24. "Lei ti spezzerà il cuore"

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Il giorno dopo sono nervosa mentre mio fratello mi accompagna al rifugio. Mi lascerà lì e poi tornerà a casa, perché tanto lì c'è ancora la mia macchina. Ieri, quando mi è venuto a prendere, siamo andati dritti a casa mentre io gli ho spiegato tutto l'accaduto. Non io pianto, però, è di questo ne vado fiera. Ethan invece ad un certo punto ha girato e stava per tornare da Greyson per dargli "una lezione sul suo bel visino", parole sue, riferito al fatto che voleva dargli un pugno. Ho riso, poi ho ricordato e sono stata zitta. Spero che il Figlio del grigio non sia ancora arrivato, così mio fratello se ne andrà e non lo vede. Ho messo la sua collana e spero che dopo, quando avremo risolto tutto, verrà a casa con me così gli darò il regalo di Natale. Mancano pochi giorni a Capodanno e voglio che le cose tra noi stiano bene.

«Grazie, Ethan.» Quando arriviamo, gli lascio un bacio sulla guancia come ringraziamento. Arrivati a casa ieri si è addormentato con me, in camera mia, perché voleva assicurarsi che non stessi troppo male. Gli sono grata per tutto quello che sta facendo, anche se continuo a trovarlo un idiota per alcune cose. Un idiota a cui darei la mia vita in mano, se si potesse fare.

Ci salutiamo e vado nel recinto dei canguri. Garrett oggi non c'è, ci siamo io, Greyson e Nick. Saluto i canguri mettendo un po' di cibo nelle loro ciotole e Arya con un bacio sulla testa. Quasi mi strozzo con la mia saliva quando vedo arrivare Greyson... seguito da Sophie. Per poco non mi rompo i denti per quanto li stringo tra loro, probabilmente un gesto automatico per impedirmi di urlare. Potrei diventare Paperino in questo momento, isterica per la frustrazione. Non posso credere che se l'è portata dietro. Sophie mi vede e alza la mano in segno di saluto, mentre Greyson mi guarda e basta. Nè un sorriso, nè un buongiorno. Niente. Quando mi rivolge la parola, a separarci c'è soltanto la recinzione, quasi non lo riconosco per la freddezza chiusa nei miei confronti. «Possiamo parlare?»

Raddrizzo la schiena, cercando di essere un minimo più carina, più sicura di me. «Direi che dobbiamo, Greyson.» Lui apre il cancelletto e mi fa segno di passare, poi bisbiglia qualcosa a Sophie che non riesco a sentire e sinceramente non mi interessa nemmeno. Finché non capirò lei cosa ci fa qui e perché Greyson si sta comportando da stronzo non mi importa di niente. Forse Ethan doveva rimanere a dargli quel pugno, forse mi sentire meglio adesso.
Invece mentre ci avviamo verso il mio ufficio ho solo una gran voglia di tornare indietro nel tempo e di non fidarmi di lui, perché so cosa sta per succedere. Lo sento ad ogni passo, a come lui cammina lontano da me, a come non mi guarda negli occhi, alla freddezza con cui mi parla.

Una volta chiusa la porta dietro di noi mi viene da piangere, ma cerco di pensare a qualcosa di divertente per non fargli vedere che ho le lacrime agli occhi. Ma non sono cretina, so che sta per fare. «Mi stai lasciando, non è vero?» Lui continua a tenere lo sguardo basso e a torturarsi le mani. «Guardami negli occhi, Figlio del grigio. Lasciami guardandomi negli occhi, almeno.» Tutto in me grida che devo sbagliarmi, che non mi sta lasciando. Che adesso mi dirà che è tutto uno scherzo, che mi bacerà e mi dirà qualcosa di talmente dolce che io saprò di essermi innamorata perdutamente di lui. Invece non lo fa.

Greyson alza gli occhi nei miei. Verdi contro ambra. E adesso so che avevo ragione. «Mi dispiace, Delilah.» Mi scappa una risata amara. Mi ricordo quando mi ha raccontato di Sophie, quella volta in ospedale. Sembrava così arrabbiato che non ho mai pensato, neanche per un secondo, che lui sarebbe ritornato mai da lei. Quando una persona ti dà un dolore così grande in genere non ritorni.

«Sei uno stronzo.» Gli dico, con voce ferma e piatta. Cerco con le dita la collana e la sgancio, lasciando gliela sulla scrivania. Non ho neanche il coraggio di passargliela, perché rischierei di sfiorargli la mano. E lì non so se riuscirò a non piangere.

Son of greyWhere stories live. Discover now