Capitolo 55 - Dopo la Tempesta

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Quando Nora riapre gli occhi, lo scenario davanti è brutalmente ordinario in confronto a quanto ha visto finora. Seduta su un divano rossiccio, osserva i contorni sfocati di un salotto come li ricorda dal mondo originale, con un tavolo bianco al centro e alcune sedie di legno chiaro intorno, il tutto davanti ad un ampio mobile in legno scuro che occupa l'intera parete dove ogni cassetto, sportello e decorazione, punta verso un televisore sistemato al centro.

Questa è casa mia...

Osserva con la mente ancora confusa dallo scontro l'arredamento di casa sua senza trovare nulla fuori posto, nemmeno un granello di polvere. Come se stesse guardando una fotografia. Mentre si guarda intorno, le sue orecchie sentono un rumore di voci confuse e lontane provenire da vicino alla porta che dà al disimpegno dell'ingresso.

Due figure umane, troppo confuse per poterne distinguere i tratti o il sesso, discutono animatamente davanti a lei senza che riesca a comprendere una parola di quello che dicono.

Perché discutono?

Cerca di alzarsi per andare e calmare la situazione, ma il proprio corpo sembra affondare sempre di più nel divano ogni volta che cerca di alzarsi, mentre davanti a lei la discussione degenera sempre di più nei gesti e nel volume della voce. Le loro urla diventano insopportabili e assordanti. Vorrebbe potersi tappare le orecchie e non sentire, ma per qualche ragione non riesce a sollevare le braccia. Tutto quello che può fare è supplicare nella sua testa e sperare che in qualche modo la sentano.

Smettetela, per favore. Vi prego.

Una amara sensazione di disagio mette le radici dentro di lei mentre cerca ancora una volta di alzarsi dal divano senza successo, fino a quando l'intera stanza improvvisamente non comincia a farsi sempre più brillante come se un sole stesse nascendo dentro di essa mentre le due figure continuano a discutere noncuranti della luce.

Ed è in quel momento che una piccola farfalla dalle ali blu elettrico svolazza vicino ad una delle due figure e, in un singolo momento di chiarezza, intravvede il volto di Flavia Diatris.

Mamma?

Finito quel breve pensiero, il bagliore si intensifica fino a coprire interamente la stanza di luce.

Come se stesse per annegare, Nora annaspa e si risveglia su un letto troppo duro per poterlo trovare comodo e con gli occhi rivolti al soffitto di una stanza dalle pareti bluastre. Coperta da una vestaglia bianca che le arriva alle ginocchia e un lenzuolo, Nora si siede sul letto e si guarda in giro. Poggiati ai piedi del letto vede i familiari vestiti civili che ha comprato alla Capitale ordinatamente ripiegati. Accanto a lei vede diversi letti, alcuni occupati da altra gente e altri no, disposti ordinatamente in fila e davanti a lei vede una identica fila di letti che riflette come uno specchio la stanza, ad eccezione di un mobile scuro poggiato alla parete posteriore che ne rovina la simmetria.

Fuori una ampia porta vede delle persone indossare una divisa bianca dall'aspetto familiare. L'aspetto ospedaliero della stanza, le divise bianche che ricorda di aver visto intorno a lei poco prima di svenire, le permettono di ricollegare gli ultimi eventi.

«Ah già, sono ancora qui. Mi hanno curata alla fine»

Con la mano decorata da una elegante farfalla si accarezza il braccio destro privo di ogni ferita o segno degli scontri ma, appena cerca di sedersi e scendere dal letto, i muscoli fanno cilecca per un istante e sente il proprio corpo cadere. Si aggrappa all'ultimo al bordo del letto e con uno stridio lo spinge via di qualche centimetro, ma è ancora in piedi.

«Ti sei svegliata. Già cerchi di andartene anche se ancora sottosopra, giusto?»

Una voce dai toni amichevoli attira la sua attenzione da destra, dove un uomo avanti negli anni con un grembiule magenta e barba grigia sta in piedi vicino alla porta della stanza.

Il Mondo della FarfallaWhere stories live. Discover now