SPQT

By AppleAnia

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✨🏆WATTYS 2023 WINNER🏆✨ | migliore ambientazione | «... ma furono i nuovi decreti del 391 a inasprire le pr... More

MAPPE
PERSONAGGI
✤ Parte prima • L'OMBRA DELL'EREDE ✤
0 • PROLOGO
1.1 • TIBUR SUPERBUM
1.2 • LA GIURIA
1.3 • IL GENIO
1.4 • DEVON
1.5 • OBUMBRATI
1.6 • PRECIPIZIO
1.7 • INNOMINABILI
1.8 • DEMONE
1.9 • CONTROLLO
1.10 • IL PROCESSO
1.11 • L'AMULETO
1.12 • RADICI
1.13 • LA PROFEZIA
1.14 • CATABASI
1.15 • CREATURE
1.16 • SACRILEGIO
1.17 • L'ESSENZA STESSA DEL REGNO
1.18 • FIAMMA
1.19 • INIZIAZIONI
1.20 • NESSUNA PAROLA D'ORDINE
1.21 • TRADIMENTO
1.22 • VILLA TECLA
1.23 • LA SETTA
1.24 • CORVO
1.25 • LA VENDETTA NON È GIUSTIZIA
1.26 • SETE
1.27 • SPECCHIO
1.28 • LA FERITA INCANDESCENTE
1.29 • IL POTERE LOGORA IL GENIO
1.30 • LA TERZA REGOLA
1.31 • UNA SETTA NON È UNA DEMOCRAZIA
1.32 • LA PENULTIMA SIBILLA
1.33 • ANIMUS BELLIGERANDI
1.34 • LO SBRACATO
1.35 • LA PIETRA NERA
1.36 • AZOTO LIQUIDO
1.37 • MASCHERA SENZA OCCHI
1.38 • CHI VIOLERÀ QUESTO LUOGO SIA MALEDETTO
1.39 • ENEA
1.40 • VIVERE INSIEME O MORIRE DA SOLI
Extra: riassuntoni
✤ Parte seconda • LA CONDANNA DELLA MEMORIA ✤
2.1 • POIS
2.2 • BLACKOUT
2.3 • COME SE SI ASPETTASSE L'APPLAUSO
2.4 • IL COLLEGIUM
2.5 • UN DETTAGLIO ASSOLUTAMENTE IRRILEVANTE
2.6 • INCONTRI FORTUITI E BRUTTE NOTIZIE ANNUNCIATE
2.7 • GEMELLI
2.8 • TAKESHI WATANABE
2.9 • BIGLIETTO DI SOLA ANDATA PER GLI INFERI
2.10 • TUTTO FUORCHÉ SNELLA
2.11 • QUALCOSA DI VAGAMENTE AZZURRINO
2.12 • DOMINA
2.13 • UN LAVORO DI FINO
2.14 • VISIONE SUPERIORE
2.15 • L'IMPORTANTE È CHE TI PIACCIO ANCORA
2.16 • CANCELLI DISCHIUSI
2.17 • CORVINA
2.18 • RAMI
2.19 • TIZIO, CAIO E HARPASTUM
2.20 • ASSETTO DA GUERRA
2.21 • GRANDE PUFFO BEVE IL GIN
2.22 • UN VERO GENIO
2.23 • TORMENTO E VENDETTA
2.24 • VORAGINE
2.25 • CONTO ALLA ROVESCIA
2.26 • SNEBBIAMENTO
2.27 • REIJIRO
2.28 • IMPRESE ILLEGALI
2.29 • CONDIZIONE NON SODDISFATTA
2.30 • DI DISPERAZIONE E DI SETE
Extra: riassuntone II
PERSONAGGI pt. 2
✤ Parte terza • LE BAMBOLE DI GHIACCIO ✤
3.1 • PARLAMI DI CONSTANTIN
3.2 • MALEDETTE COSCE SECCHE
3.3 • SE TI AVVICINI TROPPO FAI MALE AL NASO
3.4 • RITRATTO DI FAMIGLIA
3.5 • MOLTO AMICHEVOLE
3.6 • IL SIMBOLO DELLA NOSTRA OPPRESSIONE
3.7 • SBAVATO E SBIADITO DAL TEMPO
3.8 • GRAPPA DELL'ACROPOLI
3.9 • PEGGIORE DELLE PIÙ NEFASTE PREVISIONI
3.10 • DI LÀ
3.11 • PUR SEMPRE UN GENIO
3.12 • NOTTE DI LUNA CALANTE
3.13 • QUELLA VOLTA A TOKYO
3.14 • CONTINUAMENTE E PER FUTILI MOTIVI
3.15 • SENZA STARE A FORMALIZZARSI PIÙ DI TANTO
3.16 • INCANTAMENTUM
3.17 • BELLICREPA
3.18 • LA VIGILIA DI NATALE
3.19 • DECISIONI DRAMMATICHE
3.20 • BAMBOLE DI GHIACCIO
3.21 • INFRACTUS
3.22 • E et C
3.23 • URLA CHE INVOCANO VENDETTA
3.24 • UNO PER OGNUNO DEI SETTE
3.25 • ESSERE UN GENIO È BELLISSIMO
3.26 • UN TERZO DELLO SPIRITO
3.27 • L'OMBRA DI ALASTOR
3.28 • MACERIE
3.29 • PER LEI
3.30 • SPREGIUDICATAMENTE FOLLE
3.31 • CENTOVENTOTTO
3.32 • IL RASTRELLATORE MANGIA BAMBINI
3.33 • POLLICE VERSO
3.35 • IL MOMENTO DI METTERE TUTTE LE CARTE IN TAVOLA
3.36 • LA GRANDE CASCATA
3.37 • IL DETENTORE DEL BRACCIO DELLA BILANCIA
3.38 • DISPENSATORI ARBITRARI DI SOFFERENZA E MORTE
3.39 • SED UT NULLO
3.40 • IL SOGNO PIÙ BELLO CHE ABBIA MAI FATTO
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI
ALBERO GENEALOGIO

3.34 • UN'ULTIMA VOLTA SOLTANTO

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By AppleAnia

«Sei impazzita?» mi domandò Yumi, quando, come una furia, la raggiunsi allo sbracato dove mi stava aspettando insieme a Mario. «Dove sono gli altri?»

Avevo abbandonato il Colosseo e il quartier generale dei Reazionari lasciandomi gli altri alle spalle e, tempo di raggiungere lo sbracato, non sarei già stata più in grado di dire dove si trovasse e come si facesse ad accedervi e a snebbiarsi. C'era una cosa, però, che mi ricordavo ancora molto bene, purtroppo.

«Sono ancora dentro» risposi, con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. «Dobbiamo avvisare subito gli altri, Yumi. Hanno le Creature».

«Non avresti dovuto allontanarti dal gruppo!» disse, agitata. «Non erano questi i piani».

«Non hai capito cosa ti ho detto?» domandai, afferrandola per le spalle. «Hanno le Creature! Ciclopi, Strigi... draghi! Dobbiamo avvisare tutti gli altri!»

«Non sono draghi, sono viverne» mi contraddisse Mario.

«Cosa?» domandai, fuori di me.

«Viverne» ripetè.

«Fa lo stesso!» tagliai corto. «Se sferrassero un attacco con quelle nessun luogo sarebbe al sicuro! Neanche l'acropoli!»

«Non agitarti così, piccola» disse Mario. «Hai fatto bene a venire. Avvisiamo gli altri».

«Dove sono tutti?» domandai.

«Una parte dell'esercito è in posizione, fuori le mura, in attesa di capire come fare a penetrare e snebbiarsi» rispose Yumi, accigliata. «Un'altra parte è rimasta a protezione di Villa Adriana».

«Ci penserà Viktor ad avvisare quelli che sono qui» riflettei. «Ma è necessario avvertire chi è rimasto a Villa Adriana».

«Va bene, vado io a Villa Adriana» disse Mario.

«...e a Villa Gregoriana» conclusi. «Una parte dell'esercito deve essere schierato a protezione dell'acropoli».

«Mario» disse Yumi, infilandosi il cappotto. «Hai ancora tu il Palladio?»

Per fortuna, ce l'aveva ancora lui. Con esso aprimmo il passaggio sotto il tempio di Vesta del Foro e io e Yumi raggiungemmo il traghettatore in men che non si dica.

«Non devi traghettare nessun altro, per nessuna ragione» aveva detto Yumi, scendendo dal barchino del vecchio.

«Non ti ho sentita» aveva risposto lui.

«Non devi traghettare nessun altro, per nessuna ragione» aveva quindi sbuffato Yumi, svuotandosi le tasche di tutte le monete che aveva.

Ero nervosa. Non sapevo cosa aspettarmi. Se anche tutto fosse andato per il verso giusto, c'erano ben due confronti ai quali non avrei potuto sottrarmi. Il primo con Rei, di fronte al quale mi sentivo assolutamente inadeguata. Perché Rei era bellissimo, mentre io ero ridotta a uno schifo, certo, ma anche perché lui aveva sacrificato la sua intera vita per me e io, per tutta risposta, lo avevo lasciato, insultato e scacciato malamente senza lasciargli modo di giustificarsi per un motivo talmente stupido che avevo vergogna persino a ricordarlo.

Il secondo confronto da cui non potevo più scappare era quello con mio padre. Una persona discreta e defilata ma che aveva avuto un ruolo gigantesco in tutta quella faccenda e che doveva fornirmi ancora molte risposte.

«Benvenute» ci disse Clio, aprendo la botola sopra le nostre teste.

Una sottile e impalpabile foschia di incertezza si era ormai diffusa su tutta Tibur, avviluppando ognuno di noi e facendo sì che tutte le nostre mosse, persino le più banali, sembrassero un azzardo. Anche un passo brevissimo, mosso al buio, avrebbe potuto farci precipitare in un baratro oscuro. L'acropoli, tuttavia, conservava quella sua innaturale quiete statica. Nel cielo brillavano le stelle e la temperatura era mite e gradevole nonostante la valle sottostante fosse completamente ghiacciata e ricoperta dalla neve.

Un attimo prima di lasciare il Tempio di Vesta insieme a Yumi mi fermai e mi tastai il viso con le dita.

«Va già molto meglio, sai?» mi disse la mia amica. «Non sono più gonfie come ieri».

Non avevo coraggio di proseguire. Le circostanze mi avevano piegata e ferita nel profondo ma, allo stesso tempo, avevano fatto sì che trovassi la forza di sopravvivere a tutto ciò che mi era capitato negli ultimi giorni: assistere a quello spettacolo orribile al Colosseo, stringere Agenore tra le braccia. Guardare Kirk negli occhi. Ma non mi sentivo ancora abbastanza audace per mostrare a tutti cosa lui mi avesse fatto.

«Ragazze».

Immanuel era lì, davanti a noi. Con i lunghi capelli biondi mossi appena dalla brezza e lo scudo bilobato legato sulla schiena.

«Che ci fate qui? Come siete entrate?»

«Ania ha scoperto che i Reazionari hanno dalla loro parte Creature di ogni sorta di cui dispongono a loro piacimento e teme che possano tentare di attaccare l'acropoli» rispose Yumi, parlando tutto d'un fiato. «Volevamo avvisarvi».

«Capisco» rispose lui, e aggrottò leggermente le sopracciglia quando incrociò il mio sguardo.

«Signor Vanhanen...» dissi, ma poi dovetti trattenermi. Avrei avuto fin troppe cose da dirgli. Sui suoi figli, su suo nipote e, soprattutto, su suo fratello.

«È notte fonda» disse Yumi, dopo avermi lasciato qualche attimo per terminare la frase. «Domani arriveranno i rinforzi, il nostro esercito, e ci uniremo a loro. Possiamo restare qui, nel frattempo?»

«Per nessuna ragione al mondo l'ordine degli Equites negherebbe l'ospitalità alle figlie di Kento e Gabriel» rispose. «Ci mancherebbe altro. Vi accompagno alla Casa degli Equites».

La figlia di Immanuel, invece, pare abbia trovato ospitalità altrove, pensai, ma decisi di tapparmi la bocca.

«Grazie, signore» sussurrai, «accompagni Yumi. Io devo parlare con mio padre e con Reijiro».

«Va bene» concluse, poggiando una mano sulla spalla di Yumi. «Sono entrambi di ronda nella foresta».

Non insieme, sperai. Perché se anche avessi potuto parlare con mio padre in presenza di Rei, di sicuro non avrei voluto parlare con Rei in presenza di mio padre. Così, quando scorsi in lontananza nelle tenebre la figura bionda di Gabriel, inspirai a fondo e la aggirai. Avevo da fare qualcosa di più urgerete, nonostante tutto. Allo stesso modo, evitai con discrezione ogni altro Equites finché non mi fui ritrovata a ridosso delle mura di cinta.

Rimasi a osservare i due pietroni addormentati che, silenziosamente, sorvegliavamo l'uscita murata e mi ritrovai a sorridere. Erano grossi e imponenti ed erano abbigliati ed equipaggiati come due Equites severi. Ma io sapevo bene quanto, in realtà, fossero spassosi.

«Ania» sentii alle mie spalle e, riconoscendo la voce di Rei, non mi voltai.

«Ti stavo cercando» dissi, stringendo la mano introno al quella rigida e fredda del pietrone.

«Immanuel mi ha avvertito. Stai bene?»

«Perché me lo chiedi? Lo sai che non sto bene» sussurrai, nel silenzio irreale della notte.

Rei mi raggiunse. Avvertii la sua presenza alle mie spalle, anche se non mi toccò. Potevo sentire il suo respiro freddo carezzarmi il collo.

«Puoi guardarmi?» domandò, a bassa voce.

Mi aveva già vista. Mi aveva raccolta al Lapis Niger, quando le ferite erano ancora aperte e sanguinanti, e mi aveva vista anche allo sbracato, con le cicatrici gonfie e arrossate. Razionalmente, mi rendevo conto, non aveva alcun senso sottrarmi alla sua vista. Però, quando Rei mi era così vicino, non esisteva più razionalità che tenesse e io, in quel momento, sapevo che non sarei riuscita a sostenere l'intensità del suo sguardo senza correre il rischio di sprofondare e annegarci. Perché, oltre alle cicatrici, c'era ben altro che ancora avevo bisogno di nascondere: l'imbarazzo per la stupidità della nostra separazione, per l'infantilismo delle mie parole avventate, per quella reazione tanto assurda di fronte a qualcosa che non ero stata in grado di gestire, nonostante avessi avuto tutti gli strumenti per farlo.

«Sì» risposi, quindi, rimanendo immobile. «Ma prima voglio dirti una cosa: tutte quelle cose che mi hai mostrato nel tuo ricordo... se tu me le avessi dette prima, io, di certo, non avrei...»

«Non potevo dirtelo, lo sai» mi interruppe. «Ma, Ania, non puoi davvero pensare di avere qualcosa da farti perdonare da me».

«Sì, invece. Ti ho detto delle cose orrende, quella sera della corsa».

«No, hai detto la verità» mi corresse, calmo. «È vero che ho deciso sempre io per tutti e due. Ma l'ho fatto perché sono stato costretto, non perché non ti ritenessi in grado di scegliere cosa fosse più giusto per te, né perché il tuo parere non mi interessasse».

«No, certo» dissi. «Non lo farai più?»

«Un'ultima volta soltanto».

«Eh?» chiesi.

«C'erano cose che non potevi sapere e che io non potevo rivelarti» continuò, ignorando la mia domanda e, mi resi conto, non ero affatto sicura di averlo mai sentito pronunciare tante parole una dopo l'altra. «E poi sì, c'è anche il fatto che hai la stessa età di mia sorella e ti ho sempre vista come qualcosa da proteggere. Devo ammetterlo».

«Sì ma anche io ho sempre avuto lo stesso desiderio» dissi, e la violenza del singhiozzo che accompagnò le mie parole spazzò via ciò che era rimasto delle mie remore. Quindi mi voltai, alzai lo sguardo fino a incrociare il suo, e continuai. «Anche io ho sempre desiderato di proteggere te. E non certo perché ti veda piccolo o fragile».

«E lo hai fatto» disse, raccogliendomi il viso sfregiato tra le mani piene di anelli.

«Non è vero!» esclamai. «Non come avrei voluto! Avrei avuto bisogno che tu mi trattassi da pari e non come se fossi tua sorella minore!»

«Ania» mi chiamò lui che, come aveva sempre fatto, compensava i mei innalzamenti di voce mostrandosi ancora più calmo del suo solito. «Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare di un solo momento di difficolta che io abbia affrontato nella mia vita che non si sia concluso con la mia mano stretta nella tua».

Ero scesa a patti con l'idea che l'integrità di Rei avesse barcollato pericolosamente. Che le sue insicurezze, la sua paura patologica di non essere all'altezza delle aspettative degli altri lo avessero spinto a compiere una pericolosissima deviazione dal suo percorso, fino a quel momento perfetto. Avrei avuto bisogno di tempo per rielaborare tutto l'accaduto secondo la giusta prospettiva.

«Mi sei rimasta fedele e hai continuato a fidarti di me persino dopo quella sera» aggiunse, con un filo di voce, asciugandomi le lacrime con i pollici. «Dopo avermi visto commettere quell'atto orrendo».

«Avevo dodici anni, ti amavo follemente e non potevo immaginare una vita senza di te» dissi. «Non attribuire al mio perdono un valore maggiore di quello che merita».

«Ma quando hai recuperato i ricordi di anni ne avevi diciotto» rispose. «Ed eri un Vendicatore risvegliato. Categoria di geni non esattamente famosi per la loro disinvoltura nel perdonare».

«Avevo diciotto anni, ti amavo ancora follemente e non potevo ancora immaginare una vita senza di te» precisai, tirando su con il naso. «Ma, tanto, sono riuscita comunque a rovinare tutto per quella idiozia indegna di Nozomi».

«Non hai rovinato niente» mi contraddisse. «Perché io sono ancora qui, vedi?»

Rei era ancora lì. E sarebbe stato tutto diverso se avessimo ottenuto ciò che stavamo chiedendo. Non sarebbero più esistiti Pontifex o Reazionari e la presenza di un senato avrebbe scongiurato per sempre la possibilità che il potere tornasse a decentrarsi nelle mani di un solo uomo o di un gruppo ristretto. Non ci sarebbe più stato un nemico. Non sarebbe più stata necessaria alcuna rete.

«Potresti smettere di... se... se tu smettessi di essere un Eques, potremmo... noi potremmo» farfugliai, in preda a un'euforia confusa.

«Sposarci» concluse, al mio posto, accennando un sorriso.

Stare insieme, avrei voluto dire. Ma sposarci, sicuramente, suonava molto meglio. Immagini confuse di me in abito da sposa e di Rei con la cravatta presero ad agitarsi davanti ai miei occhi, frastornandomi e impedendomi di mettere a punto una frase di senso compiuto.

No, no. Un momento. Mi imposi di calmarmi perché, prima di pensare alle cravatte, c'era una faccenda da affrontare.

«Rei» dissi, voltandogli di nuovo le spalle. «Sono stata con un altro, dopo che ci siamo lasciati».

Dopo qualche lunghissimo attimo di silenzio, in cui temetti, di nuovo, di aver mandato tutto a rotoli sganciando quella bomba che avrebbe potuto, in pochi istanti, spazzare via tutte le certezze emotive che aveva costruito su di me e sul nostro rapporto, lo sentii avvicinarsi.

«Ania» sospirò in un sussurro, sfiorandomi l'orecchio con il suo respiro, «non preoccuparti. Lo so. E so anche che lui è importante per te. È una cosa che posso accettare».

«No... non sei arrabbiato?» rantolai, e mi sembrò che persino il pietrone che mi era davanti mi stesse guardando con disapprovazione. «Io sarei impazzita, a parti invertite».

«Arrabbiato? No» rispose. «Ma ti mentirei se ti dicessi che non fa male. Eppure, devi credermi, meno della consapevolezza di non esserci stato tutte le volte in cui avresti avuto bisogno di me».

«Perdonami» gemetti, voltandomi di scatto e stringendogli le braccia intorno alla vita.

«Non scusarti. Ti ho lasciata sola troppo a lungo» rispose. «Ma ora voglio che il tuo sguardo sia volto al futuro».

Il futuro. Non avevo mai avuto interesse neanche ad immaginare un futuro diverso da quello. Il mio futuro era proprio lì, tra le sue braccia. Era nella sua voce rassicurante, nelle sue mani decise. Era negli occhi gentili di un ragazzo che, nonostante fosse tanto ostinatamente severo con se stesso, aveva dovuto imparare a piegarsi ai compromessi e alla falsità. Il mio futuro era sulle scomode e fredde sedute delle gradinate dell'ippodromo, a fare il tifo per Rei insieme a Yumi e ai miei bambini dagli occhi a mandorla.

«Vuoi sposarmi, Ania?» domandò di nuovo.

«Certo» risposi, sbottando a ridere a piangere nello stesso momento. «Certo che voglio, baka».

Rei rise, mi sollevò il mento e, finalmente, le nostre bocche si dischiusero l'una sotto l'altra.

«Questo, allora, è per te» sussurrò, infilandomi un anello d'oro al dito. «È un anulus pronobus Superbo. So che magari ti saresti aspettata un diamante, ma...»

«Sì, sono proprio tipo da diamante, io» lo interruppi, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quell'anello e da tutto ciò che esso significava. «Sopratutto da quando ho la faccia zebrata, poi».

Alzai gli occhi dall'anello e incrociai quelli brillanti e vagamente divertiti di Rei.

«Sarò una sposa orrenda» dissi. «Somiglio a Ionascu. Sei sicuro di volermi sposare?»

«Non ho mai immaginato una moglie diversa da te» rispose lui.

«Dai» sbuffai, portandomi una mano sugli sfregi. «Sono un po' diversa dalla ragazza che sognavi di sposare quando eri un ragazzino».

«Beh, sì» confermò lui, passandomi una mano tra i capelli e baciandomi di nuovo. «Questi, per esempio, sono più lunghi».

Erano lunghissimi. Sarebbero stati perfetti per essere sistemati in una complicatissima acconciatura da sposa. Dopo, forse, avrei anche potuto tagliarli.

«E poi, anche qui sei diversa» disse, sfiorandomi il collo e accompagnando il movimento con un altro bacio. «Non era così lungo e sottile prima».

«E poi?» domandai, perché desideravo ardentemente che continuasse a baciarmi.

«Qui» sussurrò, disegnandomi con la punta dei polpastrelli la curva del fianco, cercando ancora le mie labbra con le sue. «Ma sarò cambiato anch'io, in tutti questi anni».

«In effetti sì» bisbigliai, carezzandogli le guance ricoperte da poca barba. «Sei diverso qui».

Scesi con le mani fino a sfiorargli il pomo di Adamo che, sul suo collo magro, svettava come una ciliegina prelibata sulla cima di una torta squisita.

«Qui» dissi, poggiandoci le labbra sopra.

Non era veramente il caso di andare avanti. Eravamo all'aperto, in piena notte, in un posto sacro, davanti ai pietroni e con mio padre che si aggirava nella radura e che avrebbe potuto sorprenderci da un momento all'altro. Eppure, mentre infilavo le mani sotto la sua maglietta e gli scoprivo il ventre magro, capii che, se lui non si fosse opposto subito, io non mi sarei più fermata.

«Dove altro?» sussurrò.

Carezzai con entrambe le mani il suo petto liscio e glabro, lambendo con i polpastrelli quella dolce rientranza sullo sterno, poi lasciai che le mie dita scivolassero sulla sua pelle delicata fino a raggiungere quella sottilissima striscia di peli scuri, un sentiero perso nella notte.

«Qui» mormorai, seguendola con un dito fino a incontrare la cinta dei suoi pantaloni.

No, decisamente, non era il momento e neanche il luogo. C'era una guerra alle porte, i Reazionari avrebbero potuto attaccarci in qualsiasi istante e Nerissa spuntare tra gli alberi a mandare in malora ogni mio buon proposito di gestione della sete. Però, mentre Rei si sdraiava sopra di me, carezzando i respiri accelerati del mio petto, la sua sagoma sottile si stagliò contro le stelle dipinte nel cielo nero e io mi resi conto che, proprio perché una guerra era alle porte e i Reazionari avrebbero potuto attaccarci in qualsiasi istante, non potessero esistere luogo e momento migliori di quello.

Io ve lo dico... sono sull'orlo di una crisi mistica ç_ç

Questi ultimi capitoli mi stanno provando all'inverosimile, non credo di essermi mai stressata tanto a scrivere qualcosa. Quindi niente, ho bisogno di un incoraggiamento ç_ç Qualcun altro ci è passato? È normale che scrivere un finale sia così difficile e doloroso? Significa forse che è il finale sbagliato? O forse è così angosciante proprio perché è quello giusto?

ç_______________________________ç

Vi lascio con un ritrattino di Ania fatto dall'intelligenza artificiale (e pesantemente ritoccato da me ç_ç)

Aiutatemi ç_ç

Baci baci ç_ç

AppleAnia ç_ç

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