CAPITOLO 20

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STEVEN

Ci prendiamo la prima pausa dopo due ore di riunione e faccio cenno a Sarah di uscire in corridoio. 

"Hai provveduto alle richieste di Miss Pellizzoli?" le chiedo non appena la raggiungo. 

"Si capo, ho inviato per e-mail la documentazione relativa ai pagamenti". 

La guardo stranito. 

"Non mi riferisco a quello, voglio sapere se ti ha chiamata dall'attico, lei e Maria sono mie ospiti per questa notte e ho detto loro che tu avresti pensato a tutto" poi aggiungo vedendola strabuzzare gli occhi. 
"Dopo ti spiego…".

"Devo sempre essere l'ultima a sapere…comunque no, non sapevo neanche che fossero lì" risponde piccata. 

Strano…forse  sono  in imbarazzo nel relazionarsi con la mia segretaria?

Mi avvicino all'interfono e compongo il numero interno relativo alla mia casa, squilla diverse volte ma non risponde nessuno. 

L'ansia inizia a farmi sudare e allento il nodo della cravatta mentre ascolto il telefono suonare a vuoto e un pensiero mi si affaccia alla mente. 

Se ne sono andate. 

Urlo a Sarah di cercare Alan e mi dirigo a grandi falcate verso l'ascensore e quando le porte si stanno chiudendo lui arriva, blocca la fotocellula e si fionda dentro. 

Non facciamo in tempo a scambiarci neanche una parola che le porte si riaprono. 

"Jenny" grido andando verso la camera degli ospiti. 

Alan mi segue chiamando Maria a gran voce. 

Spalanchiamo tutte le porte ed entriamo in ogni stanza, ma di loro nessuna traccia. 

Ci ritroviamo in salotto guardandoci sconsolati. 

"Che fine hanno fatto?" chiede il mio amico. 

Scuoto la testa, non riesco a capire…eppure si erano convinte a rimanere…gli occhi mi cadono sul mobile basso vicino all'entrata e noto un foglio appoggiato sopra. 

Lo prendo con riluttanza e stringendo la mascella per l'irritazione, leggo quanto vi è scritto. 

"Steven, ti ringrazio per la premura che hai avuto nei nostri confronti, ma non possiamo accettare la tua ospitalità. Torniamo a casa. 

Jennifer

Appallottolo il biglietto e lo scaglio lontano, la stessa fine fanno tutti i suppellettili sopra la consolle. 

Alan mi intima di fermarmi, ma non ci riesco. 

Comincio a camminare in tondo, scalciando tutto ciò che incontro lungo il cammino. 

Sono infuriato, deluso e imbarazzato per aver mostrato un lato di me che tengo ben celato dietro la maschera di uomo tutto d'un pezzo e senza scrupoli. 

Alan mi placca da dietro, interrompendo l'opera di distruzione. 

"Basta amico, calmati. Ora andiamo a cercarle e…".

"No! Se vuoi, vai da solo. Io ho finito di fare il buon samaritano, che se la cavino da sole…o con l'aiuto del loro amico" concludo amareggiato. 

"Fammi un piacere, vai di sotto e manda tutti a casa. Fisseremo una nuova riunione per i prossimi giorni, oggi non sono in vena". 

Scendo di sotto ed esco in strada, fa freddo e ho dimenticato di indossare il soprabito, sta facendo notte e la luce artificiale dei lampioni illumina la via. 

Quel maledetto giornoWhere stories live. Discover now