Capitolo 27

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Esco con l'idea di fare colazione con un bel filetto di carpa, così prendo solo una sorta di lancia che mi sono costruita con la punta della freccia estratta dalla spalla di Clarke e l'impermeabile perché sta iniziando a fare qualche goccia.
Fa ancora piuttosto freddo e prima di uscire per recarmi al fiume la vedo girarsi sul giaciglio sul quale abbiamo dormito cercandomi con la mano.
Cerco di fare il più in fretta possibile per tornare di nuovo fra le sue braccia e appena mi siedo sulla riva pronta a individuare i pesci per infilzarne qualcuno mi accorgo con un misto di stupore e delusione che il fiume è completamente secco.
Capisco che è chiaramente un'iniziativa degli strateghi perché sta piovendo anche adesso e con la bomba d'acqua che è venuta giù gli scorsi giorni doveva esserci un allagamento altro che secca del fiume, probabilmente hanno deciso di prosciugarlo perché hanno sentito la conversazione mia e di Clarke ieri sera mentre diceva che potevo procurarmi il cibo qui e evidentemente non devono aver gradito.
Vogliono che mi muova, e io non ho scelta, mi muoverò, non posso continuare a rimanere con le mani in mano mentre lei soffre la fame solo perché ha paura che esca da sola, certo conosco i rischi, siamo pur sempre in una arena dove chiunque tu incontri potrebbe essere il tuo potenziale assassino ma adesso non è tempo di fare questi ragionamenti.
Prima che si svegli devo uscire, trovare qualcosa, delle bacche, radici oppure qualsiasi tipo di animale e rientrare prima che se ne accorga, poi potrei benissimo dire che mentre ero al fiume mi sono trovata davanti queste cose e...va bene non ci crederà mai ma non ho davvero scelta.
Rientro nella nostra grotta e spengo gli ultimi tizzoni del fuoco, non vorrei mai che per qualche scherzo del destino la grotta inizi a bruciare con lei dentro, afferro il mio coltellino e armata anche con la lancia le lascio un bacio sulla fronte prima di andare.
Per un attimo temo che si svegli perché si muove cambiando lato ma poi fortunatamente torna a russare lievemente, decido così di andare verso destra, è mattina ma non ho idea di che ore siano, potrebbero essere le sei oppure le sette perché il sole ancora non ha iniziato a scaldare come quando è alto nel cielo, mi stringo nell'impermeabile e tenendo le orecchie tese per avvertire il minimo rumore procedendo nella foresta.
Cespugli di more, bacche o anche più genericamente delle radici neanche l'ombra ma in compenso la zona pullula di animali, ho visto scoiattoli, coniglietti, castori, lepri, credo di aver scorto anche un capriolo ma davvero non so cosa farmene di tutta quella carne se lo catturassi.
Decido così di scagliare la mia lancia dietro ad un albero dove mi pare di aver visto entrare diversi scoiattoli e nel momento in cui questa tocca il suolo una miriade di quei piccoli animaletti corre spaventata verso di me, ne afferro uno con la mano libera e un altro lo uccido subito con il coltellino, dopo averli messi nello zaino mi reputo piuttosto soddisfatta e mentre mi sto dirigendo verso la grotta dove ho lasciato la mia Clarke sento un dolore acuto al braccio destro.
Mi giro in tempo per evitare la scure che mi stava per troncare di netto la testa e prendendo la mia rudimentale lancia cerco di difendermi dal mio aggressore.
< A giudicare dal numero di scoiattoli che hai catturato deduco che tu sia con lei >
Quella voce non me la dimentico.
< Scott > chiamo il ragazzo che solo ora si palesa da dietro l'albero in cui si era nascosto, nonostante mi abbia scagliato una scure che fortunatamente è andata a vuoto stringe nelle mani una spada enorme dall'aria decisamente letale e il sorriso sinistro sul suo volto mi fa intuire l'eccitazione e il desiderio che ha di provarla.
< Leeeeexa > mi canzona avvicinandosi verso di me < le hai detto addio questa mattina? Oppure se ne è già andata con il primo che capitava?>
Va bene che provochino me ma se toccano lei non ci vedo più, ho il braccio destro inutilizzabile con la lama che me lo ha praticamente trapassato, e ho un'arma che non è neanche definibile tale ma comunque decido di attaccarlo per prima, lui sorpreso dopo un attimo di esitazione si mette in posizione di difesa e appena la lancia tocca la sua spada si spezza ed entrambi cadiamo a terra a causa dell'urto.
Con l'elsa mi assesta un forte colpo sotto al mento, per un secondo vedo tutto nero ma fortunatamente riprendo immediatamente coscienza e riesco a schivare il suo ennesimo colpo.
Mi rialzo e lui con me, schivo i suoi fendenti, destra, sinistra, poi mi abbasso, faccio una capriola per evitare la lama tagliente che mi solletica il viso aprendomi un piccolo taglio.
< scappi?>
É da codardi lo so, ma in questo momento mi interessa solo sopravvivere per tornare da lei, quando sono a debita distanza da lui stringo i denti e tiro con tutte le mie forze per estrarre il coltello dal braccio, brucia come se mi stessero appiccando un incendio addosso ma comunque non desisto, facendo presa sul manico con tutte le dita questo scivola via lasciando una profondissima ferita che sicuramente mi renderà il braccio inagibile per il resto dei miei giorni.
Con la mano sinistra afferro quindi l'arma che il mio avversario mi ha lanciato e mi rimetto in posizione per affrontarlo nuovamente, mi gira la testa, tutto si fa più scuro ma non posso mollare ora, non posso.
Faccio un passo barcollando, anche se lui muove le labbra continuando a sorridere con quel ghigno stampato nel volto non riesco a sentire una parola, ho il braccio che mi pulsa e per qualche strana ragione non lo sento più attaccato al corpo, eppure è lì, che sanguina copiosamente, ma è ancora lì.
Le gambe cedono, non credevo che me ne sarei andata così, senza combattere, ripeto a me stessa di alzarmi, anzi glielo urlo e quando il suo corpo si avvicina al mio e mi stringe il collo con le sue possenti mani sono consapevole di non poter fare più niente.
Vorrei solo dirgli di fare il più in fretta possibile perché voglio smettere di pensare, è stato tutto così doloroso nella mia vita e l'unico istante di felicità che stavo vivendo non poteva che essere così breve.
< ultime parole? > chiede ridendo, sembra si stia divertendo un mondo e immagino che oltre a lui i milioni di spettatori che ci stanno guardando stiamo apprezzando lo spettacolo.
< Le mie ultime parole? Di sicuro non voglio rivolgerle a te > rispondo con tutto il fiato che mi è rimasto in corpo, il suo busto schiacciato contro il mio mi toglie il fiato e la gamba piazzata sul mio ventre mi provoca una fitta acutissima.
< nessun problema allora, lascia che ti dica io le mie, la troverò e la ucciderò nel modo più crudele possibile >
Guardo il cielo, il sole fa capolino dietro alle bianche nubi e filtra tra i radi rami dell'albero sotto il quale la mia vita sta per terminare, la pioggia anche se leggerissima mi bagna il volto e si confonde tra le mie lacrime, la montagna dietro di me è così grande e imponente che mi fa sentire ancora più piccola e mi sembra di vedere del fumo uscire dalla sua cima, il rumore della foresta, il ticchettio delle gocce che si infrangono sulle foglie, i rami spezzati dai passi di qualcuno...
I rami spezzati dai passi di qualcuno?
Me ne accorgo prima io di Scott, e nel momento in cui sembra che anche lui abbia intuito il pericolo esterno la spada che prima aveva adagiato al suolo gli trapassa il petto.
Bum.
Cade su di me a peso morto, un rivolo di sangue gli scorre sulla bocca e gli occhi vitrei mi fissano ancora.
Qualcuno lo sposta e il corpo rotola di lato, è sicuramente Janus che è venuto ad uccidermi personalmente, mi preparo per sentire ancora più dolore di quanto avrei potuto anche solo immaginare invece il tocco vellutato che mi sfiora mi fa rabbrividire e mi trasmette un senso di pace. < Lexa non dovevi uscire da sola. Te l'avevo detto >
Fa più male la coltellata al braccio, le costole che sono probabilmente ormai rotte, la ferita nella fronte oppure sentire la sua voce spezzata dal pianto consapevole che sono io a farla stare così?
Non mi sembra il caso di mettermi qui a spiegarvi qual'é la risposta giusta, penso che anche il vento ormai sappia come mi sento in questo momento.
Vorrei dirle che mi dispiace, che aveva ragione, che facendo di testa mia per cercare di aiutarla la stavo quasi perdendo ma non riesco a parlare, non ho più aria nei polmoni, boccheggio nel tentativo di cercarla e sento il suo corpo piegato sul mio, le braccia vanno su e giù premendo sul mio costato, il suo volto anche se segnato dalle lacrime è concentratissimo, la lingua tra le sue labbra, gli occhi socchiusi, la fronte corrugata, vorrei ringraziarla per quello che mi sta facendo in questo momento anche se non so cosa sia, non sento nulla, non vedo più nulla.
Prima di cadere nell'oscurità più totale sento la sua voce che mi chiama.
< Lexa stai con me >
< sarò sempre con te > le sussurro, ma troppo piano perché lei possa sentire.
Poi il buio mi assale completamente e perdo conoscenza.

THE HUNGER GAMES- ClexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora