NOCTURNA

By fiamminga95

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*COMPLETA* (Taekook) (Yoonhopemin) (Namjin) C'è una guerra in città. Un gruppo di vampiri sta invadendo il... More

Personaggi e Introduzione
Atto I: Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Atto II : Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Atto III: Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Atto IV: Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Atto V: Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Epilogo

Capitolo 20

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By fiamminga95

Capitolo 20

Conversazioni al buio

Jin risalì fino ai piani più alti e fu subito circondato da persone.

"Jin? Jin!"

"Seokjin ma quindi è vero?"

"Il capo è tornato?"

"Dov'è Taehyung?"

"Jin"

Provò quindi a rassicurare tutti e poi subito dopo andò verso l'ascensore interno e salì al piano che gli era stato comunicato. Jin non viveva all'Hotel, come non facevano molti altri del nido, ma era praticamente il loro quartier generale.

Da qualche anno aveva comprato una casa lì vicino, un appartamento dove poter stare da solo con i suoi stessi pensieri e non circondato da quelli degli altri. Quando le porte si aprirono due donne gli si pararono davanti.

"Lisa" riconobbe, vedendo la vampira e che stava sorseggiando un caffè americano da una cannuccia. Vicino a lei c'era Jisoo, con lo sguardo un po' più serio e meno annoiato. "Tutto sistemato?"

Si riassettò la giacca e mentre camminava nei corridoi, le altre due lo seguirono. "Tutto apposto" disse Lisa. "È stato un po' difficile recuperare il corpo di quel mae bruciato dentro l'incendio ma per il resto dovremmo essere al sicuro. Abbiamo dovuto ipnotizzare un gran numero di pompieri, comunque"

"Come sta il capo?" chiese invece Jisoo. "Possiamo fare qualche altra cosa per lui? Ci sono altre cose che dobbiamo sistemare? Magari andare a prendere i suoi effetti nel posto dove viveva prima?"

"Per il momento Taehyung non ha detto niente. Credo sia meglio lasciarlo in pace per un po'. Non mi sembrava particolarmente contento di tornare qui, ma la questione del cigno nero gli ha forzato la mano"

"Ancora non mi capacito del perché ha deciso di prendersi una vacanza" disse Lisa. "Immensi poteri, infinita ricchezza e fama e lui che fa? Vuole vivere come un umano per ... fare la spesa? Lavorare in un negozio?" Lisa scosse la testa. "La cosa buona di essere un vampiro è che non ti devo più preoccupare di tutti questi problemi"

"È la cosa buona di essere un vampiro nel nostro nido, Lisa. Non sono tutti nelle nostre stesse situazioni. Ed essere al vertice potrebbe essere più stancante di ciò che pensi"

"Non mi posso permettere di giudicare il comportamento del capo. Non possiamo sapere se noi, al posto suo, non avremmo fatto lo stesso"

Jin arrivò in fondo al corridoio e si voltò a guardarle entrambe. "Potete andare adesso. Cercate di calmare gli altri, sono tutti contenti che il capo è di nuovo qui ma non posso assicurarvi che non decida di andarsene"

"Non c'è modo per farlo restare?"

Jin alzò le spalle. "Chi di noi è così potente? E inoltre ... cercate di ricordare a tutti gli altri che non è il caso di scendere per andarlo a trovare. Ricordiamoci che c'è un cigno nero lì sotto"

"È il cigno del capo?" chiese Lisa "Ma non aveva detto che non ne avrebbe mai preso uno?"

"Non sono sicuro se lo abbia preso, adottato o che altro. In ogni caso non gradisce la vicinanza di altri vampiri curiosi, quindi sarebbe meglio mettere qualcuno a guardia"

"Bogum mi ha detto che Jennie ha mandato lui e Wooshik a stare di guardia" spiegò Jisoo. "Seojoon è andato a riposarsi. La ferita si è richiusa ma è ancora debole come uno di dieci anni".

"Meglio così. Ora andate a riposarvi anche voi, vi farò sapere se ci sono altre questioni che dobbiamo risolvere". Le salutò e tutte e due se ne ritornarono in basso.

Jin rimase da solo nel corridoio illuminato dai faretti gialli. Non era lì per ricevere una stanza, ma si avvicinò ad una porta e bussò piano. Aspettò un poco e poi qualcuno gli venne ad aprire.

Namjoon aveva delle profonde occhiaie viola. Il suo odore angosciato gli faceva capire che probabilmente non era riuscito a chiudere occhio da quando erano tornati. Non disse nulla ma lo fece entrare e Jin non fece complimenti.

Fuori era giorno ma il sole stava già calando e i vetri della stanza erano oscurati dalle pesanti tende.

"Devo ammettere di non essere mai stato in un posto così chic" disse Namjoon, sedendosi ad una delle poltrone moderne messe nell'anticamera. "Tutti i migliori comfort, però, non mi hanno fatto dormire. Ho chiesto anche se potevano portarmi dei sonniferi ... ma poi non li ho voluti prendere" disse.

"Sei al sicuro qui. Anche se avessi preso le pillole nessuno ti avrebbe disturbato" gli assicurò Jin. "Noi del nido non disturbiamo gli umani che vengono qui. Non ci esponiamo in questo modo"

"Oh, ma sono sicuro che fate così ... con chi non sa nulla di voi" si massaggiò piano il polso, dove era ancora rosso il segno del suo taglio profondo. Jin non aveva potuto curarlo meglio. Gli prese delicatamente la mano, sedendosi sul bracciolo della stessa poltrona.

Namjoon non era abbastanza in forze da trovare energia per arrabbiarsi con lui. Jin esaminò bene la ferita e disse: "Posso fartela guarire definitivamente. Se la lasci così rimarrà la cicatrice"

"Fa come vuoi" disse l'altro, appoggiando la testa alla spalliera e inclinando all'indietro il collo. Era così stanco che non gli importava nemmeno di scoprire così tanto il suo collo sottile davanti a Jin.

Il vampiro osservò le esili vene del suo collo mimetizzarsi tra i suoi capelli e ne seguì gli intricati ricami finché non ebbe di nuovo la prontezza di tornare a sé stesso. Namjoon era stanco, Jin lo era più di lui, ed entrambi avevano bisogno che qualcuno fosse in grado di rimanere lucido.

Jin avvicinò il polso segnato di rosso di Namjoon alla sua bocca e cominciò a leccare e suggere lentamente, assaporando il gusto della pelle dell'altro. Era la prima volta che poggiava le labbra su di lui, la prima volta che Namjoon gli permetteva tanta libertà.

Aveva un gusto agrodolce, quella sensazione: Jin poteva bearsi del suo sapore ed trastullarsi almeno mentalmente con l'eccitazione che il sangue dell'altro, dietro la sola barriera della cicatrice, provocava in lui. Dall'altra parte non aveva ancora digerito la rabbia che lo aveva assalito quando aveva visto il sangue profumato di Namjoon finire nella bocca - anche se svenuta - di Seojoon.

Chiuse gli occhi e continuò a leccare lentamente, sentendo l'altro irrigidirsi pian piano tra la presa delle sue mani. Mentre ancora leccava, Jin alzò gli occhi su di lui per osservare l'espressione confusa, eccitata, e arrabbiata di Namjoon.

"Non è ... non è spiacevole" disse infatti l'altro, battendo più volte le palpebre. "Ma ora smettila"

Jin non aveva bisogno di leggere i suoi pensieri. La vicinanza alla sua pelle e al suo odore gli diceva tutto ciò che aveva bisogno di sapere. "Perché ti vuoi sempre fermare, quando qualcosa ti sta piacendo, Namjoon?"

"Non mi sta piacendo" l'altro provò a sfilare il suo polso dalla sua presa e Jin, sorprendentemente, glielo permise. Per la forza del gesto, Namjoon si ritrovò a sbattere contro la spalliera della poltrona. "È solo strano. La gente normale non si lecca a vicenda" spiegò, pulendosi il polso macchiato di saliva contro il pantalone e poi guardandolo. Il segno rosso del suo taglio era completamente sparito.

"Forse" disse Jin, che era ancora seduto sul bracciolo proprio vicino a lui. "Ma perché dovresti giudicare qualcosa come strano se è invece molto comune per qualcun altro?" gli chiese Jin. "Per la mia gente è normale. Una forma di affetto e cortesia, direi"

"Affetto?" Namjoon non gli credeva. "Ho visto Hoseok farlo a Yoongi e non si conoscevano"

"Non si conoscevano molto, ma Hobi era già piuttosto coinvolto. Non l'avrebbe fatto per chiunque altro, te lo assicuro" spiegò invece Jin.

Namjoon lo osservò di sottecchi, tenendosi ancora il polso con una mano. "E tu? Lo hai appena fatto per cortesia o per affetto?"

"Mi sorprende che tu mi faccia una domanda così diretta, Namjoon" Jin fece un sorriso, sporgendosi verso di lui e puntellandosi con una mano sullo schienale delle sedia. Sotto di lui l'altro lo osservava guardingo.

"Oggi non vuoi rispondermi?"

"Ti rispondo sicuramente, ma rimango ancora perplesso dalla tua volontà di sapere la risposta" disse Jin. "Forse siamo tutti e due troppo stanchi per i nostri soliti giochini, non è così?" gli spostò delicatamente capelli dal viso e fece un altro sorriso. "Affetto, ovviamente"

"Perché?" chiese Namjoon. "Capirei qualsiasi altra cosa ma non questo"

"Non sei come me. È un po' difficile da spiegare"

"Provaci"

Jin alzò le sopracciglia e lo guardò con intensità. Quel giorno Namjoon era una sorpresa continua. Non si era mai interessato prima di quel momento alle usanze dei vampiri e i tentativi di Jin di spiegarglieli si erano sempre scontrati con una feroce resistenza.

Namjoon notò la sua sorpresa e scosse la testa. "Mi ha sorpreso la reazione che hai avuto quando quel tipo era mezzo morto a terra"

"Oh" ricordò Jin. "Seojoon"

"Quello che è" aggiunse frettolosamente Namjoon. "Pensavo ... pensavo di aver capito come siete voialtri" disse. "Quando ti sei arrabbiato perché volevo aiutare quel tipo ti ho mandato al diavolo ma dopo quello che è successo, dopo che ho visto Hoseok e quell'altro ... il vostro capo ..."

"Taehyung"

"Lui" annuì Namjoon. "Mi ha spaventato a morte ma a giudicare da come tutti si sono comportati, dal modo in cui tutti lo stavano aspettando e da come lui si è comportato con quel ragazzo, Jungkook ... mi è venuto in mente che, forse, dovevo fare uno sforzo in più per capire"

"Davvero? Perché?" chiese incuriosito Jin.

"È come andare in un paese straniero immagino. Scopri un sacco di cose diverse che ti sembrano tutte terribili ma che per quella cultura hanno un significato. Non sono chissà quale grande pensatore, ma se una cultura esiste ha le sue regole e i suoi significati e quindi è più di quello che sembra alla prima occhiata di chi non la capisce"

"E dici di non essere un gran pensatore" il sorriso di Jin si allargò.

"Non lo sono. Non ho studiato poi molto"

"Mmm" Jin si alzò in piedi e si sgranchì le gambe, andando a sbirciare fuori dalle tende che coprivano le finestre. "Perché pensi che io sia qui?"

"Non lo sai? Mi puoi leggere nel pensiero"

"Esatto. Eppure eccomi qui" sottolineò Jin senza andarsene dalla finestra. "Perché te? Non te lo sei mai chiesto?"

"La mia risposta era che sei un bastardo e ti comporti così con tutti ... ma suppongo che questi ultimi avvenimenti dimostrano il contrario. Perciò non lo so" Namjoon fece spallucce.

Da una veloce lettura dei suoi pensieri Jin poteva essere sicuro che Namjoon, per davvero, non aveva la minima idea del perché qualcuno come Jin dovesse interessarsi proprio a lui. La sua ingenuità faceva un po' tenerezza e un po' rabbia.

"Se non sei un gran pensatore perché mai dovresti piacere a qualcuno che legge nel pensiero?"

Namjoon fece una smorfia. "Perché la vuotezza della mia testa ti rilassa?"

Jin scoppiò a ridere.

La sua reazione spontanea e sincera sorprese l'altro che lo guardò con occhi spalancati, immobile sulla sedia. "Non ti ho mai sentito ridere così" disse.

"E io non ti ho mai sentito fare battute ... ad alta voce" rispose Jin, continuando a sorridergli. "Ma ritornando a prima ... no, Namjoon. Ovviamente sono convinto che tu abbia una mente brillante. La posso sentire. La posso vedere. Sei solo costretto da ciò che ti è intorno a non dimostrarlo come potresti"

I due si guardarono per un lungo momenti prima che Namjoon si accigliasse e gli dicesse: "Sei serio" comprese.

"Sì, decisamente. Come posso non esserlo? Ho trovato più spina dorsale e decisione in un ragazzino di tredici anni che in tutte le menti che per secoli ho visitato" scosse la testa. "Quella volta, quando eri piccolo, ho sbagliato"

Namjoon spalancò gli occhi.

Jin si sedette davanti a lui, ai piedi del letto, e cominciò a spiegare: "Hai ragione quando parli di cultura. Essere un vampiro è una questione un po' complicata. Per assurdo, il bere sangue è l'aspetto meno complesso". Dopo una pausa, quando si accorse di avere la completa attenzione dell'altro, disse ancora:

"Prima sei umano e poi all'improvviso tutto cambia. Nel grande schema delle cose passi pochi anni come umano e poi secoli come qualcos'altro. L'umanità diventa sempre più estranea ma allo stesso tempo affascinante. Non ti mancano il cibo, o la possibilità di avere dei figli quanto piuttosto la certezza di poter vivere con qualcuno. A lungo. Per molto tempo" Jin scosse la testa. "Come vampiro non puoi invecchiare con qualcuno e raccogliere i frutti di quello che hai seminato per decenni. Non c'è una fine e non c'è un punto ... e molto spesso non c'è nessun altro"

"Ma c'è il nido, non è così? Qui siete tutti insieme" fece notare Namjoon.

"Sì. Infatti. Molti nidi contano quattro o cinque individui. Una piccola famiglia che scegli di avere. La desideri, perché è qualcosa che fa parte dell'essere vampiro. Ho bisogno dei miei compagni e non per una questione di forza ma per ... per sicurezza nell'animo" ammise. "Quando ti manca questo, ogni altra esperienza di vita è inconsistente"

Namjoon abbassò lo sguardo e considerò: "Per questo la prendete così seriamente"

"Sì" spiegò Jin. "Io sono qui perché devo proteggere il nido. Alcuni dei vampiri che vivono qui li ho trasformati io e loro hanno trasformato altri. Ci siamo scelti, e insieme abbiamo costruito un posto in cui vivere tutti in pace. Per questo quando si perde uno, anche il più piccolo o il più fragile dei membri è una tragedia"

L'altro annuì. "Ti riferisci a quello che è successo quando ero piccolo, non è così? Al vampiro che quella setta aveva rapito ed ucciso. Cos'era una specie di fratello vampiro, per te?"

Jin scosse la testa. "Di più come un figlio. E non solo per me, ma per tutto il nido, che io rappresentavo"

Namjoon lo guardava intensamente.

Jin continuò: "Il nostro figlio più giovane era stato ingiustamente rapito, torturato e poi ucciso per il potere che aveva il suo ... il nostro sangue. Tutto ciò che rimaneva di lui era in quelle sacche di sangue che ho trovato a casa tua. Non c'era nient'altro"

"Eppure non ci hai ucciso"

"No" disse Jin. "Ti ho visto, quella sera. Ti ho visto per davvero, Namjoon. E sapevo che saresti maturato in uno splendido essere umano che doveva essere conosciuto ancora, esplorato ancora, ammirato ancora" Jin abbassò gli occhi sulle sue mani intrecciate e disse: "Ho sbagliato i metodi, immagino. Ti ho fatto crescere con la paura di vedermi di nuovo"

"Questo è un eufemismo" disse Namjoon. "Eppure si direbbe che, leggendo nel pensiero, tu sappia capire quando gli altri cominciano a pensare male di te"

"Purtroppo non è così" spiegò Jin. "Inoltre, non potevo sapere come le cose sarebbero andate a finire. In quel momento ero troppo preso dai miei stessi pensieri e dalle mie emozioni per concentrarmi su quelle degli altri, era difficile immaginare che nel mio futuro saresti stato ..." non continuò per non mettere Namjoon ancora più a disagio.

"Un affetto?" propose Namjoon con un mezzo sorriso amaro. "Questo ancora non me lo hai spiegato, o no?"

"No" ammise Jin. "E non so se è il caso di farlo. Ti arrabbi sempre, alla fine delle nostre conversazioni"

"Perché di solito sei uno stronzo, Jin" disse Namjoon alzando gli occhi al cielo. "Lo sai che mi infastidisce tutto questo teatrino dello scambio di odori e l'atteggiamento possessivo e determinista che hai"

"Ti da fastidio?"

"Sì!"

"Sei sicuro?" chiese ancora Jin, guardandolo e assottigliando le palpebre. "Posso capire quando menti, lo ricordi?"

"Ok, allora diciamo che dovrebbe infastidirmi" continuò Namjoon. "E in un certo senso lo fa ... non così tanto come sembra, ma lo fa"

"E se ti dicessi che è una di quelle cose culturali che ti fanno paura ma hanno una spiegazione profonda? Rivaluteresti il mio atteggiamento?"

"Non posso prometterti nulla, Jin"

Il vampiro sorrise e annuì. "Lo trovo giusto".

"Quindi?" lo incalzò Namjoon. "Voglio sapere perché hai reagito in quel modo e perché Hoseok ti ha rimproverato dopo"

"Hoseok è in una situazione complessa e lui per primo non dovrebbe parlarmi ma vediamo se posso essere chiaro senza metterti di nuovo paura" strinse le labbra e poi disse: "Lo sai in che momento un vampiro preferisce bere sangue?"

Namjoon si strinse nelle spalle e poi scosse la testa. "Fin ora, quelli che ho visto mordere qualcun altro non sembravano fare gli schizzinosi"

"Invece per lo più lo siamo. C'è un momento in cui preferiamo bere. Puoi immaginare quale"

Namjoon rimase in silenzio. I suoi pensieri non avevano delle parole definite, ma erano solo immagini e suoni: sospiri e sudori, Jin sopra di lui, nudo, i suoi denti aguzzi che graffiavano piano la sua gola.

Jin si leccò le labbra e Namjoon distolse lo sguardo, capendo che l'altro aveva captato i suoi pensieri. La sua pelle abbronzata arrossì lievemente, mentre si concentrava su altro. Gli piaceva il bordo del tappeto sotto il divano.

"Sì, Namjoon. Hai l'idea giusta" continuò Jin. "Lo scambio del sangue, quando non è da una sacca medica, è qualcosa di intimo quando non è violento e forzato ... come qualsiasi cosa che ha a che fare con il sesso" aggiunse, amaramente.

"Questo che cosa c'entra?"

"Vedi, per secoli, prima che ci fossero le sacche per le trasfusioni, un vampiro sceglieva degli umani - uno o due - da cui bere. Non era una relazione di puro scambio di favori. Era, ed è, qualcosa di più intimo. Non succedeva spesso ma qualcuno di questo donatori poteva decidere di farsi trasformare. Così si allarga il nido. Capisci quello che voglio dire? Quando ci si avvicina ad un umano, lo si impregna dell'odore del nido, lo si difende, si prende il suo sangue ... è uno status particolare. Direi esclusivo"

"Perciò eri davvero solo geloso"

"Sì"

"Ah" Namjoon strinse le labbra. "Credevo che avresti cercato di negarlo, almeno un poco"

"Non posso farlo" disse Jin. "Sei mio. Anche se non ti sta bene e non mi concedi il tuo sangue non avrei mai permesso a nessun altro di prenderlo"

Namjoon si strinse nelle spalle. "E quindi rieccoci qui con le cose strane, Jin"

"Lo so che per te sono tali" disse Jin, alzandosi in piedi "ma è così per un vampiro. Sono il migliore amico di Hoseok ma se Yoongi mi offrisse il suo sangue, credo che Hobi mi farebbe saltare la testa" si riassettò il vestito e si aggiustò i capelli davanti allo specchio dell'armadio della suite.

"Allora perché non hai fatto lo stesso?" chiese Namjoon, sorprendendolo di nuovo. "Perché sei ancora qui se ho dato il mio sangue ad un altro membro del nido?"

"In primo luogo, non sono una persona illogica. So che non c'erano alternative" Jin lo poteva intravedere, ancora seduto sulla sua poltrona, dietro di lui, dallo specchio. "Ma oltre a questo hai continuato a rifiutarmi. Me lo hai detto esplicitamente una volta di troppo. Ho anche io il mio orgoglio e i miei dispiaceri, Namjoon"

"E su cosa ho influito di più? Il tuo orgoglio o i tuoi dispiaceri?" chiese Namjoon.

La sua mente era quieta. Jin si voltò a guardarlo e lo sentiva così concentrato, il suo sguardo così serio, che l'altro si accorse di aver ricevuto una domanda importante. Namjoon si alzò in piedi e continuò a guardarlo. Continuava ad attendere una risposta e i suoi occhi erano immobili e fermi su quelli dell'altro.

Jin, in ogni caso, non aveva bisogno di pensare oltre. "Il mio cuore" ammise.

Namjoon fu quieto per un ultimo secondo, prima che, anche se completamente immobile, la sua mente esplodesse in un miscuglio caotico di sensazioni ed emozioni. Un umano, davanti a Namjoon, non avrebbe notato nessuna differenza ma Jin sentiva i suoi ragionamenti impazziti, sentiva il suo odore cambiare, percepiva il battito del suo cuore accelerare.

Jin inclinò la testa. "È così brutto?" chiese, curioso e amareggiato.

"Che cosa?"

"Essere desiderato e non desiderare" chiese Jin.

"Come fai a non saperlo? Vampiro centenario e non ti sei mai trovato in una situazione del genere?"

"Chi vorrebbe mai stare con qualcuno che legge sempre i tuoi pensieri?" disse Jin. "Chi vorrebbe stare con qualcuno a cui non puoi mentire - mai, nemmeno per la più piccola cosa? Chi starebbe insieme a me con la consapevolezza di non potermi raggiungere come io raggiungo chiunque altro?" chiese Jin. Mise una mano sul pomello della porta e fece una risata amara. "No, Namjoon. Non mi sono mai trovato dall'altra parte. Ho sempre desiderato e ho sempre saputo bene perché gli altri non mi volevano"

Non sono queste le mie ragioni. Pensò Namjoon e Jin tornò a guardarlo.

"No. Almeno in questo sei originale. Non hai paura del mio potere. Sei solo disgustato da ciò che sono" abbassò la maniglia della porta per uscire e lasciarsi alle spalle quella conversazione che lo stava deprimendo.

"Jin" si sentì chiamare. Namjoon aveva fatto un passo in avanti ma non lo aveva fermato. In ogni caso lui si fermò e tornò a guardarlo, anche se era già fuori la porta.

"Sì?" gli chiese.

"Non sono disgustato" disse Namjoon. "Io sono solo arrabbiato con te"

"Lo so, Namjoon" Jin annuì. "E capisco bene il perché. Ma non sono davvero così rispettoso e buono da lasciarmi condizionare da questo. Continuo a provarci. Forse un giorno smetterai di essere arrabbiato e scoprirai qualcos'altro".

Jin gli fece un sorriso e indicò il letto. "Riposati adesso. Nessuno ti toccherà. Sei al sicuro. Sei il mio umano e nessuno si permetterà di venirti ad importunarti"

Prima che Jin se ne andasse Namjoon fece un mezzo sorriso: "Meno male che ci sei tu che mi proteggi dai brutti ed egoisti vampiri cattivi"

Jin scosse la testa e chiuse la porta della stanza di Namjoon, lasciando all'interno il suo odore dolce e il suo armonioso del suo cuore che batteva.

Rimase da solo nel corridoio, in preda ad un indecifrabile sensazione che quasi quasi poteva definire speranza. 

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