Capitolo 32

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Quando entriamo in macchina nessuno dei due fiata. È arrabbiato, so che non lo è con me ma comunque odio sapere che è irritato e non poter fare nulla. Mi mordo la lingua per tutto il tragitto ma, quando entriamo in casa, so che non c'è più nulla a trattenermi.

«Vuoi dell'acqua?» Parla per primo togliendosi le scarpe e la giacca per poi dirigersi verso il frigo.

«No», mi sembra quasi di sussurrare mentre sfilo i tacchi e vado in camera a posare il cappotto.

Quando torno in salotto, Elijah è poggiato al mobile della cucina con le braccia incrociate, le maniche della camicia sbottonate e tirate fino ai gomiti e il bicchiere ancora tra le mani.

Mi piazzo davanti a lui, sedendomi sullo sgabello e guardandolo osservarmi con lo sguardo corrucciato.

«So che sei incazzato», lui sbuffa posando il bicchiere nel lavello.

«Lo sono, ma non con te.»

«Yoel ha dato più fastidio a te che a me.»

«Quindi non dovrei essere incazzato?» Sbotta stizzito.

«Quindi non dovresti pensarci più di tanto. Io non ho passato tutta la serata a rimuginare sulle parole di Amanda.» Elijah schiude la bocca quando accenno a quello che è successo stasera con la ragazza.

«Cos'è, vuoi davvero stare a sentire alle parole di una sconosciuta?»

«Amanda ha letteralmente detto che esci con me solo per prendere una boccata d'aria e tu pretendi di essere incazzato perché il mio professore vuole uscire con me?»

«Tu sul serio vuoi credere alle parole di Amanda?» Ripete avvicinandosi.

«Tu sul serio vuoi prendertela per qualcuno di cui neanche m'importa?»

Elijah si passa nervosamente una mano sul viso. Poggio i gomiti sul bancone e mi prendo il viso tra le mani pronta a sentirlo ribattere ancora. Lo vedo spostare l'altro sgabello e piazzarsi accanto a me. Gira quello su cui sono seduta così da farmi ritrovare di fronte a lui per guardarmi meglio.

«Mi dispiace, odio discutere con te.»

«Certe volte non ti capisco proprio, Elijah.»

«Odio come ti guarda, lo hanno notato anche i miei amici.» Dice spostandosi i capelli dal viso.

«Che intendi dire?»

«Ti spoglia con gli occhi, Oralee. L'ho notato anche quando siamo andati in accademia. Non pensare che io sia il tipo ossessivo che odia quando gli altri ti guardano, perché non è così. Yoel esagera, te ne puoi rendere conto da sola.»

Sbuffo poggiando la testa sulla mano, è vero e non posso negarlo. Le cattive voci che girano sul conto del mio professore però mi tengono all'erta da quando ho messo piede in quell'accademia quindi non vedo perché Elijah debba preoccuparsi. In ogni modo non aggiungo altro o la questione prenderà il verso sbagliato ed è l'ultima cosa di cui ho bisogno.

Elijah sospira, mi afferra il braccio a mi tira in un abbraccio. Anche lui è stanco e ne ha abbastanza di discutere. Alzo il viso verso il suo incrociando i suoi occhi, che guardano le mie labbra. Vuole baciarmi, sta per farlo ma io mi scosto e poggio le mie labbra sul suo collo. Le sue mani mi stringono i fianchi e mi tirano verso di lui mentre lo sento sospirare quando soffio sul bacio umido che gli ho lasciato poco sopra la clavicola. Non lo so perché sto facendo questo, non è da me, solo che Elijah mi rende così diversa. Con lui riesco a trovare il coraggio di andare oltre i limiti che mi sono data in passato, riesco a sciogliermi e a sentirmi libera da ogni timore. Oppure, forse, è l'alcool a guidarmi. In ogni modo, preferisco pensare che sia la prima ipotesi. Quando i nostri occhi si incontrano di nuovo gli prendo la mano e la poso sulla mia coscia, alzandomi leggermente il vestito già corto.

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