31. Tutta colpa delle ciliegie

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Mi svegliai più tardi del solito quella mattina, e mi sentii infastidito dall'ammasso indistinto di peli e capelli che gravavano sul mio petto.
Sbattei più volte le palpebre prima di riuscire a mettere per bene a fuoco. Capelli di Merda era rannicchiato ad un lato del mio petto, mentre il cazzo di gatto della giardiniera appollaiato sull'altro.

Avevo la mano tra i capelli del Rosso e lo stavo stringendo, nonostante il cazzo di caldo maledetto, a me come un tesoro prezioso.
Ci misi poco a realizzare che entrambi eravamo avvinghiati l'uno all'altro, nudi come due scarafaggi e con soltanto la biancheria addosso. La cazzo di camera era un macello, con vestiti e bottoni sparsi ovunque e sabbia sul pavimento.
Avevo detto a quel bastardo di sciacquarsi i piedi, di ritorno dalla spiaggia, ma ovviamente non aveva ascoltato una sola fottuta parola.

Impiegai decisamente più tempo a realizzare invece tutto quello che avevamo combinato la notte prima.
Avvampai al solo pensiero, puntandomi un canino contro il labbro inferiore e torturandolo a dovere.

Che cosa cazzo hai fatto?

È così che hai intenzione di dimenticarti di lui, ah, Katsuki?

Rammentai in un baleno le parole che avevo pronunciato su quel cazzo di letto diverse ore prima, quando il rosso mi aveva chiesto di scegliere tra Tutto e Niente.

Tutto.

Senza nemmeno nemmeno pensarci, io avevo scelto Tutto.
E non lo avevo fatto perché preso dal maledetto momento, dall'eccitazione o da qualche altra puttanata.
Ero lucido, lucidissimo, e dissi semplicemente quello che realmente volevo.

E in quel momento stava sbavando beatamente sul mio petto, l'oggetto del mio desiderio, ignaro di tutti i fottuti pensieri che ingombravano la mia mente.

Durante la partita di poker aveva dichiarato la sua omosessualità, con le gote rosse e lo sguardo basso.
Io, che avevo sempre pensato avesse un debole per l'Aliena, ero rimasto di sasso per un attimo.

Gli piacevano i ragazzi.
E non riuscii a fare a meno di pensare che allora, forse, avrei davvero potuto avere una possibilità.

Avrei davvero potuto pensare di avere Capelli di Merda soltanto per me, per sempre, con il suo sorriso ad illuminare tutte le mie fottute paure.
Messo che ne avessi, di paure.
Ero il Re delle Esplosioni Mortali, e come disse l'idiota fulminato, facevo paura per 10.

Forse avrei potuto permettermi il lusso di rimanere al suo fianco e di pensare che tutti i baci, gli abbracci, tutto quello che avevamo passato insieme non era stato soltanto per puro divertimento.

Quello che stavo stringendo al mio petto come se fosse stato il maledetto sacro Graal, non era un dannato passatempo.
Era l'amore della mia vita.

Ma io forse non ero pronto ad accettarlo, o avevo semplicemente paura di farlo.

Come avrei fatto a diventare l'eroe numero uno, più forte persino di All Might, incatenandomi ad un sentimento pesante come quello dell'amore?

Non potevo farlo.
Volevo, ma non potevo.
O forse potevo, ma non volevo.
Ed io non seppi più che cazzo fare.

Incapace di staccarmi da Capelli di Merda, lo strinsi a me ancora più forte, scostandogli delicatamente i capelli appiccicati al viso ed ammirandolo in tutta la sua innocenza.

Dormiva beato come un bambino ed io avrei voluto soltanto baciarlo ancora e dirgli che sarebbe andato tutto bene, che in qualche modo ci saremmo arrangiati, come d'altra parte avevamo sempre fatto, noi due.

Sfiorai con la punta dell'indice tutto il suo viso, più bello di tutti quelli che avevo visto nell'arco della mia fottutissima vita.

Era lì soltanto per me.
Era lì perché ce lo avevo trascinato io in quel letto.
Ed era lì perché non gli avevo permesso di allontanarsi da me.

A voce bassa - Kiribaku/BakushimaWhere stories live. Discover now