Joseph✔️

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-Lo sa cos'è patetico? Cercare di cambiare qualcuno che non ha la minima intenzione di farlo. Cosa vuole sentirsi dire? Che uscito di qua diventerò un figlio e uno studente modello, che smetterò di frequentare le compagnie sbagliate? Leviamoci la maschera, tanto siamo solo io e lei e nessuno ascolterà questa conversazione. Non vede l'ora che il suo ufficio si sgombri da questi ragazzini viziati e impertinenti per tornare alla sua vita, che è già difficile di suo. La moglie asfissiante, il figlio da accompagnare a scuola, quella fila alle poste che non ha voglia di fare.

Non finga con me: quand'è che si toglierà il ghiribizzo di mandarci a fare in culo? Senza pensare a quel misero stipendio che le danno grazie a una laurea presa in ritardo in una delle università meno prestigiose della nazione. Non preoccuparti, Theodore. Perché posso darti del tu, vero? Tanto siamo tra pari. Io capisco te, tu capisci me, non bisogna aggiungere altro. Ora vado.-

Il ragazzino si alza e fa per andare verso la porta. Lo psicologo, dopo aver avviato la registrazione, guarda la sua figura alta e slanciata, che non mostra un minimo tentennamento. Gli occhi neri come il buio sorridono amabilmente.

-Tu non sei un mio pari e non ti permetto di darmi del tu. Adesso siediti e smettila di cercare di impressionarmi con le ricerche su internet che hai fatto su di me prima di entrare qui dentro. Avresti potuto impiegare meglio il tuo tempo, Joseph. Le risse con Drew e gli acidi che hanno trovato nel comodino della tua stanza sono la prova che il tuo comportamento sta degenerando. Un mese fa sei venuto a scuola mentre non eri lucido, hai corso nudo nei corridoi, cercato di baciare una tua compagna di classe e alla fine sei svenuto, beccandoti una salata sospensione.-

-Le posso assicurare che Loren era assolutamente consenziente.-

-Non è questo il punto! Tu potresti essere molto meglio di così.-

-Lo so, ma non mi interessa. Le norme sociali sono noiose, se mi va di gironzolare nudo non vedo quale sia il problema. Il livello di questa scuola è talmente basso che per me è una barzelletta. Dovrei stare seduto ad ascoltare l'ennesima lezioncina sulla Dichiarazione d'Indipendenza, o sulla Grande Guerra, o su Carlo Magno... insomma, qualunque cosa prevedano i programmi ministeriali per il terzo anno? Io mi annoio mortalmente. L'immaginazione delle persone è sterile quanto il regolamento scolastico.

Mi piace divertirmi e destabilizzare chi ho davanti. Mi basta un sorriso e posso avere tutti ai miei piedi.-

-Per quanto ti piaccia dichiararti emancipato, in realtà segui degli esempi tossici. Persone che non si possono cambiare e andrebbero lasciate stare, o incoraggiate a seguire un percorso di supporto, se si vuole loro davvero bene.-

-Esempi tossici? Sono esempi che mi hanno giovato. Avevo quattordici anni appena compiuti quando vidi Drew per la prima volta. Era la seconda settimana di settembre e l'inizio delle superiori. Nella notte insonne ascoltai la pioggia. Il mattino seguente qualunque vetro era ferito da strisce di diamante. Mi svegliai presto per non tardare e pressai i miei genitori ad accompagnarmi con largo anticipo. Nel cortile c'ero solo io e quella che poi seppi essere Elsa. Leggeva Shakespeare sotto un albero del prato.

Attesi l'inizio delle lezioni e mi sedetti nel banco della prima fila della mia classe, fiducioso che la vicinanza alla cattedra comportasse un apprendimento più efficace. Il primo giorno di scuola in un posto nuovo puoi decidere di essere ciò che desideri. Alla mia mente si affacciavano ipotesi stantie come il pane che quella mattina non riuscii ad ingoiare. Diligente, simpatico, altruista. Mi credevo incapace di raggiungere la popolarità, per quanto l'ambissi e mi sarei accontentato di un posticino nel cuore di pochi amici, come Loren. La normalità mi disgustava, ma le andavo incontro come al miglio verde.

Il proposito durò l'estate e quella mattina. Mai più il pensiero di una gioia monotona mi ha incontrato.

All'ultima ora sentii un gran fracasso. Un vetro rotto, voci spaventate, il rimprovero perentorio di un professore e un grido gutturale. Sa quel genere di grida che ti fanno male alla gola? Per cui rimani escoriato un'intera settimana? Lo ascoltai con piacere. Ci catapultammo alla porta.

"Andrew Evans, torna subito indietro! Il preside sta per chiamare i tuoi genitori!"

Il tornado si voltò ed eseguì il comando. Il silenzio si stese sotto i suoi passi. Sollevò il professore per il colletto della camicia "Non vedo l'ora di incontrarli" ebbe il buon senso di lasciarlo e sfogarsi contro un armadietto. Ci ficcò entrambi i gomiti, se li scartavetrò nell'impatto e sbatté più volte l'anta, fino a smontarla.

Le lezioni erano concluse. Nessuno tentò di fermarlo quando scese le scale. Mi chiedevo cosa avesse causato un attacco di rabbia del genere. Avevo così tanta voglia di saperlo, che andai a cercarlo. La scuola era ancora un labirinto inesplorato per me, ma lo trovai negli spogliatoi.

Mi nascosi per osservarlo. Batteva entrambe le suole sul pavimento ed era chinato con la schiena affossata nelle spalle. Si dondolava su se stesso e fumava.

"Ciao" mi introdussi stupidamente.

"Chi cazzo sei? Se il preside mi sta cercando, digli che vengo solo quando ci saranno i miei genitori."

"Non ti sta cercando nessuno" risposi così per deluderlo.

"Ora no, perché mi hai trovato."

Non mi infastidì. In un modo o nell'altro capii che il mio destino era cercarlo ancora e ancora e ancora.

"È vietato fumare qui?"

"Sì" mi porse il pacchetto.

Sì, è vietato. Fallo.

L'orologio della mia vita aveva le lancette puntate sul giusto orario. Drew le reindirizzò a suo gradimento.

"Non l'ho mai fatto" per favore, insegnami; volevo dirgli. Per favore, insegnami, gli avrei detto in ogni istante.

"In questo primo giorno mi stavo impegnando a fare colpo sui professori" risi con la sigaretta in bocca.

"E perché? A cosa serve la scuola? Annoda ancora di più il dolore. È un posto di plastica fatto per persone di plastica con un futuro di plastica" il filo blu dalla sigaretta si diramava in alto, affumicava le farfalle colorate sulla mia testa, ora abbraccio i loro scheletri.

"Impari molte cose."

"Se ti interessano, le impari senza la scuola. Non c'è bisogno di un'istituzione che ti obblighi a fare quello e quell'altro perché qualcuno l'ha deciso a tavolino. E se scegli di non farlo ti mettono un voto con cui dicono ehi, sei un fallito."

"Sì, ma un brutto voto può sempre essere recuperato. È raro che i professori non te ne diano l'opportunità."

"Recuperare cosa? Un numero più alto nella griglia di valutazione? Un numero deciso da qualcun altro che è soddisfatto perché hai eseguito ciò che voleva? A me non interessano quei numeri, non mi interessa questo posto. Non mi diplomerò mai. Non sono di plastica."

Se sto con Drew è perché è l'unico che non ha paura di urlarvi in faccia che non gliene fotte un cazzo, che comunque vada continuerà a fare ciò che gli pare. Ed e Jake, i nuovi arrivati, credono di contare qualcosa, di poterlo intimorire, ma hanno pestato i piedi alle persone sbagliate.

A tal proposito, ho un conto in sospeso con Jake: l'ho visto mentre picchiava Lukas nei bagni. Quel demente stava fermo e incassava tutti i colpi, penso che si senta ancora in colpa per aver mollato Elsa in quel modo, ma non ha capito che lei non l'ha mai amato. Nessuno lo ama, al suo posto chiunque sceglierebbe Drew, quindi è inutile che si faccia problemi. Naturalmente a lui non posso dire queste cose, o si deprimerebbe ancora di più. E allora fingo, gli sorrido come faccio con tutti.

"Ma che bell'acconciatura che ha oggi, professoressa! Questa è la casa più spaziosa che abbia mai visto, signora Miller! Giuro solennemente di essere innocente!"

E adesso mi scusi, ma devo essere pragmatico e cercare un letto dove dormire. I miei rispettabili genitori mi hanno cacciato di casa fin quando non imparerò a indossare i pantaloni nei luoghi pubblici.-

Profilo Instagram:
@josephhhtaylor

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