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how can Americans drink this thing?
I don't understand how you moved from Coppedè to this question.

Il primo scalo fu ad Auckland, dopo un'ora e mezza di viaggio. Ci diedero due ore da passare nell'aeroporto prima di prendere l'aereo successivo. In genere era una parte simpatica del viaggio: nonostante non si potesse dire di aver visto una città solo dal suo aeroporto, era sempre piacevole girare per i negozi che si trovavano nella zona di attesa. Purtroppo questa volta eravamo bloccati dall'ansia di non arrivare in tempo o di non riuscire a scovare mio nonno - potevamo restare a Roma poco meno di ventiquattro ore, in quanto il viaggio sarebbe durato quattro giorni, due all'andata e due al ritorno. Il secondo volo durò ben dodici ore e atterrammo a Los Angeles con la prospettiva di uno scalo di ben otto ore. In aereo avevamo per lo più dormito, inoltre il fuso orario ci aveva fatto ritrovare all'aeroporto alle due del pomeriggio, dunque decidemmo di fare un giro per la città, considerando che il nostro aereo sarebbe partito dopo otto ore. Atlas, ancora con la nausea post viaggio, accettò di buon grado una camminata salutare. Ci perdemmo nella Città degli Angeli dopo circa due minuti. Ero stata solo una volta a Los Angeles, ma avevo erroneamente pensato che non fosse un posto per me, popolata com'era solamente da tantissimi night clubs e palazzi di vetro che sfioravano il cielo. Non mi sbagliavo su quel punto di vista, Los Angeles non era adatta a me. Non era un posto che avrei potuto visitare da sola in uno dei miei viaggi, poiché era una città da visitare in compagnia. E la compagnia di Atlas era una delle migliori che esistessero. Lo capii pochi minuti dopo essere usciti per le strade della città. Camminava con le mani nelle tasche, con un sorriso appena accennato che gli illuminava lo sguardo, e si guardava intorno, affascinato dall'ambiente. Io lo ero più di lui. Le vetrine dei locali, dei bar e dei negozi attiravano gli sguardi dei cittadini entusiasti, che passeggiavano per la città godendosi l'aria primaverile. Loro, abituati oramai a questo ambiente, non notavano la stranezza che popolava quel mondo: nei poster pubblicitari appesi in giro non apparivano giovani modelle dai corpi a clessidra e fluenti capelli biondi, che posavano per attirare clienti e acquirenti, ma al loro posto si trovavano signore molto più anziane di almeno quaranta anni, con vestiti cortissimi e capelli acconciati all'ultima moda, e anche loro posavano per marketing. Era come se l'età media si fosse alzata di almeno cento anni e il mondo fosse governato da ultra-sessantenni. E, dopotutto, l'ultima parte era vera, ma ciò non fermò il senso di nausea che mi provocavano quelle immagini sbagliate. Decisi di mandare giù il desiderio di strappare i manifesti assieme a un buon pranzo, al cui pensiero il mio stomaco emise un brontolio in assenso: non mangiavo da parecchie ore.

"Aspetta." dissi al Leader, indicando un banco degli hamburger, dietro il quale un uomo con una visiera rossa stava servendo una coppia di uomini, stretti tra di loro in un abbraccio. Atlas sorrise e camminò dietro di me, mentre ci mettavamo in fila. L'uomo con la visiera ci squadrò ampiamente prima di rendersi conto che poteva risultare scortese e perdere due possibili acquirenti. Lui non sapeva che avevo troppa fame per andarmene via al primo accenno di scortesia, ma apprezzai il sorriso tirato che ci concesse. Pagai io per entrambi e Atlas parve infastidito dalla mia generosità. Ma dopotutto, ero l'unica dotata di carta di credito. Lui aveva solamente dieci tanati - Thanaville aveva anche la propria moneta, che fortunatamente valeva anche all'esterno del confine - nascosti nella cover del suo cellulare, come spesso fanno gli adolescenti. Mangiammo in silenzio senza mai interrompere la nostra camminata e, per qualche ora, ci dimenticammo dello scopo del nostro viaggio, accantonando in un angolo tutte le nostre domande su ciò che mio nonno ci avrebbe potuto rivelare. Ripartimmo la sera tardi, quasi alle undici e il nostro volo durò cinque ore, alla volta dell'aeroporto di Newark-Liberty, negli Stati Uniti, e l'attacco di panico di Atlas fu meno duraturo del solito e non chiuse nemmeno gli occhi durante il decollo e l'atterraggio, anche se continuava ad ancorarsi al bracciolo del sedile e, a volte, al mio braccio. La presa era ferrea e sembrava in modo così tenero un bambino che si stringe al suo peluche, che nella loro immaginazione ha il potere di allontanare i pericoli come un acchiappasogni. Anche questa volta lo scalo durò a lungo - ben nove ore - e spendemmo anche questa volta la maggior parte del tempo camminando per le strade di New York e gustando ogni tanto qualche cibo ricavato dai negozi per le strade e bevande energetiche utili per le ore di viaggio. Continuai a meravigliarmi di quanto il mondo all'esterno fosse fedele alla copia originale - o forse era questo l'originale e il test una copia? La seconda opzione era più probabile -, seppure il fatto che tutti fossero anziani mi spiazzava ancora. Ma mi spiazzava ancora di più che erano anziani che si atteggiavano come giovani e non parevano essere limitati dai malori che spesso attanagliavano i corpi dei più vecchi. La loro vitalità era una cosa incredibile ma al contempo spaventosa, perché rendeva l'età nient'altro che un numero segnato su un pezzo di carta. Quelle persone sembravano ventenni nel corpo di ottantenni. Lasciammo New York alla volta di Francoforte sul Meno, in Francia, con un volo di quasi otto ore. Quando scendemmo, ci rendemmo conto della stanchezza che il viaggio ci stava trasmettendo solo seduti sulle sedie di plastica dell'aeroporto, sorseggiando un caffè americano tentando di fermare gli occhi pronti a chiudersi. Ormai circolava talmente tanta caffeina nel nostro organismo che non funzionava più e le ore che avevamo dormito in aereo non erano riuscite a ridurre la stanchezza. 

Pluto's LeagueWhere stories live. Discover now