Capitolo 31

637 63 11
                                    

<Non posso desiderare di conoscere ciò che non conosco > rompo il silenzio che si era creato dopo diverse ore di camminata.
< eh? Cos'è? >
< la frase di un filosofo > sussurro tornando a quando mia madre mi leggeva le opere di Platone cullata dal dolce suono della mia infanzia, di sfuggita vedo Clarke sorridere e questo suo gesto mi trasmette la stessa tranquillità che provavo nella mia cambretta quando lei mi dava il bacio della buonanotte.
Le foglie scricchiolano sotto i nostri stivali e dai cespugli ancora qualche goccia residuo della pioggia precedente si deposita silenziosamente al suolo.
< e perché ti viene in mente proprio adesso?> chiede.
< stavo riflettendo. Sono sempre stata d'accordo con quella frase, come posso desiderare di conoscere qualcosa se neanche so che esiste?>
< beh é vero, ma...? > mi incalza.
< quando a casa mi svegliavo ogni mattina sentivo che desideravo qualcosa, qualcosa che non conoscevo, non avevo la minima idea di cosa fosse ma lo sognavo ardentemente >
< intendi dire...Come quando capisci che per essere felice ti manca davvero poco ma non sai quantificare cosa concretamente sia quel poco ?>
< beh si più o meno > commento continuando a camminare < ma adesso che mi sento così...completa, guardando indietro non posso non pensare a quanto fosse falsa quella affermazione. Io desideravo qualcosa che non conoscevo, desideravo te >
Prima ancora di rendermene conto la sua bocca è sulla mia intenta a lasciarmi un lungo bacio.
< stiamo sprecando tempo per arrivare alla cornucopia > osservo quando alla fine mi libero.
< non lo chiamerei uno spreco >
< no effettivamente no > ridacchio < però dobbiamo muoverci, non sappiamo in quanti siamo rimasti e neanche chi è ancora in vita, se non troviamo subito un poso sicuro...>
< shhhh > sussurra avvicinandomi un dito alle labbra < stiamo camminando da tantissime ore, non c'è nulla di male se ci fermiamo un paio di minuti a riposarci >
< In realtà...>
< Lexa > mi ammonisce fingendo un'espressione severa < abbiamo bisogno di sederci e riprende fiato, io ne ho bisogno...così almeno puoi parlare dei tuoi filosofi bella comoda e ferma. Grazie. >
Acconsento e mi siedo ai piedi di un albero, la schiena contro la corteccia e le mani impegnate ad accarezzarle i capelli dato che nel momento in cui mi sono fermata mi si è subito buttata addosso.
< Hai notato che più ci allontaniamo dalla montagna meno cose troviamo?>
< hmm, no in che senso Clarke...>
< prima la vallata era ricoperta da fiumi e alberi pieni di frutti, ora non c'è un goccio d'acqua neanche a pagarlo e non c'è nulla di diverso dai pini >
Faccio mente locale e ci penso su, effettivamente è vero anche per gli animali, prima ci passavano davanti come se niente fosse e adesso invece siamo circondati solo da pigne.
< dici che saremmo dovute andare verso la montagna?> chiedo titubante.
< non lo so, penso solo che sia molto sospetto tutto quel ben di dio a portata di tutti >
È vero era fantastico quel luogo, per un attimo ho finto che non fossimo in un'arena ma semplicemente a fare una passeggiata nel bosco, io e lei da sole, senza pericoli e senza paure.
Improvvisamente un tuono spacca il cielo e un'altra scossa, questa volta molto più intensa rispetto a quella che avevo sentito diversi giorni prima, fa tremare l'intera arena.
< cosa sta succedendo? > mi urla spaventata.
< non ne ho idea >
Porto il mio braccio circondando la sua vita come per proteggerla e mi alzo in piedi trascinando su anche lei, un odore acre mi investe subito le narici e come era già successo un branco di animali ci passa davanti correndo in direzione della cornucopia
< da cosa scappano? Cosa sta succedendo? > ripete sempre più allarmata ma anche io sono nella confusione più totale, fino a un secondo prima eravamo tranquillamente sedute a scherzare e parlare mentre adesso...adesso gli strateghi hanno deciso di ricordarci che non siamo a fare una tranquilla passeggiata ma agli Hunger Games.
E agli Hunger Games ogni cosa è lecita.
E infatti ecco, adesso la vediamo chiaramente scendere da un fianco della montagna, montagna che forse dovrei chiamare vulcano.
La lava incandescente distrugge ogni cosa che trova sul suo cammino e si dirige verso noi due, non ci diciamo neanche di scappare, basta uno sguardo e iniziamo a correre insieme nella stessa direzione degli animali.
Un passo dopo l'altro, a grandi falcate cerchiamo di mettere più distanza possibile tra noi e quello che adesso è diventato un incendio divampante, il fuoco con le sue lingue alte più di tre metri si avvicina a noi e ci circonda.
La prendo per mano per trascinarla più avanti, le dico di non pensare a nient'altro se non a salvarsi, le dico di dare tutto quello che ha e correre senza fermarsi a prendere fiato, le dico di seguirmi, di seguire la mia mano, la mia voce e lei lo fa.
Lo fa e continua a farlo per così tanto tempo che a un certo punto le sue gambe cedono.
< non c'è la faccio più > sussurra stremata, mi guarda negli occhi e posso vedere tutto il dolore che prova in questo momento, il fumo è arrivato fino a noi e ci ha appannato la vista, lacrime salate le scendono sul volto e le rigano gli zigomi sporchi di fuliggine.
< non ci pensare > la sprono < alzati. Clarke alzati >
< non ci riesco >
< DEVI ALZARTI >
< non posso >
< ADESSO CLARKE! ADESSO DEVI ALZARTI ! > Le urlo anche io in preda alle lacrime.
Ma lei non lo fa, non si alza così non ci penso due volte e la prendo in braccio, certo ci metto il doppio del tempo e della fatica ma in questo momento non ne sento neanche un briciolo, corro, corro, corro ancora, la sistemo meglio sulle mie spalle e continuo a correre.
Mi pulisco gli occhi con la manica della maglia e vado avanti, sento la sua presa allentarsi sempre di più sul mio collo così la chiamo.
< Resta con me Clarke, resta con me >
Non mi risponde, il suo braccio penzola come senza vita e mi spavento, la metto giù per vedere cosa le è successo, se è rimasta ferita, se è svenuta e per quale motivo così mi metto a tastarle ogni centimetro del corpo per vedere se ci sono delle bruciature, dei tagli o qualsiasi cosa che l'abbiano indotta a perdere i sensi, ma niente.
Non trovo niente.
< Clarke! > continuo a chiamarla < Clarke ti prego rispondimi >
Il suo volto pallido è immobile, gli occhi chiusi ancora bagnati dalle lacrime e improvvisamente inizia ad agitarsi come se avesse delle convulsioni.
La lava avanza verso di noi velocemente, troppo velocemente, non so cosa fare.
Ho bisogno di tempo.
Ricordo quando da piccola, in una di quelle domeniche estive così afose che non potevi trascorrerle se non immersa in acqua, mi trovavo nel boschetto vicino a casa mia insieme a Hayden.
< Non passa mai il tempo > mi ero lamentata con il mio amico.
< Oh passa eccome, ma passa quando e come vuole lui >
Avevo riso per questa sua uscita che mi sembrava fin troppo filosofica per lui, ma adesso, oh adesso non posso che dargli ragione.
Siamo state giorni ferme in una grotta, senza minacce esterne e con tutto il tempo che volevamo e adesso sta succedendo tutto ciò che non sarebbe dovuto accadere tutto ad un tratto.
Non so cosa fare, non so cosa abbia Clarke, è svenuta per il fumo?
Non so come riuscire a trascinarla fuori da questo mare di lava che ci viene addosso, dovrei lasciarla qui?
Non lo farei mai, piuttosto mi ucciderei pur di salvarla.
Così continuo a correre.
E lo faccio non curante del fumo che mi acceca, del caldo che mi spossa e del fuoco che mi brucia le caviglie.
Continuo a correre finché non vedo la cornucopia argentata difronte a me, è come un'oasi nel deserto, anche se come pensavo tutti i rifornimenti, zaini, armi e quant'altro sono spariti rimane un posto sicuro in cui sostare.
La lava si è fermata, non avanza più, il bosco in fiamme si sta iniziando a spegnere come per magia e il fumo grigio che mi ha fatto soffocare fino ad adesso si ritrae tanto silenziosamente quanto è arrivato.
La appoggio delicatamente all'entrata della cornucopia e prendendola per i piedi come un sacco di patate la trascino verso il centro della struttura, non è molto grande ma è tutto ciò di cui ho bisogno ora.
Le ricontrollo il corpo pensando che magari prima poteva essermi sfuggito qualcosa ma ancora non trovo niente, nessuna bruciatura, nessuna ferita.
Se è svenuta è sicuramente per una causa interna, avrà respirato troppo fumo.
Il cuore le batte troppo lentamente, le sue labbra sono secche, i suoi occhi ancora chiusi tremano e con essi tutto il corpo a intervalli regolari scatta facendo dei movimenti scomposti.
< Clarke > sussurro tra le lacrime < ti prego torna da me >
Non può succedere, non può morire, non adesso, non quando avevo in mente un piano per salvarla.
Appoggio la mia bocca sulla sua applicando una leggerissima pressione ma qui non siamo nei film, la bella non si sveglia solo perché l'amore della sua vita le da un bacio.
Qui siamo nella vita reale dove tutto è infinitamente più oscuro e complicato.
Quando mi scosto dal suo viso noto che dall'angolo delle sue labbra sta uscendo una sostanza scura, l'avevo scambiata per sangue ma in realtà è blu.
Gliela asciugo con la manica ma continua a sgorgare, più la pulisco più viene fuori e quando cerco di scuoterle il busto per svegliarla inizia a colarle anche dal naso.
< cosa sta succedendo?>
So che non mi può sentire ma comunque continuo a parlare.
< Clarke cosa ti è successo? Cosa hai fatto?>
Questa sostanza blu non può essere causa del fumo.
Anche io ne ho respirato tanto eppure sono ancora in piedi e il mio naso e la mia bocca, se non contiamo le lacrime, sono perfettamente asciutti.
Sembra quasi che il suo corpo stia rigettando una sostanza nociva...sostanza nociva...significa che ha forse ingerito qualcosa di tossico? E se si dove l'ha preso? Abbiamo mangiato le stesse cose, se sta male lei dovrei stare male io.
Tutto ad un tratto Clarke alza appena il busto e vomita sul pavimento, poi si accascia nuovamente a terra, il torace le si alza e abbassa molto lentamente, i suoi respiri sono profondi, mi concentro su ciò che ha appena rigettato.
Anche se mi viene il voltastomaco riconosco perfettamente dei pezzettini di una delle barrette energetiche che abbiamo mangiato questa mattina, ma non so perché insieme a questa c'è anche la stessa sostanza blu che le sta uscendo dal naso e dalla bocca.
Un'immagine si presenta davanti ai miei occhi più nitida e scolpita della realtà circostante.
< Dammene un'altra metà > mi ha chiesto  < ho troppa fame >
< te la darei anche se non facessi gli occhi da cucciolo, non è un problema > le ho risposto porgendole quella che avevamo trovato già aperta nello zaino di Scott.
Lì per lì gliela ho lanciata pensando che non fosse il caso di fare gli schizzinosi ma non avrei mai potuto immaginare che dentro a quella barretta ci potesse essere un qualche tipo di veleno.
Perché si, ne sono praticamente certa, Clarke è stata avvelenata.

THE HUNGER GAMES- ClexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora