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Andrea
Alla fine mi sono riaddormentata e quando mi sono svegliata non sentivo più la terra muoversi sotto di me e l'odore forte della salsedine non mi riempiva più le narici, non è stato difficile capire che non mi trovavo più sulla barca.

Resto concentrata smettendo di respirare per qualche secondo studiando tutti i rumori intorno a me e accertandomi di essere sola, con un colpo ben assestato con il gomito sollevo di nuovo i chiodi aprendo la scatola e riuscendo finalmente a rialzarmi in piedi. Il coperchio della scatola cade all'indietro provocando un acuto rumore mentre allungo le braccia per sciogliere i muscoli troppi indolenziti per le infinite ore passate chiusa lì dentro.

Mi guardo intorno e capisco di essere in un magazzino, ci sono scatole ovunque intorno a me e l'aria è atrocemente calda e puzza di plastica sciolta. Lentamente esco dalla scatola poggiando prima un piede e poi l'altro sul pavimento plastico, simile a quello delle palestre, continuando ad allungare le articolazioni come se fossi un polpo, per poi assicurarmi di richiudere con cura la scatola per evitare che si noti subito qualcosa.

Camminando vicino allo sporco muro traccio il perimetro dell'intero magazzino e provando ad aprire tutte le porte ne riesco a trovare solo una che non sembri chiusa a chiave e subito mi precipito ad aprirla, per rendermi conto soltanto e con non poca felicità di ritrovarmi all'aperto e un vento caldo mi colpisce direttamente il viso, investendomi.

Mi abituo subito alla luce del sole e studio l'ambiente circostante. Il magazzino sembra quasi trovarsi in mezzo al nulla. Chiudo la porta metallica alle mie spalle e avanzo di qualche passo per poi guardarmi intorno. L'enorme struttura alle mie spalle troneggia in quello che mi sembra un luogo abbastanza desertico, se non fosse per la lunga strada che suppongo colleghi il magazzino alla civiltà e rimango non poco stupita dal rendermi conto che ci troviamo ben lontani dal mare.

Mi avvicino alla strada mentre il sole batte sulle mie spalle e guardo prima a destra poi a sinistra. Non c'è un cartello, non c'è un nulla che mi dica da che parte posso trovare la città.

-Da dove andiamo?- chiedo ad alta voce parlando da sola mentre mi concentro a guardare la strada. Il segno delle ruote più fresco sull'asfalto viene da destra e appartiene sicuramente al mezzo che mi ha portata qui.

-Ma si- dico tra me e me girando a sinistra e cominciando a camminare.
La prima cosa che devo fare è trovare dell'acqua, non potrò resistere ancora molte ore senza bere. Senza fermarmi mi tolgo lo zaino dalle spalle e lo apro guardandone il contenuto.

Mi viene quasi da ridere al pensiero di tutte le battute che faceva Jake sul fatto che portassi sempre con me lo zaino pieno delle cose più assurde, anche a scuola non portavo mai un libro con me. Non gli avevo mai detto che bisogna sempre avere il necessario con se, non puoi prevedere quando sarà la tua prossima fuga, ma in ogni caso lui non avrebbe mai capito.

Controllo che tutto sia al suo posto e tiro un sospiro di sollievo costatando che ogni cosa è ancora intatta. Prendo il cappellino in stoffa e lo metto sulla testa per proteggerla il più possibile dal sole mentre riporto lo zaino in spalla e comincio a camminare in quella direzione.

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Dopo più di due ore di camminata nel niente più totale il sole ormai non batte più come prima, sta tramontando. Per mia fortuna quando ho cominciato a camminare era già pomeriggio inoltrato e non ho dovuto passare molto tempo sotto il caldissimo sole del pomeriggio.

Finalmente guardando dritto di fronte a me vedo delle case, ma sono ancora così tanto lontane che non riesco a capire se si tratti di una città o solo di un paesino e nel frattempo comincia a scendere la notte. Essere per metà lupi ha i suoi particolari vantaggi. Il mio cuore batte molto più velocemente rispetto quello degli umani e la mia temperatura è alquanto più alta, seppure non alla pari di quella di un lupo.

-Come pensavo- dico tra me e me stringendomi le braccia mentre la temperatura cala velocemente e cerco di alzare il passo per arrivare il prima possibile. Di fatto ho solo una maglietta a maniche corte e un pantalone morbido, sicuramente non i vestiti più adatti alle basse temperature.

Dopo poco più di un ora di camminata sono finalmente arrivata all'entrata del paesino fatto principalmente di casette dal tetto in legno e mi sbrigo ad addentrarmi tra le abitazioni. Si è fatto tardi e in giro non c'è quasi più nessuno, io nel frattempo mi poggio ad un muro di una casa e rimango concentrata, in ascolto.

Qui vicino c'è un territorio di lupi, un branco potente per avere un odore così forte. Faccio mente locale, in Africa vive uno dei clan originali, con un po' di sfortuna che non manca mai sono finita direttamente dalla padella alla brace.

Mordo il labbro per evitare che i denti comincino a tremare. Senza un fuoco acceso non credo sia semplice superare la notte per un umano. Continuo ad aggirarmi per le case trovando le luci rigorosamente spente, penso non ci sia nemmeno l'elettricità qui.

Una casa in particolare mi attira e capisco subito essere un bordello, non molto grande, ma ormai ho imparato a riconoscerli bene. Punto dritta superandolo ma quando supero di pochi passi la porta d'ingresso mi fermo, percorsa da un altro brivido di freddo. Sospiro ormai rassegnata e mi giro su me stessa avvicinandomi di nuovo alla porta.

Mentre la spingo per aprirla vengo subito circonda da un'aria calda e dalla luce del piccolo camino al lato della stanza e vengo accolta senza troppe cerimonie. Certe volte quasi odio quello che devo fare per continuare a vivere.

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