Capitolo 19

644 64 6
                                    

Non ho trovato nessuna traccia, né di Clarke né di qualunque altro tributo, sta iniziando a fare molto freddo ora che il sole è calato e ho assolutamente bisogno di trovare un posto sicuro in cui dormire.
Purtroppo non avendo visto nessun tipo di grotta o cava in cui potrei nascondermi la mia unica opzione per stare al sicuro risiede verso l'alto. Gli alberi.
Salgo su una quercia più grossa e massiccia di tutte le altre che le stanno attorno, il tronco robusto è più scuro del carbone e le foglie larghe e abbondanti sicuramente mi nasconderanno da occhi indiscreti.
Ed eccolo, nel momento esatto in cui mi slaccio la cintura che ho alla vita per fissarla su un ramo per evitare di cadere appare nel cielo.
Il sigillo di Panem con tanto di musica, ho la pelle d'oca, ciò che sto per guardare mi terrorizza più di qualsiasi altra cosa, più di trovarmi dove sono ora.
Subito inquadrano la ragazza del distretto 4, questo significa che tutti i favoriti sono sopravvissuti, anzi non mi sorprenderebbe pensare che siano stati proprio loro ad ucciderla.
Anche quella del 5 è caduta, mi ricordavo di lei, durante le interviste non si era trattenuta e aveva pianto a dirotto, subito è seguita dal ragazzo dello stesso distretto.
Mentre passano le loro fotografie non posso fare altro che chiedermi se ci sarà anche la sua.
Poi il ragazzo del 6, non lo conoscevo bene, non ci avevo mai parlato, ma vedere quei volti sparati nel cielo che indicano la loro morte mi fa riflettere, li ho visti veramente poche ore fa mentre eravamo seduti nell'hovercraft e ora saranno distesi in una qualche bara pronti per essere riportati nel loro distretto dove le famiglie potranno salutarli per l'ultima volta.
Rabbrividisco, i miei occhi non si staccano dal cielo e nel momento in cui leggo "distretto 7" il mio cuore smette di battere, ci metto un po' prima di rendermi conto che non si tratta di Clarke ma del suo compagno, anche dopo averlo capito però continuo a tremare, e non solo per il freddo.
Dopo viene il distretto 8, la ragazza, poi entrambi i tributi del 9, quella del 10 e per finire il distretto 11 perde entrambi i suoi tributi.
Undici morti.
Siamo rimasti in 13.
E lei è ancora viva.
Questo è tutto ciò che volevo, domani mi metterò ancora a cercarla e la dovrò trovare a tutti i costi, adesso che neanche il tributo del suo distretto potrà aiutarla è completamente sola e non posso permettermelo.
É sciocco perché ora che sono qui, nel silenzio del bosco, mentre il vento gioca con i miei capelli e il freddo mi congela le mani vorrei tanto averla vicino a me e sentire il suo respiro caldo sul mio corpo.
Chiudo gli occhi e ritorno con la mente a quando eravamo sul tetto a guardare le stelle, il mio collo posizionato sulla sua spalla, io che la tenevo in braccio e lei che mi accarezzava la mano, noi che parlavamo con il cielo, anche qui nell'arena ci sono le stelle ma la loro estrema luminosità e perfezione mi costringe a ricordarmi della loro artificialitá.
Nulla in questo posto é reale.
Mi piacerebbe pensare che in questo momento lei sia al sicuro, magari che abbia trovato una grotta in cui ripararsi, oppure che sia stata più furba di me e che abbia preso dalla cornucopia uno zaino o dei viveri e che ora sia al caldo, e magari mentre cerca di dormire...mi piacerebbe pensare...ecco mi piacerebbe pensare che anche lei stia pensando a me.
Mi sento stupida a dirlo perché dopo ciò che ho sentito quella sera mentre parlava con suo padre dovrei smettere di crederci ma sono testarda.
E ora mentre sto decidendo che direzione prendere domani, se continuare nel fitto del bosco per vedere se scopro qualcosa di nuovo oppure se tornare indietro mi tornano in mente le ultime parole di Titus.
"L'amore è debolezza"
Le ripeto nella mia testa fino allo sfinimento perché devo cercare di capire cosa intendesse, oltre a questa domanda altre di insinuano nel,a mia mente come ad esempio se io sia ancora innamorata di lei. O se davvero lo sia mai stata.
Le ho confessato ciò che provavo ed evidentemente lo sentivo davvero, ma la precocità della manifestazione di questi sentimenti e la moneta con cui lei li ha ricambiati mi porta a domandarmi se fosse tutto reale.
"L'amore è debolezza"
Finalmente mi addormento e faccio un altro sogno strano.
C'è un falò davanti a me, lo sto alimentando con una fiaccola, mi giro verso destra e vedo Clarke, nel sogno sono consapevole che lei non è davvero vicino a me ma da qualche parte nell'arena, eppure sono in estasi.
Poi lei formula una frase, una frase nella stessa lingua che stavo parlando io durante l'intervista, quella strana che non ero riuscita a spiegarmi da dove mi fosse venuta fuori, la pronuncia così naturalmente che sembra appartenerle e io mi volto verso di lei incredula.
Mi alzo di scatto e urlo < yu gonplei ste odon > e subito mi tappo la bocca.
Se c'è qualcuno nelle vicinanze sicuramente mi ha sentito e se mi ha sentito ed é armato sono in grossi guai.
Mi slaccio dalla cintura che mi lego nuovamente alla vita e anche se è ancora notte decido di spostarmi per precauzione, nella mia testa non faccio altro che darmi della stupida, non mi è mai capitato di urlare nel sonno e proprio qui doveva succedere?
Scendo cercando di fare il meno rumore possibile e prestando molta attenzione a evitare foglie e rami secchi inizio ad incamminarmi, non ho idea della direzione che sto prendendo, so solo che devo muovermi da lì perché mi sembra di iniziare a sentire un rumore molto simile a dei passi che si avvicina sempre di più.
Quando vedo delle torce in lontananza mi prende il panico, qualcuno mi ha sentita e sta venendo a controllare nella speranza di fare una nuova vittima ma non glielo permetterò, non ho ancora terminato il mio compito e non intendo andarmene prima di averlo fatto.
La luce del fuoco che si riflette dai manici delle loro torce getta delle ombre inquietanti lungo tutto il terreno, mi appiattisco contro un albero e mentre sento delle frecce scagliarsi contro dei rami in alto ringrazio me stessa per aver avuto la prontezza di scendere.
Proprio quando avverto i passi allontanarsi e con essi l'unica fonte di luce un colpo di cannone viene sparato in aria.
Panico di nuovo.
E se fosse lei?
Non perdo altro tempo e anche se non vedo praticamente nulla inizio a camminare di nuovo, la devo trovare, non posso stare in agonia ogni volta che sento il colpo, non posso sopportarlo.
Dopo un paio di minuti mi abituo all'oscurità, vedo qualcosa muoversi tra un cespuglio e anche se non sono abbastanza reattiva per colpire lo scoiattolo con il mio coltello mi imbatto in un cespuglio di more.
É la prima cosa che metto sotto i denti da quando sono iniziati i giochi e anche se si tratta solo di una scarsa manciata di bacche le butto giù con un gran gusto.
Fondamentale sono alla ricerca costante di qualcosa qui nell'arena, o si tratta di cibo, o di acqua oppure di Clarke e tutti questi sono indispensabili alla mia sopravvivenza, ironico come ora non ne posseggo nessuno dei tre.
Il sole inizia a fare capolino e dopo un paio di ore di camminata decido di fermarmi, mi rendo conto che da quando mi sono calata dall'albero ho continuato a procedere verso il fitto del bosco, forse spingendomi troppo oltre e ora dovrei tornare indietro.
Non ho visto una sola goccia d'acqua e la selvaggina scarseggia più che mai, anche se sono distante come minimo un giorno di cammino dalla cornucopia decido di tornare indietro.
Prima però salgo su l'albero più alto che riesco a trovare per cercare di vedere in che posizione mi trovo, e appena mi rendo conto di dove sono finita per la terza volta nel giro di poche ore mi prende il panico.
Destra, sinistra, davanti e indietro, ovunque, solo ed esclusivamente alberi, non vedo più la radura, non vedo neanche l'enorme montagna in lontananza, l'arena pare non avere fine e questo mi terrorizza dato che potrei essermi spinta troppo oltre tanto da aver perso l'orientamento e lei potrebbe essere in pericolo, ha bisogno di me e non ho fatto altro che scappare fino ad ora.
Inizio a correre in quella che credo sia la direzione della cornucopia, metro dopo metro, chilometro dopo chilometro, non c'è un fiume, un lago, una sorgente, niente di niente e come si può facilmente intuire dove c'è assenza di acqua scarseggiano anche gli animali.
Ormai il sole è alto nel cielo quando decido di riposarmi, ho un disperato bisogno di bere, la mia gola è secca e faccio fatica a deglutire.
Ad un certo punto sento una scossa potentissima che mi fa cadere per terra, subito avverto un rumore strano, come centinaia e centinaia di passi, impugno il mio coltello pronta ad affrontare qualsiasi tributo mi si pari davanti ma invece che un ragazzo di cento chili armato di spada davanti a me si presentano animali di ogni genere.
Dai conigli ai cervi, dalle gazze ladre ai lupi, tutti corrono verso di me, e chi non corre vola, stanno tutti scappando da qualcosa e prima che lo stupore prenda il sopravvento paralizzandomi muovo il coltello e con un colpo secco centro un coniglio.
Lo carico in spalla e appena mi sono sistemata mi accorgo di essere tornata sola, ma subito ecco un altro colpo di cannone.
L'imminente felicità che avevo provato per la cattura della mia preda svanisce, potrebbe essere lei è tutto il resto non ha importanza, non ho idea di cosa fosse quella scossa e del perché tutti gli animali stessero scappano nella direzione opposta a quella in cui mi sto dirigendo ma non ho intenzione di tornare indietro, ho perso ormai troppo tempo ma continuo a ripetermi che non può essere troppo tardi.
Non deve esserlo.








RICORDATI DI LASCIARE UN VOTO E UN COMMENTO

THE HUNGER GAMES- ClexaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora