capitolo 40

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La mattina dopo eravamo tornate alla realtà anche se controvoglia, il nostro piccolo momento che ci eravamo ritagliate era finito e nessuna sapeva se il prossimo sarebbe avvenuto fuori da questa maledetta arena oppure...
Non volevo pensare all'altra ipotesi, l'ipotesi in cui non ci sarebbe più stato un nostro momento, ma un brutto presentimento continuava a volteggiare come una stupida mosca che ti tiene sveglia la notte.
Clarke è silenziosa ma sorridente, una volta scesa dall'albero si è subito preoccupata di prendere su le lance intagliate ieri sera e di farsi spiegare il piano. In realtà non avevo preparato chissà quale strategia, la mia idea era quella di attirare i due tributi rimanenti vicino al campo di forza, inscenare una caduta disastrosa e ucciderli una volta che tornavo su, era abbastanza semplice, il problema era condurre i due ragazzi fino al dirupo.
< Qualche idea? > Mi chiede lei continuando a maneggiare la sua lancia
< Potremmo fare un'esca >
< Un'esca? Ci sto ma la farò io >
< Assolutamente no, è pericoloso e devi essere in grado di difenderti se le cose si mettono male, fammi spiegare il mio pia...> Mi interrompe bruscamente impugnando la sua arma e fronteggiandondomi con fare aggressivo
< Smetti di farlo, lo odio >
< Di fare cosa? >
< Trattarmi come se non sapessi combattere, come se fossi debole, è frustrante>
< Non...non sei debole...> Provo a formulare una spiegazione ma sono senza parole, non so che dire, ciò che pensa è assolutamente l'opposto del modo in cui la considero e non capisco perché creda a queste assurdità.
< Se non lo sono perché le cose pericolose spettano a te? Perché se c'è qualcosa che richiede il rischio sei tu che ci vai incontro? Perché mi vedi sempre come quella da proteggere? Non sono una bambina >
Il suo sguardo mi fa tornare indietro nel tempo a quel giorno meraviglioso in cui ci siamo incontrate per la prima volta, io supponente nel mio trono, lei sicura di sè nei suoi abiti sgualciti, quando ribatteva alle mie risposte taglienti, quando mi rispondeva per le rime e non mi lasciava finire di parlare, forse è li che mi sono innamorata, mi ha stregato fin da subito con la sua forza, per questi sentirle dire ciò che le è appena uscito dalla bocca mi spiazza.
< Tra me e te quella forte non sono io > esordisco e noto un accenno di confusione nel suo sguardo < non l'ho mai creduto neanche per un secondo, ti ricordi il primo giorno il cui ci siamo incontrate?> Voglio riportare anche lei a quel momento < io ero circondata da guardie, sedevo su un trono, comandavo un popolo, ero destinata a farlo dalla mia nascita e tutto ciò che volevo mi veniva dato, quasi tutto, e tu invece non eri nessuno, non avevi con te nessuno, eppure mi stavi davanti con la stessa sicurezza e tenacia che dimostrerebbe qualcuno esperto, supportato e difeso da un esercito intero. Mi hai stupito e già quel giorno sono arrivata alla conclusione di ciò che ti ho appena detto, sei tu quella forte, non io>
Il suo corpo si rilassa e scuote appena il capo, adesso quando parla la sua voce è molto più dolce < e perché allora mi difendo da tutto così tanto?>
< C'è da chiederlo? >
< È che...tu queste cose non le dici mai, come posso saperlo? È chiaro che se non me lo fai notare io...>
Le soffoco la bocca con le mie labbra e si scioglie definitivamente, è arrossita appena come se fosse la prima volta che ci baciamo, come se fosse un momento unico, raro, speciale.
< Dovrei dirtelo più spesso, scusa ma ho paura di diventare melensa se ti facessi sapere tutto quello che mi scorre in testa quando ti guardo >
Un sorriso si palesa sul suo volto < probabilmente lo sarà, ma tu fallo comunque >
Vorrei rimanere abbracciata ancora a lungo ma il sole che fa capolino ci ricorda di quanto ancora dobbiamo fare.
< Faccio io l'esca quindi > mi dice interrompendo il silenzio < fidati di me>
Non voglio, cavolo quanto non voglio, mi rende tremendamente nervosa e purtroppo non riesco a non farglielo notare, passiamo i restanti trenta minuti a camminare e discutere anche se mai seriamente perché le nostre mani si sfiorano e cercano in continuazione, quando arriviamo al dirupo ci blocchiamo e guardiamo verso la distesa di roccia sotto di noi.
< va bene > sbuffa < sei testarda vedi, e non mi ascolti mai >
<Clarkeee ti prego, non ho voglia di litigare...>
< Non stiamo litigando ma discutendo, è diverso >
< In realtà è la stessa cosa> puntualizzo
< Vedi? Devi sempre avere ragione, mi sono stancata fa come vuoi ma spiegami il resto del piano>
Odio vederla così, anche perché le ho comunicato il motivo della mia preoccupazione ma evidentemente lei prova lo stesso verso di me, ha paura che mi possa succedere qualcosa e preferirebbe ferire sé stessa piuttosto che lasciare che mi metta in pericolo, la capisco davvero, ma non posso permetterle di rischiare.
< La cavia, quindi io, si sistemerà più o meno qui > mi metto accovacciata in un punto vicino al precipizio < e urlerà a gran voce contorcendosi come se avesse ricevuto un colpo, se le mie supposizioni non sono errate i due tributi che sono sicuramente nei paraggi non ci penseranno due volte prima di accorrere qui e vedere cosa succede, quando scopriranno che sono tutta sola si avvicineranno per finirmi ed è allora che devo chiamare loro due all'opera> sfilo dalla cintura porta oggetti due paletti di lego finemente appuntiti.
< Sembrano i cosi per i vampiri > interviene la mia bionda
< Cosa sono i cosi per i vampiri? >
< Ma dai i...i picchetti, quelli da conficcare nel loro cuore per ucciderli>
< I vampiri non esistono Clarke >
Alza gli occhi al cielo ma la vedo sorridere sotto i baffi
< Giuro che vorrei colpirti con uno di quei paletti adesso ma non lo faccio perché sei troppo carina quando dici cose ovvie>
< Sono troppo carina quando pronuncio il tuo nome...sono troppo carina quando dico cose ovvie...>
< Sei sempre carina > afferma avvicinandosi a me e lasciandomi un bacio davvero poco casto, ringrazio il celo per questo suo gesto che mi fa capire che non è più arrabbiata e torno a spiegare il mio piano.
< Quindi una volta presi questi...paletti per vampiri, li userò per difendermi ed è qui che entri in gioco tu, dovrai arrivare sorprendendoli e inizieremo a combattere, ci faremo buttare giù nel campo di forza e quando saranno convinti di aver finito il lavoro sbucheremo e...>
< E rimarremo da sole >
< E rimarremo da sole> ripeto con un sorriso sulle labbra.
< Adoro questo piano, quando si inizia?>
< Anche subito, prima prendo la lancia...sai dov'è ?> Le chiedo
< L'ho lasciata laggiù> mi indica un albero al limitare della radura così mi avvio, ci metto forse qualche secondo di troppo ad accorgermi cosa sta succedendo.
Ci sono due lance non una, alla mia si aggiunge quella che avrebbe dovuto tenere lei e mentre io sono qui nascosta Clarke è al limitare del dirupo ad urlare con le due piccole armi nascoste dietro la schiena.
Giuro che se non fossi terrorizzata per quello che potrebbe succedere la ucciderei io con le mie stesse mani, non tanto perché mi ha fregata ma perché si è messa in pericolo, infatti eccoli arrivare, ci hanno messo anche meno del previsto.
I due tributi del distretto 12 stanno correndo verso di lei, il ragazzo impugna una scure e la ragazza una spada, sembrano fare coppia, questo non lo avevo previsto, ero convinta sarebbero accorsi entrambi, ma separatamente, come nemici e non alleati.
Devo dire che fra tutti loro due mi sembravano gli ultimi che avrebbero potuto avere una qualche chance di arrivare verso la fine e invece eccoli qui, i loro sguardi non sono più impauriti come quando mi hanno catturata una settimana fa insieme a Mitchell, ora sono sicuri di loro stessi e avanzano verso la mia Clarke pronti a ucciderla.
Quando arrivano alla sua altezza vedo la spada della ragazza muoversi verso l'alto pronta a colpire, mi si stringe il cuore e in un attimo sono fuori anche io, la mia lancia forma una parabola perfetta che si conclude nella traiettoria dell'arma di metallo che però ha la meglio e spezza la mia.
I due sono disorientati, non si aspettavano uscissi anche io, forse avevano fatto i miei stessi calcoli e non credevano in un'alleanza finale fra me e Clarke.
Questi pochi istanti sono come una boccata di ossigeno per noi, Clarke estrae i picchetti e si mette in posizione di difesa, proprio come le ho insegnato ai centri di addestramento e con la scarpa mi lancia la spada che era andata a posizionarsi vicino al suo piede.
Ora la situazione è ribaltata, se prima loro erano in netto vantaggio ora noi siamo in una situazione migliore.
Mi metto vicino a Clarke proprio di spalle al dirupo assumendo la sua stessa posizione e guardiamo negli occhi i nostri due avversari.
Lui è magro, ha il naso un po' storto e uno sguardo furbo che mi terrorizza, lei sembra impaurita ed essendo disarmata sta indietreggiando, i capelli biondi le coprono il volto ma anche sotto quei fili dorati si intravedono gli occhi di un'assassina.
< Non ti muovere Amy > le dice lui spronandola a rimanere vicina < tira fuori il coltello>
Obbedisce e dalla sua cintura estrae un piccolo pugnale, è completamente nero, dall'elsa alla lama, sembra quasi...
< Ossidiana > dice il ragazzo < sai cosa significa Lexa? > Mi sorprende che si rivolga proprio a me ignorando completamente la mia ragazza, mi fissa negli occhi con un sorriso beffardo, non è supponente e ironico come quello di Janus, sembra più che altro, consapevole, come se sapesse che chi ha di fronte e che non è pronto ad arrendersi tanto facilmente.
< Significa che è il materiale più duro al mondo e potrebbe trafiggerti il cranio in un solo secondo > conclude lui provocandomi un aumento del battito cardiaco.
Se toccassero Clarke, se le facessero del male, se il mio piano fallisse giuro che non me lo perdonerei mai.
Non sono mai stata una che amava chiacchierare durante gli scontri, sono una persona pratica che vive di fatti e certezze, le parole volano e se ne vanno, i fatti restano e decidono la storia per questo motivo non mi lascio provocare e mi scaglio verso di lui.
La mia spada cozza con la sua arma e produce un forte clangore metallico, quanto mi mancava questo rumore, quello del ferro contro il ferro, del sangue, della fatica, l'adrenalina che scorre in corpo, il fiato che si fa corto, sarei nel mio ambiente naturale se non avessi lei da proteggere.
Un occhio infatti è sempre puntato verso quello che sta facendo e ora si trova a combattere contro la ragazza del 12 che è riuscita a raccogliere metà della mia lancia che si era spezzata, la sta impugnando verso la mia bionda che però la schiva senza difficoltà, capisco subito che non posso combattere e contemporaneamente guardarla, infatti mi arriva il manico della sua scure nel petto e mi accascio in ginocchio senza fiato.
< davvero? Tutto qui? Credevo fossi più forte >
È la seconda volta che dopo un colpo ben assestato mi dicono una cosa del genere e sono stufa di essere presa in giro, così alzando il mento, che non chino mai, lo fisso con la mia espressione più seria e parlo < ha detto lo stesso anche Janus, sai che fine ha fatto?>
Mi prendo un secondo per pregustare la sua incertezza poi rialzandomi immediatamente in piedi gli do la risposta che già sa < è morto, e succederà lo stesso anche a te >
Un colpo, due, tre, ne conto dieci prima di farlo sbilanciare, cade a terra ma non molla, riafferra la scure e la scaglia un'altra volta contro di me, non so per quanto tempo procediamo in questo modo, per molto sicuramente perché il cielo si scurisce segno che il sole sta lasciando spazio alla notte per concedersi un breve riposo.
È proprio in questo momento, quando la luna timidamente si affaccia sul mondo, che il colpo di cannone spezza il rumore di metallo che ha accompagnato la radura fino ad ora, mi volto immediatamente non curandomi del ragazzo vicino a me che potrebbe sferrarmi un colpo mortale da un momento all'altro e la guardo.
Lei è distesa in terra con i capelli biondi che le coprono il viso.
E ha smesso di respirare.

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