CAP.27 - DECISIONI

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Jungkook se n'era andato pochi minuti dopo il nostro litigio e mi ero sentita malissimo.

Avevo visto la rabbia e la tristezza sul suo viso.

Quel viso che fino a poco prima era pieno di amore, per me.

L'aveva detto, in questo momento non poteva avere una famiglia e io non potevo metterlo in pericolo ma non potevo neanche aspettarlo.

L'avevo tenuto tra le braccia, aveva detto di amarmi e adesso l'avevo distrutto con le mie parole.

Tutto questo perché non volevo dirgli di aspettare suo figlio.

Squilla il telefono e sono indecisa se rispondere o no.

Noto l'insistenza e rispondo ma non conosco il numero.

"Ciao Hanna"

"Jimin?"

"si, sono io. Scusa se vi disturbo. Diresti a Jungkook di guardare il telefono?"

"Jungkook è andato via da diverse ore, non è qui con me"

"non è con te?"

"no, credevo fosse tornato in albergo"

"no non è qui e tra 1 ora abbiamo una riunione e non mi risponde"

"provo a chiamarlo"

"ok grazie, io ci ho provato ma non mi risponde"

"ok, jimin ti chiamo appena so qualcosa, fallo anche tu"

Riattacco e subito provo a chiamare Jungkook.

Gli invio anche dei messaggi e inizio seriamente a preoccuparmi.

Mezz'ora e 50 telefonate dopo, ricevo una telefonata.

"dimmi"

"è arrivato proprio ora. Ma devi dirmi qualcosa?"

"abbiamo discusso Jimin"

"cavolo Hanna ma che problema avete voi due?"

"Jimin"

"va bene non sono affari miei ma tu non puoi far soffrire il mio amico"

"io non vorrei ma non vedo come possiamo portare avanti questa relazione"

"e gliel'hai detto?"

"si"

"ecco perché sta cosi"

"si"

"ok, dai io vado"

"ciao Jimin"

"ciao Hanna"

Decido di inviare un sms a Jungkook, non posso lasciare che le cose restino cosi.

Possiamo parlare?

Risponde poco dopo.

Di cosa? di te che continui a trattarmi come un bambino?

Jungkook ti prego, non è così.

E invece le cose stanno esattamente così.

Non ti ho mai visto come un bambino.

Ed io non ti credo. Vado a lavorare.

Era arrabbiato e aveva ragione. Ero stata ingiusta ma non c'era alcuna possibilità che potesse accogliere questo bambino nella sua vita, tanto valeva mettere fine a questa assurdità e fare i conti col fatto che l'avrei dovuto crescere da sola.

La sua soluzione era chiedermi di aspettarlo.

L'avrei fatto crescendo il nostro bambino ma non potevo rischiare che mettesse tutto a repentaglio, la sua carriera era importante per lui.

Una parte di me aveva paura di un suo allontanamento, una volta saputo del bambino, ma una parte di me era decisamente terrorizzata dalla possibilità che per stare vicino a me e al bambino abbandonasse la sua carriera.

Non potevo permetterlo.

Se non fossi riuscita a parlarci e a chiarire la situazione sarei tornata in italia e messo fine una volta per tutte a questa storia.

Prima tornavamo alle nostre vite, prima le sofferenze sarebbero finite, per entrambi.


Nota autrice

E come dice Jimin, ma che problema hanno questi due?

Riusciranno a far pace e a godersi la loro famiglia?


Sogno, destino, realtàWhere stories live. Discover now