTRO
Always Yes - CINQUE
Always Yes - SEI
Always Yes - SETTE
Always Yes - OTTO

Always Fighting - DICIANNOVE

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By nikita82roma

Kate si svegliò repentinamente sentendo bussare con insistenza alla porta. Ci mise qualche momento per capire dove si trovasse, poi vide i fogli sparsi sul divano e si guardò intorno mettendo a fuoco che quello era il suo vecchio appartamento. La luce che filtrava dalle imposte rimaste aperte le fece capire che era già mattina: era tutta indolenzita segno che aveva passato quella notte in qualche posizione veramente scomoda. Raccolse i fogli mentre il bussare non cessava anzi diventava sempre più forte andandosi a sommare al mal di testa che si accorse di avere non appena si fu messa in piedi. Si chiese chi potesse cercarla lì e si convinse che fosse Vikram che forse aveva scoperto qualcosa di nuovo, ma quando aprì la porta rimase a bocca aperta nel trovarsi davanti un Castle dall'aria furente che entrò dentro senza chiedere permesso.

- Così adesso non torni a casa nemmeno per dormire. Rimani qui, nel tuo appartamento! - le urlò contro

- Rick ero qui a lavorare... mi sono messa a leggere delle carte e mi sono addormentata sul divano, non mi sono nemmeno accorta... - si giustificò.

- A lavorare eh! Ma mi sembra che non eri da sola, vero? - disse indicando le due bottiglie di birra ancora sul tavolo

- No, non ero da sola... - ammise

- Bene almeno non neghi l'evidenza. - Castle fece una pausa girandole le spalle mentre Beckett indietreggiò fino a sedersi di nuovo sul divano scansando i fogli e prendendosi la testa fra le mani con i gomiti piantati sulle ginocchia. Vedeva come suo marito era nervoso, sapeva che qualsiasi cosa poteva dirgli non era mai abbastanza per spiegarsi.

- Rick ascolta...

- Ascoltare cosa, Kate? Le tue bugie? Le tue omissioni? Stai indagando su nostra figlia con chi? Non con Javier o Kevin immagino. Io sono suo padre! Tu preferisci coinvolgere un estraneo rispetto a me!

- Lo sai perché, Rick! Te l'ho spiegato!

- Cosa mi hai spiegato, che non vuoi mettermi in pericolo? Nemmeno io voglio che tu lo sia, ma a te non importa! Anzi tu preferisci direttamente andartene da casa, lasciarmi da solo, fare quello che ti pare lontano da me, escludendomi!

- Non è così Castle!

- No? Allora com'è Kate? Lo sai come sono stato ieri sera quando non tornavi? Come è stato questa mattina risvegliarmi solo ed accorgermi che tu non eri venuta, che la tua parte di letto era intatta?

- Mi dispiace io... non volevo rimanere qui - si alzò e gli andò vicino - Rick... io volevo tornare a casa, da te.

Kate provò a prendere la sua mano, ma Castle si ritrasse lasciandola a bocca aperta.

- Però sei rimasta qui. Mi hai mandato un messaggio dicendo di non aspettarti, non ti sei fatta sentire per tutto il giorno. So che hai chiamato più di qualche mio amico per farti dare il caso di Campos. Ti ricordi di essere mia moglie solo quando ti serve, Beckett?

- Basta Rick! Perché mi vuoi ferire così? Perchè continui a mettere in dubbio quanto sia importante il nostro matrimonio per me?

- Io lo metto in dubbio? Sei tu che lo fai, che te ne vai, che mi lasci a casa mentre vai a fare le tue indagini lasciandomi... lasciandomi solo.

Kate era senza parole e lo guardava girare per l'appartamento fino a quando non arrivò davanti alla finestra. Quella finestra.

- Cosa pensi di fare ora Kate? Riempirla con le tue carte di nuovo? Ricominciare con una nuova ossessione? Aveva ragione Bracken allora... Lui ti conosceva meglio di me... - Rick sospirò mentre Beckett ora lo guardava inorridita, lo prese per una spalla e lo girò di forza.

- La mia ossessione? La mia ossessione Rick? Sto cercando di riportare a casa nostra figlia! Sì è la mia ossessione se la vuoi chiamare così e pensavo fosse la stessa cosa per te, che anche tu lo volessi! Sono ossessionata dal rivolerla ti sembra strano? - gli urlò nervosamente mentre faticava a trattenere le lacrime per la rabbia. - Come puoi solamente pensare di paragonarlo al caso di mia madre? Mia madre è morta Castle! Io cercavo il suo assassino. Ora voglio ritrovare mia figlia e non considero nemmeno una possibilità diversa dal riportarla a casa sana e salva.

Ora era Rick a non avere parole. Sapeva di aver fatto un paragone improprio e gli si gelò il sangue solo a pensarci. Si spostò dalla finestra e si appoggiò allo schienale del divano e il suo sguardo cadde sui fogli che aveva ammucchiato Kate. Guardò quelle mappe e poi lei che aveva ancora il viso contrito dalla rabbia per quello che le aveva detto.

- Cosa mi stai nascondendo Kate? Cosa sono questi fogli? Cosa vuoi fare?

- Non ti riguarda Rick.

- Sì che mi riguarda se si tratta di te e di nostra figlia! Come può non riguardarmi?

- Ne devi stare fuori Castle! Per favore...

- Tu non vuoi fare quello che ti ha chiesto Campos vero? Non hai mai voluto farlo, non è così? Ti conosco bene Kate, per quanto tu possa dire il contrario non sei un killer.

- Castle, ti prego...

- Vuoi fare di testa tua vero? Vuoi fare da sola... Come sempre, non è così? Ti vuoi far ammazzare Kate? Perché?

- Perché è mia figlia Rick! E farò tutto quello che posso per riprendermela senza mettere a rischio la sua vita.

- Lo possiamo fare insieme Kate, io e te. Per nostra figlia. Non ti fidi più di me?

- Sì che mi fido di te Rick, non è questo lo sai. Ma non posso coinvolgerti in questo. Non questa volta. Fidati di me, ti prego.

- Io mi fido di te. Mi fido delle tue capacità, so quanto vali. Ma so anche quanto sei disposta a rischiare ed io non posso accettare che tu metta in pericolo la tua vita. Perché non lo capisci Kate?

- Mi dispiace Castle...

- Se ti dispiace veramente andiamo insieme al distretto. Parliamone con Ryan ed Esposito. Facciamoci aiutare da Sorenson, almeno diamo un senso alla sua presenza lì.

- Ne abbiamo già parlato Rick. Non metto in pericolo Lily coinvolgendo Polizia e FBI. È una cosa che devo fare da sola.

- Da sola... Non ti è bastato quello che è successo con LokSat, vuoi ancora fare le cose da sola. Sai che c'è però Kate, io non sono più disposto a stare così, a rimanere in disparte mentre tu pensi a come mettere a repentaglio la tua vita, ad aspettarti a casa senza sapere se e quando tornerai.

- Cosa vuoi dire Castle?

- Che se vuoi fare le cose da sola, se vuoi stare da sola nel tuo appartamento puoi anche evitare di tornare al loft. Almeno eviterò attese inutili come uno stupido.

- Rick, cosa stai dicendo?

- Quello che ti ho detto Kate. Il matrimonio non è stare insieme quando le cose vanno bene e quando c'è qualcosa che non va essere da soli ad occuparsi dei problemi. Tu questo non l'hai capito e non so se lo capirai mai. Troverai sempre una scusa, sempre un motivo per fare di testa tua e lasciarmi fuori

- Non è una situazione come le altre questa!

- Nemmeno LokSat lo era vero? Almeno questa volta me lo hai detto in faccia, non hai fatto la sceneggiata di lasciarmi.

- Non ti voglio lasciare Castle, non ti ho mai voluto lasciare! Voglio solo che ti fidi di me e mi lasci sistemare questa storia. Io voglio solo avere la mia famiglia unita. Tutta.

- Dovrei fare finta di nulla? Non ci riesco Kate. Non più. Mi dispiace.

Il telefono di Kate squillò. Era il direttore di Rickers Island. Erano pronti per le perquisizioni delle celle dei detenuti che lei aveva indicato e voleva sapere se dovevano aspettarla. Gli disse di sì, che sarebbe arrivata il prima possibile.

- Devo andare Rick. Mi aspettano per le perquisizioni a Rickers Island. Ci vediamo stasera.

- No Kate. Non ci vediamo stasera. Io ti amo, ma non tornare a casa se le cose non sono cambiate.

Rick uscì dall'appartamento senza più guardarla e senza dire nulla. Kate rimase a fissare la porta chiusa incredula. La freddezza nelle parole di Rick l'aveva colpita come un pugno alla bocca dello stomaco. Non riusciva nemmeno a muoversi le sembrava di essere tornata indietro di molti anni, quando un'altra volta era rimasta sola nel suo appartamento guardando Castle andarsene e credeva di averlo perso per sempre.

Kate si guardò nello specchio dell'ascensore di Rickers Island e faticò a riconoscersi nell'immagine riflessa. Si era velocemente rinfrescata prima di uscire, aveva gli stessi abiti del giorno prima, senza un filo di trucco e con una faccia molto segnata sia dalle poche ore di sonno sicuramente non riposanti, che per la discussione avuta con Castle poco prima. Non voleva pensarci ora, non doveva farlo per non lasciarsi andare nello sconforto. Campos non le aveva portato via solo sua figlia, ma le stava portando via tutta la sua vita.

Si concentrò sul lavoro e sulla prima perquisizione che stavano facendo. Indossò anche lei i guanti come tutto il resto del gruppo. Cominciarono dalla cella di Pedro Suarez che divideva con un altro componente della stessa banda, un ragazzo molto giovane, arrivato in carcere da poche settimane: i due furono fatti mettere faccia a muro in un angolo della cella tenuti sotto tiro da due guardie, mentre altre due cominciarono a perquisire tutto con il massimo scrupolo, mentre Beckett ed il direttore assistevano vicino alla porta. Svuotarono armadietti smontando ripiani e base e controllarono ogni indumento, fecero la stessa cosa con le brandine togliendo rivestimenti a cuscini e materassi e controllando nelle intercapedini e nei tubi di acciaio dei letti a castello, aprirono ogni barattolo, controllarono ogni libro o rivista senza però trovare nulla. Kate spostava continuamente lo sguardo tra le guardie che facevano i loro controlli a Suarez ed il suo compagno di stanza che sembravano fin troppo agitati per essere due puliti. Si avvicinò a loro, per osservarli meglio, mentre i due agenti cominciarono a svuotare i flaconi di sapone nel lavandino.

- Cosa c'è Suarez... sei agitato? - Lo sfidò Beckett ma quello non rispose, voltandosi dall'altra parte, verso il suo compagno di cella. - Ehy Pedro, hai qualche problema? Pensi che possiamo trovare qualcosa di compromettente?

L'uomo biascicò qualcosa di incomprensibile, Kate si avvicinò al lavandino dove il sapone defluiva lentamente nello scarico. Aprì l'acqua e vide come questo si riempiva fin troppo, facendo fatica a svuotarsi. Provò a mettere un dito nello scarico, ma non riuscì a sentire nulla. Chiese allora ad una delle guardi di smontare la tubatura e tra acqua e sapone che cadde a terra allagando il pavimento, caddero anche quattro pezzi metallici che sembravano proprio una lama spezzata ed un mucchietto chiuso in una pellicola trasparente, sicuramente cocaina. Raccolse i pezzi di lama, li mise in un sacchetto e li face inviare immediatamente alla scientifica per un confronto. Poi disse di portare Suarez in sala interrogatori mentre il direttore si sarebbe occupato del suo compagno di cella per gli stupefacenti che dichiarò essere suoi, ma non la lama.

L'interrogatorio di Pedro Suarez fu più faticoso di quanto pensasse. L'uomo era veramente instabile, non capiva perchè era ancora in quella prigione nonostante le richieste di trasferimento in un centro psichiatrico. Dalle sue frasi sconnesse e confuse era riuscita ad estrapolare però qualcosa di interessante su quel giorno. Lui era veramente presente quando era stato ucciso Ramon Campos, raccontando perfettamente quanto era accaduto, come era stato ferito mortalmente. Era convinta però non fosse stato lui, era stato un omicidio troppo lineare e pulito per averlo commesso un uomo così confuso. Così riuscì a farsi dire chi gli aveva dato la lama per buttarla, saltando direttamente il discorso omicidio. Alla fine disse solo il nome Ivan, ripetendolo più volte e poi confermando che fosse stato Valencia. Fece mettere Suarez in isolamento e poco dopo fu Ivan Valencia a sedersi davanti a lei. Il suo interrogatorio fu molto più facile di quello di Suarez, perchè lui fece scena muta, non rispondendo a nessuna delle sue domande. Rimasero a sfidarsi lei con le sue domande lui con il suo mutismo a lungo, fino a quando si arrese all'evidenza che era del tutto inutile continuare e doveva solo aspettare i risultati della scientifica.

Beckett andò al distretto per stilare il rapporto su quello accaduto quella mattina.

- Ehy Capitano! Sei tornata a lavorare sul campo come noi detective? - Le disse Esposito scherzando avendo saputo delle sue indagini al Rickers. Bastò uno sguardo di Kate per fargli capire che non era proprio sua intenzione mettersi a scherzare, quindi Javier cambiò subito tono - Novità su Lily?

- No, nessuna ancora. - Kate stava per entrare nel suo ufficio quando il detective la fermò mettendo una mano sulla sua spalla

- Beckett, lo sai vero che per qualsiasi cosa noi ci siamo? Ti puoi fidare di noi, come sempre.

- Grazie...

Sola nel suo ufficio la discussione con Castle della mattina tornò prepotentemente al centro dei suoi pensieri. Non poteva veramente credere a quello che le aveva detto. Poteva comprendere il suo non capirla nelle sue scelte, nel non accettare la sua volontà di esporsi in prima persona. Quello che le faceva male e non voleva credere che lui pensasse sul serio era tutto quello che aveva detto su di loro e sul loro matrimonio. Sentiva le parole di Rick rimbombarle nella mente mentre guardava lo schermo bianco del computer dove avrebbe dovuto scrivere il suo rapporto ed invece non aveva nemmeno cominciato a scrivere una parola. Imprecò anche lei contro il cursore che lampeggiava come aveva sentito fare tante volte a Castle e sorrise amaramente perchè tutto nella sua vita sembrava ricondurre a lui.

Controllò il cellulare per vedere se ci fossero sue chiamate o messaggi, ma non c'era nulla. Fu lei allora a provare a chiamarlo ma si vide rifiutare la chiamata. Poi le arrivò un messaggio.

"Non credo che abbiamo nulla da dirci adesso. Ho rifiutato la chiamata perchè non volevo farti preoccupare se non avessi risposto."

Kate sospirò profondamente. Castle si preoccupava per lei anche quando non le voleva parlare. Avrebbe voluto buttare tutto all'aria e correre da lui urlandogli contro che lo amava e perchè non la capiva.

Poi fu un altro telefono a squillare ed il suo cuore accelerò i battiti.

- Hola Jefa... Novità?

- Ivan Valencia. Sto aspettando i risultati della scientifica ma è lui che ha ucciso tuo figlio.

- Ne sei sicura?

- Sì. Ne sono sicura.

- Sai quello che devi fare allora.

- Voglio vedere mia figlia. Voglio essere sicura che sta bene.

- Sta bene. Credo però che le manchi sua madre, sai? Ultimamente mi dicono che è molto nervosa... Forse vuole anche lei che ti sbrighi a fare quello che devi, sempre se ci tieni a lei.

- Campos, non fare scherzi. Sto facendo tutto quello che posso e che mi hai chiesto.

- Lo so... Non sei stupida, vero, Jefa? Non metterai in mezzo i tuoi amici dell'FBI perchè sai altrimenti a tua figlia cosa accadrà? Non vuoi vero avere sulla coscienza la sua vita?

- Non la toccare Campos.

- Non sei nella posizione di dirmi cosa fare. Puoi solo fare tu e sperare di non fare troppo tardi.

Kate scoppiò in un pianto nervoso. Doveva parlare con Vikram, dovevano accelerare i tempi. Esposito entrò come sempre nel suo ufficio senza aspettare che Kate rispondesse al suo bussare e la trovò con gli occhi arrossati ed il volto rigato dalle lacrime.

- Che succede Beckett?

- Nulla di nuovo Espo, solo che non è facile.

- Maledizione Kate, possibile che non possiamo fare nulla? Che non ci sono novità dopo quanto accaduto?

Kate stava per rispondergli quando un bip dal cellulare con il quale comunicava con Campos spostò immediatamente la sua attenzione da Esposito a quel video che si stava caricando. Non era molto diverso dall'ultimo ricevuto, una Lily molto agitata che si lamentava e piangeva in quel passeggino che tutto sembrava tranne che comodo. Chiuse gli occhi ancor prima che finisse, lasciando che fosse Javier che si era spostato vicino a lei a vedere. Kate scosse la testa mordendosi l'interno della guancia per non farsi vincere dalle lacrime. Il suo amico la guardava senza saper cosa fare realmente.

- Vuoi che chiamo Castle? - Le chiese innocentemente non sapendo che quella era un'altra ferita aperta che faceva male.

- No, di cosa volevi parlarmi Javier? - Gli chiese cercando di darsi un tono ed asciugandosi le lacrime

- Io non credo che ora sia il momento adatto...

- Non ti preoccupare, dimmi. Si tratta del caso Robben. Franklin e Huges hanno trovato il colpevole, lo stanno interrogando. Volevo sapere se volevi seguire l'interrogatorio, ho anche convocato i genitori per dargli la notizia.

Uscì con Esposito e proprio in quel momento vide Vikram che veniva verso il suo ufficio ma fece finta di nulla e lui capì che non era il momento giusto. Quindi le disse che le avrebbe lasciato solo dei documenti sulla sua scrivania.

Assistette a tutto l'interrogatorio del killer di Mark Robben al di là del vetro. Era felice di non essersi sbagliata su Franklin e Huges, erano stati molto bravi. Quell'indizio sull'adozione si era rivelato determinante, avevano scoperto che Robben aveva un fratello gemello ed anche lui lo aveva saputo da poco: Luke era un tossicodipendente. Era stato adottato poco dopo di lui da un'altra famiglia che però lo aveva presto riportato in orfanotrofio e lì era rimasto fino a 18 senza trovare mai una sistemazione, soffriva di epilessia e questo aveva scoraggiato ogni possibile famiglia adottiva. Mark quando aveva scoperto di lui si era offerto di aiutarlo e in quella caffetteria avevano un appuntamento al quale però il fratello non si era presentato, ma lo aveva fatto uno spacciatore al quale Luke doveva dei soldi. Aveva scambiato Mark per suo fratello e lo aveva ucciso in un attacco di rabbia credendo che facesse apposta a non riconoscerlo. Lo spacciatore aveva confessato tutto.

- Abbiamo rintracciato anche Luke, lo stanno portando qui. - Le disse Esposito.

- Ottimo lavoro. Sono contenta che ve la state cavando molto bene anche senza di me in questi giorni.

- Che vuoi dire Beckett?

- Nulla Javier, sono solo felice di avere degli ottimi detective.

Quando Franklin e Huges uscirono Beckett si congratulò personalmente anche con loro era il primo caso complesso che risolvevano da soli ed erano giustamente molto orgogliosi del loro lavoro. I genitori di Robben arrivarono proprio mentre lei finiva di fare i complimenti ai due e fu felice di poter dire a quella coppia distrutta dal dolore che avevano arrestato l'assassino del figlio. Erano i momenti che la ripagavano di tutto il lavoro che facevano, quelli nei quali capiva perchè il suo lavoro era così importante. Il pianto di Anna Robben che istintivamente si gettò ad abbracciarla rischiò di farla piangere ancora, ma strinse quella piccola donna tra le sue braccia, rassicurandola che suo figlio avrebbe avuto giustizia. Lasciò poi che fossero i due detective che avevano risolto il caso a spiegare alla coppia come erano andate le cose e a rivelargli l'esistenza di Luke. I coniugi Robben furono sorpresi ed amareggiati insieme, loro non sapevano che Mark avesse un fratello gemello, altrimenti li avrebbero adottati entrambi. Luke fece il suo ingresso al distretto insieme ad un agente, sembrava spaesato ed impaurito, chiedeva di non essere arrestato perchè non aveva fatto niente. I coniugi Robben faticarono a guardare quel ragazzo così uguale e così diverso dal loro Mark. Beckett li invitò ad andare tutti e tre in una stanza dove potevano parlare un po' e magari conoscersi meglio. Era certa che nessuno avrebbe ridato ai Robben loro figlio, nè a Luke gli anni perduti tra orfanotrofi e centri di riabilitazione, però era sicura che da quel giorno in poi le cose sarebbero cambiate. "Anche nei giorni peggiori c'è sempre spazio per un po' di gioia" valeva anche per loro.

Tornò nel suo ufficio e vide i fogli che le aveva lasciato Vikram. Era la scheda del sistema di allarme di quella casa, le sembrava una cosa piuttosto semplice, soprattutto perchè riguardava solo il giardino e non l'interno. Dopo poco il ragazzo bussò alla sua porta richiudendosela alle spalle ed oscurando le veneziane.

- Ho controllato il segnale del video che ti hanno mandato. È sempre da lì.

- Bene. Vuol dire che Lily è lì.

- Sì, lo credo anche io

- Questa sera vai a fare quel giro. Se avremo abbastanza informazioni, voglio agire subito, anche domani stesso.

- Beckett, ma non è troppo presto? Non abbiamo ancora abbastanza informazioni dell'interno.

- Devo solo sapere quanti sono, per capire come poter fare. Tu sai come disinserire l'allarme perimetrale?

- Qualche idea ce l'ho, dopo aver visto la zona ti dirò quale penso sia la migliore. Potrei inserirmi nella linea elettrica e mandare il tilt quella rete creando un black out temporaneo per permetterti di entrare e poi uscire.

- Bene, allora aspetto tue notizie.

- Ci vediamo da te dopo che ho finito? Così possiamo analizzare insieme i filmati.

- Perfetto. Alla cena stasera ci penso io.

Kate sapeva di non poter comunicare con Castle di nulla che riguardava Campos per telefono, perchè i loro numeri erano sempre sotto controllo. Doveva però dirgli del video e decise di andare al loft.

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