SPQT

By AppleAnia

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✨🏆WATTYS 2023 WINNER🏆✨ | migliore ambientazione | «... ma furono i nuovi decreti del 391 a inasprire le pr... More

MAPPE
PERSONAGGI
✤ Parte prima • L'OMBRA DELL'EREDE ✤
0 • PROLOGO
1.1 • TIBUR SUPERBUM
1.2 • LA GIURIA
1.3 • IL GENIO
1.4 • DEVON
1.5 • OBUMBRATI
1.6 • PRECIPIZIO
1.7 • INNOMINABILI
1.8 • DEMONE
1.9 • CONTROLLO
1.10 • IL PROCESSO
1.11 • L'AMULETO
1.12 • RADICI
1.13 • LA PROFEZIA
1.14 • CATABASI
1.15 • CREATURE
1.16 • SACRILEGIO
1.17 • L'ESSENZA STESSA DEL REGNO
1.18 • FIAMMA
1.19 • INIZIAZIONI
1.20 • NESSUNA PAROLA D'ORDINE
1.21 • TRADIMENTO
1.22 • VILLA TECLA
1.23 • LA SETTA
1.24 • CORVO
1.25 • LA VENDETTA NON È GIUSTIZIA
1.26 • SETE
1.27 • SPECCHIO
1.28 • LA FERITA INCANDESCENTE
1.29 • IL POTERE LOGORA IL GENIO
1.30 • LA TERZA REGOLA
1.31 • UNA SETTA NON È UNA DEMOCRAZIA
1.32 • LA PENULTIMA SIBILLA
1.33 • ANIMUS BELLIGERANDI
1.34 • LO SBRACATO
1.35 • LA PIETRA NERA
1.36 • AZOTO LIQUIDO
1.37 • MASCHERA SENZA OCCHI
1.38 • CHI VIOLERÀ QUESTO LUOGO SIA MALEDETTO
1.39 • ENEA
1.40 • VIVERE INSIEME O MORIRE DA SOLI
Extra: riassuntoni
✤ Parte seconda • LA CONDANNA DELLA MEMORIA ✤
2.1 • POIS
2.2 • BLACKOUT
2.3 • COME SE SI ASPETTASSE L'APPLAUSO
2.4 • IL COLLEGIUM
2.5 • UN DETTAGLIO ASSOLUTAMENTE IRRILEVANTE
2.6 • INCONTRI FORTUITI E BRUTTE NOTIZIE ANNUNCIATE
2.7 • GEMELLI
2.8 • TAKESHI WATANABE
2.9 • BIGLIETTO DI SOLA ANDATA PER GLI INFERI
2.10 • TUTTO FUORCHÉ SNELLA
2.11 • QUALCOSA DI VAGAMENTE AZZURRINO
2.12 • DOMINA
2.13 • UN LAVORO DI FINO
2.14 • VISIONE SUPERIORE
2.15 • L'IMPORTANTE È CHE TI PIACCIO ANCORA
2.16 • CANCELLI DISCHIUSI
2.17 • CORVINA
2.18 • RAMI
2.19 • TIZIO, CAIO E HARPASTUM
2.20 • ASSETTO DA GUERRA
2.21 • GRANDE PUFFO BEVE IL GIN
2.22 • UN VERO GENIO
2.23 • TORMENTO E VENDETTA
2.24 • VORAGINE
2.25 • CONTO ALLA ROVESCIA
2.26 • SNEBBIAMENTO
2.27 • REIJIRO
2.28 • IMPRESE ILLEGALI
2.29 • CONDIZIONE NON SODDISFATTA
2.30 • DI DISPERAZIONE E DI SETE
Extra: riassuntone II
PERSONAGGI pt. 2
✤ Parte terza • LE BAMBOLE DI GHIACCIO ✤
3.1 • PARLAMI DI CONSTANTIN
3.2 • MALEDETTE COSCE SECCHE
3.3 • SE TI AVVICINI TROPPO FAI MALE AL NASO
3.4 • RITRATTO DI FAMIGLIA
3.5 • MOLTO AMICHEVOLE
3.6 • IL SIMBOLO DELLA NOSTRA OPPRESSIONE
3.7 • SBAVATO E SBIADITO DAL TEMPO
3.8 • GRAPPA DELL'ACROPOLI
3.9 • PEGGIORE DELLE PIÙ NEFASTE PREVISIONI
3.10 • DI LÀ
3.11 • PUR SEMPRE UN GENIO
3.12 • NOTTE DI LUNA CALANTE
3.13 • QUELLA VOLTA A TOKYO
3.14 • CONTINUAMENTE E PER FUTILI MOTIVI
3.15 • SENZA STARE A FORMALIZZARSI PIÙ DI TANTO
3.16 • INCANTAMENTUM
3.17 • BELLICREPA
3.18 • LA VIGILIA DI NATALE
3.19 • DECISIONI DRAMMATICHE
3.20 • BAMBOLE DI GHIACCIO
3.21 • INFRACTUS
3.22 • E et C
3.23 • URLA CHE INVOCANO VENDETTA
3.24 • UNO PER OGNUNO DEI SETTE
3.25 • ESSERE UN GENIO È BELLISSIMO
3.26 • UN TERZO DELLO SPIRITO
3.27 • L'OMBRA DI ALASTOR
3.28 • MACERIE
3.29 • PER LEI
3.30 • SPREGIUDICATAMENTE FOLLE
3.31 • CENTOVENTOTTO
3.32 • IL RASTRELLATORE MANGIA BAMBINI
3.33 • POLLICE VERSO
3.34 • UN'ULTIMA VOLTA SOLTANTO
3.35 • IL MOMENTO DI METTERE TUTTE LE CARTE IN TAVOLA
3.36 • LA GRANDE CASCATA
3.37 • IL DETENTORE DEL BRACCIO DELLA BILANCIA
3.38 • DISPENSATORI ARBITRARI DI SOFFERENZA E MORTE
3.39 • SED UT NULLO
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI
ALBERO GENEALOGIO

3.40 • IL SOGNO PIÙ BELLO CHE ABBIA MAI FATTO

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By AppleAnia

C'era qualcosa di strano.

Avevo lasciato il Colosseo nelle mani di Agenore, di cui mi fidavo ciecamente, ed ero saltata in groppa alla mia Viverna. Mi ero voltata a guardare indietro una sola volta. Era uno spettacolo che valeva la pena di essere ammirato. Agenore aveva condotto tutti in salvo, fuori dall'anfiteatro, e poi aveva sguinzagliato le Viverne. Ebbre di sete e ubriache di libertà, avevano sfidato la maestosità di quel luogo, simbolo indiscusso di forza e di rigenerazione ma anche di potere e di sopraffazione, spogliandolo di quel velo di sacralità e rivelandolo agli occhi mortali per quello che realmente era: un teschio dalle orbite nere e vuote, emblema di morte e di perdizione.

Mentre le Viverne lo davano alle fiamme, riuscivo a sentire ancora il suo ruggito interiore, quello dei Reazionari e di tutti coloro che, prima di loro, negli ultimi duemila anni, svuotati di ogni pietà, avevano incitato e battuto le mani ad ogni urlo di dolore, ogni schizzo di sangue, ogni morte ingiustificabile.

Una volta arrivata in una Tivoli deserta, avevo raggiunto in fretta l'acropoli, dove la Viverna si era acquattata per consentirmi di scendere. Il portale era stato aperto, proprio come avevo ordinato, ma i pietroni non c'erano. Strano.

Tutto appariva buio e immobile. Troppo. E non solo a causa delle tenebre che, come di consueto, in assenza del Fuoco, avviluppavano l'intera acropoli, con il bosco e ogni costruzione al suo interno. No. Aleggiava su di me un'atmosfera ancora più oscura.

Avanzai di un paio di passi all'interno della foresta e, quando mi voltai a guardarmi alle spalle, la Viverna era già sparita. Dov'era? Come era possibile che non l'avessi sentita spalancare le ali enormi e spiccare il volo? Allungai il passo. Dovevo raggiungere i templi più in fretta possibile. Forse, avevo aspettato anche troppo.

Molto strano.

Avevo camminato nel bosco a passo svelto eppure, nonostante fossi certa di averlo percorso nella direzione giusta, del piazzale con i templi non si vedeva ancora neanche l'ombra. Chiusi gli occhi e rimasi in ascolto.

Che silenzio.

La diga doveva essere stata chiusa, perché non sentivo la cascata. La cascata. Una strana sensazione mi pervase. Una malinconia placida ma profonda che, all'improvviso, aveva reso la notte ancora più tenebrosa.

«Ania».

Voltandomi di scatto, misi un piede in fallo e caddi a terra.

«Fa' attenzione» mi disse Rei, porgendomi la mano. «Ti sei fatta male?»

«No, no» risposi.

Afferrai la sua mano ma, anziché usarla come appiglio per alzarmi in piedi, la tirai verso di me finché Rei non mi fu addosso.

«Mi sei mancato» gli dissi, intrecciandogli le braccia intorno al collo. «Stai bene?»

«Sì. Mi sei mancata anche tu» rispose, stringendomi a lui. «Sei ferita?»

No. Cioè, forse lo ero. Mi faceva male una spalla, anche se non mi era sembrato di vedere sangue o ferite evidenti. Ma non era importante, in quel momento. Rei era di nuovo con me. Il fluire del tempo era rallentato fino a congelarsi al tocco appena sfiorato delle sue labbra contro le mie, il suo respiro lento e ritmico scandiva la notte, ricreando margini tangibili nel lungo e indefinito istante astratto in cui mi ero sentita sospesa in sua assenza. Non esisteva più alcun luogo in cui volessi andare. Non senza di lui.

«Ho avuto così tanta paura di perderti» rantolai.

«Ma ora sono qui» rispose, facendomi passare una mano sulla nuca. «Perché stai piangendo?»

«Non lo so, io... mi sento così triste» singhiozzai. «Avremmo dovuto sposarci subito».

«Ci sposeremo presto» mi rassicurò, e io poggiai la guancia sul suo petto e mi lasciai cullare dalle sue parole e dal battito del suo cuore.

II pensiero mi colse come una boccata d'aria violenta dopo l'apnea e mi strappò via da quel mare di confuso smarrimento.

«Dobbiamo andare da Daniel» dissi, ricordandomene all'improvviso. «Al Tempio di Vesta».

«Certo» rispose Rei, baciandomi ancora una volta. «Andiamo».

Anche il piazzale con i templi era strano. Tuttavia, non feci in tempo a prestargli la giusta attenzione che degli schiamazzi mi costrinsero a voltarmi in direzione dei passi appena percorsi, finché, dalla foresta, non lo vidi emergere tra i fusti e le tenebre. Rei mi tirò dietro il suo mantello nero e restammo immobili.

Non ci aveva visto. Kirk, insieme ai gemelli Vanhanen, feriti e ammanettati, si stava dirigendo a passo svelto verso il tempio. Anche lui era ferito. E stanco. Aveva indosso i pantaloni e la lorica nera della Setta con niente sotto. Le sue braccia nude ondeggiavano ad ogni suo passo, contratte in una postura tesa.

Erano braccia possenti, braccia che mi avevano salvata più di una volta. Braccia di cui avevo esplorato ogni centimetro, indugiando su ogni minimo avvallamento, ogni muscolo, ogni vena. Riuscivo ancora a sentirle serrarsi intorno al mio copro bollente.

«A cosa stai pensando?» mi domandò Rei, quando si furono allontanati abbastanza.

«A Kirk» gli risposi. «Temo che voglia scambiare i gemelli con mio fratello».

Aveva senso. Cioè no, non lo aveva. Consegnando i gemelli, Kirk avrebbe, di fatto, consegnato Enea. Daniel era adorabile, tutti gli volevano bene ed ero assolutamente certa che anche Kirk tenesse molto a lui. Ma dubitavo che fosse affezionato abbastanza per arrivare anche solo a pensare di condannare a morte certa l'uomo che per lui era stato come un padre per riaverlo indietro.

Evidentemente Kirk non voleva Daniel. Evidentemente, Kirk voleva qualcosa che Daniel aveva indosso.

«Andiamo» dissi a Rei. «Presto».

Li vidi comparire uno a uno. Devon, Yumi, mio padre, Immanuel, Iulian e Nate, altri Equites e soldati, quelli che erano riusciti a sopravvivere. Una cinquantina di persone in tutto, immobili, attoniti, addossati contro il muro esterno del tempio della Sibilla.

Lo vidi per ultimo, perché il tempio circolare di Vesta lo aveva celato alla mia vista. Insieme al Pontifex, Daniel era praticamente pietrificato davanti a tutti loro. Il Pontifex aveva le sue lunghe dita ossute premute sulle spalle di mio fratello, in un gesto che avrebbe potuto sembrare confidenziale e addirittura affettuoso, ma che, in realtà, lo immobilizzava in una morsa ferrea. Daniel non stava bene. Aveva le pupille dilatate, fissava il vuoto e sembrava completamente dissociato. Tutti e due erano al sicuro all'interno di uno scudo energetico bianco, qualcosa che, sicuramente, non era stato generato da Daniel e che costituiva l'unica fonte di illuminazione dell'intero piazzale.

«Fermati!» urlai, scagliandomi contro Kirk che, insieme ai gemelli, li aveva appena raggiunti. «Che stai facendo? Sei impazzito?»

Kirk mi si scrollò di dosso, senza rispondermi, così mi rivolsi agli Equites e ai soldati presenti.

«Che state facendo tutti?»

Ma erano tutti... strani. Si muovevano, parlavano, qualcuno mi farfugliò addirittura qualcosa in risposa. Ma i loro sguardi erano persi nel vuoto, le loro menti sembravano essere altrove.

«Sono maledetti» dissi a Rei, facendo un passo indietro. «Sono sotto l'effetto di qualche maledizione».

Gli occhi neri di Yumi, però, saettarono alla ricerca dei miei.

«Ania!» urlò, correndomi incontro. «Sta succedendo qualcosa di strano!»

Il Pontifex parlò in quel momento, e la sua voce fuoriuscì dallo scudo come se fosse provenuta da un eremo lontano.

«Troppo sangue Superbo è già stato versato, stanotte» vibrò nell'aria. «Enea Mei, Alastor, sarà sacrificato immediatamente. Il Fuoco sarà riacceso e il giusto ordine delle cose verrà ripristinato».

Raccolsi tutto il potere che sentivo fluire debole e intermittente all'interno delle mie membra e tentai di attaccare quello scudo, con il solo risultato di produrre una patetica cascatella di scintille verdognole al punto dell'impatto.

«Non funziona» disse Yumi. «Niente funziona! Hanno provato in tutti modi! In tutti modi! Lo ha generato con lo scettro di Priamo e neanche le spade degli Equites riescono a scalfirlo!»

Daniel, tentai di chiamarlo, ma la sua mente era completamente chiusa.

Mentre il Pontifex toglieva una delle sue mani sudice dalla spalla di mio fratello per farle oltrepassare lo scudo e lasciare una carezza viscida sulla guancia di uno dei gemelli, tentai di nuovo di avventarmi contro di loro.

«Rami!» gridai, quando lo vidi cadere in ginocchio, ma Kirk mi allontanò con uno spintone.

Anche Rami, mi resi conto, era strano. Il suo sguardo era spento e vacuo e sembrava non mi avesse vista né sentita. Spostai lo sguardo su Maia che, però, pareva trovarsi nelle medesime condizioni.

Heikki no.

«Heikki!» lo chiamai, agitandomi come una bestia tra le braccia di Kirk, poi mi voltai verso Rei e tutti gli altri, immobilizzati alle mie spalle. «Fate qualcosa, cazzo! Perché siete tutti lì impalati? Devon! Iulian!»

«Basta così» tuonò il Pontifex e io fui costretta a tornare a voltarmi verso di lui. «Uccidi Alastor, Kierkegaard. E, in cambio, avrai il Lapis Niger indietro».

Il Lapis Niger, dunque. Era quella la merce di scambio, proprio come avevo temuto.

«No!» gridai, in direzione del Pontifex. «Idiota! Non puoi mettere il Lapis Niger nelle mani di un genio come Kirk e sperare di uscirne vivo! Cosa pensi che farà dopo essersi appropriato della pietra? Credi che si ritirerà in campagna per una vita defilata?»

«Una vita defilata in campagna?» rise il vecchio. «Certo che no. Io e lui ci siamo accordati per una ripartizione equa».

«Una ripartizione equa?» chiesi. «Lui è un traditore del suo sangue! E tu ti fidi della sua parola?»

«Devi stare zitta!» mi urlò Kirk. Mi afferrò per le spalle, facendomi gemere di dolore, e mi spinse con violenza contro il muro circolare del tempio di Vesta.

«Ania!» mi chiamò Yumi, accorrendo in mio soccorso.

Portai le mani alla testa che avevo sbattuto con forza e mi accorsi che Heikki, purtroppo, si era già mosso.

«Heikki, no» lo chiamai, afferrandolo al volo per un braccio. «Che cos'è che vuoi fare?»

«Il Fuoco deve essere riacceso e Daniel deve essere salvato» rispose.

«Sì, ma non sei tu la vittima designata» singhiozzai. «Non devi sacrificarti».

«Certo che sono io, Ania» disse.

Lo vidi. Nel profondo più recondito dei suoi occhi di ghiaccio, vidi di nuovo le fiamme nere che ardevano negli occhi di Enea. Era proprio come avevo temuto, fin dall'inizio. Lui, a differenza dei fratelli, ricordava.

«Yumi, ti prego...» le dissi, stringendomi a lei. «Devi fermarlo».

Kirk ci aveva traditi, di nuovo. Rei era fermo e inerme. Tutti gli altri si trovavano chiaramente sotto l'effetto di una maledizione potente. Solo Yumi, lì in mezzo, sembrava lucida. Per questo sentii le gambe farsi molli quando, guardandomi accigliata, mi rispose:

«Io? Ma non so neanche chi sia».

Mi presi qualche istante per scrutarla a fondo negli occhi, poi dovetti prenderne atto: diceva sul serio. Lei non aveva idea di chi lui fosse.

«Heikki...» implorai, poi dovetti fermarmi per deglutire e asciugarmi le lacrime.

Kirk sfoderò le zanne per zittirmi. Ma anche lui era strano e debole, tanto quanto me. Tutto era strano debole, quella notte. Rinunciò al proposito di attaccarmi quasi subito, così continuai, nel silenzio più totale.

«Non farlo, Heikki, ti prego. Yumi ha già perso il padre e anche...» poi mi interruppi, perché non sapevo come terminare quella frase. Eppure, per qualche motivo, mi ritrovai a singhiozzare. «Non può perdere anche te».

«Neanche si ricorda di me» sussurrò.

«E che cosa c'entra?» urlai. «Potrete conoscervi di nuovo! Non significa certo che tu non sia mai esistito!»

«Sono esistito, certo» confermò.

Non sapevo più con chi stessi parlando. Era Heikki, ma era anche Enea. E io, inspiegabilmente, sentivo di volergli bene e di non volermi separare di nuovo da lui.

«Ti prego» piansi, aggrappandomi a Yumi con tutte le mie forze.

Lui sorrise appena e poi, incrociando lo sguardo di Kirk, gli fece un rapido segnale di assenso.

«No!» provai di nuovo, ma ormai era troppo tardi. Kirk, con un solo colpo di zanne ben assestato alla gola, lo aveva già finito. 

Il corpo di Heikki si irrigidì, perse quel minimo di colore che aveva sempre avuto, divenne bianco, lucido e trasparente. Poi, duro come una statua, cadde in avanti e si frantumò in mille pezzi, schizzando frammenti di ghiaccio contro tutti noi.

Il Fuoco si riaccese subito. Lo sentii sfiammare e divampare all'interno del tempio di Vesta. Nascosi il viso contro il petto di Yumi, perché non volevo guardare. Quella sarebbe stata la fine. Kirk avrebbe preso la collana e lui e il Pontifex si sarebbero spariti ciò che restava dell'Impero.

Per lo meno, avrei cercato di salvare mio fratello. Il Pontifex lo aveva spinto fuori dallo scudo contro Kirk e Kirk, senza fermarsi neanche un attimo per sincerarsi delle sue condizioni, gli aveva letteralmente strappato la collana di dosso.

«No!» urlai, gettandomi su di lui.

Ruzzolammo a terra, sentii la spalla tirare e bruciare. Ma non importava. Rotolai sopra di lui e lo immobilizzai, tentando disperatamente di riprendere la collana prima che fosse troppo tardi.

«Ania, fermati» disse Kirk, con un filo di voce.

«Maledetto!» gli risposi, colpendolo alla cieca con i pugni. «Come hai potuto?»

«Te lo spiegherò tra poco, se la smetti di gonfiarmi!» rispose, cercando di ripararsi il volto sotto il braccio. «Ora saluta Rei. Sta andando via».

Allentai la presa e, ancora a cavalcioni sopra di lui, mi voltai a guardare Rei che, poco distante, mi sorrideva mestamente.

«Oh, Ania...» mi disse Yumi. «Mio fratello è... lui è... non te lo ricordi?»

«È morto» disse Kirk, steso sotto di me esausto, lasciando cadere la testa sulla ghiaia.

Improvvisamente non mi importava più niente della collana, del Pontifex né di nient'altro.

«Che state dicendo?» domandai, ma avvertii una bruttissima sensazione fluirmi dietro il collo.

Gettai una rapida occhiata a tutti gli altri. Sembrava che si stessero pian piano riprendendo.

«Ania» disse Kirk, tirandomi per il braccio destro. «Non è reale. Se ci pensi bene, sai che non lo è».

«Mi fai male!» urlai. «Lasciami stare!»

«Ania, ha ragione» singhiozzò Yumi. «Onii-chan è sdraiato sull'altare del tempio della Sibilla. Tutto il resto non è reale».

Feci per alzarmi e raggiungere Rei ma Kirk fu più veloce. Mi bloccò e poi strattonò il braccio dolorante e la spalla rientrò con violenza nella sua sede originaria, facendomi urlare dal dolore. Lo stesso dolore che avevo provato quando si era lussata. Ora riuscivo a ricordarlo. Mi liberai della presa di Kirk e raggiunsi Rei.

«No...» rantolai. «Rei... perché non dici niente?»

«Ania, ti prego» insistette Yumi, con il viso rigato dalle lacrime.

Strinsi Rei in vita e anche lui mi strinse. Sentivo il suo profumo, il battito del suo cuore e il calore del suo corpo.

«Non è reale» ripetè Kirk. «Non importa quanto lo sembri. Vuoi rimanere intrappolata in un incubo per il resto della tua vita?»

«Ma non è un incubo» risposi, con un filo di voce, carezzando le guance dolci di Rei. «È il sogno più bello che abbia mai fatto».

Le mani di Rei scivolarono tra le mie. Intorno al mio anulare sinistro c'era un tatuaggio, una scritta nera: Reijiro. La scritta che era comparsa il giorno in cui lui era morto. Alzai per l'ultima volta lo sguardo su di lui, che sorrise appena e, singhiozzando senza fiato, lo guardai scomparire.

Non mi ero resa conto che le orecchie mi stessero fischiando, finché non ebbero smesso di farlo. Non mi ero accorta neanche di avere la vista appannata, finché il chiarore delle prime luci dell'alba non definì ogni forma e colore che, fino a quel momento era stato confuso e indistinto. Il fiume era tornato a lanciarsi nel suo salto spaventoso, e il suo tonante scrosciare riempiva di nuovo di maestosa potenza l'intera valle. Qualunque fosse stata la maledizione di cui ero caduta vittima, si era esaurita.

Caddi sulle ginocchia, senza riuscire più a rialzarmi. Kirk era sdraiato poco distante, con la collana di Cibele ancora stretta nella mano, sfinito. Daniel era svenuto a faccia avanti nella ghiaia e anche Rami e Maia non avevano ancora ripreso conoscenza.

Tutti gli altri però, si erano riscossi dal torpore e avevano accerchiato quel vecchio schifoso.

«Kierkegaard...» rantolò il Pontifex, stringendo lo scettro di Priamo nella mano ossuta. «Avevamo un accordo...»

Kirk girò la testa verso di lui e gli rivolse un sorriso sghembo.

«Muori» rispose. «Stronzo».

Tutti gli uomini avevano sfoderato le armi, ma Devon colpì per primo. Affondò il gladio in mezzo al petto rinsecchito del Pontifex e, quando lo sfilò, lui cadde al suolo, in silenzio.

Il vecchio, finalmente, era morto. E, con lui, l'ultimo tirannico e anacronistico retaggio di un Impero ingiusto. Ma, cosa ancora più importante, Kirk non aveva tradito. Pur non avendo capito assolutamente niente di cosa fosse accaduto, riuscivo di nuovo a vedere il suo alone azzurro risplendere nella notte.

Strisciai, faticosamente e senza dignità alcuna, fino a raggiungere Kirk, ancora steso supino con la collana stretta nella mano. Quando si accorse di me mi afferrò per l'avambraccio e mi tirò verso di lui e io poggiai la testa sul suo petto e scoppiai a piangere. Lui alzò una mano tremante verso il mio viso sporco e deturpato ma la fermò a mezz'aria. Così, ricacciando indietro le lacrime, la presi tra le mie e la guidai fino alle mie cicatrici.

«Non fa niente, Kirk» singhiozzai.

«Perdonarsi un simile errore non è facile» sussurrò.

«Ma neanche vivere nel rimorso e nel dolore lo è» risposi, adagiando la guancia sulla sua mano che, per la prima volta, mi sembrava fragile e delicata.

«Se fosse stato un altro genio e non... proprio tu...»

«È meglio che sia io» lo contraddissi, con dolcezza.

«No, Ania» disse, ritraendo la mano di scatto. «Non capisci. Tu mi hai dato tutto... la tua lealtà, la tua fiducia... e io...»

«E tu pure» lo interruppi, con un singhiozzo. «Nessuno mi ha mai aiutata quanto hai fatto tu. Neanche Gilbert».

«Lui però non ti ha ferita a morte» rispose. «Non ti ha deturpato la faccia».

«No, non mi ha ferita a morte» concordai, in lacrime. «Lui non mi ha neanche mai sfiorata, figurati ferirmi. Ma è stato proprio lui a insegnarmi a fare un passo indietro, quando necessario».

«Il Pontifex è morto» annunciò mio padre. «L'Impero è caduto».

L'Impero era caduto, ma il prezzo che avevamo dovuto pagare era stato altissimo.

Sulle parole di Gabriel, avevo chiuso gli occhi e mi ero lasciata andare contro il petto di Kirk. Avevo perso Rei per la seconda volta. Per la seconda volta lo avevo visto sparire davanti ai miei occhi.

«Dove sono?» domandai, guardandomi intorno.

Mi trovavo all'interno di una stanza bianca e luminosa, dall'alto soffitto a volta e con i tendaggi svolazzanti alla grossa finestra socchiusa, dalla quale entrava un'arietta tiepida e gradevole.

«All'hospitium» mi rispose mia madre, vestita di bianco e seduta ai piedi del mio letto.

Mi porse dell'acqua, io mi tirai a fatica a sedere e bevvi avidamente. Daniel, invece, si alzò dallo sgabello su sui era seduto e venne ad abbracciarmi.

Ania, perdonami, singhiozzò. Sono stato io. È tutta colpa mia.

«Sei stato tu a fare... cosa?» domandai.

A creare quell'illusione rispose, affondandomi la testa in grembo.

«Ma tu non sei un Velatore...» obiettai, carezzandogli i capelli. «Pur con la collana non avresti mai potuto...»

«Il Pontifex li ha trovati. Genevieve è morta nel tentativo di difenderlo» intervenne mia madre, con lo sguardo basso. «Daniel ha preso il numen da lei».

No, no. Non anche la Clement. Non era giusto. Per quanto conscia della vitale importanza storica e sociale di quella battaglia senza precedenti, non riuscivo ad accettare l'idea che un'alta persona così giovane avesse dovuto rimetterci la vita. Non riuscivo ad accettare l'idea che anche Daniel avesse dovuto provare lo stesso lancinante dolore che avevo provato io quando Gilbert mi era morto tra le braccia.

Sono andato fuori controllo singhiozzò. Non volevo fare niente di quello che ho fatto.

«Eri sconvolto e assetato, Daniel» lo rassicurò mia madre, venendo a sedersi vicino a noi. «Il Lapis Niger che avevi al collo ha fatto il resto».

«Gestire il secondo numen non è facile» confermai, anche se ero ancora molto incerta sulla dinamica dei fatti. «Non preoccuparti».

«Kirk ci ha salvati tutti» disse mia madre, carezzando la schiena di Daniel ma guardando me. «L'illusione creata da Daniel è stata una cosa mai vista prima».

Poi si interruppe, si alzò e andò verso la finestra.

«Mai vista prima» ripetè. «Ognuno è stato in grado di vedere ciò che voleva vedere».

«O di non vedere ciò che voleva dimenticare» proposi, ripensando a Yumi e al modo in cui si era dimenticata di Heikki.

«Sì, esatto. Una meraviglia di inganno» confermò mia madre. «Un'illusione talmente allettante da tentare ognuno di noi di smettere di vivere pur di rimanerle aggrappato. Solo Kirk, tra tutti noi, è stato abbastanza forte da resistervi».

«Eppure anche lui desiderava ardentemente qualcosa» dissi. «Qualcosa da cui già una volta si era fatto irretire».

«Stavolta no» tagliò corto. «Stavolta, il desiderio di portare a compimento il suo, il nostro obiettivo, ha prevalso su tutto il resto. Questo gli ha consentito di rimanere lucido».

Guardai negli occhi mia madre e, senza bisogno di chiederglielo, seppi che lei, mentre io affondavo il volto contro il petto di Rei, aveva potuto cullare tra le braccia, per un'ultima volta, la piccola Tecla, viva e vegeta e sorridente nella sua copertina rosa.

Devon, forse, aveva visto Dafni. Nate, probabilmente, si era ritrovato insieme a Maia. Il Pontifex, quasi certamente, aveva realmente visto Alastor in Heikki. Il nemico che tanto aveva odiato, il simbolo di ribellione che tanto ardentemente aveva desiderato di distruggere.

«Dov'è lui? Sta bene?»

«Non sta bene, no» rispose lei. «Se ne è andato».

Si frugò nella tasca della divisa e ne estrasse un foglio ripiegato.

«Ha lasciato questo per te, comunque».

«Perché lo hai lasciato andare via?» chiesi, afferrando il foglio stropicciato. «Andare dove, poi? Tutto solo...»

«Ha sentito il bisogno di allontanarsi. Cerca di capirlo» rispose. «Ma non è solo, non preoccuparti. Jurgen è con lui».

«Heikki è ancora vivo?» domandai, perché avevo fretta di cambiare discorso prima di scoppiare in lacrime.

«No» rispose mia madre, scuotendo la testa, poi si rivolse a Daniel. «Va' a chiamare Yumi e Devon, per favore. Sono qui fuori che aspettano da ore. Dì loro che Ania è sveglia e che possono entrare».

Daniel annuì e si precipitò fuori dalla stanza.

«Enea aveva cominciato a risvegliarsi già da un po', in lui» disse mia madre, tornando a sedersi sul mio letto. «Heikki si era ricordato».

«Non doveva morire» sussurrai.

«Purtroppo è stato necessario. E sia lui che Kirk ne erano consapevoli. Daniel, in quel momento, era troppo forte e nessuno sarebbe riuscito a sconfiggerlo in altro modo».

«Heikki...» farfugliai, cercando di riordinare le idee. «La sua morte ha...»

«La sua morte ha ripristinato il giusto equilibrio delle cose» mi precedette mia madre. «La sua esistenza, insieme a quella dei fratelli, ha rappresentato la più grande illusione della storia. Prova a metterti nei panni di un Velatore, per un momento. Ora prova a immaginare una falsità più grande di una morte apparente».

«Capisco» dissi, tirando su con il naso. «Daniel, con la morte di Heikki, ha dovuto fare i conti con la verità. Con la sua nemesi».

Mia madre annì e  mi lanciò uno sguardo accorato.

«E Maia e Rami?»

«Per Maia, purtroppo, non c'è stato niente da fare» disse, scuotendo la testa. «Anche lei, come Heikki, era una bambola di ghiaccio. Non è sopravvissuta alla scomparsa di Enea, che rappresentava la totalità della sua persona».

«E Rami?» domandai, terrorizzata.

«Per Rami è stato diverso. Lui non era una bambola di ghiaccio. Era un essere umano fatto di carne e ossa. Un corpo reale usato per accogliere quella parte di Enea che, per i gemelli, era diventata ingestibile».

«Quindi... è vivo?»

«Sì, è vivo. Ha smarrito una parte di sé, ovviamente, ma sta bene. Siamo riusciti a sfilargli l'orecchino senza conseguenze. E, con un po' di impegno, siamo riusciti persino a fargli mantenere il suo aspetto».

Pensando al volto sorridente di Rami, il cuore mi si strinse in una morsa dolorosa di tenerezza.

«Ma lui sarà distrutto» dissi. «Ha perso i fratelli. E anche Viktor».

«No, Ania!» esclamò lei, allargando la bocca in un grande sorriso. «Viktor è vivo! Si è spezzato la schiena, purtroppo. Ma non è in pericolo di vita».

Chiusi gli occhi, tentando di trovare la concentrazione per elaborare quelle nuove informazioni. Avrei avuto tutto il tempo, in seguito. Perché, in quel momento, c'era un'altra cosa che mia madre aveva fretta di dirmi prima che mio fratello, Yumi e Devon irrompessero nella stanza. Glielo leggevo negli occhi.

«Ania...» mi disse, con un filo di voce appena udibile, pur nel silenzio totale della stanza. «Tu... sei consapevole di essere incinta?»

E dunque, so che forse vi aspettavate un trionfo di combattimenti trash, teste mozzate e fontane di sangue ma, visto che il capitolo sfascione per eccellenza è stato il 39, stavolta ho preferito soffermarmi su un altro tipo di forza, quella di volontà di cui Kirk ha dato prova ç_ç

TUTTAVIA, siccome stiamo pur sempre leggendo SPQT, non poteva mancare il colpo di scena finale SUPERTRASH che vi costringerà a leggere l'epilogo nonostante tutte le faccende importanti siano state risolte (tutte le faccende importanti tranne la più importante, cioè con chi si metterà Ania alla fineekhwiefhwrihggiwrh).

Quindi, per l'ultima volta (ç__________________ç) vi do appuntamento al prossimo capitolo alle fine del quale spero che mi darete il vostro parere sincero su tutta la storia ç_ç (solo se il vostro parere sincero è che la storia è bellissima, altrimenti potete tenervelo per voi ahahahrhriugherihgtaeoròh).

Ps. I VOSTRI REGALI SONO PRONTI, CE LI HO PROPRIO QUI DAVANTI 💃🏻 STATE PREPARATE PERCHÉ POTREI SVELARLI DA UN MOMENTO ALL'ALTRO.

Baci baci

AppleAnia

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