capitolo 15

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<Si> rispondo fredda, forse troppo fredda perché i suoi occhi si riempiono ulteriormente di lacrime.
< Lexa > mi chiama sussurrando appena il mio nome e subito rabbrividisco, non posso permettermi di essere così vulnerabile davanti a lei.
< L'ho sentita anche io ma non credo significhi niente >
< Come puoi dire una cosa del genere?>
< La dico dal momento che mi hai tradita>
< ANCHE TU LO HAI FATTO UNA VOLTA!> Mi urla puntandomi il dito sul petto poi i suoi occhi si fanno più vacui.
< Quando lo avrei fatto?> Mormoro confusa
< Io...io non...non mi ricordo> la sua faccia è un misto di emozioni, è arrabbiata come se davvero le avessi fatto qualcosa, dispiaciuta come se quel qualcosa l'avesse ferita e soprattutto disorientata perché neanche lei riesce a spiegarmi cosa sia quel qualcosa.
< Se non ti ricordi è perché non ho fatto nulla >
< Ne ero certa...io...> Abbassa lo sguardo e si concentra come se si dovesse a tutti costi ricordare di qualcosa <...io l'ho visto Lexa, l'ho visto pochi secondi fa ma ora...non riesco a ricordarmi >
Mi avvicino a lei intenzionata a finire questa ridicola discussione < Clarke. Io non ti ho mai fatto niente. Pensaci. Ci conosciamo da pochi giorni. Non ti ho mai tradita e mai lo avrei fatto >
< No tu...tu ti stavi allontanando...nella mia mente era chiaro...c'era un bosco e tu...> Quasi cade per terra e inevitabilmente anche se non vorrei il mio istinto mi dice di afferrarla.
< Guardati Clarke, neanche riesci a stare in piedi, non hai idea di quello che stai dicendo, probabilmente ti ricordi i boschi in qui sei cresciuta e...>
Perché sono gentile con lei? Mi ha mentito, si meriterebbe solo indifferenza.
<No> mi interrompe ora con uno sguardo più serio mentre si allontana dalle mie braccia < so quello che ho visto>
<Ancora bugie. Questo non cambia le cose, me ne vado >
Affermo e mentre sto per girarmi sento che mormora qualcosa fra sé e sé.
< Che cosa diavolo è Mount Weather? >

Trucco, vestiti e tante tante prove ma finalmente sono pronta per le interviste.
Il mio abito è se possibile ancora più affascinante di quello indossato per la sfilata.
Una cintura in metallo sfavillante mi cinge la vita e un drappo di seta rossa scende fino ai miei piedi, il corsetto è piuttosto stretto ma fa la sua parte, i miei capelli sono pettinati in un complicato intrico di trecce e mi ricadono sulla schiena.
Come l'altra volta applicano una moderata quantità di trucco nero ai bordi dei miei occhi e mi posizionano un piccolo cerchio in acciaio finemente elaborato sulla mia fronte.
Titus si avvicina a me e mi scruta, sembra quasi accennate un lieve inchino ma poi scuote la testa e si ricompone <Lexa quando salirai su quel palco ricordati cosa devi dire>
Alzo gli occhi al cielo dato che me lo ha ripetuto una cinquantina di volte durante tutto il pomeriggio.
< Devo recitare la parte della fredda e scaltra che sa benissimo cavarsela da sola> ripeto con la voce piatta.
< Non credo che dovrai tanto recitare, tu sei proprio così >
Alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi, brillano come di una insana gioia e fierezza che prima non avevo mai visto.
< Se ti chiedono della tua famiglia > continua lui < tu non piangere o...>
<Non lo farei neanche se non me lo avessi detto> lo interrompo.
<...o non mostrare il minimo segno di attaccamento a qualcuno, ti mostreresti vulnerabile e ciò nuocerebbe alla tua immagine>
Fortunatamente mi chiamano così smetto di sentire il mio mentore che ripete le sue solite frasi, è il mio turno e non sono per niente agitata.
Appena salgo sul palco uno scrosciante applauso rimbomba in tutta la platea, anche se siamo sempre all'interno della struttura in qui abbiamo abitato e ci siamo allenati in questi giorni la location è molto più accogliente.
Sembra quasi di essere in un teatro, ma non quelli mezzi distrutti e ormai in disuso che abbiamo nel 2, quelli pomposi arricchiti da arredamenti sfarzosi.
Centinaia di sedie sono disposte attorno al palco e una quantità infinita di teste si sporge per vedermi, come i miei stilisti anche il pubblico ha un abbigliamento più che stravagante, vorrei mettermi a ridere ma non credo di essere più capace di farlo.
<Lexa Woods signori> annuncia il commentatore, è un uomo sulla quarantina, piuttosto robusto, i suoi capelli lunghi gli ricadono fin sopra le spalle e sono di un nero così intenso che quasi si confonde con il colore degli schermi spenti dietro di lui.
< Allora Lexa > inizia lui facendomi accomodare su una poltrona < sei una ragazza piuttosto misteriosa sai?>
Annuisco con lo sguardo duro, Titus aveva ragione, non devo fingere o recitare ma solo essere me stessa.
< Ad esempio, il tuo punteggio...non credo che qualcuno di noi si aspettasse un simile voto vista l'alleanza che ti eri scelta, dico male gente?> Chiede più rivolto al pubblico che a me.
Fino a ieri se mi avesse detto una cosa del genere lo avrei attaccato, gli avrei sbattuto in faccia la dura realtà a cui nessuno voleva credere: Clarke è forte e nella nostra alleanza non sarebbe stata affatto l'anello debole.
Ma adesso ho perso ogni interesse per questa causa così mi limito a continuare ad annuire fissando un punto impreciso tra la folla.
< Quindi dimmi Lexa...quali sono i tuoi segreti?> Prova a sollecitarmi e anche se non vuole farlo notare si vede che è un po' infastidito dalla mia freddezza e dalla poca voglia di collaborare.
< Li vedrete nell'arena > affermo e tra il pubblico si crea un vociare parecchio eccitato.
< E noi non vediamo l'ora, ma dimmi...> Fa quasi ridere quante volte dice "dimmi" cercando di coinvolgermi mentre io lo ignoro spudoratamente <...so che non si può rivelare ma...ci faresti intendere cosa hai fatto durante le sessioni private per un simile punteggio?> La sua faccia compiaciuta piuttosto esagerata fa scoppiare dal ridere la folla che continua ad applaudire
< Non ho fatto niente >
Altre risate, ironico sapere che in realtà è andata proprio così.
< Va bene, va bene...di questo non vuoi parlare...ma almeno dimmi Lexa, dimmi un po, come ti senti?>
Questa domanda mi spiazza.
Mi aspettavo di tutto.
Domande personali scomode.
Questioni spinose che interessavano al pubblico.
Frecciatine per mettermi in difficoltà.
Invece una semplicissima domanda, alla quale chiaramente non posso rispondere perché rivelerebbe tutta la mia fragilità.
< Sto bene, adesso sto bene>
< Adesso?> Chiede lui contento di aver trovato un appiglio per far proseguire la conversazione.
< Beh, prima ho dovuto selezionare i vari possibili alleati, sai no? Per i giochi ci vuole qualcuno di fidato al tuo fianco...>
< Si si certo è vero> mi incita lui finalmente contento di poter intavolare una conversazione.
< E diciamo che credevo di averlo trovato ma non è proprio stato così> ed ecco che come mi aveva detto Titus ho annunciato l'annullamento dell'alleanza mia e di Clarke al pubblico.
< Quindi con il tributo del 7...> Adesso la sua voce sembra davvero interessata e il pubblico pende dalle mie labbra <...cosa è successo? Raccontaci >
In realtà non volevo addentrarmi nella questione Clarke ma mi accorgo di essermici infilata da sola e ora non ho scelta così lascio parlare il mio cuore.
Il mio cuore ferito e tradito, lasciando da parte la mente.
< Mi sono accorta che meritavo qualcosa di più > non so perché l'ho detto, anzi in realtà sì.
Voglio vendicarmi di lei per avermi fatto tanto male e l'unico modo che conosco è metterla in cattiva luce davanti a tutta questa gente e anche se è un gesto meschino non me ne importa, ora voglio solo sfogarmi.
< Non posso fare la babysitter anche nell'arena, no?> Chiedo e scoppia un'altra ondata di risate fra il pubblico.
In questo momento non sto facendo altro che alimentare la loro idea sulla Clarke timida e incapace, idea che non è conforme a ciò che lei è realmente ma ora non mi interessa.
< Capisco perfettamente, ma dimmi Lexa, cosa ti ha fatto dire "lei probabilmente sarà un'ottima alleata?" Perché è questo che non capiamo.
Voglio dire, tributo del 2, favorito che potrebbe avere chiunque decide di schierarsi come alleata una semplice ragazza del 7. Perché?> Domanda < cosa ti ha fatto cambiare idea?> Mi incalza.
Ma hai mai visto i suoi occhi? Quelli mi hanno fatto cambiare idea.
Questa è la verità ma scaccio via i pensieri con un lieve gesto della mano che spero nessuno abbia notato e mi concentro sulla sua domanda.
< Probabilmente ho pensato che avendo una vicino scarsa gli altri nell'arena mi avrebbero considerata di un livello medio basso e non sarei stata oggetto di una ricerca costante. Ma appena l'ho vista che non sapeva neanche accendere un banale fuocherello...> altra risata generale da parte del pubblico, in realtà qui la parte divertente è che loro ridono ma secondo me fra quelle centinaia di persone solo un paio sanno realmente cosa serva per accendere un fuoco.
< E quindi hai preferito puntare su te stessa> lui riprende la parola, il tempo sta per scadere e vuole concludere il prima possibile.
< Esatto, da sola posso fare tanto, ho già fatto tanto> dico e mi aspetto un applauso dal pubblico che però non arriva.
La faccia dell'intervistatore è corrucciata < come hai detto?> Chiede e li parte l'ennesima risata.
<...che ho preferito puntare su me stessa> rispondo piuttosto spiazzata, forse l'ho detto a voce troppo bassa? È per quello che non ha sentito?
Ma un'altra volta invece che gli applausi arrivano altre risate.
< Beh sai parlare molte lingue vedo, ci fa piacere...anche se non vedo come possa esserti utile nell'arena> ironizza lui e il pubblico si sbellica mentre io non capisco.
Finalmente mi saluta e mi lascia andare, scendo le scale e mi reco nella sala del trucco, subito vedo Titus.
Mi guarda storto come se avessi commesso qualcosa di sbagliato
< Perché hai detto quella frase?>
< Quale frase?>
< Lexa, quella frase, per ben due volte>
< Perché mi ha fatto una domanda e gli ho risposto>
< Si, ma che lingua era?>
Mi immobilizzo, cosa significa?
Certo che gli ho parlato nella mia lingua madre, non ne conosco mica altre.
Uno schermo proiettato sul muro di una parete rimanda in onda uno spezzone della mia intervista, Titus la blocca in un punto e la manda leggermente indietro.
Solo ora che posso vedermi mentre ero seduta li mi rendo conto di quanto fossi mozzafiato, il trucco è perfetto e il vestito incarna l'immagine di una guerriera.
< E quindi hai preferito puntare su te stessa? > Mi chiede l'intervistatore e io invece che rispondere come mi ero figurata nella mente emetto degli strani suoni in quella che sicurente è un'altra lingua, completamente differente da quella che parlo e conosco da quando sono nata.
Per ben due volte ripeto la stessa frase ma non capisco come ho fatto a pronunciare cose simili quando non ho la più pallida idea di cosa significhino.

THE HUNGER GAMES- ClexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora