Dopo aver sistemato la mia cartella e tutto ciò che mi serviva per il viaggio, ero rimasto nella mia stanza a non fare nulla. Mi ero steso un po' sul letto cercando di chiudere gli occhi e riposare, ma il pensiero del viaggio e l'agitazione non mi avevano permesso di restare fermo nel letto, non facevo altro che muovermi in continuazione, quindi alla fine avevo optato per un libro, ma anche in quella situazione non riuscivo a concentrarmi e le parole sembravano sfuggirmi. Ogni rigo che leggevo sembrava non entrarmi in testa. Restai seduto nel letto guardando le ore dell'orologio digitale sul comodino e al mio polso scorrere molto lentamente. Fissavo il muro bianco vuoto davanti a me mordicchiandomi le pellicine delle unghie così forte che iniziarono a sanguinare molto lentamente. Avevo deciso anche di prendere il telefono, ma anche le notizie sui vari giornali sembravano sfuggirmi, così ero finito con il vedere qualche video su internet. Poteva essere un buon modo per distrarmi e a volte non dovevo neanche sforzarmi troppo, quindi ero finito col pensare ad altro e quelle immagini che scorrevano davanti allo schermo era solo un riflesso sui miei occhiali da vista tondi marroni con qualche macchiolina gialla.

Non so esattamente dire cosa stavo pensando, perché tutti quei pensieri sembravano confusi nella mia testa. Sembravano, forse, tanti scenari sul viaggio e su come speravo che andasse.

A portarmi alla realtà fu di nuovo quella porta della mia stanza. Kyle bussò due volte e senza che urlassi questa volta di entrare, aprì la porta. Vidi la sua testa uscire e chiedermi con uno sguardo triste con quei baffi sempre alzati ora all'ingiù e delle piccole rughette sopra le sue sopracciglia:

-Ti va di andare al pub qua vicino per bere una cosa?

Volevo rispondergli che non avevo voglia di andarci, ero arrabbiato con lui ed ero anche deluso dal comportamento che aveva avuto, ma non riuscivo a dirgli di no. Anche se non volevo ammetterlo in quel momento, lui restava sempre il mio migliore amico, e non potevo odiarlo.

-Ok- risposi alzandomi dal letto e mettendomi le scarpe.

C'era silenzio tra noi due mentre andavamo al pub, dietro al palazzo in cui c'era il nostro appartamento, accanto al piccolo ristorantino cinese in cui i proprietari ci conoscevano visto che eravamo clienti abituali. Dentro al pub non c'era nessuno, c'era pochissima gente. Due clienti erano al bancone che parlavano col barista che puliva freneticamente lo stesso bicchiere da quando eravamo entrati e altri due clienti che erano andati via appena avevamo ordinato la nostra terza birra. L'aria puzzava di umido e chiuso, ma non c'era puzza di sudore, ma solo di alcol. Il nostro tavolo era stato pulito da poco dalla proprietaria che prendeva le ordinazioni e ogni tanto si fermava a parlare con qualche cliente. Le pareti erano rivestite di legno scuro, lo stesso colore lo aveva anche il parquet sotto i nostri piedi che era consumato e raschiato. Sulle pareti c'era qualche luce a neon rosa con delle varie scritte in inglese, senza un senso per quel pub, che riuscivano ad illuminare tutta quella piccola stanza facendo sembrare il locale un club per spogliarelliste.

Io sorseggiavo la mia birra ghiacciata dalla bottiglia e mi guardavo intorno cercando di trovare qualcosa che potesse distrarmi e notai lo sguardo di Kyle fisso su di me.

-Qualcosa non va?- chiesi.

Lui alzò le spalle. Sorseggiò la sua birra e quando la portò sul sottobicchiere blu con la scritta del locale aprì la bocca fissando il nostro tavolo, solo dopo qualche minuto riuscì a dire le prime parole:

-Senti Dan, mi dispiace per le cose che ti ho detto stamattina.

-Anche io devo chiedere scusa- dissi sentendomi in colpa.

Lui si era scusato e dovevo farlo anche io.

-No, hai ragione. Hai detto la verità.

-Ma ti ho ferito, ed è una delle cose che non voglio fare.

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