NOCTURNA

By fiamminga95

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*COMPLETA* (Taekook) (Yoonhopemin) (Namjin) C'è una guerra in città. Un gruppo di vampiri sta invadendo il... More

Personaggi e Introduzione
Atto I: Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Atto II : Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Atto III: Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 29
Capitolo 30
Atto IV: Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Atto V: Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Epilogo

Capitolo 28

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By fiamminga95

Capitolo 28

Un nome

Taehyung spense il rubinetto della doccia fredda che aveva fatto, il sangue incrostato svicolava nello scarico. Uscì, con un sospiro, e si affrettò ad asciugarsi. Quando andò nel salottino, Jin e Hoseok lo stavano ad aspettare.

Jin aveva la braccia conserte e dondolava un piede a terra nervosamente mentre Hobi sembrava affascinato da una delle statuette in mostra nel salotto. Taehyung sbuffò. "Siete già qui?" chiese.

"Siamo anche in ritardo, non è così?" specificò Hobi. Difficilmente era lui quello che si arrabbiava ma adesso sembrava davvero innervosito. "Hai visto in che guaio ci hai cacciato?"

"è tutto sotto controllo"

"Balle!" quella volgarità era davvero fuori posto sulle labbra piene ed eleganti di Jin. "Tutte balle. Non avevo forse ragione io? Ci stanno assediando, Taehyung. è così che cominciano le guerre tra nidi, o te lo sei dimenticato? Hyungki è già in viaggio e quando troverà un posto per stabilirsi ..."

"Non farà un bel niente" commentò Taehyung, disfandosi dell'asciugamano che aveva in testa. "Non è un idiota. Anche con tutto il suo nido alle porte di Seoul non può vincere a meno di non portare dalla sua parte tutti gli altri nidi e gli altri non verranno a darci fastidio. Devono dei soldi a Hyungki ma non vogliono rischiare di perdere la vita o la posizione combattendo contro di noi. Potremmo farli a pezzi facilmente"

"Potresti. Tu" disse Jin. "E tutto questo perché stanno cercando un maledetto cigno nero ..."

"Il cigno è un pretesto, Jin"

"Lo so benissimo" rispose lui "Ma è un pretesto che funziona, non è così?"

Taehyung si leccò le labbra e poi scosse la testa. "A questo punto non cambia niente"

"Potrebbe cambiare se gli lasciassi il cigno. Non avrebbero più pretesti"

"Jin, non riuscirai a convincerlo. Sono anni che è un disco rotto ..." commentò Hobi. "Non gliene importa nulla del nido"

"Non è vero" disse Taehyung. "Lo so che non sono il capo che voi vorreste che fosse ma non è colpa mia. Non ne sono capace. Non ne ho le forze mentali, va bene? E siamo sinceri, lo abbiamo sempre saputo: io sono sono solo lo spauracchio da mettere davanti al naso di chi ci vuole male"

Guardò prima e Jin e poi Hoseok e disse: "Jin. Sei sempre stato tu a capo di tutto il nido. Hoseok, sei tu che lo tieni unito. Io sono solo il simbolo"

"E questo non è importante?" commentò aspramente Jin.

"No, se volete che faccia quello che non ho mai fatto, che non mi compete e che non sono capace di fare"

Gli altri due rimasero in silenzio per un lungo momento, ponderando le sue parole. Sapevano che aveva ragione. Taehyung si lasciò quindi sprofondare nella poltrona e sospirò ancora, sentendo l'accappatoio aprirsi sulle sue gambe ma non prestandoci attenzione.

"Era da un po' che pensavo a qualcosa" disse Taehyung.

"Cosa?"

"Pensavo di andarmene"

Il silenzio divenne più pesante e quando Taehyung alzò lo sguardo, incontrò quello duro degli altri due.

"No" disse Jin. "Non puoi farlo"

"Jin ..."

"Non puoi abbandonarci adesso che abbiamo Hyungki alle porte! Quanto puoi essere irresponsabile?!"

"Jin. Ascoltami. Ultimamente non sono stato molto bene. Ve ne siete accorti. Lo stress mi sta facendo uscire fuori di testa. Non posso rimanere qui, non vi aiuterei. Hyungki non saprà mai che fine ho fatto e rimarrà sempre con il sospetto che possa uscire da un momento all'altro. Non attaccherà direttamente"

"E il cigno? Che facciamo per quella questione?" chiese Hoseok "Se Hyungki lo vuole e tu non ci sei, potrebbe colpire più forte"

Taehyung si leccò le labbra e, alla fine, disse: "Ci penserò io al cigno"

"In che modo?"

"In un modo per cui non dovrete preoccuparvi"

Gli altri due si lanciarono un'occhiata e poi tornarono a guardarsi e poi tornarono a Taehyung. Hoseok disse: "Ma hai sempre detto di non volerlo uccidere"

"Le situazioni cambiano"

Ci fu altro silenzio e dopo un po' Jin chiese: "Dove andrai?"

"Non lo so. Lontano"

"Hai intenzione di tornare?"

Taehyung ci pensò un po' prima di rispondere: "Un giorno, forse"

Hobi scosse la testa e si poggiò allo schienale della poltrona di Jin con entrambe le mani. "Ci stai davvero lasciando indietro?"

"Non avete bisogno di me" specificò Taehyung. "Lo dimostra l'esistenza del nostro nido. Io avevo bisogno di voi, quando vi ho incontrati e vi ho trasformati, ma voi avete altre necessità, le avete sempre avute. Io non vi servo"

"E cosa diremo agli altri?"

Taehyung fece spallucce. "Che sono andato in vacanza?" propose. "Non diranno nulla. Mi criticheranno nei loro cuori ma nessuno si sorprenderà"

"Sottovaluti l'amore che hanno per te, Taehyung" disse Jin. "Ognuno di loro ti ha come primo punto di riferimento"

"Potrete sostituirmi più che bene. Come riferimento siete migliori di me" disse aglri altri due, alzandosi in piedi.

"Dove andrai?" chiese Jin.

"Lontano. è da molto che non sto da solo. Forse la solitudine mi farà finalmente voglia di cercare casa" commentò.

"Taehyung, quello che non hai mai capito è che una casa ce l'hai già" disse JIn, alzandosi. Hobi gli si mise vicino e Taehyung li osservò tutti e due. "Quando mi hai incontrato, cercavi un compagno. Siamo stati io e te da soli per anni prima di trovare Hoseok. Taehyung, sapevo di non bastardi e speravo che Hoseok potesse sopperire alle mie mancanze ma quando abbiamo capito che non eravamo abbastanza ... cos'altro potevamo fare? Abbiamo costruito questa casa, il nido, per te"

Taehyung li osservò, i suoi vampiri, con cui aveva condiviso così tanto, a cui stava spezzando il cuore.

"Cosa dobbiamo fare per bastarti, Taehyung? Cos'è che vuoi?"

Taehyung ci rifletté, ma non seppe dar loro una risposta. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa voleva ma ... voleva. Voleva disperatamente e non sapeva come sopperire a quel bisogno. Per tanto tempo lo aveva ignorato, quasi dimenticato, ma adesso che era tornato macchiava qualsiasi suo pensiero.

Si voltò e se ne andò, lasciandoli lì da soli a chiedersi per l'ennesima volta, dopo quasi mille anni, perché non fossero abbastanza.







Vivere da solo tra gli umani era strano. Fortunatamente non doveva invitare nessuno in casa, altrimenti avrebbe visto nel suo frigo solo bibite piene di zucchero e un gran numero di sacche di sangue tipo 0 negativo.

La casa era spartana ed essenziale anche se con i confort migliori che il suo patrimonio poteva permettergli. Era facile sparire dalla contabilità di Jin: Taehyung aveva una gran quantità di conti di cui non gli aveva mai parlato.

Sparire invece dal radar del suo nido era più difficile. Si approvvigionava di nascosto e si copriva di abiti vecchi e già usati da umani, usando troppo profumo e troppo detersivo quando si lavava.

Aveva da poco comprato un piccolo locale dove aveva intenzione di dare il via ad un attività. Non che fosse difficile, ormai sapeva da molto come si faceva.

Aveva deciso di mettersi a vedere videogiochi, anche se non aveva la minima idea di come ci si giocasse o perché diavolo fossero interessanti ma sapeva che a Jungkook piacevano molto e pensava che un negozio di questo tipo potesse interessargli.

Aveva manipolato i genitori di Jungkook per convincerlo a mandarlo a vivere da un'altra parte.

La casa dove abitavano non era stata segnata, ma il quartiere poteva già essere stato comunicato a Hyungki per quanto ne sapeva. A Taehyung era passato per la mente di andare da qualche altra parte, di convincere i genitori di Jungkook a trasferirsi ma Jungkook era già iscritto all'università e Seoul era la sua unica casa, l'unico posto che conoscesse bene, e Taehyung non voleva arrecargli il trauma di un trasloco immotivato altrove. Già cambiare casa e stare da solo doveva avergli dato molti problemi, sicuramente.

E poi non c'era da escludere che, se le cose si fossero messe male, sarebbe stato meglio avere il nido vicino sia per la sua sicurezza sia per la loro. Aveva detto che sarebbe andato via, lontano ma non poteva davvero lasciarli da soli se c'era un nido rivale che minacciava di ucciderli tutti.

Aveva saputo dove Jungkook era andato a vivere e si era assicurato che fosse un buon quartiere, libero da vampiri che potessero infastidirlo.

Doveva ancora andare di notte da lui per fargli bere poche gocce del suo sangue, ma Taehyung si era subito accorto che avrebbe dovuto dargliene di più e più spesso. Si era dunque arreso all'evidenza: avrebbe dovuto tenere Jungkook continuamente sotto controllo, seppur nei limiti del possibile.

Non voleva spiare Jungkook, non lo aveva mai fatto. Per quanto gli fosse stato possibile aveva da sempre cercato di lasciargli la sua intimità, anche quando la situazione era pericolosa ma adesso, con Hyungki che si avvicinava e un nido nemico nelle vicinanze, non poteva stare troppo lontano.

Decise quindi di lasciare dei volantini per un posto di lavoro, convenientemente nella cassetta delle lettere di Jungkook. Appese anche un cartello fuori dal negozio e mise un annuncio online per essere più realistico e non destare sospetti.

Qualcuno lo contattò per il posto di lavoro ma mentì a tutti, aspettando che Jungkook abboccasse all'amo.

Taehyung aveva bisogno di vederlo solo per poco ogni giorno, per assicurarsi che stesse bene e tenere sicuro il perimetro del suo nuovo territorio, nascosto nel cuore di quello del suo nido. Non riusciva a trovare un modo più efficace per proteggere Jungkook lasciandogli però la possibilità di vivere la sua vita.

Quando finalmente Jungkook decise di provare a chiamare il numero del negozio, Taehyung gli disse di passare un pomeriggio per fare un breve - anche se inutile - colloquio.

Jungkook entrò nel negozietto, guardandosi intorno con eccitazione ma anche un po' agitato. Taehyung si voltò dal bancone e disse: "Jungkook?"

Il suo nome, detto così forte, così banalmente e in pieno giorno, aveva uno strano sapore sulle sue labbra.

Il ragazzo si voltò verso di lui e si mise i capelli dietro l'orecchio, tenendo stretta a sé la tracolla piena di libri di scuola. "Salve. Tu sei ... eh" guardò velocemente un foglietto che aveva in mano e disse: "Taehyung? Abbiamo parlato al telefono per il posto di lavoro"

Taehyung rimase immobile per un momento di troppo. Jungkook lo osservava senza capire, non potendo sentire il suo cuore che batteva come un matto.

Mi ha chiamato per nome.

Taehyung deglutì e si guardò le mani, nascondendo tutta l'agitazione e l'emozione che stava provando dietro la maschera di un'espressione marmorea e indecifrabile. "Sì, ci siamo sentiti ieri. Prego, vieni di là" gli indicò il retrobottega dove Taehyung aveva organizzato un piccolo studio.

Come faceva a parlare così normalmente? Quale potere sovrannaturale era mai questo? Taehyung non sapeva come riuscisse a parlargli come se nulla fosse mentre invece tutto il suo corpo si stava sciogliendo. Una parte di lui voleva afferrarlo e morderlo come quella notte di febbre, un'altra parte di lui voleva cadere ai suoi piedi e piangere per la liberazione.

Mi ha chiamato per nome ...

"... Taehyung?"

Alzò lo sguardo, ancora angosciato e si rese conto di essere rimasto in silenzio assorto nelle sue angosce.

"Scusa, ho un sacco di cose a cui pensare. Per questo mi servirebbe un aiuto qui in negozio. Tu mi dicevi che sei uno studente. Com'è il tuo orario? Potresti venire di pomeriggio?" chiese.

Jungkook gli sorrise e cominciò a spiegargli cosa studiasse e quali orari avesse e come gli servissero dei soldi in più per vivere da solo. Proseguì animatamente a spiegargli quanto gli piacessero i videogiochi, quanto ne sapesse in materia, e come sarebbe stato sempre disponibile ad aiutarlo, a qualsiasi ora.

"Vivo da solo e non ho molta voglia di rimanere a casa. Ogni occasione è buona per stare con qualcun altro" ridacchiò nervosamente e tornò a spostarsi il ciuffo e dondolare gli orecchini circolari che aveva ad un orecchio.

Le sue guance si arrossarono e il rumore del suo cuore che batteva veloce riempì le orecchie di Taehyung, mettendogli l'acquolina in bocca e allo stesso tempo scaldandoli il petto. Erano due sensazioni così opposte e violente da lasciarlo un po' confuso per alcuni secondi.

Riprese a parlare anche lui e alla fine concordò con Jungkook un periodo di prova e un orario di lavoro che potesse andargli bene. Alla fine, quando lo vide andarsene, chiuse la porta a chiave, andò ad aprire una stanza che decise che avrebbe tenuto chiusa a chiave da quel momento in avanti e aprì il frigorifero che teneva lì di riserva.

Affondò i denti nella prima sacca di sangue che afferrò, la risucchiò tutta velocemente e poi ne prese un'altra e poi ancora un'altra finché non si creò una montagna di plastica ai suoi piedi. Quando tutto il sangue che aveva di scorta finì si accasciò sulla sedia girevole e respirò a pieni polmoni.

Doveva farcela. Doveva essere forte per Jungkook e per sé stesso.







C'era un odore strano su Jungkook da qualche tempo.

Lo annusò di nascosto e poi se ne andò per infilare alcune gocce del suo sangue nel caffè che gli stava preparando. Quando tornò da lui per passarglielo davanti cercò il modo di chiedergli se gli fosse capitato qualcosa.

Da quando Jungkook andava lì praticamente ogni giorno Taehyung non era più andato di nascosto a casa sua, non lo riteneva corretto perché non ce n'era bisogno.

"Come va all'università?"

"Come al solito" gli rispose il ragazzo con un'alzata di spalle. "Niente di eccezionale"

"Ti sei fatto qualche nuovo amico? Mi dicevi l'altro giorno che non conosci molta gente del tuo corso" provò ad intavolare il discorso per condurlo all'argomento che gli premeva. Qualcuno gli stava molto vicino e lo toccava spesso. Non era un vampiro, ma Taehyung percepiva che non fosse nemmeno umano.

"Non a scuola ... ma ho un nuovo coinquilino!" disse sorprendentemente e con gioia. Per poco Taehyung non sputò i denti per la sorpresa.

Un'altra persona sconosciuta? In casa di Jungkook? Da quando?

"Sembra divertente" disse invece, mantenendo la sua solita distanza. Non voleva intromettersi troppo, anche se doveva.

"Sì! Jimin è un sacco simpatico! Gli piace fare i pigiama party per guardare i film di supereroi! è un matto. Guarda, ho una sua foto!"

Dalla vivacità con cui Jungkook parlava, Taehyung si rese subito conto che si era davvero affezionato a questo individuo sconosciuto. Il ragazzo prese il telefono e gli mostrò una foto di sé stesso e un altro ragazzo mentre facevano le smorfie con un filtro idiota di Instagram.

Il ragazzo - Jimin - aveva i capelli argentei e gli occhi brillanti, un viso piacevole e labbra sensuali. Qualcosa scattò nella mente di Taehyung quando osservò il viso di Jimin e sentì ancora il suo odore sulla pelle di Jungkook.

Quello era un incubo.

Si corrucciò lievemente e Jungkook lo mal interpretò. "Scusa, è una foto idiota. Tu sei sempre così serio ... scommetto che non ti piacciono queste cose" disse, nascondendo la foto e il cellulare nella tasca, spostandosi la frangetta e arrossendo.

Taehyung aveva rapidamente cominciato ad apprezzare quei momenti. Se c'era qualcosa che gli piacesse più dell'odore del sangue di Jungkook era vedergli colorare il suo viso animato e vitale.

Era così adorabile ...

"Tutt'altro. Non mi permetterei mai di criticare qualcosa che è così palesemente importante per tè. Invidio la vostra capacità di non prendervi sul serio. Io l'ho persa molto tempo fa" gli rispose seriamente.

Jungkook lo guardò da sotto la sua frangetta nera e scompigliata.

Mentre si osservavano a vicenda, i pensieri di Taehyung galoppavano. I cigni neri apprezzavano la compagnia dei vampiri e Jungkook nello specifico aveva dimostrato di cercarla attivamente. Era inconsciamente propenso a parlare più con quelli della sua specie che con gli umani. Non era da escludere che anche la facilità con cui parlava con Taehyung derivasse da questa indole inconscia.

Era possibile che, in mancanza di altri cigni o vampiri, si fosse legato ad un essere soprannaturale che somigliava a loro, come per esempio un incubo?

Non era da escludere.

Fu riportato alla realtà dal commento di Jungkook: "Sei sempre così saggio" gli disse, a bassa voce. "Sembri così giovane ma a volte ... Quanti anni hai, Taehyung"

Lui gli sorrise. "Molti più di quelli che immagini. Ma ti assicuro che non sono nemmeno lontanamente saggio come vorrei"

"Se non saggio ... sensibile. Voglio dire, sensibile a quello che pensando e sentono gli altri" specificò Jungkook.

Taehyung non gli disse: sensibile a quello che senti e pensi tu. In ogni caso piegò con umiltà la testa e continuò a fare il suo lavoro.

Quando si mosse tra gli scaffali però, notò il battito del cuore più frenetico di Jungkook e si voltò per controllare se stesse bene. Jungkook lo guardava, stando fermo al bancone e quando lo vide girarsi, arrossì ancora, il suo cuore batté più forte e lui tornò immediatamente chino a fare il suo lavoro.

Taehyung rimase perplesso quella prima volta e tornò ai suoi compiti.

Anche la seconda volta che capitò, quando si incrociarono di nascosto i loro sguardi silenziosi, Taehyung non comprese.

Nemmeno la terza volta, quando si voltò e si accorse che Jungkook, con uno scatolone in mano, si era fermato per osservargli la schiena.

Alla quarta volta a Taehyung venne un sospetto, ma non aveva nessuna voglia di crederci. Se ci avesse pensato, anche solo per un momento e poi avesse avuto prova di avere torto, sarebbe stato peggio di quella notte di febbre.

Taehyung non sopportava più le illusioni. Jungkook aveva infranto ognuna di quelle che si era costruito in un millennio di vita e non voleva che gli distruggesse anche quella piccola, labile speranza di poter essere anche solo vagamente importante per lui.

Taehyung non aveva nessuna intenzione di prendere spazio nella sua vita. La sua esistenza portava guai e spera che, finita l'emergenza con Hyungki e il suo nido, sarebbe tornato a vivere lontano da Jungkook, rimanendo ai margini della sua vita. Non aveva mai chiesto di essere importante.

Però ...

Però cosa sarebbe successo se lo fosse diventato? Come avrebbe reagito se Jungkook avesse cominciato a reputarlo importante?

Non ci voglio credere. Non ci voglio pensare.

Ma qualcosa stava lentamente cambiando e Taehyung non poteva non accorgersene.

Jungkook era sempre lì, anche quando Jimin era disponibile e quando non era il suo turno di lavoro. Trovava qualsiasi scusa per rimanere nel negozio, anche senza farsi pagare gli straordinari.

Entrava, suonando la campanella, con il fiatone e lo guardava sorridendo. Il suo cuore batteva sempre forte, quando i suoi occhi incrociavano quelli di Taehyung. "Mi piace stare qui" diceva all'inizio.

Poi tutto si trasformò in. "Mi piace parlare con te"

"Taehyung?" lo chiamava.

"Hyung, cosa ne pensi?"

"Taehyung, guarda questo video che ho trovato su Youtube"

"Taehyung, Jimin ieri ha detto una battuta davvero cretina ..."

"Taehyung i miei genitori mi assillano!"

"Taehyung, sono preoccupato per l'esame, mi sento scemo! Perché non riesco a studiare?"

"Taehyung?"

"Taehyung!"

Gli girava la testa. Quando tornava a casa i suoi vestiti avevano il suo odore, le sue orecchie erano piene del suono del suo cuore e la sua mente era colma del suono della sua voce. Chiudeva la porta e sospirava, stringendosi il petto.

Non ci voglio pensare ... non è possibile ...

Se ne stava andando verso la macchina e aveva già estratto le chiavi quando sentì, da molto lontano, un suono fastidioso. Alzò la testa e si accorse che Jungkook stava piangendo, molto lontano da lì. Non era tornato a casa?

Taehyung si era affrettato a tornare indietro e quando girò l'angolo lo vide seduto a terra, davanti al negozio, che nascondeva il viso e piangeva disperatamente. Gli si spezzò il cuore.

"Jungkook ...?" disse piano. Si stava per piegare e per abbracciarlo. Lo avrebbe preso e stretto al suo petto per calmare le sue lacrime e chiedergli cosa fosse andato storto, gli avrebbe promesso che avrebbe fatto di tutto per lui, perché non aveva mai avuto altro desiderio che vederlo felice.

Ormai, da quando gli poteva parlare, da quando erano capaci di sedere uno vicino all'altro e ascoltarsi, Taehyung aveva la sensazione che quello era il fine ultimo della sua vita.

Ogni altro ricordo era stato abbandonato.

Nessuna tormenta di neve, nessuna volpe.

Nessun Jin, nessun Hoseok, nessun nido.

Nemmeno sé stesso.

All'improvviso era come se ogni sforzo compiuto fino a quel momento, ogni doloroso anno immortale che aveva vissuto, era stato solo per poter arrivare fin lì e soffrire in silenzio per guardare gli occhi di Jungkook.

Non c'entrava nulla con il sangue, con i cigni neri o la guerra o ogni altra sorta di cazzata che l'universo aveva messo tra di loro.

Jin gli aveva chiesto, quell'ultima volta, che cosa volesse. Cosa doveva avere dalla vita per sentirsi soddisfatto.

Tutto il potere del mondo, tutta l'eternità non avevano nessun significato.

Jungkook stava piangendo al buio, da solo, disperatamente e Taehyung finalmente ebbe la tanta agognata realizzazione che aspettava. Voglio vederlo sorridere. Voglio vederlo felice. Voglio che tutto il mio amore abbia un risultato.

Non pretendeva di essere amato. Del resto non sapeva più quanto aveva ucciso e quanto aveva distrutto - cose che ormai non avevano più senso - sapeva che essere amati, a quel punto era difficile.

"Taehyung ...?" disse con un singhiozzo Jungkook, alzando lo sguardo. I suoi occhi belli e rotondi erano umidi e se Taehyung avesse potuto avrebbe baciato le sue guance fino ad asciugarle.

Rimase però in piedi, a qualche passo di distanza.

"Jungkook, che cosa succede?"

"... J-Jimin ... Jimin non torna più a casa ... non so cosa gli è successo!" tornò a piangere e a quel punto Taehyung si andò a sedere vicino a lui, per ascoltare tutti i suoi singhiozzi e tutta la sua preoccupazione. Jungkook era così preoccupato che si sentiva male e il suo odore lo rivelava.

Arrivò persino ad abbracciarlo piano e poi a suggerirgli di andare a casa sua. Non lo voleva lasciare da solo. Avevano guardato un film e aveva tentato in qualche modo di tirare Jungkook su di morale.

"Non ho più nessuno" aveva detto "Sono rimasto da solo ..."

"Non è vero. Jungkook, va tutto bene. Andrà tutto bene" gli aveva risposto Taehyung abbracciando lo stretto. Ti proteggerò io. Nessuno ti farà mai del male. Non sarai mai da solo.

Non poteva dirglielo ma lo pensò intensamente, sperando che le sue braccia intorno a Jungkook, così poco abituate a dimostrare affetto, lo dicessero al posto suo.

Quando Jungkook si era finalmente addormentato, Taehyung era uscito dalla casa, sparendo nella notte alla ricerca di Jimin.

Lo trovò in ospedale. Era proprio come appariva nelle foto e ora che Taehyung lo aveva davanti era sicuro che si trattasse di un incubo. Sicuro che si sarebbe ripreso decise di andarsene dall'ospedale ma prima che potesse fuggire vide passare davanti a lui una strana scena.

C'erano dei poliziotti che trascinavano via un paziente dall'odore familiare.

Un uomo adulto, con addosso l'odore di Jin, stava tirando via Hoseok ammanettato senza che questo facesse resistenza. Non lo videro e Hoseok, ancora peggio, non lo percepì.

Non poteva essere una caso, non poteva!

Taehyung tornò indietro e si avvicinò al corpo addormentato di Jimin, vedendo solo in quel momento la grande garza che aveva al collo.

Era stato morso.

Il panico si impossessò di Taehyung. Cominciò a fremere e i macchinari intorno a lui cominciarono a suonare all'impazzata. Se ne andò, praticamente terrorizzato.

Erano vicini a Jungkook.

L'avrebbero trovato!

L'avrebbero portato via!

Si fermò e corse nel bagno di una stanza dell'ospedale, e vomitò nel gabinetto, imbrattandolo di rosso.

Ancora una volta il suo potere, impazzito per il terrore, scivolò alla sua presa.

Non potevano. Jungkook era suo e l'avrebbe difeso fino alla morte. Non l'avrebbe ceduto a nessuno, a costo di ammazzarli tutti.

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