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By leavesofwilde

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Harry Styles ha deciso che la vita non ha più alcuna importanza. Rinnega le emozioni, concedendo tutto se ste... More

Prologo
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Epilogo

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By leavesofwilde

DuskGenesis
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Le cose vanno bene per Harry.

L'anno nuovo cominciò con una delle nevicate più abbondanti degli ultimi anni. I delicati petali di ghiaccio ricoprirono le strade, gelando l'asfalto e i marciapiedi, bloccando le auto e rinfrescando i viali. Cosparse gli alberi spogli e addormentò i timidi ciuffi d'erba, depositandosi sulle panchine dei parchi e macchiando le vetrine dei negozi.

Harry sedeva alla scrivania della stanza di Niall, come sempre, appoggiato sui gomiti e sporgendosi abbastanza da vedere il proprio respiro appannare la finestra davanti a lui. Vide il vetro scurirsi di un'ombra opaca, che cominciò rimpicciolirsi sempre di più, fino a sparire. Continuò finché non sentì le labbra doloranti, abbandonandosi contro lo schienale della sedia e incrociando le braccia sul ventre.

"Quindi state insieme," domandò a Niall. Il biondo era sdraiato sul proprio letto con un pallone da calcio che continuava a lanciare in aria per poi riprenderlo al volo. Avvolto in un maglione caldo e più cuscini di quanto fossero necessari sotto la testa, il ragazzo aveva raccontato ad Harry le ultime novità sul suo rapporto con Alice, che si era apparentemente evoluto in una vera e propria relazione.

"Suppongo di sì," rispose lui. "Voglio dire, non gliel'ho proprio chiesto... ma credo sia abbastanza chiaro," continuò. Il riccio si voltò quando sentì il pallone fermarsi nelle mani dell'amico per la prima volta in circa mezz'ora, solo per trovarlo a fissare il soffitto, concentrato. Sospirò rumorosamente. "Secondo te dovrei chiederglielo?"

"Intendi dire ufficializzare la cosa?" domandò Harry e, quando Niall annuì, alzò le spalle. "Non vedo perché no. Insomma, pensi che potrebbe farle piacere?"

"Non so," borbottò stringendo il pallone al petto. "Immagino di sì. Sicuramente sì. Cazzo, amico, perché deve essere tutto così complicato?" disse esasperato, passandosi le mani sul viso. "Mi sto cagando sotto."

"Benvenuto nel mondo reale, fiorellino," lo canzonò Harry sorridendo, alzandosi dalla sedia per avvicinarsi, prima di prendere il pallone e spingerlo contro il muro. "Lamentarsi non serve. Fidati. Tu chiedile cosa ne pensa. E poi valuta," sorrise ancora, battendogli una mano sulla spalla per incoraggiarlo. "Sono sicuro che andrà tutto per il meglio."

"Lo spero," grugnì il biondo alzandosi. "Ti va di fumare? I miei tornano tra circa tre ore. Devo essere preparato," scherzò dirigendosi verso l'armadio, senza aspettare una risposta. Harry ridacchiò e annuì, sedendosi sul letto e appoggiando la schiena contro al muro.

I genitori di Niall sarebbero tornati dalle loro vacanze invernali da lì a poche ore, e Villa Horan avrebbe ufficialmente chiuso i battenti per un po'. Harry era rimasto insieme all'amico negli ultimi giorni, tenendogli compagnia e aiutandolo a riordinare le ultime cose. L'aveva ascoltato parlare di Alice – praticamente ininterrottamente – consigliandogli quasi sempre le stesse identiche cose. Però Niall sembrava fare sul serio, questa volta.

Ed Harry ne fu felice.

"E tu, invece?" domandò non appena accese lo spinello di Harry, e poi il proprio. "Come va con Louis?"

La domanda da un milione di sterline.

Come andava con Louis? Ad essere onesti, il riccio aveva paura di dirlo ad alta voce, temendo che potesse rovinare le cose, in un qualche assurdo e strano modo. Temeva di cantare vittoria troppo presto, temeva di mettere un punto ad una frase ancora così incompleta. Eppure non poteva negare l'evidenza.

La verità era che le cose andavano tremendamente bene.

E nonostante non si vedessero dal primo dell'anno, Harry e Louis si erano sentiti per telefono ogni giorno, per l'intera settimana, senza sosta. Al risveglio, il riccio veniva sempre accolto da una sua notifica, sebbene non si trattasse mai di un messaggio vero e proprio, bensì del link per una canzone. Non aveva idea se le scegliesse perché gli piacessero o perché avessero un significato specifico, ma non vi si soffermava mai troppo. Sorrideva, ascoltava la canzone e poi gli rispondeva. La sera, invece, Louis era sempre il primo ad addormentarsi, ed Harry gli augurava una buonanotte inviandogli una serie di emoji sconnessi.

Era bello, ovviamente. Ma mai quanto il primo di gennaio.

Quel giorno, il riccio si era svegliato avvolto nelle coperte calde, girandosi su se stesso per cercare una posizione più confortevole. Aveva dormito così profondamente, dopo così tanto tempo, che per i primi istanti non ricordò nulla della sera prima e, soprattutto, non si accorse della figura al suo fianco, già sveglia e morbida come la seta. Aveva aperto gli occhi lentamente, mettendo a fuoco la scena.

Davanti a lui, nel letto più accogliente in cui avesse mai dormito, aggrovigliato nelle lenzuola bianche, si trovava Louis, con le palpebre socchiuse e le labbra leggermente arricciate all'insù. Il blu brillante dei suoi occhi l'aveva riempito all'istante, come una luce abbagliante, che gli aveva fatto stringere le ciglia delicatamente. I suoi capelli erano morbidi contro la pelle così perfetta, il suo braccio che ancora circondava il fianco del minore, la mano che era ora scivolata sulla sua schiena. Quando Louis aveva visto Harry sbadigliare a bocca chiusa, si era avvicinato delicatamente, insinuando le dita sotto la maglietta per sfiorare la sua pelle, accarezzandola dolcemente ed accuratamente, per poi appoggiarvi il palmo caldo. Aveva sorriso quando Harry aveva schiacciato il viso nel cuscino, e aveva ridacchiato sottovoce quando la testa gli era scivolata goffamente, cadendo sulla sua spalla. Il riccio l'aveva rialzata immediatamente per scusarsi, e nel farlo aveva scontrato la propria fronte con quella di Louis, lasciandosi sfuggire un risolino delicato.

"Oops," aveva borbottato con la voce impastata dal sonno. Il castano aveva sorriso come mai prima di allora.

"Ciao," aveva sussurrato, schiacciando la punta del proprio naso contro quella di Harry, senza mai smettere di accarezzargli la schiena. Lo aveva guardato per diversi istanti prima di sospirare leggermente, battendo lentamente le palpebre. "Dormito bene?" aveva domandato. Il riccio aveva sorriso timidamente, chiudendo gli occhi e annuendo.

Si sentiva così bene che temeva non fosse altro che un sogno.

Aveva bisogno di sentirlo. Aveva bisogno di capire che fosse tutto reale.

Per questo motivo si era fatto piccolo, avvicinandosi a Louis quanto bastava per schiacciare il viso nel suo petto. Il castano si era voltato, sdraiandosi sulla schiena e sorridendo mentre Harry si arrampicava su di lui come fosse un cucciolo in cerca di calore. Appoggiò la testa sulla sua spalla, stringendogli i fianchi e chiudendo nuovamente gli occhi. Louis gli circondò le spalle, per poi far scivolare una mano sul braccio intorno al suo ventre. Toccò la sua pelle calda per il sonno, e sorrise quando sentì il respiro del minore sul proprio petto attraverso la maglietta.

Il riccio non aveva idea di cosa stesse succedendo. Non aveva idea delle conseguenze che avrebbe avuto, di cosa avrebbe comportato. Non sapeva nemmeno cosa aspettarsi, di preciso, da quella dolcezza improvvisa, da quella cura così inaspettata, da quella tenerezza e da quella semplice coccola. Aveva pensato di non volerlo sapere davvero. Aveva pensato di farselo bastare, qualunque cosa fosse. Aveva pensato che avrebbe potuto godersela finché fosse durata.

Prima che tutto tornasse a sanguinare.

E quindi aveva alzato leggermente il viso per trovare lo sguardo di Louis, e poi le sue labbra, avvicinandosi cautamente con un debole sorriso. Si era avvicinato per sfiorarle, prima di baciarle leggermente, solamente sfiorandole, per poi far correre la lingua sul labbro inferiore del ragazzo, facendolo sorridere ed invitando i suoi occhi a chiudersi. E poi si erano baciati, così a lungo che Harry poteva giurare fossero passate ore. Si erano baciati e si erano stretti ancora di più, e avevano continuato a baciarsi anche quando Louis era salito sopra di lui, sfregando il bacino contro quello del minore, che aveva mugolato dolcemente nella sua bocca.

Con un ultimo sorriso compiaciuto, Louis si era abbassato, tirandosi le coperte addosso per coprirsi completamente, scendendo fino ai fianchi di Harry. Li aveva stretti prima di far scivolare le mani sulla cintura dei suoi boxer, sfilandoli lentamente e liberando l'erezione del riccio.

Era stato diverso, quella mattina.

Perché Louis non l'aveva fatto dannare, non l'aveva stuzzicato. Non l'aveva divorato, prendendosi quello che bramava senza troppe cerimonie, e non aveva preteso nulla da Harry, se non che si godesse il momento. Quel giorno, il castano si era preso cura del minore, coccolandolo e baciandolo e prendendo la sua lunghezza fra le proprie labbra per farlo stare bene, nulla di più. Voleva che Harry si sentisse a suo agio e che si rilassasse. Voleva che fosse una coccola sincera. Voleva che capisse di meritarsi di stare bene, e che gli dispiaceva per essere sempre stato così impulsivo.

Voleva che capisse che, anche per lui, c'era molto di più.

Ed Harry era venuto in pochi minuti, inarcando la schiena e schiacciando la testa sul cuscino, incatenando le mani nei ciuffi castani del maggiore e mordendosi il labbro per non farsi sentire. Quando Louis era emerso da sotto le lenzuola, il riccio aveva sorriso, afferrandogli il viso a avvicinandolo a sé, baciandolo del bacio più dolce e leggero, più felice e amorevole, più grato e onesto.

E quindi come andava con Louis?

"Tutto bene, suppongo," fu la risposta alla domanda di Niall, che lo stava fissando con le sopracciglia alzate, sorpreso da quanto avesse dovuto attendere prima che Harry aprisse bocca.

"Tutto bene nel senso che è nella norma, o tutto bene perché va davvero bene?" insistette.

Harry alzò le spalle, nascondendo un sorriso fin troppo grande.

"Va davvero bene."

E non ci fu molto altro da dire.

-

Il riccio se ne andò da Villa Horan giusto in tempo, perché, una volta giunto alla fine del viale, vide la solita macchina nera voltare l'angolo, Richard alla guida, e non poteva trattarsi di altri se non dei componenti della famiglia di Niall. Scosse la testa sogghignando leggermente, continuando a scendere per la strada e sparendo dal quartiere.

Camminò per quelle che parvero ore, diretto verso casa, i piedi schiacciati nel nevischio che cominciava a sciogliersi sui marciapiedi umidi, lo sbuffo di fumo della propria sigaretta alle sue spalle, le cuffiette sotto i ricci e la canzone che Louis gli aveva inviato quella mattina ad alto volume, tuonante nel suo cranio. Aumentò il passo per andare a ritmo di Start Me Up dei The Rolling Stones, sorridendo leggermente al testo inconfondibile, scaldandosi senza potersi controllare quando pensò che Louis gliel'avesse mandata di proposito.

Si bloccò sui suoi passi quando sentì il volume della musica abbassarsi alcuni istanti, riconoscendo immediatamente la suoneria dei messaggi. Sfilò il cellulare dalla tasca della giacca, mordicchiandosi il labbro e facendo scorrere un dito intorpidito sullo schermo. Schiacciò un sorriso chinando il capo.

Louis: Dimmi, Harold. A cosa ti fa pensare la canzone?

Elle: Mi manchi, mio riccio amico. Passi da noi? xx

Ridacchiò nel leggere il messaggio della ragazza dai capelli rossi, rispondendole immediatamente e dicendo che avrebbe preso il primo taxi. Cominciò quindi a dirigersi verso la stazione, facendo scorrere le dita sullo schermo per mandare un messaggio a Louis.

Harry: In realtà ad una cosa sola

Il cellulare vibrò pochi secondi dopo, e il riccio sorrise.

Louis: È sicuramente quella giusta

-

Arrivò a casa Tomlinson a bordo di un taxi nero, chiudendosi la portiera alle spalle e incamminandosi immediatamente lungo il vialetto del piccolo cortile. La neve era quasi sparita sul prato, lasciando respirare l'erba gelida, e gli alberi, un tempo così rigogliosi, avevano lasciato cadere tutte le loro foglie, secche e scure ai loro piedi. La ghiaia strideva sotto le suole degli stivali di Harry come una sottile lastra di ghiaccio che si infrange in mille pezzi. Si attaccò al corrimano per salire i graditi che portavano alla porta della villa, temendo fossero ghiacciati e di rischiare di cadere.

Dopo aver bussato dovette attendere più tempo di quanto fosse necessario, sentendo i passi avvicinarsi solo alcuni minuti dopo. La porta cigolò e un viso pallido fece capolino.

"Oh, Harry!" esclamò Elle sollevata, aprendogli completamente e facendo un passo in avanti. Aveva i lunghi capelli ben pettinati, un maglioncino color crema e un paio di pantaloni neri larghi, stretti intorno all'esile vita da una cintura di cuoio dello stesso colore.

"Aspettavi qualcun altro?" chiese il riccio nella sua spalla quando lei lo abbracciò. La sentì annuire.

"Richard," spiegò staccandosi e sistemandosi i capelli spettinati dietro le orecchie. "Alice e Niall escono tra poco. Vieni dentro," disse facendogli cenno di entrare. Harry si sfilò le scarpe per evitare di sporcare il pavimento, abbandonandole nei pressi della porta, per poi seguire la ragazza nell'ingresso. Alzò lo sguardo verso la cima delle scale quando sentì il rumore di passi farsi sempre più vicino, osservando la figura sottile che si affacciò dal piano superiore.

"È Richard?" domandò Alice ad Elle, per poi voltarsi verso il riccio. "Ciao, Harry," sorrise allegramente, cominciando a scendere a passo svelto. Si avvicinò a lui per baciargli una guancia, e lui le strinse delicatamente le spalle.

"Dove vai vestita in quel modo?" domandò la sorella maggiore alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia, fissando la ragazza castana dalla testa ai piedi. Indossava un paio di skinny jeans neri e una maglietta leggera, coperta solo da una giacca di pelle – stranamente simile a quella di Niall.

"Prima di tutto, sono i tuoi vestiti," disse imitando la sua posizione, facendo stringere le labbra ad Harry per evitare di scoppiare a ridere. "E poi andiamo al White Bear. Niente di strano," continuò sorridendo, per poi incamminarsi verso l'uscita.

"Dove stai andando?"

"Elle!" sbuffò Alice, lanciando la testa all'indietro in un gesto esasperato. Sfilò il telefono dalla tasca della giacca. "Niall! Mi ha scritto," disse alzando gli occhi al cielo, mentre la ragazza dai capelli rossi si imbronciava, voltandosi verso Harry.

"Odio gli adolescenti," brontolò guardando la sorella minore uscire di casa, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo. Il riccio sospirò, annuendo lievemente.

"Non me ne parlare."

Elle gli mise una mano sulla spalla, un piccolo sorriso ad arricciarle le labbra. Gli fece strada, dirigendosi verso il salone e facendosi cadere su uno dei divani, invitando Harry a prendere posto al suo fianco. Si sporse per prendere un pacchetto di sigarette dal tavolino, sfilandone due e porgendone una al riccio, che l'accese immediatamente, prima di passarle l'accendino.

Era confortevole, casa Tomlinson. L'aveva sempre pensato. Era lì che si trovava Alice, sempre piccola e dispettosa, pronta a scoprire cosa avesse in serbo per lei il mondo. Era lì che si trovava Elle, una dei suoi migliori amici, sempre così coinvolgente e divertente, rinvigorente, con la battuta sempre pronta. Ed era ovviamente lì che si trovava Louis, con i suoi occhi blu come i cristalli e le mani di seta, la pelle morbida e calda e i baci di velluto. Era lì che Harry avrebbe voluto passare la maggior parte del suo tempo.

"Quando torna vostro padre?" domandò quindi voltandosi verso Elle.

"Questa sera," sbuffò in un anello di fumo. "O almeno così ha detto. Non starà molto, però. Londra lo chiama."

"E Louis? Dov'è?"

"Con Zayn."

Annuì lievemente, chiedendosi se avrebbe mai conosciuto questo ragazzo così misterioso. Sapeva che, oltre ad aiutare i Tomlinson quando avevano bisogno, Zayn era uno dei migliori amici di Louis, sin dai tempi del liceo. Ma era chiaro che qualcosa fosse cambiato, che fosse tutto più serio, ora. Molto probabilmente, quello era l'unico motivo per il quale il castano non l'aveva ancora presentato al gruppo.

Ma, in fondo, Harry non era a questo che stava pensando.

"Senti, Elle," disse grattandosi la nuca. "Io – uhm... avrei un consiglio da chiederti," disse voltandosi verso di lei, appoggiando la sigaretta nel posacenere e unendo le mani. Lei schiacciò le gambe piegate contro il petto, espirando il fumo silenzioso con un leggero accenno di sorriso.

"Sono tutta orecchi," disse appoggiando il mento sulle ginocchia.

"Vedi – io vorrei... non so come dire."

"Con parole tue, bambolina."

"Il fatto è che non abbiamo festeggiato il compleanno di Louis. Insomma, non so se voglia farlo, ma... non lo so. Mi dispiace. Io farei volentieri qualcosa per lui."

"Tipo un regalo?" disse lei inarcando un sopracciglio e continuando a sorridere.

"Sì," disse Harry inclinando il capo. "Sì, tipo un regalo."

"Hm..." mormorò Elle, alzando lo sguardo come cercasse le risposte sul soffitto, stringendo le labbra e lasciando che la sigaretta bruciasse tra le sue dita. Scosse leggermente la testa un paio di volte, facendo sorridere il riccio, per poi illuminarsi completamente. "Ce l'ho!" esultò. "Un perizoma di pizzo rosso."

Ci fu un attimo di silenzio prima che Harry scoppiasse a ridere, sfregandosi gli occhi con il dorso della mano. Si voltò verso la ragazza solo per scoprirla ancora seria, nella stessa identica posizione, la sigaretta ora stretta tra le labbra.

"Pensi che io stia scherzando?" chiese all'improvviso.

"Perché, non è così?"

"Credo che renderebbe qualunque rapporto più..." mosse la mano nell'aria come cercasse le parole. "...Intenso," concluse sgranando gli occhi. Fece cadere la sigaretta nel posacenere prima di coprirsi il viso con le mani. "Dimentica quello che ho detto," borbottò, la voce ovattata. "Per un attimo mi sono dimenticata che stessimo parlando anche di mio fratello," disse, facendo ridere il riccio di gusto. Scostò un dito per osservarlo, battendo le palpebre velocemente. "A proposito..."

"Cosa?"

"Spero che tutte le urla che ho lanciato a Louis e i salti letteralmente mortali che abbiamo fatto tutti a capodanno siano serviti per farvi parlare," brontolò facendo scivolare le mani sul proprio ventre.

"Scusami?" domandò Harry confuso. E sì, sapeva che il castano aveva parlato con le sue sorelle di... loro, ma non ne aveva mai discusso direttamente con Elle e, soprattutto, non aveva idea che avessero litigato.

"Nulla di particolare," disse lei alzando le spalle. "Diciamo solo che quando mi ha parlato di voi mi sono innervosita. Lui è stato un coglione," proferì secca. "Ma non mi riguarda, e non voglio mettermi in mezzo, a meno che non ci siano problemi di cui tu mi voglia parlare," continuò sporgendosi nuovamente verso il posacenere per riprendere la propria sigaretta. "Ci sono problemi di cui vuoi parlarmi?" domandò. Harry sorrise.

"Direi di no."

"Bene," esultò lei. "Così mi piacete," mormorò prendendo un lungo tiro, stringendo le labbra sottili intorno al filtro. "E per quanto riguarda l'idea di fargli un regalo... beh. Direi che lo apprezzerebbe molto," sorrise teneramente, e il petto di Harry si scaldò. "A Louis poi piace un po' di tutto. Della musica, una qualche maglietta idiota..." pensò, prima di voltarsi verso il riccio, arricciando leggermente le labbra. "Anche se credo che il regalo migliore che tu possa fargli sia... beh. Tu."

"Io?"

"Sì, tu. Non sto parlando di... insomma –" si bloccò. "Fate quello che volete, io non voglio saperne nulla," disse distogliendo lo sguardo disgustata, facendolo ridere. "Però credo che apprezzerebbe. E sei libero di interpretare questo consiglio come più ti piace," concluse spegnendo la sigaretta nel posacenere, seguita a ruota dal riccio.

"O-okay," balbettò Harry. "Ci posso lavorare, suppongo," rispose abbassando lo sguardo, ed Elle sorrise.

"Ne sono certa. Potremmo organizzare una festa qui, come scusa. E poi... e poi tu ti occuperai del resto," suggerì. "Cosa ne pensi?" domandò inclinando la testa da un lato. Quando il riccio si voltò verso di lei, non riuscì a trattenere un tenero sorriso.

"Penso che sia un'ottima idea."

"Andata, allora?"

"Sì."

Andata.

-

Harry aveva passato il resto della giornata in compagnia di Elle, cominciando a fare il punto della situazione per organizzare la festa. Avrebbero molto probabilmente invitato le stesse persone presenti a fine anno, più un qualche amico di amico, e avrebbero comprato tutto l'occorrente nei giorni successivi. L'avrebbero organizzata di sabato, in modo tale da aver la domenica a loro completa disposizione. Ed Harry aveva bevuto un paio di birre con Elle, finendo per fumare uno spinello da solo – la ragazza non fumava – e ridere anche quando non c'era davvero bisogno di farlo.

Si scusò intorno alle nove di sera, cominciando ad accusare la stanchezza, dicendo che si sarebbero visti nei giorni successivi per parlare degli ultimi particolari, ma che per ora aveva solo bisogno di riposarsi. Elle aveva chiamato un taxi e l'aveva salutato stringendogli le braccia intorno alle spalle, pizzicandogli la guancia.

Una volta arrivato a destinazione ed essere sceso dall'auto, Harry oltrepassò il cancelletto del piccolo cortile, salendo i primi gradini del pianerottolo e pensando di sedersi per fumare una sigaretta. Non che in casa non fumasse, ma amava il tocco di pietra del vento gelido, e se lo sarebbe goduto appieno fermandosi all'entrata. L'avrebbe sicuramente fatto se non fosse stato distratto da un'anomalia che notò solo in quel momento.

Perché la porta di casa era aperta e priva di pomello.

Rimise il pacchetto di sigarette in tasca, cercando di fare il meno rumore possibile. Salì un gradino alla volta, prima di sfiorare il legno con la punta delle dita. Non aveva idea di cosa aspettarsi, nonostante non si prospettasse nulla di buono. Era sicuro che qualcuno fosse entrato.

Entrato con la forza.

Spinse leggermente la porta, sperando non cigolasse, aprendola.

E lì, nel salone di fronte all'entrata, con i piedi piantati sul pavimento, si trovava –

Louis.

Con il pomello in mano.

Harry lo fissò.

"Ma che cazzo?"

"Posso spiegare."

Harry sgranò gli occhi, spalancando la bocca, prima di colpirsi la fronte con una mano. Strinse le palpebre, tastando la porta alle sue spalle per chiuderla. Si sfregò gli occhi, confuso, tentando di ricomporsi dal precedente attacco di panico.

Louis continuava a fissarlo.

"Buonasera," tentò. Quando Harry alzò lo sguardo su di lui, lo vide sorridere allegramente, come nulla fosse. Si concentrò poi sul pomello nella sua mano, indicandolo.

"Come hai fatto a smontarlo?" domandò, ed il castano alzò le spalle.

"Questa casa fa schifo, ecco come," fu la risposta, ed Harry scosse la testa.

"Questo lo so già, grazie," brontolò, incapace di trattenere un sorriso. Perché in fondo era Louis, e Louis era tornato ad essere lo stesso di un tempo, ed Harry lo adorava. Inoltre, non poteva negare che fosse estremamente contento di vederlo, ancora di più del fatto che fosse stato proprio il maggiore a pensare di andare a trovarlo, tralasciando la porta rotta.

Gli lanciò un ultimo sorriso, tenero ed esasperato allo stesso tempo, dirigendosi verso la cucina e aprendo il frigorifero. Selezionò due lattine di birra prima di fare ritorno nel salone, dove Louis aveva preso posto sul divano, continuando a tenere quel cazzo di pomello tra le mani. Harry trattenne una risata, sedendosi al suo fianco e passandogli la birra.

"Sai," cominciò il castano fissando la maniglia, mentre il minore apriva la lattina. "Dovresti proprio farla riparare. Mi preoccupa sapere che chiunque potrebbe entrare a casa tua a proprio piacimento," mormorò voltandosi verso Harry, muovendo il proprio piede in direzione del suo, sfiorandogli sensualmente la caviglia. Il riccio per poco non si strozzò.

"Oh mio Dio, Louis, stai seriamente facendo quella cosa con il piede?"

"Sono stato lentamente sedotto dai tuoi ricci," rispose alzando le sopracciglia. "Ovviamente lo sto facendo."

Harry si voltò con un sorriso, osservando il castano al suo fianco. Era bello, bello più che mai. O forse lo pensò perché non lo vedeva da una settimana e, doveva ammetterlo, aveva sentito la sua mancanza, ma non aveva importanza. Quella sera i suoi occhi erano così blu da divorare il mondo intero, la sua pelle così morbida da calmare una qualsiasi onda, le sue labbra così rosee e accoglienti da curare Harry fino alla fine dei suoi giorni. Quindi approfondì il sorriso, appoggiando la lattina di birra sul tavolino di fronte a lui, prima di avvicinarsi.

"Era il mio piano," sussurrò prima di baciarlo a bocca aperta, e Louis lo strinse immediatamente a sé, facendo scivolare il fottutissimo pomello a terra e portando le proprie mani sul suo viso. Il castano non smise di baciarlo nemmeno quando lo sentì spostarsi, portando una gamba al suo lato e sedendosi su di lui. Fece scivolare le dita lungo la sua schiena, stringendogli i fianchi e avvicinandolo ancora di più a sé, mentre Harry si chinava su di lui, approfondendo il bacio e lasciando che la lingua del maggiore assaporasse ogni centimetro della sua bocca.

Non avrebbe voluto fare altro che baciarlo tutto il tempo, tutta la notte, tutto il giorno, sempre.

E continuò a farlo, staccandosi solo quando Louis inclinò il capo per baciargli lentamente il collo, mordendolo in più punti e leccando la sua pelle, molto probabilmente lasciando un segno livido. Quando si allontanò, incastrò gli occhi blu in quelli verdi del minore, portando una mano sul suo viso e scostando un ciuffo di ricci dietro al suo orecchio. Si sporse per baciarlo ancora, prima di sorridere teneramente.

"Ti va di guardare un film?" domandò in un sussurro.

Harry si sentì annuire prima ancora di poterlo pensare. Non riuscì a trattenere l'ennesimo sorriso quando Louis lo baciò un'ultima volta, profondamente, per poi di spostarsi e tornare al suo fianco. Lo osservò alzarsi, dirigendosi verso lo zaino che aveva abbandonato dietro al divano ed estraendo il dvd di Dirty Dancing.

"Io non ho parole," commentò il riccio ridacchiando, coprendosi gli occhi con una mano.

"No, no," protestò il castano spettinandogli i capelli. "Non è questa la risposta che voglio sentire."

"Oh, Louis!" esclamò allora Harry ironicamente. "Come facevi a sapere che fosse proprio il mio preferito?" continuò enfatizzando le parole, coprendosi la bocca come fosse estasiato, continuando a prenderlo in giro. Ma Louis si limitò a guardarlo, prima di sogghignare leggermente.

"Perché so che ti piacciono le cose sporche."

Ed Harry si ammutolì, arrossendo, perché riconosceva una sconfitta quando ne vedeva una.

Louis tornò poi sul divano, appoggiando la propria spalla contro quella del riccio, schiacciandola appena per sentirla vicina. Il minore sorrise leggermente quando sentì la mano del castano muoversi timidamente fino alla sua gamba, accarezzandola e stringendola delicatamente.

Il film cominciò, ma non lo seguirono particolarmente. In effetti, dopo appena una ventina di minuti, Louis si era voltato per baciare il morbido collo di Harry, senza leccarlo o morderlo, limitandosi a sfiorarlo con le labbra bagnate, facendolo rabbrividire e invitando i suoi occhi a chiudersi beatamente. Si concesse di godersi la carezza, portando la propria mano sulla coscia del maggiore e stringendola delicatamente quando inclinò la testa per mordergli dolcemente il lobo dell'orecchio.

"Sei soffice," sussurrò sul suo viso, ed Harry ridacchiò timidamente, voltandosi per guardarlo in volto. Era così bello, con gli occhi così brillanti e buoni, dannatamente estasianti, e le labbra arricciate in un sorriso luminoso. Portò una mano sulla sua guancia, sfiorandola con il pollice. Louis inclinò appena il capo, bloccandogli il polso ed impedendogli di interrompere la carezza. Sfiorò le sue dita con le labbra, dolcemente, prima di voltarsi nuovamente verso di lui.

"Voglio baciarti," fu ciò che mormorò Harry senza nemmeno accorgersene. Il castano sorrise, avvicinandosi a lui e accontentandolo.

Si baciarono per quella che parve l'eternità. E non fu un bacio violento, non fu affamato o sfacciato, ma morbido, leggero, in grado di cancellare qualsiasi altra cosa che non fossero Louis o Harry e le loro labbra soffici e arrossate l'una sull'altra. E persino quando il maggiore insinuò la propria lingua nella sua bocca, nulla parve cambiare. Continuarono a baciarsi perché era esattamente così che doveva andare, ed Harry voleva sentire Louis vicino, e Louis voleva fargli capire quanto avesse desiderato quei baci nell'ultima settimana.

Vennero distratti da una scena del film, che li fece voltare nello stesso momento verso il televisore. Louis si corrucciò leggermente, mentre Harry incrociava le braccia, osservandolo con aria di sfida.

"Sei ancora deciso a guardare il film?" chiese con un sogghigno, e quando Louis portò lo sguardo sulla sua esile figura, strinse le labbra in una linea sottile, alzando le sopracciglia e sporgendosi per raggiungere il telecomando sul tavolino.

"Non proprio," rispose spegnendo il televisore. "Preferirei guardare altro," concluse.

Harry sorrise ancora di più, circondandogli il viso con le mani e attirandolo a sé, lasciandosi cadere sul divano. Il maggiore si arrampicò su di lui, fermando le mani sopra le sue spalle e affondando le dita nel tessuto del cuscini, baciando Harry a lungo e profondamente. Si bloccò quando per poco non perse l'equilibrio a causa dell'inclinazione, cadendo sul minore senza troppe cerimonie.

"Oops," rise leggermente, ed Harry storse il capo per osservare la stanza dalla sua posizione sul divano.

"Perché non andiamo di sopra?" propose, e Louis annuì, alzandosi immediatamente. Lo aiutò a fare lo stesso, prima di fermarsi di fronte a lui e sogghignare leggermente.

"Chi arriva per ultimo offre a Niall da bere per una sera intera!" gridò improvvisamente prima di sfrecciare in direzione delle scale, seguito da un Harry colto di sorpresa, che per poco non rischiò di inciampare sulle lunghe gambe nel tentativo di raggiungere il castano.

"Non sono pronto ad andare in bancarotta!" si lamentò, facendo ridere Louis di gusto.

"Ho vinto!" esultò raggiungendo il piano superiore, voltandosi verso il minore che stava ora salendo gli ultimi gradini con il fiato corto. Si fermò, mettendosi le mani sui fianchi e fissandolo imbronciato.

"Dormirai per terra, Louis Tomlinson."

"Ma come," protestò il castano seguendo il riccio nella sua stanza. "Non mi vuoi nel tuo letto?"

"Ora che devo pagare a Niall da bere non so nemmeno se ho abbastanza soldi per permettermelo, un letto," fu la risposta, e Louis rise di gusto, sfilandosi le scarpe e abbandonandole sul pavimento, arrampicandosi sul materasso e sulle sue lenzuola sparse ovunque.

"Non temere, piccolo," mormorò osservando la figura di Harry in controluce, che stava ora prendendo un pacchetto di sigarette e un posacenere dalla scrivania. "Puoi sempre dormire su di me," continuò, ed il riccio si voltò, inarcando un sopracciglio. Gli passò una sigaretta prima di stringerne una tra le labbra ed accenderla.

"Che rimanga tra noi, Louis," disse sedendosi al suo fianco. "Sei troppo basso per farmi da letto."

"Concentrato," lo corresse il castano, puntandogli un dito contro e schiacciandogli la punta del naso, facendolo sorridere. "E poi non c'è bisogno di fare tanto lo schizzinoso. Non ti sei mai lamentato prima."

Ed Harry ridacchiò arrossendo, sbuffando una nuvola di fumo prima di abbandonare la sigaretta nel posacenere, seguito a ruota da Louis che lo attirò a sé circondandogli il viso con le mani morbide.

E poi si baciarono, nulla di più e nulla di meno, sdraiandosi su un fianco e stringendosi l'uno all'altro, ancora completamente vestiti, senza mai staccarsi o allontanarsi, nemmeno di un millimetro. Si baciarono a lungo, incapaci di rinunciare al tocco delle loro labbra, al sapore di tabacco e di birra, di sonno e di tenerezza.

Quella notte si addormentarono così, Harry stretto fra le braccia di Louis, con il viso schiacciato nel suo petto caldo, avvolti nelle coperte disordinate e cullati dai respiri beati. Il fatto che non avessero avuto bisogno di fare sesso per stare bene l'uno con l'altro fece contorcere il cuore del riccio di piacere, sorridendo come non aveva mai sorriso prima di allora.

Forse stava davvero cambiando qualcosa.

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S

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