Loren

170 18 1
                                    

-Come si può volere bene a una persona che non ama nessuno al di fuori di se stessa?

Non ho mai preteso la fedeltà altrui, non ero sincera con nessuno se non con lui.

Io e Joseph dovevamo essere complici, ma con questo gesto ha reciso ogni possibilità di redenzione: non sarà possibile tornare indietro. Perdonare l'immensa paura che mi ha instillato? Sopportare di essere stata messa alla stregua dei suoi fidanzatini? Essere sballottata di qua e di là come se dovessi pagare la stessa pena di Drew? Inconcepibile.

Non ha capito che lui è inutile senza di me. Ormai ha perso l'uso della ragione e farebbe meglio a ritrovarlo, perché non ci sarò più io a rindirizzargli l'antenna.

Ho prelevato la lettera con la punta delle dita da Elsa. Ero schifata, le mie impronte digitali non si sarebbero dovute mischiare a quella scialba messaggera.

Siamo rimasti io e Oliver in casa. Lui non aveva ricevuto nessuna lettera e stava cuocendo un uovo sodo.

"Ne vuoi metà? È fonte di proteine" lo ha aperto su un piatto "E non mangiarti le unghie, ti sta uscendo il sangue."

"Io faccio quello che cazzo voglio e se non la finisci di fare lo stronzo ti svuoto le orbite con un cucchiaino per dolci."

Il mio tono era squillante. Lui si è accomodato al mio fianco e ha mangiato un quarto d'uovo. Ha preso la mia mano e ha avvolto le labbra attorno all'indice, succhiando via il sangue incrostato sulle pellicine. Ha ripulito meticolosamente anche il pollice e poi si è infilato il cappotto.

Dovrebbe comprarsene uno della sua taglia, sembra un lampione della luce.

"È opportuno che salviamo Joseph. Non che mi sia particolarmente simpatico, ma non vorrei che la mia quasi fidanzata venga pregiudicata per un terzo omicidio."

Siamo entrati in macchina e ho letto la lettera ad alta voce.

"Se ti conosco bene (ed è così), mi stai odiando. Hai ragione, ti sto facendo impazzire, ma questo non è altro che un gioco. Ti ricordi quando ci rincorrevamo instancabilmente attorno al tavolo? Non vinceva nessuno e crollavamo a terra, sfiniti.
Stavolta è diverso: uno dei due deve per forza prevalere ed è meglio che sia tu. In caso contrario, morirei.

Wendy, vienimi a cercare su quel balcone dove Peter Pan ha preso il volo."

Oliver ha messo in moto "Definirlo banale sarebbe un eufemismo. Non si annoia a spettacolarizzare il suo suicidio? Un giorno qualcuno lo ammazzerà e non sarà così contento di morire."

Quella strana profezia mi aveva messo di cattivo umore. Oliver ha posato la mano sulla mia coscia. Fischiettava e si stava dirigendo a casa mia.

Se non cercasse continuamente di incastrarmi, sarebbe il mio ragazzo ideale. Cinico e glaciale, la morte si incastra nei suoi ricci.

"Sai, so scoprendo molte cose."

Le dita mi hanno sfiorato la stoffa delle mutandine sotto la gonna. Ho schiuso le cose e mi sono lasciata toccare, intanto lui non staccava gli occhi dalla strada.

"Tipo?"

Un gemito; il ghigno obliquo si è ampliato.

"Tipo il ripostiglio di Lukas. L'ho seguito e non è stato difficile trovare il suo bottino in uno sgabuzzino della vecchia stazione. Chissà di quanto materiale incriminante la polizia potrà avvalersi."

"Sono solo gingilli rubati da un cleptomane. Dubito che la polizia ne darà un peso eccessivo."

Sul mio viso ha lampeggiato il dubbio.

Mi sono precipitata in casa quando Oliver ha parcheggiato. Ho corso verso il terrazzo dove il mio migliore amico aveva tentato di suicidarsi, ma di lui nessuna traccia.

Ho riconosciuto i passi di Oliver rimbombare nell'oscurità della cucina. Mi sono voltata e ha strappato un post-it dal frigo.

"Cara Loren" ha letto "come puoi notare, non sono qui. Ti ho ingannata, ma non darti per vinta. Ti allego qui dietro l'indirizzo in cui mi trovo.
Mi dispiace essere duro con te, ma ti chiedo un ultimo sforzo. In questo momento corro un massimo pericolo e se dovessi morire, sarebbe –ahimè- anche colpa tua.
Fa' presto, Joseph.

P.S. in frigo ho lasciato un pezzo di torta al limone di mia madre, non avevo fame."

Oliver ha annuito seriamente e ha aperto il frigorifero, impossessandosi del piatto in cui giaceva la fetta di dolce gentilmente offerta da Joseph. Ha aperto un cassetto della cucina e ha iniziato a mangiarla.

"Fai sul serio?" gli ho chiesto.

"Ci vuole una pausa" si è seduto sul tavolo e ha diviso il trancio in due "Mangiamola e poi andiamo."

"Joseph è in pericolo."

"Appunto, questa torta può essere la sua ultima memoria. Vuoi davvero rifiutarla così?"

Mi sono stretta nelle spalle e ho spazzolato via la mia porzione.

Joseph poteva aspettare.-

StayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora