SPQT

بواسطة AppleAnia

49.6K 4.5K 22.7K

✨🏆WATTYS 2023 WINNER🏆✨ | migliore ambientazione | «... ma furono i nuovi decreti del 391 a inasprire le pr... المزيد

MAPPE
PERSONAGGI
✤ Parte prima • L'OMBRA DELL'EREDE ✤
0 • PROLOGO
1.1 • TIBUR SUPERBUM
1.2 • LA GIURIA
1.3 • IL GENIO
1.4 • DEVON
1.5 • OBUMBRATI
1.6 • PRECIPIZIO
1.7 • INNOMINABILI
1.8 • DEMONE
1.9 • CONTROLLO
1.10 • IL PROCESSO
1.11 • L'AMULETO
1.13 • LA PROFEZIA
1.14 • CATABASI
1.15 • CREATURE
1.16 • SACRILEGIO
1.17 • L'ESSENZA STESSA DEL REGNO
1.18 • FIAMMA
1.19 • INIZIAZIONI
1.20 • NESSUNA PAROLA D'ORDINE
1.21 • TRADIMENTO
1.22 • VILLA TECLA
1.23 • LA SETTA
1.24 • CORVO
1.25 • LA VENDETTA NON È GIUSTIZIA
1.26 • SETE
1.27 • SPECCHIO
1.28 • LA FERITA INCANDESCENTE
1.29 • IL POTERE LOGORA IL GENIO
1.30 • LA TERZA REGOLA
1.31 • UNA SETTA NON È UNA DEMOCRAZIA
1.32 • LA PENULTIMA SIBILLA
1.33 • ANIMUS BELLIGERANDI
1.34 • LO SBRACATO
1.35 • LA PIETRA NERA
1.36 • AZOTO LIQUIDO
1.37 • MASCHERA SENZA OCCHI
1.38 • CHI VIOLERÀ QUESTO LUOGO SIA MALEDETTO
1.39 • ENEA
1.40 • VIVERE INSIEME O MORIRE DA SOLI
Extra: riassuntoni
✤ Parte seconda • LA CONDANNA DELLA MEMORIA ✤
2.1 • POIS
2.2 • BLACKOUT
2.3 • COME SE SI ASPETTASSE L'APPLAUSO
2.4 • IL COLLEGIUM
2.5 • UN DETTAGLIO ASSOLUTAMENTE IRRILEVANTE
2.6 • INCONTRI FORTUITI E BRUTTE NOTIZIE ANNUNCIATE
2.7 • GEMELLI
2.8 • TAKESHI WATANABE
2.9 • BIGLIETTO DI SOLA ANDATA PER GLI INFERI
2.10 • TUTTO FUORCHÉ SNELLA
2.11 • QUALCOSA DI VAGAMENTE AZZURRINO
2.12 • DOMINA
2.13 • UN LAVORO DI FINO
2.14 • VISIONE SUPERIORE
2.15 • L'IMPORTANTE È CHE TI PIACCIO ANCORA
2.16 • CANCELLI DISCHIUSI
2.17 • CORVINA
2.18 • RAMI
2.19 • TIZIO, CAIO E HARPASTUM
2.20 • ASSETTO DA GUERRA
2.21 • GRANDE PUFFO BEVE IL GIN
2.22 • UN VERO GENIO
2.23 • TORMENTO E VENDETTA
2.24 • VORAGINE
2.25 • CONTO ALLA ROVESCIA
2.26 • SNEBBIAMENTO
2.27 • REIJIRO
2.28 • IMPRESE ILLEGALI
2.29 • CONDIZIONE NON SODDISFATTA
2.30 • DI DISPERAZIONE E DI SETE
Extra: riassuntone II
PERSONAGGI pt. 2
✤ Parte terza • LE BAMBOLE DI GHIACCIO ✤
3.1 • PARLAMI DI CONSTANTIN
3.2 • MALEDETTE COSCE SECCHE
3.3 • SE TI AVVICINI TROPPO FAI MALE AL NASO
3.4 • RITRATTO DI FAMIGLIA
3.5 • MOLTO AMICHEVOLE
3.6 • IL SIMBOLO DELLA NOSTRA OPPRESSIONE
3.7 • SBAVATO E SBIADITO DAL TEMPO
3.8 • GRAPPA DELL'ACROPOLI
3.9 • PEGGIORE DELLE PIÙ NEFASTE PREVISIONI
3.10 • DI LÀ
3.11 • PUR SEMPRE UN GENIO
3.12 • NOTTE DI LUNA CALANTE
3.13 • QUELLA VOLTA A TOKYO
3.14 • CONTINUAMENTE E PER FUTILI MOTIVI
3.15 • SENZA STARE A FORMALIZZARSI PIÙ DI TANTO
3.16 • INCANTAMENTUM
3.17 • BELLICREPA
3.18 • LA VIGILIA DI NATALE
3.19 • DECISIONI DRAMMATICHE
3.20 • BAMBOLE DI GHIACCIO
3.21 • INFRACTUS
3.22 • E et C
3.23 • URLA CHE INVOCANO VENDETTA
3.24 • UNO PER OGNUNO DEI SETTE
3.25 • ESSERE UN GENIO È BELLISSIMO
3.26 • UN TERZO DELLO SPIRITO
3.27 • L'OMBRA DI ALASTOR
3.28 • MACERIE
3.29 • PER LEI
3.30 • SPREGIUDICATAMENTE FOLLE
3.31 • CENTOVENTOTTO
3.32 • IL RASTRELLATORE MANGIA BAMBINI
3.33 • POLLICE VERSO
3.34 • UN'ULTIMA VOLTA SOLTANTO
3.35 • IL MOMENTO DI METTERE TUTTE LE CARTE IN TAVOLA
3.36 • LA GRANDE CASCATA
3.37 • IL DETENTORE DEL BRACCIO DELLA BILANCIA
3.38 • DISPENSATORI ARBITRARI DI SOFFERENZA E MORTE
3.39 • SED UT NULLO
3.40 • IL SOGNO PIÙ BELLO CHE ABBIA MAI FATTO
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI
ALBERO GENEALOGIO

1.12 • RADICI

419 41 254
بواسطة AppleAnia

Il mio letto si stava muovendo.

Aprii gli occhi e mi misi a sedere, poi diedi una spinta a Daniel che cadde all'indietro, rimbalzando sul materasso.

«Ma che fai, sei impazzito?»

«Ma è tardi!» rispose, con linguaggio dei segni. «Mamma ti sta aspettando».

Detto fatto, mia madre entrò in camera mia con espressione severa e mio fratello si dileguò.

«Melania» disse, con l'aria di rimprovero che aveva tutte le sempre più rare volte in cui mi rivolgeva la parola. «Che fai ancora in pigiama? È arrivata Gaia».

Mi alzai, mi diedi una rapida sciacquata e raggiunsi Gaia di là.

«Sono contenta che tu stia bene, adesso» mi disse, preoccupata. «Ci hanno detto che la tua polmonite è stata molto grave. Io sarei voluta venire a trovarti, ma tua madre mi ha detto che sei stata intubata!»

Strabuzzai gli occhi. Non era un po' estrema, come scusa? Gaia era mia amica da tanto tempo. Forse, se le avessi raccontato la verità, mi avrebbe creduto. Morivo dalla voglia di parlare con qualcuno di tutto quello che era successo. Di Rei, e di tutto il resto. Certo, parlarne prima con mia madre, probabilmente, sarebbe stata la scelta più saggia. Però, da quando ero rientrata, avevo l'impressione che mi evitasse come la peste.

«Comunque» riprese Gaia, «per capodanno Roberta Rispoli ha organizzato una mega festa al suo castello e ha invitato un sacco di gente».

Roberta Rispoli era un pensiero talmente eradicato dalla mia mente che, quando la nominò, fui quasi tentata di chiederle: "Chi?"

Purtroppo, però, mi ci volle giusto un quarto di secondo per ricordarmi di lei, della sua faccia di bronzo e di quanto la detestassi.

«Io non ci vengo, non ne ho voglia» dissi.

In realtà non avevo voglia di fare niente, non solo di andare alla festa; mi sembrava tutto vacuo e inutile, totalmente privo di interesse. E poi avrei dovuto studiare per rimettermi in pari, vista la lunga assenza.

«Ma che dici, sarà una festa pazzesca. Ci saranno anche suo fratello e i suoi amici...»

Tenne in sospeso quest'ultima frase, come aspettandosi una qualche mia reazione che non arrivò.

«Pronto? Gli amici del fratello? Piras?» domandò, perplessa.

«Ah, sì. Piras. Senti, in ogni caso non mi va».

Nei giorni seguenti uscii da casa solo un paio di volte per accompagnare mio fratello a scuola calcio o mia madre al supermercato. Passai il resto del tempo inutilmente china sui libri, a sprecare tempo che, comunque, non avrei saputo come impiegare in altro modo. La concentrazione mi aveva del tutto abbandonata. Mi avrebbero bocciata e avrei dovuto ripetere l'anno.

L'ultimo dell'anno mi riscossi: era arrivato il momento di avere qualche risposta. Quando mia madre rientrò dal lavoro, aspettai qualche minuto per darle il tempo di cambiarsi e sistemare le sue cose, poi la raggiunsi in cucina.

«Ciao, mamma» dissi, sulla porta.

Lei sobbalzò.

«Melania! Perché sei ancora a casa? Non devi andare alla festa di quella tua compagna di classe?»

Mi misi seduta al tavolo e la scrutai attentamente.

«Mamma» dissi, mi tirai su le maniche del felpone che usavo per casa e le agitai i polsi davanti alla faccia. «Ti sei accorta che non porto più i bracciali di contenimento? Che festa? Vuoi che rischi di fare una strage?»

Mia madre, sentendomi parlare in maniera tanto disinvolta di qualcosa che per lei era chiaramente un tabù, distolse prontamente lo sguardo.

«Gaia sarà qui tra poco» rispose.

«Mamma. Lascia perdere un attimo Gaia e la festa. Credo che tu debba darmi delle spiegazioni. Non puoi mica evitarmi in eterno».

Mia madre si mise seduta davanti a me e stette zitta.

«Cosa vuoi che ti dica? Avrai scoperto tutto da sola, stando a Tibur tutto quel tempo».

«Tutto no. Molte cose interessanti, però» confermai, stizzita. «Ah, a proposito. Perché mi avete cancellato la memoria, se mi è dato saperlo?»

Mia madre sospirò, abbassò lo sguardo un attimo e poi lo rialzò su di me.

«No che non ti è dato saperlo. Se avessimo voluto che lo sapessi, non ti avremmo cancellato la memoria, non ti sembra?»

La sua risposta mi lasciò spiazzata. Ero sicura che avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni, una volta che gliele avessi chieste faccia a faccia. E invece stava lì a fissarmi senza più dire una parola, sgranocchiandosi le unghie di tanto in tanto e sbuffando il resto del tempo.

«Ma mamma... io ho il diritto di sapere...»

«Ascoltami bene» disse, alzandosi in piedi e guardandomi dall'alto. «Tu devi dimenticarti di Tibur, dei Superbi e di tutto il resto. Io e tuo padre abbiamo fatto di tutto per tenerti lontano dal Regno di Mezzo. Se non fossi stata scelta come giurato, non ti avremmo mai permesso di tornare in quel posto. Purtroppo però sei stata scelta, e neanche tuo padre ha potuto fare niente per evitarlo. Adesso devi solo dimenticarti di tutto e concentrarti sugli studi».

«Ma come puoi chiedermi una cosa del genere?» urlai, alzandomi in piedi a mia volta e sbattendo le mani sul tavolo. «Non posso dimenticarmene! Cosa vuoi fare, cancellarmi la memoria un'altra volta?»

Mi madre mi fissò con uno sguardo carico di rabbia che mi fece rabbrividire.

«Ti assicuro che, se potessi, lo farei» sibilò.

Feci un passo indietro. Quella conversazione era stata peggiore persino della più pessimistica delle mie previsioni. In quel preciso momento, mentre con il respiro affannato stringevo il piano del tavolo cercando di non dare di matto, sentii suonare il campanello.

Gaia era venuta a prendermi per convincermi ad andare alla festa. Ma, visto come era andata la conversazione, non dovette faticare più di tanto; un paio d'ore in compagnia di Roberta Rispoli mi erano apparse improvvisamente più allettanti di una serata a casa con mia madre.

La casa di Roberta era enorme. Suo padre aveva comprato un antico castello che, fino a qualche anno prima, era stato un albergo a cinque stelle; lo aveva poi ristrutturato nella maniera più appariscente e pacchiana che si potesse immaginare e ne aveva fatto l'abitazione della sua famiglia.

Insieme ai castello aveva acquistato anche il parco intorno ad esso, praticamente mezza collina. Se esternamente la costruzione aveva mantenuto il suo aspetto originario di castello, l'interno della casa era un disturbante trionfo di marmi, lampadari di cristallo e boiseries in radica di noce orribilmente intagliate.

Gli invitati erano tutti in ghingheri.

«Forse avrei dovuto vestirmi più elegante» disse Gaia, appena fummo entrate.

«Mi pare che tu stia benissimo» risposi, in automatico.

In realtà avevo a malapena visto cosa avesse indosso. Qualcosa di fucsia. Aveva una qualche importanza? Se ci fosse stata Yumi avrebbe sicuramente potuto darle qualche consiglio.

Gaia era molto alta e piuttosto magra, aveva i capelli castani chiari, lunghi e mossi e attirava l'attenzione dei maschi anche quando era in tuta e scarpe da ginnastica, con il mollettone nei capelli. Solo che ne era del tutto inconsapevole. Yumi sarebbe letteralmente impazzita all'idea di rifare il look a una ragazza che partiva da una base tanto buona.

«Anche tu avresti dovuto vestirti meglio» aggiunse.

Mi guardai un attimo, giusto per ricordarmi cosa avessi deciso di indossare. Avevo un vestito nero stile impero. Le calze nere. Le scarpe col tacco. Era sufficiente.

«Io sono a posto» le dissi.

«Sì il vestito mi piace però, scusa se te lo dico... ma cos'è quel collanone da zingaro? L'oro giallo non va neanche di moda, quest'anno».

Non volevo che mia madre vedesse il medaglione così, da quando ero tornata a casa, lo avevo portato sempre sotto i vestiti. L'abito che avevo indosso quella sera, però, era abbastanza scollato da impedirmi di nasconderlo. E quindi, avevo pensato, perché non farne sfoggio.

«Melania!» urlarono varie persone più o meno in coro quando mi videro.

Erano tutti i miei compagni di classe. In un momento mi furono tutti addosso, chiedendomi come stavo, se mi fossi ripresa, e qualcuno anche se fossi sicurissima di non essere più contagiosa.

Ero abbastanza legata ad alcuni di loro, oltre a Gaia. C'era la dolce Sara, per un terzo africana, l'unica ragazza della classe più bassa di me, alternativa, gentile, calma e saggia. L'indipendente Corinna, con la carnagione chiarissima i capelli corvini, alta, decisa e sportiva e risoluta come un'adulta. E poi c'era Edera, la punkabbestia, con i capelli rosa, il piercing al setto e i lobi delle orecchie dilatati, la più intelligente di tutte noi e l'unica, quella sera, a sembrare più fuori luogo di me.

Il loro affetto mi fece sentire in colpa. Quelle erano le mie amiche di una vita. Quello era il mio posto.

Quello non poteva proprio essere il mio posto, mi ritrovai a pensare nel corso della sera. Avevo ballato un po' ma mi ero stufata subito perché la musica non mi piaceva, cosi mi ero lasciata cadere su un lettino simposiale, oggetto indiscutibilmente cafone ma perfettamente in linea con il resto dell' arredamento del castello, accanto a due ragazzi che non conoscevo, che parlavano di cose che non mi interessavano. Ogni tanto guardavo in direzione di Piras, che mi era piaciuto per così tanto tempo. Perché mi piaceva così tanto, poi? Era bello, alto, aveva i rasta e un atteggiamento sicuro di sé. Ma come aveva fatto a piacermi così a lungo solo per quello? Non ci avevo neanche mai parlato.

Non mi importava più niente di lui. Non mi importava di nessuno all'interno di quella casa, in quel senso. Mi piaceva Rei. Mi piaceva solo lui.

Un lampo fucsia passò a velocità supersonica davanti ai miei occhi riportando la mia attenzione alla realtà. Mi alzai dal lettino simposiale burino, barcollai un attimo sui tacchi, poi ritrovai l'equilibrio e mi affrettai a raggiungere Gaia di fuori.

«Che cosa è successo?» le domandai.

Si era seduta sul bordo della brutta piscina che, con il suo rivestimento celeste, deturpava l'intera collina, ed era scoppiata a piangere con la testa tra le mani.

«Li ho visti baciarsi! Li ho visti baciarsi!» ripetè, singhiozzando.

Mi maledissi quando mi resi conto di non avere idea di cosa stesse parlando. Chi le piaceva? Non riuscivo a ricordarmelo. Fortunatamente, Sara ed Edera sopraggiunsero appena in tempo.

«Hai visto Rocchi con quella?» le chiese Sara, preoccupata.

Giusto, Rocchi! No, non era vero. Non avevo la più pallida idea di chi fosse Rocchi. Ero un'amica terribile.

«Lo sta facendo di proposito per farti ingelosire, Gaia» disse ancora Sara. «Non dargliela vinta».

Edera le mise una mano sulla spalla.

«Ti andiamo a prendere qualcosa da bere, ok?» le chiese.

«Ok» singhiozzò Gaia.

Sara ed Edera si allontanarono e io alzai lo sguardo sul panorama. Dal castello erano ben visibili i ruderi dei templi di Vesta e della Sibilla, illuminati dai fari.

Certo, non sapevo chi fosse Rocchi. Ma cambiava qualcosa? Il ricordo di Nerissa e Rei insieme bruciava ancora dentro di me; le sue lacrime stavano facendo sanguinare la mia ferita.

Volevo consolarla. Ero la sua migliore amica, quello era il mio compito. Ma perché allora non sapevo cosa dire?

«Oh, no!» sussultò Gaia, facendo sobbalzare anche me. «Eccoli!»

Come una furia, si alzò in piedi e andò a nascondersi dietro l'angolo e io mi affrettai a fare lo stesso.

Rocchi e Roberta Rispoli stavano correndo mano nella mano verso la piscina, ridendo e fermandosi a baciarsi ogni due o tre metri. Arrivarono sul bordo, si tolsero le scarpe e saltarono dentro tutti vestiti. Per un attimo mi trovai a sperare che morissero congelati e che riemergessero galleggiando a pancia in giù. Poi però, siccome non sembravano avere la minima intenzione di morire, mi venne il sospetto che la piscina fosse riscaldata.

Avevo riconosciuto anche Rocchi, finalmente. Stava in classe con Piras. Biondo e longilineo, proprio il tipo di Gaia.

Roberta si tirò indietro i capelli biondi con un gesto da sirenetta malvagia, nuotò fino a raggiungerlo e gli buttò le braccia intorno al collo.

Corna di Bacco. Mi stava venendo sete.

Roberta, pur essendomi sempre stata antipatica, in quel momento mi apparve quanto mai detestabile. La odiavo. Meritava...

Il medaglione di Gilbert mi rimbalzò addosso e mi colpì dritto nello stomaco, come un pugno.

Lo strinsi nella mano fino a farmi male, poi mi feci coraggio e mi voltai a guardare verso Gaia, che stava fissando la coppia come se avesse voluto ammazzarli lei stessa.

Sara e Edera tornarono con i bicchieri pieni in mano, deviarono rapidamente dalla piscina quando si accorsero che era occupata, e ci individuarono dietro l'angolo. Gaia le guardò, prese il bicchiere e le ringraziò. Bevendo allentò il nodo che aveva alla gola e che stava soffocando anche me e i miei muscoli si rilassarono tutti insieme, tanto che mi lasciai sfuggire un sospiro.

Dagli altoparlanti del giardino una voce annunciò l'inizio del countdown.

«Tre... due... uno... Auguri!» risuonò dall'altoparlante.

Fuochi d'artificio esageratamente brutti e ignoranti illuminarono il cielo a giorno per quasi un'ora.

Le mie amiche avevano alzato tutte lo sguardo; i loro volti, insolitamente truccati per la serata, si tinsero di tutti i colori del cielo e io, guardandole, mi ritrovai a pensare che la mia vita sarebbe stata più semplice se non avessi avuto nessuno a cui volere bene.

Tornai a casa in punta di piedi.

Entrai nella mia stanza, mi chiusi la porta alle spalle e mi lasciai cadere sul letto. Per un attimo avevo rischiato di perdere il controllo. Se una cosa del genere fosse accaduta in mezzo a tutti i miei compagni sarebbe stata una tragedia. Esattamente come era stata una tragedia la gita scolastica.

Scacciai all'istante il pensiero poiché un fruscio improvviso nel silenzio più totale mi fece sobbalzare. Schizzai in piedi sulla difensiva e istintivamente portai la mano al medaglione di Gilbert. Mi guardai intorno. Poi sentii ancora lo stesso rumore: proveniva dal balcone.

Aprii la porta finestra con il cuore che mi martellava nel petto e uscii. Non c'era nessuno. Il rumore tuttavia si era fatto più insistente tanto che mi voltai stupita in direzione di uno dei vasi.

Non ci potevo credere: i rami e le foglie del bonsai che mi aveva regalato Yumi si muovevano impazzite scosse da improvvise folate di vento, come se tutta la piantina fosse stata investita da un tornado in miniatura. Avevo piantato il rametto il giorno stesso in cui ero rientrata e, come era prevedibile, nell'arco di un paio di giorni aveva già assunto le sembianze di una pianta adulta.

Mi inginocchiai accanto al vaso.

«Yumi?» domandai alla pianta.

Il vento cessò, e mi sembrò che la piantina si illuminasse appena. Dal più grosso e più sporgente dei rami spuntò davanti ai miei occhi una grande foglia verde, talmente grande che sarebbe stata sproporzionata anche per una pianta normale. Su di un bonsai era quasi ridicola.

Guardai le strane scanalature linfatiche. Erano strane davvero. Sembrava che scrivessero: "Sì! Yumi!"

Appena mi resi conto che la foglia conteneva un messaggio lo lessi ad alta voce e questo immediatamente sparì. Entrai a cento all'ora nella mia camera, presi con ferocia una penna rovesciando l'intero astuccio e uscii intenzionata a rispondere a Yumi scrivendo sulla foglia.

Quando mi chinai vicino alla pianta, però, sulla foglia era apparsa la scritta "devi usare il ramo!"

E, effettivamente, un ramoscello lungo e affusolato danzava davanti ai miei occhi. Lo afferrai e provai a scrivere.

"Ma che cosa succede? Perché sto parlando con una pianta?" domandai allibita.

Yumi disegnò una faccina divertita in stile manga.

"Non stai parlando con una pianta!" scrisse "Stai parlando con me!"

"Come è possibile?"

"Non so... credo dipenda dal fatto che le radici di tutte le piante sono connesse tra loro... o qualcosa del genere..."

"Ma..." scrissi a fatica, con la mano tremolante "la mia piantina sta in un vaso!"

"Ok, non lo so, Ania. Senti, rimandiamo la lezione di botanica a un altro giorno. Devo dirti una cosa. Purtroppo è successa una disgrazia..."

Appena lessi, il messaggio sparì e io mi sentii raggelare. Una disgrazia era l'ultima cosa di cui avevo bisogno in quel momento.

"Una disgrazia?" domandai, titubante "Cosa è successo?"

"Kierkegaard è evaso dal carcere. E il Pontifex è stato rapito. Sai cosa significa?"

Rimasi senza parole. Sapevo benissimo che Kierkegaard sarebbe dovuto andare a morte il giorno dopo. Nei giorni precedenti il pensiero si era affacciato più volte nella mia mente, ma l'avevo sempre respinto. Ero una professionista, in questo.

Un pericoloso criminale era di nuovo a piede libero e io mi sentivo... sollevata.

Sì, sollevata. Perché avrei potuto continuare a guardarmi allo specchio senza essere tormentata dal pensiero di aver mandato a morte una persona.

"Ci sei ancora?" scrisse dopo qualche secondo.

"Sì" risposi dopo un attimo, "sì, so cosa significa. Significa che la Setta è definitivamente tornata".

*Avviso: i primi dieci capitoli sono ufficialmente in revisione (solo controllo refusi). Mi piacerebbe anche aggiungere una foto per capitolo ma non sono sicura di averne abbastanza. Vediamo cosa ne esce.*

Ps dalla Ania del futuro (che, nel frattempo, di revisioni ne ha fatta non una ma una decina e, nonostante tutto, continua ancora a scovare refusi): quando me ne sono uscita con questa ingenua pensata non avevo ancora idea di buttare giù così tanti capitoli. Quindi, qui lo dico e qui non lo nego, questo delizioso progetto non vedrà la luce tipo... mai 😅

AppleAnia

واصل القراءة

ستعجبك أيضاً

NIGHTINGALE بواسطة Giulia 🐺

الخيال (فانتازيا)

236K 15.7K 38
Entrambi i capitoli sono contenuti in questo volume: 1. capitolo primo: nightingale (finito). 2. capitolo secondo: imugi (da lunedì 12). ~ Anno 2907...
1M 50K 94
*Primo volume della saga di Sentimenti Oscuri* Anno 1626. Meredith è una giovane ed inesperta donna di appena diciotto anni. Sin dall'infanzia ha cap...
79.5K 3.4K 27
PUBBLICATO DA PUBME, COLLANA NHOPE DISPONIBILE SIA IN FORMATO EBOOK E CARTACEO SU TUTTI GLI STORE ONLINE <3 Primo libro della duologia: Reset In...
60.3K 463 5
Tre spade. Tre prescelti. Una discendente. Nailyn e Jak sono due giovani ladri di Vartadis. Una sera, alla festa di un ricco mercante, rubano un can...