Elsa✔️

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Quadro di Malcolm T

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Quadro di Malcolm T. Liepke

-Theodore, voglio che la smetti di rimproverarmi per la mia misantropia, è un effetto naturale a una serie di cause. Dici che avere più fiducia nel prossimo migliorerebbe il mio stato di salute psicofisica, ma appena abbasso la guardia mi pugnalano alle spalle.

Qualche pomeriggio fa hanno suonato al campanello. Dana era fuori a fare compere, mio padre dormiva in camera sua e sono stata costretta ad aprire. Erano Loren e Joseph, volevano che li aiutassi a ripetere per l'interrogazione di storia. Ho storto subito il naso: l'anno scorso Joseph non aveva bisogno del mio aiuto, veniva solo per tranquillizzare i suoi genitori ed ora era tornato con un'altra studentessa? Senza nessun preavviso?

Li ho fatti entrare e ho accettato. Mi piace essere indipendente dai miei genitori e questo lavoretto corona il mio scopo.

Ci siamo sistemati in salone e io sono andata nello studio di mio padre per recuperare il suo computer. È stato uno sbaglio: lui mi vieta sempre di entrare in quella stanza e non mi è permesso di prendere le sue cose, ma il mio computer non funziona più da quando ci ho fatto cadere sopra una tazza di tè.

Ho infilato la pendrive nell'apposito spazio USB e ho aperto dei vecchi appunti sullo stesso corso che ho frequentato due anni fa.

Spiegando, ho capito immediatamente che c'era qualcosa che non andava. Loren fingeva sfacciatamente interesse e annuiva come se le si fosse rotto l'osso del collo, mentre Joseph tamburellava con due matite sul bordo del tavolo. A un certo punto mi ha fermata.

"Certo che gli antichi greci con tutte queste orge sapevano come divertirsi. Io ho una voglia matta di imitarli e mettere su una grande festa in onore di Dioniso. Cosa ne diresti di partecipare? Si tratta di un omaggio alla cultura."

"Non so cosa tu abbia in mente, ma è no a prescindere."

"E perché? Oltre che ai vestiti colorati sei contraria anche al divertimento?" Loren mi ha posto questa domanda come se non avesse intenzione di offendermi. Le avrei conficcato una matita in un occhio.

"Non sono contraria, è che partecipare a delle stupide feste liceali, dove si sta tutti appiccicati e l'unico scopo è ubriacarsi e fare sesso nei bagni pubblici, non rientra nelle mie priorità."

"Non devi per forza fare sesso nei bagni pubblici" ha incalzato lei. Joseph ha cercato di zittirla, io mi sono alzata stizzita e, con la scusa di dover andare in bagno, sono salita in camera mia per recuperare un po' di pazienza.

Sono rimasta lì per circa un quarto d'ora; tornata nel salone, i due mi fissavano angelicamente.

"Elsa, io sono sicuro che verrai a questa festa, altrimenti io e Loren saremo costretti a rendere pubbliche certe conversazioni poco ortodosse tra tuo padre e quello di Drew" Joseph ha girato il computer e ho visto la piattaforma WhatsApp Web di mio padre, aperta sul contatto di Michael Evans. Mentre leggevo le mie pupille si dilatavano dalla sorpresa.

Ho chiuso di scatto il laptop, pensando seriamente di ucciderli e bruciare i loro
corpi. Avrei preferito un peso sulla coscienza non troppo insopportabile, piuttosto che quella storia
venisse fuori. Non sapevo se proteggere gli affari di mio padre o se farlo andare alla forca come punizione per avermi tenuta nascosta la faccenda. Ho scelto la prima opzione.

"Non lascerò che un simile scandalo mi mandi in rovina. Verrò a questa maledetta festa, ditemi dove e quando, ma non fatene parola con nessuno."

"Perfetto, allora qui abbiamo finito."

Joseph si è alzato insieme a Loren e si sono avviati alla porta.

"Puoi stare tranquilla, con noi il tuo segreto è in una botte di ferro."

Le ultime parole di Loren mi hanno causato un attacco d'asma.

Loren e Joseph sono andati via, mi sono raggomitolata sul divano e ho telefonato a Drew.

"Che cazzo vuoi, Elsa? Sono le tre del pomeriggio, sai che a quest'ora sono impegnato ad ubriacarmi. Fai in fretta."

"Devi venire a casa mia, adesso."

Ho riagganciato, senza sentire lamentele. Il campanello ha suonato un po' più tardi, Drew mi ha spinta per entrare e ha sbattuto il tavolino dell'ingresso per terra. Io ero immobile e lo fissavo.

"Se non mi dici immediatamente qual è il problema, giuro che ti riempio la faccia di schiaffi. Hai tre secondi. Uno, du..."

"I nostri genitori rubano dai fondi di beneficenza. Joseph e Loren li hanno scoperti e ci minacceranno, anzi, con me hanno già cominciato."

La sua concitazione si è spenta. Siamo rimasti lì impalati per un po', poi lui ha calciato il tavolino sul pavimento e si è fatto male ad un piede "Merda, dammi qualcosa da bere."

"Lo sai che odio quando ti ubriachi."

Si è messo una mano in tasca, ha preso della carta stagnola, l'ha srotolata e ha ingoiato la pillola che c'era dentro. Siamo usciti in giardino, ci siamo seduti a bordo piscina.

"Non hai neppure da fumare?" ha chiesto, come se il problema fosse la mancanza contingente di droghe.

Mi sono allontanata un attimo. Sono entrata in camera, ho preso il pacchetto di sigarette sotto il mio cuscino e sono tornata da lui. Dentro al pacchetto c'era una canna corta e larga. Stavo per accenderla, lui me l'ha strappata dalle dita e l'ha fatto al posto mio. Dopo la prima boccata me l'ha posata tra le labbra. Si è levato le scarpe e ha immerso i piedi in acqua.

"Vaffanculo, spero che i nostri genitori vengano investiti" il fumo gli usciva dalle narici.

"Se muoiono chi ti compra i cereali a colazione?"

"Vomito quelli della mattina precedente e me li mangio."

"Fai proprio schifo."

Abbiamo riso. Il nervosismo causato da Loren e Joseph era svanito col fumo, nell'aria. Abbiamo continuato a fumare in silenzio, poi la nuvola passeggera sospinta dal vento è tornata ad oscurare il sole. Non mi sono accorta di star piangendo fin quando la matita nera non è colata sul mio petto. Mi sono strofinata le guance col polso, anch'esso ormai nero.

"Odio piangere. Soprattutto, odio piangere davanti alla gente. Preferirei uccidermi."

"Tu preferisci ucciderti rispetto a un sacco di cose. Se, per caso, ti chiedessi di andare a fare shopping, come scusa ti taglieresti le vene" si è adagiato il mozzicone all'angolo della bocca e mi ha asciugato lo sporco accuratamente, lavandolo via con il pollice bagnato di saliva.

"Ti direi semplicemente di no."

"Tu non mi sai dire di no."

Dopo il suo intervento mi sono riflessa nell'acqua della piscina. Ero ancora sporca, ma solo sotto il mento e sul petto.

"Dammi un bacio" mi ha afferrata per la mia collana. Nell'alzarmi, stavo per perdere l'equilibrio, ho appoggiato le mani sulle sue spalle e lui è caduto in acqua. Ero soddisfatta per l'incidente casuale.

"No."-

Profilo Instagram:
@elsaabianco

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