14. "I gemelli"

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Il giorno dopo mia madre mi sveglia in modo affettuoso, prepara la colazione e mi dice anche che sono carina. «Si è per caso drogata?» Mi chiede Ethan mentre scendiamo le scale. Annuisco: non è un comportamento da mia madre, questo. Non lo è per niente.

«Mangiate e poi andiamo ad Adelaide.» Ci sorride nostro padre, dando una pacca sulla schiena a mio fratello. Io e quest'ultimo ci lanciamo un'occhiata, sempre più confusi.

«Mark.» Lo riprende la mamma. «Così non ci capiscono niente. Ragazzi, Haley sta partorendo. Andremo ad Adelaide all'ospedale dove sono gli Harris.»

Sono felice per Haley, sul serio. Ma il solo pensiero di rivedere Greyson mi fa chiudere lo stomaco e fare una smorfia. Dopo avergli mandato quella frecciatina, ieri, non gli ho più parlato né tantomeno l'ho più visto. «Fantastico.» Esclamiamo ironicamente in coro io ed il mio gemello. Io perché non voglio vedere Greyson e Ethan perché Haley, che è una bella ragazza, sta avendo dei figli con un altro.

Nostra madre alza gli occhi al cielo. «Meno chiacchiere e più azione. Andate subito a prepararvi, ragazzi.»

Corrugo la fronte e guardo le abbondanti porzioni di cibo che io e mio fratello non abbiamo ancora toccato. «Ma tu hai detto di fare colazione.»

Mamma ci sorride. E no, non è un sorriso dolce. È uno di quei sorrisi che ti dice "fai come ti dico o ti taglio la testa". «Pensavo fosse più presto. Salterete la colazione, altrimenti perdiamo il traghetto.» Guarda l'orologio. «Forza ragazzi!»

Io e Ethan ci lanciamo un'occhiata preoccupata e poi corriamo al piano di sopra, per prepararci. So che cosa succederà: mamma vedrà i bambini, avrà voglia di tenerli tra le braccia, sgriderà me e Ethan per essere cresciuti e poi spronerà mio fratello a fare dei nipoti. A me, invece, non considererà di striscio, solo perché non ho un ragazzo fisso dai tempi del liceo.
Ma non è colpa mia se Jason, il mio ex, era un caso umano che mi ha fatto preferire rimanere single per i successivi sei anni che trovare altri della sua specie. E poi, francamente, io e Arya stiamo benissimo così.

Ethan borbotta qualcosa sul fatto che ha fame mentre si chiude in bagno, mentre io vado nel mio e decido cosa mettermi. Opto per un body e dei jeans, perché non voglio applicarmi più di tanto. Già è tanto se non finisco a rissa con Greyson, figuriamoci mettermi a tiro per vederlo.

Quaranta minuti dopo posso dire di essere pronta. Mentre entro in macchina mi faccio una treccia e lego i capelli con l'elastico che porto sempre al polso. I miei capelli biondi sembrano più scuri, adesso, ma solo per l'umidità, dato che ho finito la doccia quindici minuti fa. Ethan passa tutto il viaggio a sentire la musica, come se stesse viaggiando da solo, mentre io parlo con i miei genitori di cose banali. Mia madre nomina i bambini ogni due parole e mi pento di non aver portato anche io le cuffiette. Se l'avessi fatto avrei potuto benissimo sentire i Jonas Brothers, i Nickelback e altri gruppi che mi piacciono. Invece no, devo sentire mia madre sclerare per i neonati.

Un'ora e mezza dopo papà parcheggia fuori l'ospedale dove Haley sta partorendo. Ethan si è addormentato sulla mia spalla, ma appena arriviamo mi sposto e la sua testa cade in avanti, svegliandolo. Trattengo una risata quando si alza e sbatte contro il sedile di nostro padre. «Stronza.» Mi dice, toccandosi la testa.

«Ethan.» Lo riprende mamma. «Non parlare così a tua sorella.» Sorrido: mamma ci tratta ancora come se avessimo dieci anni, ma mi fa sempre piacere quando prende le mie parti.
Prendo la borsa ed insieme alla mia famiglia esco dall'auto. Non mi è mai piaciuto andare agli ospedali, respiro sempre l'aria di malattia e di morte; ma mia madre non la pensa così, dato che non smette di sorridere.
In più, il pensiero di vedere Greyson non mi alletta molto. Ieri l'ho insultato, poi gli ho accarezzato la guancia come se nulla fosse e infine l'ho ignorato. Non so, tra noi due, chi sia il più bipolare.

Son of greyWhere stories live. Discover now