Capitolo 23 - Due Anime e Due Lame

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Con un veloce fendente, Nora prova a colpire la donna davanti a lei che schiva facilmente l'attacco spostandosi al lato quanto basta. Osserva la donna estrarre la spada e si lancia di nuovo all'attacco, questa volta sferrando una serie di attacchi col pugnale che vengono respinti dalla lama della spada. Non avendo successo, Nora prova a scavalcarla con un salto per cercare di colpirla alle spalle, ma la donna sferra un rapido colpo sullo stomaco usando il pomello della spada. All'ultimo secondo Nora riesce a parare parzialmente il colpo, ma non è sufficiente: l'urto dell'attacco le fa perdere il momento e cade per terra in ginocchio.

Preme la mano sullo stomaco per cercare di attenuare il dolore del colpo, mentre la donna continua a osservarla con occhi sottili che risplendono appena sotto i brevi spiragli della luna che superano le nuvole scure.

La donna contrattacca e una lama scura sfiora il fianco di Nora dopo averla schivata per un millimetro. Sentendo di aver mancato il bersaglio, con un gesto esperto la donna riallinea rapida la spada per un fendente laterale.

Con una capriola all'indietro Nora evita il colpo e prova a rispondere con uno scatto frontale. La donna si prepara a parare, ma Nora all'ultimo fa uno scatto laterale e si prepara ad un nuovo attacco, venendo però intercettata dalla spallata della donna che anticipa la sua idea e la fa schiantare contro la roccia dove stava riposando poco prima.

Il braccio le fa male. Rivoli di sangue le scorrono dalla tempia. Le sue dita affondano nella terra bagnata e si rialza in piedi con un gemito di dolore, sistemandosi barcollante nella posizione di combattimento imparata all'Accademia.

Nora vuole esaudire quel suo ultimo desiderio a tutti i costi, ignorando completamente conto delle proprie ferite. Ma non ha importanza per lei. Finché respira, nella sua mente, non è in grado di salvare la madre.

E allora combatte.

Combatte.

-

Sonia era preparata ad uno scontro con l'accusata, ma la realtà dei fatti è alquanto diversa dalla sua immaginazione: se dovesse definire in qualche modo la strenua lotta della ragazza, "selvaggia" è la parola che le verrebbe in mente. Nessun fendente, sferzata o tentativo di corpo a corpo, è guidato dall'esperienza. O meglio, ogni volta che il suo stile ha una parvenza di disciplina, viene immediatamente gettata al vento.

Dopo aver combattuto senza tregua per circa un'ora, nessun attacco della ragazza riesce a raggingerla e decide di fermarsi a pochi metri da lei.

Più che un combattimento, le sembra contemporaneamente uno sfogo e un tentativo di costringere Sonia a lanciare un attacco decisivo per porre fine alla vita della ragazza di nome Nora.

E questo Sonia non può permetterselo.

«Smettila di combattere»

Sonia prova inutilmente a calmare la ragazza, ma tutto quello che ottiene è un tentativo della ragazza di colpirla con una qualche abilità che convoglia elettricità. La mano della ragazza brilla come una stella nel cielo notturno e pericolosa come un fulmine.

Con uno scatto, la ragazza si avventa contro di lei a mano tesa con un attacco facilmente evitabile, ma all'ultimo cambia direzione e si getta verso i suoi piedi. Senza capire la ragione di quell'azione, improvvisamente guarda giù e si rende conto troppo tardi della sua posizione sul terreno.

Durante lo slancio dell'attacco la ragazza immerge la mano illuminata in giallo e circondata da scariche azzurre dentro una pozzanghera ai suoi piedi rilasciando una scarica non particolarmente forte da farle male ma, in aggiunta alla sorpresa, abbastanza efficacie da fermarla per un momento.

La ragazza si avventa rapidamente contro di lei con il pugnale stretto in mano, pronta a colpire in quell'unico momento di vuoto in cui non è in grado di muoversi come vorrebbe.

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