Capitolo 55- Lasciare un bel ricordo

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«Sembra impossibile, ma Maximilian Mitchell, il killer da lui stesso soprannominato Enigma, è stato rintracciato e arrestato dalla polizia. Ieri si è svolto il suo interrogatorio, dove ha confessato gli omicidi di Marcus Rivera, Beryl Wright e l'ex capo della Omicidi, Bennie Carter.
A sopresa è poi arrivata la notizia che sia stato coinvolto anche nell'uccisione di Esther Cohen, una donna di Chicago che si pensava essere suicida.
Confermata la complicità di Andrew Wilson, il quale ha assistito e partecipato attivamente a tutti gli assassinii.
Purtroppo non siamo riusciti ad avere un'intervista con Mitchell, ma solo questo piccolo frammento video.»

La giornalista chiedeva il perché di tutte quelle morti.
Maximilian, i polsi ammanettati dietro la schiena, aveva esclamato solo se era possibile non usare il flash, che lo stava accecando.

Mulder spense la televisione.
Faceva caldo, nel suo ufficio.
Le tapparelle abbassate, il fresco irrisorio della ventola e i fogli impilati sulla sua scrivania, per la prima volta immobili e non mossi dai fruscii di vento.
«È arrivato un richiamo da parte del procuratore distrettuale» disse.

Zelda si staccò dal muro, passandosi una mano sui pantaloni.
«È per il nuovo capo, vero?» chiese.

Xavier, dall'altro lato della stanza, stava parlando al telefono.
D'accordo, sussurrava, allora dopo ti do una mano con i bagagli. No, non ti preoccupare.
Mi fa piacere aiutarti.

Zelda gli lanciò un'occhiata, come se volesse prestare attenzione a quella conversazione.

«Credo proprio di sì.»
Mulder la risvegliò da quell'attenzione alienante, facendola voltare.
La osservò per qualche secondo. «Allora se ne va.»

Lei annuì, senza dire niente.
«Era inevitabile» si decise a dire poi.
Deglutì, conscia che Liza stava davvero per andarsene.
Il vuoto che avrebbe lasciato si stava già consumando, sgretolandosi e allargandosi sempre di più, un buco nero che divorava l'animo ancora prima che avesse senso farlo.

«Fai richiesta per il posto.»
Xavier, che evidentemente aveva ascoltato il discorso, si avvicinò.
Aveva buttato giù, e la luce del suo clearcircle non si era ancora spenta del tutto.

«Cosa ha detto?» mormorò Zelda.

«Dopo vado ad aiutarla per le valigie. Puoi venire anche tu. Vuole vederci al Lullaby.»

«Non credo lo farò» disse Mulder.

Xavier sbattè le ciglia, confuso.
«Non credi che verrai al Lullaby?»

«Non credo che farò richiesta per il posto.»

Silenzio.
Tutti rimasero muti, lanciandosi qualche occhiata. Zelda e Xavier si scambiarono uno sguardo colmo della stessa preoccupazione.

«Cazzate» lei si passò una mano sula guancia, nervosa.

«Non puoi lasciarci di nuovo in balia della Centrale, Oscar. Non adesso.»
Xavier lo guardò negli occhi, implorandolo di cambiare quell'idea che già lo atterriva.

Lui scosse la testa, scoppiando in una risata derisoria e divertita.
«Non avete proprio capito un cazzo, allora.»
Prese due bicchieri, li riempì di cognac.
Porgendoli ai gemelli, ammiccò a un breve occhiolino da vecchio lupo di mare.

«Non voglio cognac.» Xavier fece per appoggiare il bicchiere, Oscar glielo spintonò verso il petto.
«E bevi, dai!» rise. «Ti serve.»
Poi guardò Zelda.
Lei dischiuse le labbra, come se avesse già intuito qualcosa, e silenziosa bevve un lungo sorso.
«Voglio che prendiate il mio posto.»

«Non è vero.» Xavier scoppiò a ridere, il bicchiere in una mano, l'altra lungo il fianco, a tormentarsi le pellicine con le unghie.

«Perché cazzo non dovrebbe essere vero?» chiese Mulder.
Per lui, quella scena sembrava essere davvero esilarante.
Forse aveva pregustato il momento da tantissimo tempo, e ora che finalmente si avverava le sue aspettative non erano state deluse.
Eccoli lì, davanti a lui. I due non troppo inseparabili che aveva conosciuto appena arrivati dall'accademia, con adosso ancora le regole stampate a memoria che avevano insegnato loro nei corsi, pronte per essere dimenticate e rimpiazzate con ragionamneti personali e decisamente più anticonvenzionali e acuti.

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