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Kuma
Afferro il braccio di Andrea e la spingo dietro di me, per poter farle da scudo con il mio corpo, ma qualcosa non torna.

-Sono immobili- dice semplicemente Andrea con un sussurro e anche se non rispondo, non posso che trovarmi d'accordo con lei.
Davanti a me ci sono ad occhio e croce cento individui tra umani e lupi, di questi ultimi ne conto una netta maggioranza. I loro cuori non hanno smesso di battere.

-Sono...- inizio a dire, ma mi rendo conto che non so come continuare.
-Gli sterminatori, ci hanno trovato- dice soltanto Andrea spostandosi dalle mie spalle e camminando in direzione dei corpi immobili, con un tono a metà tra il terrorizzato e lo stupito.

-Stavano venendo da noi. Il primo sensore è a pochi metri da qui, ce ne saremmo accorti presto- dice e annuisco.
-Non abbastanza in tempo per salvarci- commento camminando anche io tra i corpi. Sono così ben armati che non avremmo avuto scampo.

-Com'è possibile che si siano ghiacciati?- chiede Andrea ad alta voce, nonostante si trovi a pochi passi da me e solo adesso mi rendo conto che in tutto questo tempo non ha mai avuto con se il suo zaino, mentre quando eravamo al villaggio non se ne separava un attimo.

-Sembra come se il tempo si sia fermato- dico alzando il volto e guardando il cielo, concentrando il mio sguardo su un pettirosso rimasto con le ali aperte, a mezz'aria tra due rami.

-Come abbiamo fatto a non bloccarci con lui allora?- chiede ancora e alzo le spalle.
-Il ciondolo della tua collana. Non hai detto che serviva a richiamare i propri spiriti protettori?- le chiedo e lei annuisce pensierosa.

-Avrà chiamato uno spirito a vegliare su di noi- dico alzando le spalle e lei mi fulmina con lo sguardo.
-Cosa c'è? Ormai non mi stupirei più di nulla- le dico sincero alzando le spalle e lei sbuffa, tornando a camminare tra i corpi.

-Adesso cosa facciamo?- mi chiede e mi prendo qualche minuto prima di risponderle. Gli occhi di questi lupi sono vuoti, come se non avessero nulla per cui vivere. Non sono pronto a scommetterlo, ma non stupirei se avessero perso le loro compagne.

-Sono quasi tutti uomini- dico ad alta voce e Andrea capisce che si tratta di una affermazione, ma annuisce comunque.
-Le donne sono poche ma sono quelle che colpiscono più duro- dice lei e annuisco, muovendomi nella sua direzione.

Sembra di essere in mezzo a delle statue perfettamente scolpite, è una scena davvero spaventosa.
-Vieni qui- le dico prendendole la mano e spingendola verso il mio petto, questa situazione non mi piace per niente.

-Sto iniziando ad avere davvero paura- le dico sincero mentre la stringo, circondato da maniaci assassini temporaneamente, si spera, congelati.

-Una fottutissima paura- conferma Andrea e mi sorprendo di come mi era mancato anche il suo linguaggio colorato.
-Cosa facciamo?- le chiedo ancora nonostante so benissimo che nemmeno lei ha una risposta.

-Rimaranno così per sempre?- mi chiede allora come una bambina e alzo di nuovo le spalle, non avendo idea di come risponderle.
-Non lo so, mostriciattolo, questa situazione è troppo aliena anche per me- le dico spingendola indietro, per allontanarci dal centro del piccolo esercito, più perché quelle figure stavano seriamente iniziando a turbarmi che per reale paura di un loro risveglio.

-Pensi che dovremmo fare qualcosa? Intendo, per loro?- mi chiede facendo un cenno in direzione degli sterminatori.
-Stiamo dando per scontato che rimaranno così?- le chiedo allora e lei alza lo sguardo nella mia direzione.

-Non dovremmo?- mi chiede allora continuando a guardarsi attorno, ma cercando la mia mano, per poi incastrarla nella sua. Vorrei sorridere a questo suo gesto involontario, ma mi trattengo. Non voglio rischiare che l'allontani.

L'aria intorno a noi comincia a velarsi di grigio, cosa che subito ci manda in allerta. Era una giornata limpida fino a pochi secondi fa, non è nebbia naturale e ormai io ed Andrea lo sappiamo bene.
Come se questa ci stesse spingendo, cominciamo a camminare superando gli sterminatori e continuando ad inoltrarci nella foresta.

Stringo la presa bella mano di Andrea e lei mi rivolge un sorriso tranquillo.
-Sai dove stiamo andando?- le chiedo mentre inconsciamente accelero ancora.
-A poche miglia da qui c'è una grande strada asfaltata- mi dice e annuisco, guardando difronte a noi e concentrandomi sui suoni attorno a me e quasi mi spavento quando mi rendo conto che l'unico rumore che sento è il battito leggermente accelerato di Andrea.

Comincio a scorgere la strada e non serve un genio per capire che la nebbia ci sta trasportando esattamente in quel punto. Una sensazione strana comincia a farsi strada dentro di me, la pelle comincia a pungermi e con uno sguardo veloce mi rendo conto che i capelli di Andrea hanno cominciato di nuovo a fluttuare, la quantità di energia presente in questo posto è spaventosa.

Improvvisamente la nebbia si ferma e quasi i nostri corpi cadono in avanti per il suo arresto improvviso. Subito tiro Andrea verso di me e la stringo da dietro, mentre entrambi ci guardiamo intorno.

-Cosa c'è qui?- chiede lei ad alta voce, allontanandosi dal mio petto e cominciando a percorrere la strada verso nord, la mano ancora stretta alla mia mi spinge a starle dietro.

Ci sono poche macchine su questa strada e le superiamo senza perdere troppo tempo soffermandoci su di esse, ferme come lo sono i loro conducenti.

-Penso che la giusta domanda sia chi- dice improvvisamente una voce femminile mai sentita prima e nonostante il mio cervello mi stia gridando di stare in allerta, tutto il mio corpo è rilassato, come se conoscesse già questa creatura e sapesse di potersi fidare di lei.

Un vento molto forte comincia a soffiare contro di noi, ma non ci fermiamo continuando a camminare in direzione della voce.
-Chi c'è lì?- chiede Andrea ad alta voce.
Un ragazzo alto e dai capelli argentati compare improvvisamente nella mia visuale. È alto almeno quanto me, le spalle larghe e la pelle troppo pallida per essere della zona.

-Finalmente ci conosciamo- dice di nuovo la voce di poco prima e una ragazza fa capolino da dietro il ragazzo. I capelli mossi lunghi fino alla vita le coprono di poco il viso, ma quello che mi lascia più a bocca aperta sono i suoi occhi, di un rosa così intenso da sembrare dello stesso colore del tramonto.

EscapeeWhere stories live. Discover now