CAPITOLO 54

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STEVEN

"Maria ragiona...Steve ha il diritto di conoscere le reali condizioni di salute di Jenny...".

Alan non demorde, sono quindici minuti che sta cercando di convincere la sua donna a confessare, ma sbatte contro un muro...lo so, perché sono nella sua stessa condizione.

È da questa mattina che sto impazzendo cercando di capire, tramite una ricerca su internet, quali potrebbero essere i risvolti relativi al problema di Jenny e gli scenari che mi sono apparsi davanti agli occhi mi hanno terrorizzato.

Ho contattato il medico di fiducia di mia madre e gli ho girato la mail con i risultati delle analisi di laboratorio, purtroppo ha confermato quanto sospettavo...l'anemia è piuttosto grave e, se non trattata preventivamente, si rischia un parto prematuro o un'infezione post partum della mamma.

Accidenti...la voglia di prendere il primo aereo per l'Italia e di tirare per le orecchie quella testona di Jenny si sta facendo impellente.

Strappo il cellulare dalle mani di Alan.

"Maria" cerco di assumere un tono conciliante, non la voglio irritare ulteriormente.
"Devo solo sapere se Jenny sta bene, nulla di più".

Mi ha riconosciuto e tace per qualche istante.

"Se ti interessa veramente saperlo...chiamala" risponde infine.

"Sai che non risponderebbe, non ci prendiamo per i fondelli, è troppo orgogliosa per tornare sui suoi passi, comunque, visto che puoi riferire le mie parole, dille che gradirei essere messo al corrente delle cure alle quali si è sottoposta" sbotto adirato.

"Caro Steve, al momento l'unica cura che ci apprestiamo ad affrontare è una buona dose di sano divertimento. Non ci crederai ma stiamo uscendo per andare a cena fuori e poi in discoteca...arrangiati. Ti saluto!" conclude acidamente chiudendo la comunicazione.

Restituisco il telefono ad Alan, anche se avrei voglia di scagliarlo contro la parete e
appoggio le mani sopra la scrivania cercando di regolarizzare il respiro.

Ma che diavolo hanno quelle due per la testa?
E con chi vanno in discoteca?

"Tu sapevi che stavano uscendo?" chiedo al mio amico.

"L'ho appena appreso...ma stai tranquillo, non sono sole, ha detto Maria che saranno in compagnia di un loro amico, un certo Antonio".

Antonio? Ancora lui?
Sento il sangue andarmi al cervello e il volto prendere fuoco, sicuramente la pressione sarà schizzata a duecento, vuoi vedere che è la volta buona che mi viene un ictus?

Prendo il cellulare digitando il numero della stronza...squilla diverse volte senza che nessuno risponda.
Apro la chat dei messaggi.

"Non ti azzardare a portare mio figlio in discoteca e bada a chi gli fai frequentare" digito velocemente come un pazzo.

Passano diversi secondi prima che arrivi una risposta.

"Tuo figlio? Sei il solito maschilista...e se fosse una femmina? Sicuramente approverebbe il gran pezzo di manzo che sto frequentando".

Eh si...se non è un ictus sicuramente è un infarto.
Comincio a boccheggiare e allento il nodo della cravatta che, in questo momento, ha assunto le sembianze di un nodo scorsoio.

"Steve.." Alan mi passa un bicchiere pieno di liquido ambrato...è whiskey.
Lo bevo tutto d'un fiato e, dopo il primo bruciore alla gola e poi allo stomaco, mi sento meglio.

Riprendo il cellulare e rileggo la risposta della madre di mio figlio digitando la risposta.

"Non sto scherzando, ti vieto di mettere a repentaglio la vita del bambino comportandoti da folle. Se succede qualcosa di brutto, ti riterró direttamente responsabile, sappilo".

Quel maledetto giornoМесто, где живут истории. Откройте их для себя