Capitolo 36 - Il Guardiano di Teros

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L'aria viene penetrata dalla lama del pugnale di Nora con un fischio. Quel fischio riempie le sue orecchie, come se fosse l'unico oggetto in movimento nel mondo. Come una scena al rallentatore, ne osserva ogni attimo mentre continua a correre. Quando il tempo sembra riprendere all'improvviso, la lama si conficca saldamente per terra davanti alle piccole zampe dell'animale che inchioda dalla sorpresa e rimane immobile senza sapere dove andare, tentennante per un istante.

Con velocità, Nora continua il suo scatto e si lancia contro l'animale a mani nude, afferrandolo per i fianchi.

«Preso!»

Mentre la bestia si dimena e grida echeggiando nella piccola area alberata, Nora cerca di aggiustare la presa in modo da avere una mano libera per poter tenere ferma la coda che nel frattempo sputa abbastanza sostanza nera da riempire una tanica.

Il fronte del suo cappotto viene quasi interamente ricoperto dalla sostanza catramosa, mentre le mani con cui tiene ferma la bestia vengono completamente inzuppate, causando un leggero formicolio.

Il formicolio alle mani le causano un leggero spasmo, ma abbastanza forte da farle perdere la salda presa sull'animale. Le sfugge un attimo la presa dal collo della piccola volpe bianca e dei canini appuntiti le mordono la mano, affondando nella carne e accarezzando un tendine. Degli schizzi di sangue le finiscono sulla fronte e sulle guance, mentre alcune gocce sgorgano dalla ferita e cadono sul nevischio trasformandolo in un quadro di arte moderna.

Il dolore disumano la costringono ad urlare e ad allentare la presa.

Nonostante la lotta animalesca, Nora cerca di fare respiri profondi e di rimanere concentrata.

Le mani non hanno niente! Le mani non hanno niente! Le mani non hanno niente!

Le grida acute e stridule dell'animale risuonano come un martello pneumatico nel suo cranio che grida a sua volta, ma la parte calma e razionale del cervello che è riuscita a mantenere a discapito dei dolori sa che mantenere la presa è una questione di vita o di morte.

In un turbine mentale quasi animalesco guidato dall'istinto di sopravvivenza, Nora sfida il dolore e stringe la mano morsicata attorno al collo della bestia. Il mignolo della mano non risponde ai suoi comandi, ma la presa è comunque abbastanza salda da impedire all'animale di fare altri movimenti pericolosi.

Nel frattempo, nota Sonia che le getta uno sguardo come di approvazione e impugna la spada dalla lama scura come ebano e la sua interezza inizia a brillare di un forte rosso rubino. L'aria intorno a lei si trasforma in condensa e dalla lama nasce un fuoco intenso che ne ricopre la superficie.

E poi un lungo grido. Dentro di esso sentono dolore, oppure rabbia, oppure morte. Nessuna delle due capisce esattamente cosa sia quel grido, ma entrambe capiscono che non ha nulla di umano. Un suono acuto che fa gelare persino il sangue di Sonia che ha appena trasformato il nevischio circostante in acqua con la sua fiamma.

Il verso le raggiunge nitidamente e fa perdere ogni parvenza di calma a Nora che sente tutto il dolore di prima contemporaneamente alla gamba e alle mani e cade in ginocchio abbracciando stretta a sé la creatura che teneva ferma.

Come fosse un richiamo materno, le volpi cominciano a correre in branco verso un'area rada e in salita. Sette batuffoli bianchi lasciano le loro piccole impronte sul nevischio mentre corrono via, mentre la volpe che Nora tiene stretta a sé comincia a strillare.

«Smettila di strillare, mi stai trapanando le orecchie! Non ti faccio niente, quindi»

Non appena i suoi occhi cadono sulla lieve salita e vedono delle bianche zampe canine comparire come dal nulla, le parole annegano nella sua gola.

Il Mondo della FarfallaWhere stories live. Discover now