Capitolo 38 - Missione di Soccorso

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Tutti i presenti osservano il corpo di Nora disteso sul fianco mostrando reazioni diverse. Una sensazione di paura riempie l'animo di Sonia.

«Nora!»

Con uno scatto corre verso di lei e si inginocchia sul corpo e controlla il polso, il petto e il respiro.

«Respira ancora, ma ha il battito debole ed è completamente pallida! Ha bisogno di cure immediate!»

Sonia alza la voce intrisa di panico e osserva il ragazzo.

«Io non sono in grado di curare»

«Se non facciamo qualcosa in fretta, morirà!»

«Se accadrà, sarà il prezzo che ha pagato per la tua vita»

No!

Sonia non lo accetta. Non può permettersi una situazione del genere. Il senso di colpa l'attanaglierebbe e il suo spirito non l'accetterebbe, né tantomeno il suo onore: in anni di lavoro non si è mai potuta permettere di fallire, ed è proprio questo spirito ad averla resa Capitano.

Per il mio onore... per la dignità dei miei compatrioti... questa ragazza vivrà!

Con un colpo di reni, Sonia solleva il corpo svenuto di Nora e se lo carica sulle spalle.

«Cosa stai facendo?»

«Se non potete curarla, la porterò da qualcuno che ne è in grado»

«Karalet è a due giorni di viaggio da qui. Morirà comunque»

«Ma avrò fallito tentando! Ne va del mio onore!»

Sonia si avvia di corsa verso sud in direzione di Karalet senza aspettare una risposta del ragazzo.

Ogni suo passo pesante smuove foglie umide, terra e nevischio e il suo respiro rapido appare visibile nella forma di nuvole di condensa mentre sfreccia di corsa attraverso sentieri e piccole ma dense aree alberate.

Più veloce! Più veloce!

Corre senza fermarsi, facendo attenzione a dove mette i piedi. Il corpo privo di sensi di Nora ballonzola sulla sua schiena ad ogni passo. Alcuni animali selvatici cercano di avvicinarsi a loro, ma ogni volta che Sonia incanala l'Energia dentro di sé e il suo corpo viene avvolto da un acceso bagliore rosso, la maggior parte di loro arretra intimorito, mentre quelli abbastanza coraggiosi da affrontarla hanno incontrato la sua spada e la sua tecnica.

Al calare del sole, il focolare dell'improvvisato accampamento riesce a produrre del tepore per la stanca Sonia. Dopo aver corso per diverse ore, aiutandosi con il pugnale di Nora taglia via da un animale la carne, accuratamente rimuovendo le parti non commestibili o dal brutto sapore, e la cuoce sulla fiamma mentre osserva cautamente la ragazza priva di sensi distesa per terra con il capo poggiato su un pezzo di legno.

Mentre addenta la coriacea carne, vede Nora tremare per terra. Si avvicina a lei e incanala in sé lo Hil.

La giustizia non può essere fatta sulle parole dei morti. Resisti ancora un po'.

Dalla sua mano si sviluppano due piccole masse rosse informi che diffondono calore direttamente sul corpo pallido e tremolante di Nora che però non smette. Tocca la fronte e la pelle bollenti della ragazza e sente il suo respiro affannato.

Febbre. Le controlla il battito al polso. Non le piace per niente.

In quel momento si accorge di stare bisbigliando qualcosa e che il suo viso è contratto dalla paura.

«No... lasciami...»

Non è il freddo a farla tremare. Quel poco diventa chiaro come il sole a Sonia che tuttavia continua a riscaldarla con una sola delle mani e con l'altra raccoglie della neve dalla superficie e cerca di farla a bere alla ragazza reggendole il capo.

Non puoi mentire quando sogni...

«Cosa diamine è successo?»

Finito di riprendersi, Sonia spegne il fuoco, posiziona saldamente Nora sulla schiena e riprende la sua corsa verso Karalet.

Circa sei ore dopo, Sonia intravvede in lontananza le mura di Karalet stagliarsi sulla campagna dai colori vividi appena nascosto dal biancore del nevischio.

Sonia continua a correre e a respirare profondamente al punto da sentire i polmoni scoppiare, quando ad un tratto sente il terreno sotto di lei mancarle non appena il suo piede poggia su una pietra ancora scivolosa dal nevischio.

In parte per istinto, in parte per riflessi dettati dall'esperienza, Sonia fa un altro respiro ancora più profondo degli altri e ruota il proprio corpo per proteggere la ragazza.

Sonia si ripara il volto con un braccio mentre tiene salda Nora con l'altro e arriva a terra strisciando sulla fanghiglia per alcuni metri.

Come un asse di legno rotta, lo stesso rumore provenire dalla gamba di Sonia rimbomba vicino alle mura della città. Il dolore è straziante e a malapena riesce a contenere un grido di dolore, risultando in un lamento animalesco.

Dopo un'altra ora raggiunge le mura cittadine e, reggendosi ad esse, cammina zoppicando verso l'ingresso, dove due guardie di turno la vedono ed estraggono una spada e un arco.

«Ferma lì! Cosa vuoi?»

Al sentire quelle voci, il volto di Sonia riacquista un decoro come se la gamba non avesse nulla.

«Guardie! Aprite i cancelli! Ha bisogno immediato di cure!»

«Non facciamo entrare nessuno fino a quando non rispondete!»

«Ho detto che ha bisogno immediato di cure o morirà!»

«Ci vogliono permessi per entrare nella città degli Shingen!»

«È lui che ci ha incaricato! E ora aprite i cancelli!»

«Hai qualcosa che dimostri»

Gli occhi ambra di Sonia si tingono di una rabbia che mette visivamente a disagio le guardie, interrompendo ogni loro discorso.

«Aprite immediatamente i cancelli o, parola del Capitano della Guardia del Regno, passerete il resto dei vostri giorni nelle celle alla Capitale per insubordinazione ricordando quello che vi sto per fare!»

Con un movimento fluido Sonia estrae la spada dalla lama scura e la punta con braccio teso contro la gola di una delle guardie prima che riuscisse a rendersene conto e a parare il colpo.

Davanti allo sguardo minaccioso di Sonia, le guardie finalmente danno l'ordine di aprire i cancelli e, con passo zoppicante, mette di nuovo piede dentro la città.

Le vie pigramente affollate emanano la stessa atmosfera di quando sono arrivate per la prima volta, ma stavolta decine di occhi la osservano zoppicare lungo la strada principale.

Un paio di passanti si fermano e aiutano Sonia a raggiungere un Laboratorio di medicina e a mandare qualcuno alla dimora degli Shingen a comunicare il loro ritorno.

Dentro il Laboratorio, l'odore pungente di sostanze medicinali ed erbe riempie le narici di Sonia che barcolla per momento e quasi perde l'equilibrio se non fosse per l'aiuto di un ragazzo in divisa bianca che passava di lì.

«Tutto bene? Cosa succede?»

«Questa ragazza ha immediato bisogno di cure! Ha perso molto sangue, ha il battito debole e credo abbia febbre alta»

Con uno scatto, il ragazzo raggiunge il bancone all'ingresso e poggia la mano brillante di rosso sulla superficie e improvvisamente dei dispositivi simili a lampadine si illuminano di luce ambra e un fischio penetrante esce da una valvola sottostante che ondeggia mossa da del vapore.

Poco dopo, un uomo e una donna vestiti con la stessa divisa arrivano di corsa dall'angolo di un lungo corridoio e accompagnano le due verso una stanza abbastanza accogliente da non risultare deprimente e fanno distendere Nora su uno dei letti liberi mentre gli occhi curiosi di altri pazienti osservano la scena.

Senza perdere tempo le mani dell'uomo e della donna cominciano a brillare di luce magenta riempiendo la stanza dalle pareti azzurrine.

Sonia osserva con sguardo pieno di panico e tensione.

«Speriamo che non sia troppo tardi»

Con unfilo di voce, Sonia parla con voce talmente sottile che risulta più un pensieroper sé stessa che nessun altro può sentire.

Il Mondo della FarfallaWhere stories live. Discover now