CAPITOLO 8

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STEVEN

Seguo l'uscita delle due donne con lo sguardo fisso sul fondoschiena di Jennifer.

Oggi ha indossato un tailleur rosso con la gonna attillata che gli arriva appena sopra le ginocchia e un giacchino corto, avvitato, con sotto un top bianco dal quale si intravede il pizzo del reggiseno.

È bellissima con le Louboutin in vernice nera con la suola dello stesso rosso del completo, devo ammettere che la ragazza ha buon gusto.

Ma non avrà davvero intenzione di andarsene a zonzo conciata in quel modo?

A parte il freddo atroce che tutt'ora imperversa in città, sarà oggetto di attenzione da parte di ogni uomo che avrà la fortuna di incrociare la sua strada.

Non se ne parla!

Chiamo Mike al telefono.

"Signore?" mi risponde dopo il primo squillo.

"Sei in vivavoce?".

"No signore".

"Dimmi soltanto se gli uccellini sono nel nido" parlo in codice sperando che mi assecondi.

"Si signore".

"Bene...ora riattacco, tu fai passare qualche minuto poi chiudi il vetro comunicante e richiamami, le signore non devono sentire" concludo chiarendo il concetto.

"Si signore".

Alan mi guarda come fossi diventato un animale raro.

Si è infilato il dito indice in bocca e mi fissa senza parlare.

"Che c'è?" lo attacco senza apparente motivo.

"Non so...ti stavo studiando" cammina cauto verso di me e, appoggiando i gomiti sulla scrivania, si piega in avanti portandosi al mio stesso livello.

"Per la demenza senile, sei ancora troppo giovane...nella tua famiglia non mi risulta che ci siano stati casi di pazzia quindi anche questa opzione è da scartare...in ultima istanza mi rimane da pensare che Jennifer ti abbia colpito più del dovuto".

"Non essere ridicolo...è che mi preoccupo che siano incaute, mi sento responsabile per la loro incolumità, sono stato io a farle venire in America e io le devo tutelare " termino la mia arringa convincendo anche il sottoscritto circa la veridicità delle motivazioni.

Ma non Alan!

Lui è furbo e infido e, quando gli vedo spuntare quel tipo di sorrisetto sulla bocca, intuisco di non averlo convinto affatto.

"Ti ha colpito molto in profondità" annuncia soddisfatto.

È il telefonino a salvarmi da un'ulteriore sequela di domande e il nome di Mike compare sullo schermo.

"Signore...eccomi".

"Ti possono sentire?".

"No, ho eseguito i suoi ordini e chiuso il vetro" afferma compiaciuto.

"Allora...dove le stai portando?".

"In hotel, mi hanno riferito che devono cambiarsi per poi uscire a visitare la città".

"E tu le scorterai!" gli ordino con un tono che non accetta repliche.

"Ci ho provato in tutti i modi signore, ma non c'è stato verso...mi hanno liquidato dichiarando che gireranno con i mezzi pubblici oppure a piedi" aggiunge sconsolato.

"Dannazione! Mike ti avverto...o le porti in limousine o le segui tutto il giorno senza farti notare. Decidi tu, ma guai se capita loro qualcosa di brutto. Ti riterró personalmente responsabile!" e gli attacco il telefono in faccia, infuriato.

Alan sta fermo nella stessa posizione da troppo tempo, mi guarda fisso senza proferire verbo, meditabondo.

"Se provi a dire qualcosa di stupido, stavolta ti stendo" gli intimo prima di alzarmi dalla poltrona e uscire dall'ufficio come una furia.

JENNIFER

"È proprio carino Alan, non trovi?" chiede Maria mentre ci cambiamo indossando jeans, sneakers e felpe con cappuccio.

Siamo morte dal freddo poco fa e non abbiamo intenzione di ripetere l'esperienza.

"Mmmm..." rispondo vaga.

"Prima all'orecchio mi ha sussurrato "beautiful", non è stato carino? " ripete l'aggettivo troppo spesso per i miei gusti e per giunta con uno sguardo trasognato.

"Maria, non pensi che lo dica ad ogni donna passabile che incontra? Non dimenticare che lui e il suo amico sono sciupafemmine, come tutti gli uomini tra l'altro. Ti illudono, ti portano a letto e poi ti mollano" ripeto il mantra che mi porto dietro da anni, ossia dall'ultima fase di cornificazione che mi è toccata.

Luigi, bel ragazzo, di quelle bellezze tenebrose che ti mettono i brividi solo con uno sguardo.

Mi ha corteggiata per due mesi e alla fine ho ceduto per sfinimento.

Conclusione: gli ho donato la mia verginità, e ancora ne ho un ricordo spiacevole, ho sognato un matrimonio in pompa magna e il sogno si è infranto la settimana successiva contro una stangona alta due metri che mi ha sbattuto in faccia che Luigi si era fatto pure lei, dopo di me!

Poi chiedetemi perché odio le stangone!

Tutte meno che Maria, s'intende.

"Ma io non ci arriverò a quel punto, mica sono scema. Però voglio che si ricordi di me finché campa, gli farò perdere la testa prima di ritornare a casa. Lo giuro!" è mette la mano sul cuore.

Scoppiamo a ridere contemporaneamente, indossiamo i giubbini smanicati ed usciamo dalla suite.

Ci troviamo nella Grand Army Plaza e ci guardiamo intorno affascinate dalla magnificenza dei palazzi che si affacciano su di essa.

Puntiamo lo sguardo verso la Quinta Strada, il nostro sogno fin da bambine, e cominciamo a percorrerla con aria sognante.

Ci siamo ripromesse di non sperperare i nostri risparmi, ma una puntatina da Louis Vuitton non ce la toglie nessuno.

Guardiamo le persone che percorrono la via direttamente in volto, nella speranza di incontrare qualche personaggio famoso, ma ci sono soprattutto turisti come le sottoscritte, che scattano foto ricordo per immortalare il momento.

Da Vuitton sbaviamo dietro due borse che solo a leggerne il costo sul cartellino, ci fa perdere due chili di peso.

Ridiamo felici e ci scattiamo una foto davanti alla vetrina con il logo, postandola direttamente su Instagram.

Poi è la volta di Tiffany dove sogniamo in grande di fronte agli anelli con diamanti, ma, a parte che non crediamo nel principe azzurro, chi ci potrebbe regalare un gioiello simile?

Ci scattiamo una foto anche lì e la postiamo, chissà quante quante persone che ci seguono su Instagram staranno rosicando in questo momento?

Trascorriamo il resto del pomeriggio percorrendo tutta la lunghezza della Quinta Strada, ignare di essere seguite da una limousine con autista.

Anche se l'abbiamo notata, non ci abbiamo prestato attenzione perché siamo a Manhattan, qui vivono soltanto i miliardari e i miliardari hanno la limousine con l'autista.

Sul finire del giorno, mentre ci apprestiamo a rientrare in hotel stanche morte, squilla il mio telefonino.

È un numero che non ho nella rubrica e rispondo titubante.

"Pronto?".

"Jennifer...sono Steven, ho chiamato per sapere se va tutto bene" mamma mia...sento il cuore che accelera i battiti.

"Come ha avuto il mio numero?" chiedo, persuasa che la miglior difesa sia l'attacco e ribadendo, dandogli del lei, la distanza che ho di nuovo instaurato.

"L'ho chiesto a Sarah...ti ho fatto una domanda...".

"Ho sentito non sono mica sorda" al che mi becco l'ennesima gomitata da parte di Maria.

"Ti è piaciuta la Quinta Strada?" rimango di sasso bloccata sul posto.

"E lei Mr. Parker, come fa a sapere dove ci troviamo?".

Quel maledetto giornoWhere stories live. Discover now