Capitolo 25-La solitudine mi appartiene

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File di persone s'incrociavano, come perle di una collana in movimento, davanti all'entrata di un edificio immenso.
Due pilastri bianchi, in cui volteggiavano  all'interno delle luci scarlatte, ne segnavano i confini.
Dei fari partivano da terra, illuminando il cielo già deturpato da miliardi di altri bagliori, che in confronto ai fasci incandescenti del Dionysus sembravano flebili e opachi.

Un mormorio assordante riempiva la via, mentre donne dagli abiti scintillanti come comete e uomini dai cappotti lunghi e scuri come cieli notturni s'accalcavano davanti all'entrata, nell'attesa che le due brillanti porte di vetro del teatro si aprissero.

«Non pensavo che Andrew Wilson fosse così famoso, a Detroit.» Xavier avanzò verso la folla, senza avvicinarsi troppo.
Si manteneva a distanza, come se non gli importasse veramente di entrare in sala appena le porte si fossero aperte, ma preferisse attendere la calma per fare la sua comparsa.

«Lo è diventato nell'ultimo periodo, perchè porta soprattutto spettacoli sul Jazz. E le persone si sono accorte di lui solo con la nuova moda.» Liza era appena arrivata, ma come sempre non si era lasciata sfuggire la conversazione già iniziata.
Un abito pallido, coperto da uno scialle di pelliccia nivea che le fasciava le spalle, faceva risultare la sua figura come quella di un'attrice in posa per una fotografia.
Come sfondo il Dionysus e le luci di un palcoscenico che avrebbe potuto calcare.

Squadrò il gruppo davanti a lei, soffermandosi sull'apparenza.

Vide l'apparente noia di Mulder, la sua giacca doppiopetto grigia e nessuna parvenza di emozione nei suoi lineamenti, mentre girovagava nello spiazzo davanti al teatro.

Vide l'apparente irrequietezza di Zelda e schegge del suo vestito scuro sbucare dal cappotto stretto in vita, mentre un fermaglio sottile e prezioso le luccicava tra i capelli.

Poi osservò Xavier e vide il suo apparente interesse, come quello di un gatto che contempla tra l'erba del giardino una lucertola, le mani in tasca e la pioggia finissima appena incominciata che gli sfiorava il viso.

Volle soffermarsi sull'apparenza, almeno per quella sera, perchè non era certa di voler sapere cosa vorticasse nelle loro menti.
Non veramente.
Quella sera avrebbe dovuto pensare solo ad Enigma. A Wilson.
E allo spettacolo.

Tutti i suoi propositi vacillarono quando Zelda guardò l'orologio, «le otto» sussurrò, per poi mettere una mano in tasca mentre qualcosa tintinnava.
Disse che aveva sete e andava a prendere una bottiglia d'acqua nel bar vicino.

Le otto erano l'orario in cui doveva prendere la pastiglia di Valium.

«Signori, signore, un attimo di attenzione, prego.»

Tutto il brusio si fermò bruscamente quando una voce calda e cordiale gli rubò la scena.

Le proiezioni di due figure, un uomo e una donna, apparvero sulla cima del Dionysus.

«Tra pochi minuti inizierà lo spettacolo "Thelma Grant" diretto e interpretato da Andrew Wilson, e siamo tutti entusiasti di veder esibire una giovane promessa come lui finalmente al Dionysus.» Annunciò la donna, vestita di un abito rosa confetto dalla vita bassa.
Mentre parlava, l'uomo vicino a lei sorrideva.

«Esatto, Myrtle. Anche noi siamo ansiosi di vederlo sul nostro palco. Ma siamo qui per ricordarvi le due fondamentali regole del nostro amato Dionysus.»

«Prima di tutto» iniziò la donna sorridendo, «vi preghiamo di non entrare tutti alla volta quando le porte si apriranno. Dovrete procedere a passo d'uomo verso la biglietteria, e da lì mettervi in coda.»

EnigmaWhere stories live. Discover now