14. Bakugo vaniglia

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Quella mattina mi svegliai a cuor leggero.
La serenità durò soltanto quattro miseri secondi.

Non ebbi nemmeno il tempo di domandarmi dove fossi. Il mio quirk ancora attivo, e tra le braccia quella testa calda di Katsuki, appoggiato sul mio petto.

Arrossii all'istante, senza levargli nemmeno per un momento gli occhi di dosso.
A guardarlo così, di sfuggita, a sonnecchiare stretto a me, sembrava quasi indifeso, innocuo; la quasi utopica versione di un Bakugo Katsuki alla vaniglia.
Mi sfuggì una risatina al pensiero.
Sperai che fosse soltanto riservata a me, quella versione, e che a nessuno, più nella vita, sarebbe stato concesso il permesso di stringere e proteggere quel testardo ammasso di orgoglio, nitroglicerina, e vaniglia.

La sua mano stringeva con forza la mia maglietta, e nonostante il caldo afoso di Giugno, non mi dispiacque per niente averlo così vicino. Era rannicchiato come un bambino sul mio petto. Riuscivo a sentire il battito regolare del suo cuore premere contro il mio torace, ed il respiro caldo e lento sulla pelle.

Diedi un'occhiata fugace alla sveglia, quella rossa, quella che gli regalai io mesi prima, e che era ancora lì, inaspettatamente intatta.
Erano le 5:30, un orario insolito per me. Le ultime luci dell'alba stavano con estrema pigrizia finendo di irradiare la stanza.
Per la prima volta in assoluto, mi ero svegliato prima di lui.

Tornai a fissarlo, tenendo il quirk ancora attivo nelle braccia.

Non voglio lasciarti.

Non permetterò a nessuno di farti ancora del male.

Quella mattina ebbi uno scorcio sulle fragilità di Katsuki; erano tutte lì, incastrate tra i capelli arruffati, appiccicate come una patina sottile tra le sue dita e la mia maglietta, appoggiate leggere sulle labbra rosee semiaperte di Blasty.

Quanto avrei voluto baciarle ancora una volta.

Arrosii ulteriormente, avvertendo di fronte a quel pensiero un leggero senso di colpa.

Ripresi ad ammirarlo, quasi terrorizzato all'idea di poterlo svegliare con l'insostenibile rumore dei miei martellanti pensieri pneumatici.

Era fottutamente bellissimo.
Anzi, bellissimo non era abbastanza.
Fottutamente virile.

Stava dormendo come un sasso.
Gli ultimi avvenimenti lo avevano scosso non poco, e si meritava tutto il riposo di cui aveva bisogno.

La mia mano si mosse da sola. Disattivai l'indurimento e non riuscii a resistere alla tentazione di passare le mie dita tra i suoi capelli morbidi, i suoi capelli vaniglia.
Lo accarezzai con dolcezza, e non mi fermai. Scesi con la punta dell'indice sul suo viso, sfiorandone ogni meraviglioso centimetro. Il naso a punta, le guance calde.
Poi arrivai alle labbra, il mio chiodo fisso. Ci giocai appena con l'estremità del dito, sentendo il cuore battere sempre più forte, accelerare come una moto da corsa all'ultimo rettilineo del torneo.

Fu in quel preciso momento che io, per la prima volta, compresi.
Appiccicato a lui, su uno scomodissimo letto decisamente troppo stretto per due persone, con la fronte madida di sudore, sveglio alle 5:30 del mattino, con in testa il solo pensiero di poter assaporare un'altra volta il gusto delle sue labbra.
Avevo finalmente capito tutto.

Io mi sono innamorato di te.

L'aria mi mancò nei polmoni.
Avevo perso tutto il fiato.

Sfiorai ancora una volta le sue gote arrossate dal troppo caldo, mentre i miei pensieri iniziarono a viaggiare nella mia testa alla velocità della luce.

Mi sono innamorato di te.

Respirai a fondo, cercando di mantenere la calma.

Era tutto così chiaro, così semplice, e lo era sempre stato.
Mi domandai addirittura da quanto tempo e non riuscii a darmi risposta.

A voce bassa - Kiribaku/BakushimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora